martedì 30 settembre 2008

Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme

Luca 9,51-56
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio.

"Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme", quante volte noi ci rifiutiamo di ricevere Gesù perchè convinti che ci condurrà alla morte cioè alla fine del nostro vivere in libertà tra il benessere e i lussi della nostra quotidianità; la strada che ci invita a compiere e il sentiero che ci indica spesso ci appaiono come impossibili ed irreali perchè non comprendiamo in pieno il traguardo che Lui ha in serbo per noi. Gesù è diretto a Gerusalemme, con decisione ferma e con una grande volontà Lui è diretto nel luogo in cui la sua vita terrena avrà fine, in quel monte dove, con la morte, si apriranno le porte della vita eterna. Questo è il traguardo che ci spetta, ed è tangibile costantemente in quanto Gesù vuole liberarci dai lacci che la vita terrena stringe, vuole alleggerirci dalle preoccupazioni e da tutti gli inutili problemi e ci invita a vivere, anche in terra, una vita diversa, totalmente proiettata verso la realtà che ci attende. Morire ogni giorno significa vincere, non avendo paura mai di intraprendere quel sentiero di pace e di luce e compiere la Volontà del Padre. Dirigiamoci anche noi verso La Gerusalemme, con l'aiuto di Dio saremo certi di portare a compimento la missione alla quale siamo stati chiamati. Donaci o Signore la forza e la decisione, la fede e l'amore che condussero il Figlio Tuo a morire per rinascere.

venerdì 26 settembre 2008

Ma voi chi dite che io sia?

Luca 9,18-22
Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: “Chi sono io secondo la gente?”. Essi risposero: “Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Allora domandò: “Ma voi chi dite che io sia?”. Pietro, prendendo la parola, rispose: “Il Cristo di Dio”. Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. “Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”.

“E voi chi dite che io sia?” Questa domanda Gesù la pone ad ognuno di noi giornalmente e dal nostro modo di vivere scaturisce la risposta, dalla nostra condotta Lui ricava la nostra “definizione” ciò che per noi rappresenta Cristo e la sua croce. Riconoscerlo come il Figlio di Dio, come il Salvatore, come l’unico Redentore equivale ad incarnare ed imitare ciò che Lui è stato, ciò che è e che sarà. Non possiamo soffermarci alle sole chiacchiere e alle parole , non ci sono vie di mezzo: Lui vuole il nostro cuore. Occorre pregare costantemente affinché Lui lo rapisca e lo renda terreno fertile dal quale raccogliere frutti graditi e iniziare un azione di discernimento per riuscire a liberarlo da tutto ciò che lo soffoca. Non comportiamoci come i farisei, gli scribi, gli anziani che hanno atteso la sua sofferenza, hanno voluto una prova reale prima di credere, ma convertiamoci subito, alla luce della sua Parola, li stanno scritte tutte le risposte, li il nostro cuore troverà l’arma e la forza che lo porteranno ad essere non più duro e di pietra ma semplice, puro, un cuore in costante metamorfosi, un cuore rinato grazie all’incontro con Gesù. O Signore tu sei per me la gioia di vivere, sei il “diversivo” che sconvolge la routine di tutti i giorni, sei la novità costante che alimenta il mio sorriso…e mi dai la forza di vivere. Restami accanto e aiutami a rimanerti vicino.

giovedì 25 settembre 2008

Chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?

Luca 9,7-9
In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: “Giovanni è risuscitato dai morti”, altri: “È apparso Elia”, e altri ancora: “È risorto uno degli antichi profeti”. Ma Erode diceva: “Giovanni l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?”. E cercava di vederlo.


"..cercava di vederlo", L'interesse che aveva erode nel conoscere Gesù lo porta a cercarlo in prima persona non accontentandosi di ciò che si diceva di lui in giro. Molto spesso noi non arriviamo a tanto e preferiamo sapere di Gesù solo per sentito dire intravedendo nella sua Storia una bella legenda alla quale credere perchè è dovuto. Non sappiamo cosa pensare di Gesù? Siamo confusi? Basta Guardarlo in viso, basta ammirare la sua verità quindi basta Amare la sua Vita che è realtà costante con la Sua Parola e lo Spirito Santo, presenze vive nella nostra quotidianità. Signore aiutaci a far chiarezza e comprendere ciò che veramente sei: Il Figlio di Dio

mercoledì 24 settembre 2008

Li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi

Luca 9,1-6
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell’uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi”. Allora essi partirono e passavano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

