lunedì 31 marzo 2008

Sono la Tua serva..

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.
(Luca 1,26-38)
“ Come potrà avvenire questo, io non conosco uomo” come è umile Maria di fronte al Grande Annuncio, Lei rimane nuda nella sua purezza riuscendo, come pochi, a riconoscere i propri limiti dell’essere indegni di ricevere tanta gloria. Lei non sa, però, che chi ha deciso l’ha resa anche perfetta, immacolata genitrice del Figlio di Dio, “Non temere hai trovato grazia davanti a Dio”, sii fiduciosa perché Dio ha scelto per te, Dio ha trovato in te il “veicolo” sublime per portare a compimento il suo progetto. Mi chiedo se siamo coscienti del fatto che ognuno di noi è chiamato a fare altrettanto, ad essere “servi del Signore” ad assopire tutte le nostre volontà per dar spazio alla Sua Volontà, riuscire ad annientare noi stessi non è un compito facile se in primis non dimostriamo totale fiducia nei Suoi confronti. Lei l’ha avuta “..avvenga di me secondo la tua parola” e come la madre anche il Figlio si è abbandonato totalmente alla volontà divina “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice, tuttavia non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu”. È questo l’atteggiamento che deve esserci tra il servo e il Padre e non quello che spesso intendiamo noi, nelle preghiere, nelle azioni, nella vita quotidiana, quando riconosciamo la Sua Volontà ma cerchiamo in tutti i modi di avvicinarla alla nostra storpiandola e riadattandola secondo i nostri bisogni: Lui ci ha promesso che il suo giogo è soave, fidiamoci della sua parola e con cuore “accogliente” iniziamo a smussare le nostre volontà per renderle simili, e col tempo uniformi, alla Sua, chiedendo che ci venga Annunciata giornalmente la nostra missione.

venerdì 28 marzo 2008

Pescate alla Destra

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
(Giovanni 21,1-14)


Figlioli Non avete niente da mangiare? Voglio parafrasare questa domanda e intendere per Non Avere di che mangiare come il non avere qualcuno disposto a seguire l'insegnamento, la parola. Ecco che Gesù, posto alla destra del Padre, consiglia ai discepoli, a Pietro in particolare, di gettare la rete a destra, di parlare alla gente prendendo in considerazione la Potenza che ha la destra. Ecco infatti che la rete si riempie di pesci e che ancora oggi la chiesa con il "Pietro" attuale" è carica di fedeli, di gente che con la loro presenza nutre il corpo, la chiesa stessa: "E benché fossero tanti, la rete non si spezzò"... ...Signore fa che la tua chiesa sia sempre brulicante e viva come una rete colma di pesci appena pescati.

lunedì 10 marzo 2008

Io Sono la Risurrezione e la Vita.


In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio d! i Dio, colui che viene nel mondo».Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
(Giovanni 11,1-45)

Sia Marta che Maria fanno la stessa affermazione a Gesù "se fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto", ma Gesù si preparava a compiere il più alto dei suoi prodigi e davanti ai discepoli, al contrario delle due sorelle di Lazzaro, si rallegra del fatto di non esser stato la, di non averlo guarito impedendogli di morire. Lui aveva, ed ha, in mente un progetto superiore rispetto alla guarigione del corpo, riserva, a chi crede in Lui, la Vita Eterna, la guarigione dello spirito "Io sono la Risurrezione e la Vita". Chiede poco in cambio di tanto privilegio, soltanto di credere in Lui, di riconoscerlo come figlio di Dio, come colui al quale il Padre concede qualsiasi cosa chiesta. Ecco che Lazzaro risorge dopo 4 giorni grazie alla fede delle sue sorelle e per la gloria di Dio affinché anche il Figlio ne sia glorificato. Viene risuscitato anche perché Gesù gli vuole bene, piange per lui davanti al sepolcro, come piange per noi di fronte alle nostre tante tombe: i nostri peccati. Gesù ci ama tutti, anche quando, come alcuni dei giudei, lo tradiamo, gli voltiamo le spalle dirigendoci per vie opposte a Lui, ci ama e per noi muore in croce per salvarci e riservarci la vita eterna.Non ci resta che riconoscerlo seguendolo, pronti, come disse Tommaso, a morire con Lui per vivere in eterno sotto il calore delle Sua Luce.

martedì 4 marzo 2008

Vuoi Guarire?

Era un giorno di festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzata, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?”. Gli rispose il malato: “Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me”. Gesù gli disse: “Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo guarito: “È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio”. Ma egli rispose loro: “Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina”. Gli chiesero allora: “Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?”. Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: “Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
(Giovanni 5,1-3.5-16)

Guarire? Quello che mi colpisce di Gesù è la sua "gentilezza" non irrompe mai obbligando a credere ma domanda in primis, ad ognuno, la disponibilità ad ascoltarlo, ad amarlo. Ecco perchè, anche se in mezzo a noi sempre, non tutti siamo capaci di vederlo e sentirlo, solo chi apre il suo cuore, solo chi come il malato accetta d'esser guarito, fidandosi ed affidandosi a Gesù...tanto da trasgredire la regola e portare su il suo lettuccio. Questo ci chiede Gesù di onorarlo sempre, anche e soprattutto nei giorni di festa chinandoci verso i bisognosi, i malati che non hanno "nessuno che li immerga" e che nonostante il loro stato vengono sorpassati da altri: dall'indifferenza.

lunedì 25 febbraio 2008

Nessun Profeta è ben accetto in patria.

In quel tempo, giunto Gesù a Nazaret, disse al popolo radunato nella sinagoga: “In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Zarepta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
(Luca 4,24-30)
Ma egli passato in mezzo a loro se ne andò... sono stato colpito da questa frase finale perchè molto spesso si realizza in molte situazioni che viviamo. Gesù ci fa sentire la sua vicinanza ma riesce a manifestare anche la sua lontananza "passiva" il suo esser stato tagliato fuori da ogni nostra giornata, decisione, azione. Solo quando un suo intervento avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi ci accorgiamo della mancanza, del suo essere assente..dimenticando totalmente che siamo stati noi a condurlo sul ciglio del monte!

sabato 23 febbraio 2008

Tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
(Lc 15, 1-3. 11-32)
Il Signore, con chi gli sta sempre dietro, fa festa ogni giorno e ogni giorno sacrifica "il capretto", non occorrono musiche e danze ma costante gioia...al contrario per la pecora smarrita che ritorna bisogna rendere grazie con quanto di meglio si possiede, perchè era morta ed è tornata in vita. Bisogna gioire per un fratello che decide di salvarsi e non provare invidia o rancore se il Signore potrebbe mostrarsi, ai nostri occhi, più "affezionato" a lui. Dio non fa distinzione ma accoglie a braccia a perte chiunque torna a lui.

venerdì 22 febbraio 2008

La Vera felicità è gioire in Te


C'è una gioia che non spetta agli empi, ma a coloro che Ti rendono onore senza attendere ricompensa; la gioia sei Tu stesso, la felicità di gioire in Te
(Agostino d'Ippona)

E' vero che tutti gli uomini aspirano a possedere la felicità, se domandiamo a chiunque dirà di si, anche se spesso tendiamo a definire Felicità solo ciò che amano e che toccano con mano non comprendendo che solo in Te c'è vera felicità. Sarebbe quindi opportuno sottolineare che, forse, non tutti la ricerchiamo in quanto ci limitiamo a godere di cose mutabili, che svaniscono col tempo e ci accontentiamo di queste cose senza mai provare ad andare oltre sia perchè non lo desideriamo abbastanza sia perchè preferiamo ubbidire alla carne e non all'anima. Non diamo mai ascolto alla sua voce ne ci abbandoniamo ad un'introspezione che permetta di scrutarci oltre la fisicità. Come cieco e malato è l'animo umano che arriva ad odiare la Verità quando non si limita a manifestarsi ma ci esorta a manifestarci a Lei. Vorremmo rimanere ignoti nei suoi confronti e pretendiamo chiarezza e limpidità ignorando che nessuno può nascondersi dal suo giudizio. Pretendiamo di parlare sempre e solo noi, chiedendo d'esser esauditi ed ascoltati, ma quando inizieremo ad ascoltare Dio e a saper cogliere dalle sue parole l'esempio da seguire e non soltanto continue ammonizioni alla nostra condotta, errata, di vita?
Continuando questa strada arriveremo ad un solo traguardo: Saremo rivelati da Lei anche contro il nostro volere ma Lei non si rivelerà più a noi, rimanendo sconosciuta: Noi Come Gerusalemme "non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata"

domenica 10 febbraio 2008

Le Tentazioni nel deserto

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
(Mc 4, 1-11)
Un brano che dovremmo tenere sempre a portata di "occhi" per poterlo leggere e meditare ogni volta che il maligno sfiora la nostra strada. Credo che il tema centrale del brano sia "Non Mettere alla Prova Il Signore Dio tuo" in quanto noi stessi viviamo una prova e siamo stati invitati da lui a viverla. La Potenza di Dio la si vede non sfidandolo ma seguendolo, cibandosi, quindi, della sua parola. Il diavolo tenta in tutti i modi di tentare Gesù che, al contrario di noi, riesce magnificamente a sconfiggere qualsiasi tentazione Adorando Il Signore Dio, mettendolo a capo di ogni altro bene, primo tra tutti i regni del mondo, come unica fonte di sostentamento fisico e spirituale. Liberiamoci dal desento che ci circonda, diamo la possibilità agli angeli di avvicinarsi a Noi e servirci, per servire insieme Dio.

giovedì 7 febbraio 2008

Chi perderà la propria vita per me la salverà

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”. E, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?”
(Luca 9,22-25)

Bell'invito ad abbracciare la nostra croce a prenderla con amore e gioia e trasportarla con la consapevolezza che tanto sarà più pesante quanto sarà meraviglioso salvare la propria vita in Cristo. Un messaggio per chi, al primo ostacolo, preferisce inveire contro la volontà di Dio, accusandolo delle nostre pene e delle prove che ci invita a sostenere non comprendendo che Lui ci colpisce al solo scopo di sanarci, edificarci. Grazie Signore per aver condiviso la Tua Croce con Me


mercoledì 6 febbraio 2008

Il Padre vede nel segreto

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
(Matteo 6,1-6.16-18)
Non sappia la tua sinistra cosa fa la destra, Il Signore non ha bisogno di clamori e di pubblicità perchè riesce a sentire oltre il silenzio e a vedere oltre il buio. Ogni nostra azione, l'elmosina, la carità, la preghiera devono essere solo frutto d'amore gratuito e non svolte allo scopo di ricavarne gloria e gratificazioni dagli altri uomini. Splendida l'immagine della preghiera fatta nella propria camera con la porta chiusa... nel nostro segreto e nella nostra intimità Dio vede le nostre buone azioni e la buona fede che ci porta a pregare, ad amarlo e a seguirlo solo allo scopo di piacere a Lui e a nessun altro.

sabato 2 febbraio 2008

Presentazione al Tempio

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
(Lc 2, 22-40)
Aspettiamo tutti la "consolazione d'Israele" e per ognuno di noi è riservata, ci attende, spesso sembra nascosta ma siamo noi che non riusciamo a vederla e ritrovarla. La speranza deve esser sempre viva per gioire Nel Suo Tempio, la speranza che si trasforma in certezza solo quando accogliamo tra le nostre braccia il bambino benedicendo Dio.

venerdì 1 febbraio 2008

Il Seme Cresce nella terra fertile

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”. Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”. Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.
(Marco 4,26-34)
Nella mia Debolezza il Signore manifesterà tutta la sua grandezza.. Come il seme di senapa la Sua Parola si dona al nostro terreno spesso martoriato da siccità e devastazione. Sia la Parola di Dio seme di vita eterna, germoglio e frutto che darà al nostro terreno la giusta ricompensa: il regno dei cieli. Accogliamo nel migliore dei modi questo seme, uniformiamoci alla sua umiltà, arricchendo giornalmente la nostra vita per farlo crescere rigoglioso cosicchè possa sostenerci, con le sue radici, durante le possibili frane e ripararci da temporali paurosi.
Il regno i Dio è stato aperto a tutti quelli che da "terreni" fertili si sono mantenuti tali, accogliendo il piccolo seme, nutrendolo e preparandosi alla Gloriosa Mietitura.

Quando sono debole, è allora che sono forte.

Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.
(2 Cor 12, 9b-10)

giovedì 31 gennaio 2008

Siamo Lampade lucenti

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.
(Mc 4, 21-25)
Ognuno di noi è chiamato ad essere "lampada" alimentata giornalemente dalla Sua Parola fonte inesauribile di Luce, siamo lampade destinate ad illuminare, lampade che non brillano di luce propria ma di luce riflessa...sarà un caso ma oggi "ascoltavo" S. Agostino sottolineare questa differenza tra la Sapienza Che Crea cioè la luce che illumina, Dio, e la Sapienza creata,noi, luce che brilla di riflesso...chi ha orecchi per intendere, intenda e chi sa ascoltare e percepire spalanchi la Bocca per urlare al mondo la Luce. Naturalmente tutto ciò lo riferisco alla mia realtà, queste parole e consigli sono diretti specificatamente a chi, come me, vive una fase di transito.

Il Seminatore e il Terreno

In quel tempo, Gesù si mise di nuovo a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che spuntò e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi pe! r intendere, intenda!”. Quando poi fu solo, quelli che erano intorno a lui insieme ai dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: “A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché “guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato”. Continuò dicendo loro: “Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? Il seminatore semina la parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando la ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto. Quelli che ricevono il seme su terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l’accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno”.
(Mc 4, 1-20)
Questo brano del vangelo ha due primarie funzioni, oltre a quella di illuminarci con la parola e l’esempio di Gesù ci spiega il significato delle parabole e il perché del loro utilizzo durante l’evangelizzazione operata dal Cristo. Lui si esprimeva in parabole, e lo evidenzia anche l’evangelista Marco, per essere compreso solo da chi aveva sete di comprendere ed essere sentito dai tanti che si limitavano solo a sentire, facendo una netta distinzione tra il captare con gli organi sensoriali e l’assimilare e custodire nel cuore e nell’anima. Il Seminatore è Gesù, il seme è la sua parola di verità, lui è disceso per seminare tutti i terreni, senza distinzione si arrampica per raggiungere anche quelli più impervi non negando a nessuno il Suo Seme di Vita. Sta a noi, terreno, recepire e saper far attecchire il Seme per raccoglierne i frutti perenni. Non tutti siamo ben disposti anche se spesso riusciamo a mutare la natura del nostro terreno, e se prima ci mostravamo “rocciosi e aridi” nei suoi confronti man mano possiamo migliorare la nostra terra, basta poco, basta tendere il nostro udito verso la sua voce, la nostra vista verso il suo volto e lasciar ammorbidire la durezza del nostro cuore…solo cosi la Sua semina troverà in noi l’habitat perfetto dove germogliare e fiorire con frutti di opere buone e di amore.

martedì 29 gennaio 2008

La Vera Famiglia

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”
(Mc 3, 31-35)
In questo brano Gesù da il via al suo ideale di famiglia, un nucleo che va oltre il legame "di sangue" e ci permette di riconoscere come fratelli chi compie la Sua Volontà.. completa il suo progetto quando si trova sulla Croce affidando a Maria tutti noi e Maria stessa a noi, la sua famiglia siamo noi: la sua Chiesa e per essere riconosciuti tali dobbiamo identificarci in lui.

lunedì 28 gennaio 2008

Satana è finito

In quel tempo, gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni”. Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato quell’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito immondo”.
(Mc 3, 22-30)
Se Cristo entra nella nostra casa, nella nostra vita ed essa è invasa dal peccato e dal volere di Satana senza dubbio non avrà bisogno di legare il padrone di casa anche se metaforicamente riesce a legare le nostre insane volontà e a saccheggiare tutto ciò che di marcio c'è in noi caricandolo sul suo pesante fardello: sulla sua croce.. aiutiamo Cristo noi che siamo nel peccato, ribelliamoci a chi ci comanda di peccare, rispediamo al mittente le tentazioni e le nostre debolezze, solo cosi esse finiranno.
Chi bestemmia contro lo Spirito Santo rinnega Cristo e rinnegandolo dopo averlo conosciuto va incontro a peccato eterno.

domenica 27 gennaio 2008

La forza per seguire Dio

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,sulla via del mare, oltre il Giordano,Galilea delle genti!Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
(Mt 4, 12-23)
Mi chiedo, leggendo questo passo, da dove potrà mai venire la Forza per abbandonare tutto, la propria terra, la famiglia, il lavoro, e Seguire Dio, il suo Volere e la Sua voce? Senza dubbio non da noi, non credo di tratti di coraggio o spirito d'avventura personali, è Dio che Comanda ed è Lui che Concede, a noi rimane l'umile e nobile decisione di dire il Nostro Si.

sabato 26 gennaio 2008

Chi è il più grande diventi come il più piccolo

In quel tempo, sorse una discussione tra i discepoli: chi di loro poteva esser considerato il più grande. Gesù allora disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele
(Lc 22, 24-30)
Perseverare nelle prove, perseverare nelle preghiere, ecco cos'è questa vita una prova per poter accedere all'eterno che è stato creato per noi. Siamo stati creati per essere messi alla prova e vivere non da Re o ma da servi, non esistono ruoli nella sua casa e occorre perseverare affinché chi li istituisce si accorga che la carità non ha altre gerarchie ce non quella che vede al primo posto l'amore gratuito.

mercoledì 23 gennaio 2008

Cosa è lecito in giorno di sabato?

Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
(Mc 3, 1-6)
L'unica cosa lecita nel giorno di sabato, quindi per noi nei giorni di festa, è compiere la volontà di Dio, sia essa una buona azione o il santificare la festa stessa. L'amore verso il prossimo, in questo passo, primeggia sopra ogni altra cosa.

martedì 22 gennaio 2008

Santificare le Feste

Avvenne che, in giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?”. Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.
(Mc 2, 23-28)
Il sabato è fatto per l'uomo e non viceversa: credo che sia un invito a santificare le feste, la domenica, nel modo in cui il nostro cuore reputa migliore. Santificare il Giorno del Signore non più con degli obblighi da rispettare alla lettera ma con la totale dedizione a Lui con opere che nascono dal nostro cuore che ha aderito pienamente a Cristo.

Io mi Pento


Prima peccavo e non mi pentivo, ora non pecco e voglio pentirmi, perchè rivolgo lo sguardo al mio peccato passato, lo guardo in faccia ritornando poi sui miei nuovi passi. Il mio interesse si è placato, anche se non del tutto, ora, però, voglio pentirmi d'essermi voltato per vedere il maligno in ciò che prima facevo. Voglio pentirmi per aver cercato il peccato pur non desiderandolo. Oramai son riuscito a ripudiarlo grazie a Te mio Salvatore che "Hai spezzato le mie catene" ed io Ti rendo grazie. Sotto la tua Croce offro il mio sacrificio di lode, ai tuoi piedi. Voglio poter asciugare il tuo sangue che non è degno di sfiorare il suolo, con la mia pelle ne raccolgo le gocce affinché penetri nei miei più intimi pensieri e di lui si riempiano tutti gli anfratti del mio misero corpo, prima strumento di peccato ora testimone di tanta misericordia. Voglio vivere di Te, del tuo sangue che ancora oggi faccio sgorgare dalle tue ferite
voltandomi a guardare ciò che ero.

lunedì 21 gennaio 2008

Ti cercavo, mi hai trovato


Ti cercavo nei momenti bui e tristi
e tu c'eri e mi ascoltavi,
lacrime versate: gocce di solitudine,
fiumi in piena di tristezze
che spazzava ogni forma di speranza e
la mia inutile vita.
Mi sei sempre stato accanto
coi tuoi doni ti sei manifestato
e con le grazie hai diffuso, in me, la tua grandezza.
Ti ho cercato...e tu c'eri,
come un egoista ti ho invocato
chiedendoti, domandandoti senza mai
donarti altro se non i miei peccati, tanti.
Ti ho cercato e tu c'eri....e quando ho smesso di chiamarti,
preso dalla frenesia e dalla fretta quotidiane e
consolato da una pace illusoria,
sei stato tu a venirmi dietro.
Con estrema delicatezza hai bloccato la mia corsa,
la discesa verso un baratro impossibile da risalire..
Mi sono voltato
e li ti ho Visto, per la Prima Volta:
tremavano le mie gambe,
vibrava il mio cuore
i miei occhi lacrimavano di gioia,
grondanti di un pianto che vorrei non finisse mai.
Ricopre il mio corpo, lo rigenera
perchè è un pianto di Vita,
testimone di un Incontro Fantastico.
seby

Lo Sposo è con Loro

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi”.
(Mc 2, 18-22)
La veste vecchia è senza dubbio l'anima di chi sta nel peccato di chi ancora non ha visto rimessi i suoi peccati, in questo caso Tramite la Passione e Morte di Gesù in Croce. Finché lo sposo è con loro non potranno digiunare ma un giorno, quando lui non ci sarà, gli renderanno grazie, col digiuno, per L'immenso atto di Amore e Salvezza. Con lo Sposo presente mangiano alla stessa mensa, quando lui non ci sarà, col digiuno, si ciberanno del cibo della Vita eterna.
Che senso ha rattoppare un vestito vecchio, che senso ha digiunare se siamo nel peccato? Sarebbe opportuno chiedere e aspettare la purificazione dell'anima ed attuare poi la costante "manutenzione" tramite il digiuno: astenersi da tutto ciò che di superfluo soffoca la nostra esistenza.

domenica 20 gennaio 2008

Ecco l'agnello di Dio

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
(Gv 1, 29-34)



Giovanni Riconosce Gesù grazie allo Spirito Santo, lo contempla discendere sul figlio di Dio sotto forma di colomba, quella stessa colomba che ha donato a lui la sapienza di riconoscere Cristo. Mi domando quandte volte noi ci soffermiamo a contemplare lo Spirito Santo disceso su di noi? Sappiamo ricavare da lui la Luce che ci permette di riconoscere Gesù o preferiamo guardare altrove? Signore Donaci la capacità di Riconoscerti e di ammettere che tu "Vieni avanti a me perchè sei prima di me" perchè Sei l'Agnello di Dio, docile ed indifesa creatura sacrificata per la nostra salvezza.

La Vera felicità è gioire in Te


C'è una gioia che non spetta agli empi, ma a coloro che Ti rendono onore senza attendere ricompensa; la gioia sei Tu stesso, la felicità di gioire in Te
(Agostino d'Ippona)

E' vero che tutti gli uomini aspirano a possedere la felicità, se domandiamo a chiunque dirà di si, anche se spesso tendiamo a definire Felicità solo ciò che amano e che toccano con mano non comprendendo che solo in Te c'è vera felicità. Sarebbe quindi opportuno sottolineare che, forse, non tutti la ricerchiamo in quanto ci limitiamo a godere di cose mutabili, che svaniscono col tempo e ci accontentiamo di queste cose senza mai provare ad andare oltre sia perchè non lo desideriamo abbastanza sia perchè preferiamo ubbidire alla carne e non all'anima. Non diamo mai ascolto alla sua voce ne ci abbandoniamo ad un'introspezione che permetta di scrutarci oltre la fisicità. Come cieco e malato è l'animo umano che arriva ad odiare la Verità quando non si limita a manifestarsi ma ci esorta a manifestarci a Lei. Vorremmo rimanere ignoti nei suoi confronti e pretendiamo chiarezza e limpidità ignorando che nessuno può nascondersi dal suo giudizio. Pretendiamo di parlare sempre e solo noi, chiedendo d'esser esauditi ed ascoltati, ma quando inizieremo ad ascoltare Dio e a saper cogliere dalle sue parole l'esempio da seguire e non soltanto continue ammonizioni alla nostra condotta, errata, di vita?
Continuando questa strada arriveremo ad un solo traguardo: Saremo rivelati da Lei anche contro il nostro volere ma Lei non si rivelerà più a noi, rimanendo sconosciuta: Noi Come Gerusalemme "non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata"

sabato 19 gennaio 2008

Povertà


Ci sono stati periodi nei quali invidiavo chi riusciva a trovare la felicità circondandosi di cianfrusaglie, ricchezze, possedendo ogni cosa indispensabile per appagare il bisogno, l'aspirazione. Ora mi guardo intorno e la pseudo invidia si è tramutata in tenerezza, una sorta di pena nei confronti chi chi crede di aver trovato un tesoro di felicità magari dentro le porte di una berlina extra lusso. Forse sono io esagerato, morbosamente distaccato da tutte queste minchiate che, invece di aiutare l'anima, tendono sempre più ad emarginarla, a segregarla lontano dagli occhi e dalla nostra visione. La mia anima sta qua, invece, giornalmente la tocco, la sfioro, l'accartoccio e la strapazzo, tendendo di strapparla mi accorgo che non è fatta, ahimè, di carta ma di un materiale resistenze che difficilmente cede ai colpi delle mie mani. Che anima ndistruttibile, eterna! Come vorrei esser felice con in mano tutti i miei soldi, contento di spenderli, d'acquistare di tutto: ori, tecnologie, vestiti, cose inutili... ed invece darei fuoco a quelle banconote le maledirei anche se giornalmente devo rendere grazie per quell'indispensabile, e un po' di più, che ho e che serve per vivere degnamente... La mia felicità non sta in essi, forse una parte del mio star bene, ma la gioia quella vera no, al massimo mi hanno procurato un sorriso e un po' di comodità, son certo che mai riusciranno a regalarmi la tanto sognata felicità!...
...stasera, in pizzeria, in una comitiva di teenager, alle prese con un compleanno, griffatissime e alla moda tutte, mi sono immedesimato e "incarnato" nell'unica bimbetta che si mostrava distaccata, non sia per idee o carattere, ma sicuramente per il modo di vestire. Ho immaginato la sua situazione, potrei anche sbagliarmi, una realtà non tanto rosea, una famiglia media che a stento riesce a completare il mese solare con uno stipendio. Non aveva scarpe brillantinate, ne felpe glamour, ancor meno jeans con "ali e demoni impressi"... aveva però un dolce sorriso, e gli occhi di chi sa accontentarsi e gioire di poco: come avrei voluto abbracciarla... e volerle bene, dirle che un giorno ringrazierà la sua "povertà" genitrice di un'umiltà che le avrà permesso di sentire la voce della sua anima!

venerdì 18 gennaio 2008

Gli scribi senza fede: siamo noi!



Dopo alcuni giorni Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portaglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.
(Marco 2,1-12)

Cos'è più facile dire al Paralitico "alzati e cammina" o "ti sono rimessi i tuoi peccati"? La presunzione di saper guarire il corpo non è vista dagli scribi come una bestemmia perchè legati come sono alla materialità della vita poco importa loro dei peccati e della guarigione spirituale. Manca la fede a questi scribi e manca tutt'oggi a noi che tendiamo troppo spesso ad "auto-redimerci" come se possiamo essere colpevoli e giudici allo stesso tempo, modellando in nostri peccati così bene da renderli un'abitudine lecita. Gesù vede nel paralitico prima la fede, che lo porta ad essere ai suoi piedi e poi la sofferenza fisica e per Rendere visibile agli occhi di tutti il suo potere lo guarisce dal male del corpo rafforzando, col perdono dei peccati, la fede. E' un messaggio chiaro: Non cerchiamo Dio solo nel bisogno fisico ma domandiamo giornalmente di rafforzare la nostra fede, di perdonare i nostri peccati e di renderci partecipi dell'eterna gioia.

giovedì 17 gennaio 2008

Se Vuoi Puoi Guarirmi!

In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: “Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte
(Mc 1, 40-45)
Se vuoi puoi Guarirmi. Una frase che racchiude in se molti significati essenziali per un credente che ha scelto in Cristo la via da seguire. "Se vuoi puoi" sta a sottolineare e rendere vera, in quanto tale, la grandiosità della Volontà di Dio, Lui architetto e autore di tutto, in Lui soltanto è deposta la Vera Volontà, la Potenza assoluta. "Se vuoi puoi" è anche una sincera dichiarazione di affidamento, "mi affido alla tua volontà perchè so che se vuoi puoi", ma cosa vuole da noi Dio? Oltre che guarirci e sanarci nei momenti di sofferenza cosa si aspetta da noi e dalla nostra vita? Siamo sempre pronti a considerare un Volere che fa al caso nostro, un favore, convinti che tutti gli altri suoi Volere siano a nostro discapito, solo perchè ci distolgono dai nostri peccati quotidiani. Dio vuole per noi ogni bene e fino a quando non consideriamo questa verità saremo solo pronti a richiedere a comando: Sia Fatta La Tua Volontà sempre e al di là delle situazioni, affinché noi possiamo testimoniare al mondo la tua magnificenza. Senza urla ne spettacoli, in intimità e divenendo noi stessi "Grido Vivente" esempio reale della tua Misericordia.

mercoledì 16 gennaio 2008

Parla, Signore, perchè il tuo servo ti ascolta

In quei giorni, il giovane Samuèle continuava a servire il Signore sotto la guida di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. Un giorno Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» e quegli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Eli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!» e Samuèle, alzatosi, corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quegli rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle andò a coricarsi al suo posto. Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabèa, seppe che Samuèle era stato costituito profeta del Signore.
(1 Sam 3, 1-10. 19-20)

martedì 15 gennaio 2008

Che c'entri con Noi, Gesù Nazareno?

In quel tempo, nella città di Cafàrnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagòga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
(Mc 1, 21-28)
Uno spirito Immondo riconosce subito Il Santo di Dio perché sa che con Lui ha inizio la sua fine. Riconoscere Gesù per noi equivale a ripudiare per sempre il male...anche se Satana è sempre pronto ad attaccare chi è L'immagine di cristo, chi lo porta nel cuore: lui percepisce subito i segnali e cerca di contrastarli, dobbiamo essere forti nel combatterlo e con lui le tentazioni che ci propina giornalmente.
Quando siamo posseduti dal male, quando siamo succubi del peccato e del vortice della materialità, del potere e del successo ci viene difficile riconoscere Gesù, accettare il suo Modo di Insegnare diverso da ogni altro sapiente perché lui stesso è la Sapienza. Rifiutiamo la sua presenza spesso scomoda perché "rovina" i nostri progetti e i nostri egoismi, lo respingiamo fino a quando non ci viene intimato l'Alt! Così prima che il male divori totalmente la nostra anima una luce illumina la nostra quotidianità, un raggio diverso, un bagliore che porta a galla la vera natura delle cose e delle azioni indicandoci quelle da scartare e quelle da sposare per acquistare quel timore nei suoi confronti, lo stesso timore che ha "il male", quel timore che ci aiuta giornalmente a Riconoscerlo, Accettarlo e Glorificarlo.

Preghiera di Ringraziamento

O Signore, io sono tuo servo, tuo servo e figlio di una tua Serva. Hia spezzato le mie catene, ti offrirò un sacrificio di lode (sal 116,16)

lunedì 14 gennaio 2008

Lasciate le reti e lasciato il loro padre Lo seguirono

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
(Mc 1,14-20)
La chiamata del Signore a seguirlo è un evento straordinario che coglie di sorpresa l'interessato. In effetti tutti siamo chiamati ad essere santi in lui, a seguirlo, ma c'è chi lo è in modo particolare come i suoi discepoli. Viene utilizzata una bella similitudine riferita al lavoro svolto da Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni che da pescatori semplici ora sono trasmormari in pescatori di Uomini. Tutti quelli che cadranno nelle loro reti non sono destinati alla morte, come i pesci, ma a conoscere la Verità e la Vita. Abboccare all'amo del Signore è ben diverso dal farsi abbindolare da una qualsiasi esca: Il Suo Volto, La Sua Misericordi e il Suo Amore sono prelibatezze alle quali non si può resistere e che non nascondono nessuna sorta di amo. I discepoli, infatti, abbagliati dalla luce del Suo Volto lasciano tutto, il lavoro "le reti" e la famiglia "il proprio padre" e lo seguono senza indugio, totalmente affidati a lui e alla sua promessa di Cambiamento. Nessuno potrebbe dire di no alla sua chiamata, specialmente quando essa è Incessante, come un forte suono che trapassa i timpani per giungere al cuore:
vorrei avere orecchie solo per la tua voce e occhi per il tuo volto

domenica 13 gennaio 2008

Tu Vieni da Me?

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
(Mt 3, 13-17)
Tu vieni da me? Immagino con quanto stupore il Battista abbia accolto Gesù colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco, colui che ha voluto mettersi in fila tra gli ultimi per ricevere il battesimo da lui ed adempiere alla giustizia. Ancora una volta ha voluto sottolineare il suo conformarsi alla nostra carne, divenire piccolo, indifeso e povero, nella grotta di Betlemme, non è bastato a scuotere i cuori dei diffidenti? Per loro, il Padre non si stancherà mai di ripetere ed indicare la via della verità e della vita e ai tanti che ancora si mostrano titubanti dirà questo è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento su di lui discende come una colomba Lo Spirito Santo quella colomba che in lui si anniderà per covare e dar vita a Vite Nuove.

sabato 12 gennaio 2008

Gioiamo dei successi Altrui

In quel tempo, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. Anche Giovanni battezzava a Ennon, vicino a Salim, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire».
(GV 3, 22-30)


L'invidia è una brutta cosa, ci governa perché possiede una grossa fetta del nostro cuore. Non si ferma dinanzi a nessuno, non ha paura degli amici, dei fratelli, dei parenti, cieca ci rende simili a lei e tende ad oscurarci la vista annebbiandola. In generale non sono mai stato invidioso ne desideroso delle situazioni altrui, qualche volta ho ammirato la felicità che scorgevo dai sorrisi che incontravo ma ora ho compreso che ognuno ha la propria felicità e che, a seconda del soggetto, cambia l'effetto che essa può avere. E così se un mio amico è al settimo cielo grazie ad un qualsiasi aggeggio o un bel gruzzolo di monete io non lo potrò mai essere impossessandomi di tali cose. Per questo non provo invidia: La Mia Felicità prescinde da tutto ciò che mi circonda in senso materiale. Allo stesso modo non guardo mai con occhi languidi le abilità altrui, forse grazie a queste riesco a definire meglio le mie debolezze ed i miei limiti rendendo grazie comunque per tutto ciò che mi è stato donato e che si trova dentro la mia testa, nel mio cuore. Per esultare di gioia alla voce dello sposo bisognerebbe possedere un animo umile, un bene immenso nei confronti di costui e la nobiltà di accettare, spesso, di mettersi da parte di fronte a chi è migliore noi, riconoscerne le virtù e compiacersi: Egli deve crescere e io invece diminuire.

giovedì 10 gennaio 2008

Prima di Addormentarsi

Prima di addormentarmi io inizio un dialogo, chiudo gli occhi e parlo, domando, chiedo e attendo risposte da Lui. Ieri sera mi sono rivolto a Gesù per comprendere tutto ciò che mi sta accadendo per scoprire se è tutto reale o se è opera della mia fantasia, di una sbandata... finite le domande e le riflessioni una Frase mi è apparsa in mente:
Coraggio...non temere sono Io!
Non è un fantasma colui che cammina sulle acque, non è un'illusione la preghiera che giornalmente gli Dedico.. i pani moltiplicati sono reali come le opere che lui compie nei mie confronti, ha moltiplicato in me le sue grazie,ha ammorbidito il mio cuore, ha spezzato le mie catene: improvvisamente mi fu dolce il venirmi a mancare delle false dolcezze di prima..quelle che avevo tanto temuto di perdere, ora era una gioia buttarle (S.Agostino - Le Confessioni- Preghiera di Ringraziamento).

mercoledì 9 gennaio 2008

Sono Io Non Temete

Dopo che furono saziati i cinquemila uomini, Gesù ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsaida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma», e cominciarono a gridare, perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!». Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.
(Mc 6, 45-52)
Quante cose ci nasconde agli occhi il nostro cuore indurito; è come un paraocchi solido e ben stretto sul nostro capo e rende fantasmi i veri amici, sciocchezze gli atti d'amore e freddo ogni contatto con il prossimo. Tante volte ho frainteso i messaggi di Gesù tacciandoli come coincidenze, casi del destino, man mano, però, il mio cuore comincia a recepire a gioire dell'opera divina e a sentirsi pronto ad accettare, con "Coraggio", ogni evento...ogni prodigio: Mio Gesù aiutami a non rimanere Turbato come i discepoli, aiutami ad accettare La Tua Potenza "nulla è impossibile a Dio", a non temere mai e ad abbandonarmi alla tua Volontà.

La solitudine di Un Tabernacolo



La Solitudine di un Tabernacolo è la Patria dei Forti
Sto leggendo la lettera pastorale dell'Arcivescovo della mia diocesi e, tra i tanti spunti di riflessione, oggi voglio soffermarmi su questa frase che sento particolarmente in questo periodo caratterizzato da un certo silenzio. Non imposto ma assecondato e rigenerante. Nel silenzio, qualcuno mi ha detto, c'è Gesù, io nel silenzio trovo la scala, il trampolino che mi danno lo slancio che mi porta ad essere vicino a Lui, ci provo.
Nella solitudine di un tabernacolo è sottinteso il silenzio indispensabile per creare il filo conduttore per uno cambio incondizionato d'amore.

domenica 6 gennaio 2008

La Stella d'Oriente

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
(mt 2, 1-12)


Chi, come i Magi, ha avuto il dono di scoprire la profezia e dell'esser stato illuminato dalla luce della Stella non può ritornare sui suoi passi ma deve "cambiar strada", dando una nuova dimensione alla propria vita: la dimensione dell'amore di Dio. I magi che senza indugio si mettono in viaggio, incuranti dei pericoli, per andare ad adorare il Re, prostrandosi e donando come primo dono il Loro Cuore. Io non ho oro ne incenso e ne mirra ma, Signore Mio, ho un cuore, che pian piano sto cercando di ricomporre, da donarti, o meglio da restituirti... sia esso adatto a custodire ogni tua parola e capace di tramutarla in gesti ed opere. La mia stella è brillata e brilla da mesi ormai e dal primo giorno ho deciso di rincorrerla perchè so che mi condurrà da te.

sabato 5 gennaio 2008

La Sapienza

La Sapienza è un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti.
Sap 7, 26-27
Una Notte strana quella appena trascorsa, non ricordo a che ora mi sono addormentato, se quello che ho vissuto era un sogno o la realtà o ancora dormiveglia. L'ultimo flash di me che pregavo ed invocavo Il Santo Spirito di scendere sul mio capo, sul mio corpo e di invaderlo, possedendolo.... e poi la sensazione, dapprima d'esser minuscolo di fronte a qualcosa di Grandissimo, immenso, di una profondità incalcolabile, dopo d'essere io stesso enorme, come un pallone gonfio e in continua espansione: mi sentivo la testa gigante e con la mano cercavo di accarezzarla ma non riuscivo a percorrerla tutta, ero come pieno, poi il Sonno... con canti e cori e continue preghiere... per tutta la notte.

venerdì 4 gennaio 2008

Dove Abiti

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)». (Gv 1, 35-42)


Dio sommo Bene

... parlavo con un amico e a lui mi rivolgevo vedendo Te in lui. Con parole di gratitudine, con complimenti e aggettivi che solo Tu meriti pienamente... ho peccato forse nel paragonare la sua bontà alla tua, e di questo ti chiedo miseramente perdono... non vedevo oltre il mio naso ne oltre i suoi abiti... Solo Tu con la Tua luce fai chiarezza e riporti in strade rette i pensieri e i sentimenti di un povero uomo. Nessuno mai potrà avvicinarsi minimamente alla tua immensa bontà fino a quando ci ostiniamo a rimanere uomini e a bistrattare la santità che hai riservato ad ognuno di noi. Ti prego aiutami sempre ad andare oltre a tutto il marcio che si cela in ciò che mi circonda, aiutami a considerarlo sempre e solo un bene ...affinché le lacrime versate per le delusioni siano forza e linfa vitale per gli occhi del mio cuore: che vedano sempre e solo Te.

martedì 1 gennaio 2008

Te Deum Laudamus

Ti ringrazio Signore per l'anno appena trascorso, non tanto per i mesi andati e per la serenità con la quale li hai contraddistinti, con alti e bassi, ma in particolare Ti rendo grazie per gli ultimi dell'anno... per Ottobre, Novembre e Dicembre. In molti dicono che la vita non può cambiare repentinamente in un anno, io voglio smentirli dicendo, col cuore, che in pochi mesi è possibile svoltare, iniziare a migliorare e prendere strade diverse...da tempo praticate con passi superflui.. mi auguro che il 2008 e tutti gli altri anni che mi concederai siano un Continuo Calpestare La Tua Strada, quella che mi metterai dinanzi, quella che percorrerò col cuore e con la mia vita. Non ti chiedo abbondanze materiali ne ricchezze E' una promessa la mia, è un impegno...dedico a te Il Nuovo anno e con esso, spero, la mia vita.

Niente botti stanotte ne danze ne urla, Il Mio Capodanno l'ho festeggiato molto prima della mezzanotte...

domenica 30 dicembre 2007

La Famiglia è Sacra

Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati; chi riverisce la madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi riverisce il padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati.
(Sir 3, 2-6. 12-14)
In questa giornata speciale, la chiesa festeggia la Sacra Famiglia, il mio pensiero va alla mia di famiglia, quella originaria, e all'importanza che ha avuto, che ha e che avrà nella mia esistenza. So già a priori che sarà la mia unica famiglia in quanto sono certo che non riuscirò mai ad averne una creata dalla mie mani. Non è sintomo di pessimismo, anzi, credo che il Signore stabilisce in partenza, alla nascita di ognuno di noi, quello che con noi deve compiersi e se per me ha deciso questo io non posso far altro che acconsentire. Non sarò mai padre, ne avrò moglie, ne figli da custodire ma se vorrà L'Altissimo troverò senza dubbio un'altra tipologia di famiglia pronta ad accogliermi. Fino a poco tempo fa credevo, ne ero convinto, che ognuno di noi avesse il diritto di possedere solo una Buona Famiglia, quindi se l'originaria era stata un fallimento quella futura sarebbe stata un successo e viceversa... ora comprendo che tutti abbiamo diritto alla famiglia, al nido da cui partono tutti i nostri voli ed in essa ritornano gran parte dei nostri insuccessi, un punto fermo, un perno attorno al quale costruire tutto il resto. Indubbiamente il mio pensiero è rivolto ai tanti che non hanno mai sentito parlare di famiglia e specialmente ai molti che non hanno mai avvertito una famiglia alla quale appoggiarsi, che Il Signore possa dare loro un riscatto tale da far cambiare opinione e da tramutare in colore tutto il grigio che adorna l'ideale di famiglia. Esistono tanti nuclei distrutti, governati dal male, dal dolore,dall'egoismo, privi di Dio... basterebbe leggere le pagine Sacre dedicate a questi giorni del natale per comprendere il sacrificio d'amore che deve esserci dietro ogni singola famiglia: Genitori non abbandonate i figli, proteggeteli e se è vero che sono figli vostri loro faranno altrettanto!
grazie alla mia famiglia!

sabato 29 dicembre 2007

Io in Lui

Carissimi, da questo sappiamo d'averlo conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi
(1 Gv 2, 3-11)
Anche io dicevo: "lo conosco", mi bastava una messa domenicale o festiva per ammetterlo, ma non ero in lui e lui non era in me. In me non dimorava la sua parola ne' tanto meno la sua verità, l'amore. Seguire la sua parole è stimolo per un cambiamento vero nella certezza di ritrovare la dimensione riservata ad ognuno di noi. Comportarsi come Lui si è comportato è un'impresa ardua, difficile ma non impossibile: siamo chiamati tutti alla santità cioè a seguire l'esempio, e amare, io mi sto incamminando ora per questa via a detta di tutti stretta e tortuosa, sono pronto a percorrerla s'è vero che è stato Lui ad indicarmela.

venerdì 28 dicembre 2007

Innocenti Martiri

La mia preghiera di oggi va a loro, ai tanti martiri innocenti che nel passato e attualmente vengono giustiziati senza nessuna colpa. Quanti Erode si sono susseguiti nella storia e tanti, ancora, nella nostra cronaca attuale, con in pugno lo scettro del "potere", decidono i destini altrui o peggio di togliere la Vita, per paura di perdere il Loro Regno fatto di libertà, di divertimenti, di necessità assurde che mai potranno eguagliare l'importanza e il valore di una Vita: Dono Sacro. E cosi muoiono mille innocenti, abbandonati, maltrattati, mai voluti, concepiti e buttati tra immondizie da genitori Onnipotenti che per sbaglio li concepiscono ma con atroce lucidità li eliminano. Va a tutti questi "angeli" il mio pensiero e il pensiero del Vangelo di oggi, possano trovare in cielo il conforto e l'amore che non hanno avuto in questa amara terra.

(Mt 2,13-18)
Erode mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme. I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio”. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: “Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più

giovedì 27 dicembre 2007

Inno Dell'Amore

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
(cor 1, 13)

martedì 25 dicembre 2007

E' Nato


Sono nato povero, dice Dio
perchè tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
Sono nato debole,
perchè tu non abbia mai paura di me.
Sono nato perseguitato,
perchè tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato per Amore,
perchè non dubiti mai del mio Amore.

..è nato dentro il mio cuore, freddo come quella mangiatoia, scomodo come quel letto di paglia... un alloggio inconsueto il mio cuore ma che preme dal desiderio di dare conforto e accoglienza, degna, al Bambino Indifeso... e Grande.
ORA CAPISCO
Era una persona fedele e generosa con la sua famiglia e corretta nel rapporto con gli altri, però non credeva che Dio si fosse fatto uomo come, secondo quanto afferma la Chiesa, è successo a Natale. Era troppo sincero per far vedere una fede che non aveva.
"Mi dispiace molto, disse una volta a sua moglie che era una credente molto fervorosa, però non riesco a capire che Dio si sia fatto uomo; non ha senso per me.
" Una notte di Natale, sua moglie e i figli andarono in chiesa per la messa di mezzanotte.
Lui non volle accompagnarli. "Se venissi con voi mi sentirei un ipocrita. Preferisco restare a casa. Vi starò ad aspettare. "Poco dopo la famiglia uscì mentre iniziò a nevicare.
Si avvicinò alla finestra e vide come il vento soffiava sempre più forte.
"Se è Natale, pensò, meglio che sia bianco". Tornò alla sua poltrona vicino al fuoco e cominciò a leggere un giornale. Poco dopo venne interrotto da un rumore seguito da un altro e subito da altri. Pensò che qualcuno stesse tirando delle palle di neve sulla finestra della sala da pranzo. Uscì per andare a vedere e vide alcuni passerotti feriti, buttati sulla neve. La tormenta li aveva colti di sorpresa e, per la disperazione di trovare un rifugio, avevano cercato inutilmente di attraversare i vetri della finestra. "Non posso permettere che queste povere creature muoiano di freddo... però come posso aiutarle? "Pensò che la stalla dove si trovava il cavallo dei figli sarebbe stato un buon rifugio, velocemente si mise la giacca, gli stivali di gomma e camminò sulla neve fino ad arrivare nella stalla, spalancò le porte e accese la luce. Però i passerotti non entrarono. "Forse il cibo li attirerà," pensò. Tornò a casa per prendere delle briciole di pane e le disseminò sulla neve facendo un piccolo cammino fino alla stalla. Si angustiò nel vedere che gli uccelli ignoravano le briciole e continuavano a muovere le ali disperatamente sulla neve. Cercò di spingerle in stalla camminando intorno a loro e agitando le braccia. Si dispersero nelle diverse parti meno che verso il caldo e illuminato rifugio. "Mi vedono come un estraneo che fa paura", pensò.
"Non mi viene in mente nulla perché possano fidarsi di me... Se solo potessi trasformarmi in uccello per pochi minuti, forse riuscirei a salvarli! "In quel momento le campane della chiesa cominciarono a suonare. L'uomo restò immobile, in silenzio, ascoltando il suono gioioso che annunciava il Natale. Allora si inginocchiò sulla neve: "Ora si, ora capisco", sussurrò. "Signore, ora capisco. Ora capisco perchè ti sei fatto uomo... "