“Egli allora chiamò a se”… quante volte abbiamo immaginato questa Chiamata, ipotizzando fantasiose circostanze non pensando alla semplice purezza che sta dietro all’invito di Gesù di seguirlo e testimoniarlo. Questa Chiamata forse non avviene con la voce che tutti siamo abituati ad ascoltare con gli orecchi ma con un suono quasi impercettibile che solo chi è predisposto può sentire ed ascoltare. Credo che ciascuno di noi abbia avuto la sua Chiamata, tutti siamo predisposti già col Battesimo, poiché Lui chiama ciascuno di noi, già al momento della nostra nascita, ad operare ed essere discepoli e portatori della Lieta Novella, sta a noi poi saper discernere e comprendere il grado di servizio al quale siamo stati predestinati. Non è facile capirlo ma con l’aiuto di Dio e affidando a Lui ogni nostra preoccupazione e la nostra stessa vita tutto diventa più limpido e meno difficile da comprendere. I Dodici mandati da Gesù a guarire ed annunziare il Regno dei Cieli non contavano di certo sulle loro forze o sui loro poteri, erano semplicemente conformi a Colui che li aveva prescelti e con umiltà seguivano le sue orme, illuminati dallo Spirito Santo; così anche noi siamo chiamati semplicemente a questo, a lasciarci plasmare, svuotando i nostri otri e, dopo un accurato restauro, riempirli di Vino Nuovo, accogliendo nel cuore il messaggio di Cristo. “Allora essi partirono annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni”, partiamo anche noi senza esitare, la strada sarà dura ed in salita ma il traguardo ci riempirà di gioia contemplando in eterno il volto di Cristo. Non ci sarà bisogno di bastone, ne bisaccia, ne pane, ne denaro, ne tuniche, Lui sarà il nostro sostegno, il nostro sostentamento, il nostro tesoro e la nostra anima sarà rivestita con vesti nuove, di figli di Dio.

lunedì 22 settembre 2008

Nessuno accende una lampada e la copre

Luca 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere”.

"Fate attenzione a come ascoltate", l'invito chiaro è quello di cambiare il modo di recepire, di ascoltare e di vivere l'esperienza di Gesù e la Sua parola. Quando la Luce si accende dentro di noi non possiamo continuare a vivere nel buio, a nasconderci dietro il peccato, come una lampada accesa non possiamo rimanere coperti ma occorre che il nostro esempio, il nostro vivere in armonia con Cristo possa essere da testimonianza vera dell'Amore del Padre verso noi suoi figli. Come ogni lampada che necessita del combustibile e di una buona miccia per essere accesa e far luce anche noi dobbiamo possedere e custodire gelosamente tutto ciò che ci avvicina a Dio e ci lega a noi; l'amore verso Lui è tutto quello che abbiamo sul quale occorre far leva affinchè costantemente muti e diventi sempre più intenso, più forte "perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere”... e quando viene meno questo amore non c'è più nessuno scopo che tenga, non c'è un vero motivo per vivere ed ogni nostra certezza si frantuma così quello che credevamo di avere si trasforma in nullità. O Signore aiutaci a comprendere che sei Tu il vero senso della nostra esistenza ed è verso di Te che dobbiamo orientare nostri pensieri, le nostre azoni e verso chi, nella sofferenza e nel bisogno incarna la Tua Croce, nostra salvezza.

domenica 21 settembre 2008

Gli ultimi saranno i primi

Matteo 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

"Gli ultimi saranno i primi", ed i primi, tutti quelli che si sentono tali e che son convinti di primeggiare saranno gli ultimi. Il Padre ci mette tutti sullo stesso piano sia chi inizia a lavorare di buon mattino sia chi arriva alla vigna al tramontar del sole, la sua misericordia lo porta a retribuire ciascuno in egual modo, anche se noi non accettiamo questa logica e, convinti sempre d'essere i migliori, ci aspettiamo chissà cosa o un compenso più alto. Il Regno dei Cieli è il premio per chiunque si converte con cuore umile e puro e chi si dedica al servizio, questo è il compenso; ognuno di noi, però, ne godrà a seconda delle sue opere e della sua condotta "con la misura con la quale pesate sarete pesati" ecco perchè non occorre mai distogliere lo sguardo o lasciarsi andare contando sulla Misericordia di Dio, occorre aver timore e non perderlo mai allo scopo di non sentirsi mai arrivati o talmente vicini a Dio da potersi auto.redimere. Lui solo è il giudice, a lui la misericordia e il potere di aprirci le porte del Cielo. Signore che ci hai chiamato a lavorare nella tua vigna donaci la forza di continuare sempre per raggiungere la tua volontà e aiutaci a tenere a freno la nostra bocca tutte le volte che essa viene spalancata per gridare lamentele e insoddisfazioni. Tu solo sei giusto, aiutaci a comprenderlo

sabato 20 settembre 2008

Il seme è la parola di Dio

Luca 8,4-15
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: “Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un’altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un’altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto”. Detto questo, esclamò: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!”. I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché ‘‘vedendo non vedano e udendo non intendano’’. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza”.

"Donami Signore un cuore puro" Tutto parte da li, dalla natura del nostro cuore e dal suo percepire e recepire la Parola di Dio. In questa parabola è facile ritrovarsi perchè ciascuno di noi ha fatto i conti con le difficoltà, col le tentazioni e con l'aridità che ci porta, a volte, a ritornare sui nostri passi con un senso di vuoto assoluto. "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata"; quante volte ascoltiamo la Parola di Dio e quante altrettante volte la nostra reazione è differente, sia per la straordinaria capacità che Essa ha di essere Viva sia perchè il nostro cuore cambia e man mano in esso si crea quel terreno adatto per far germogliare i frutti tanto attesi dal seminatore. E' dura combattere contro le spine ed affondare bene le radici quando intorno c'è solo pietra, ma non bisogna mai perdersi ne cadere sperando e pregando continuamente affinchè non ci venga mai meno l'aiuto dal cielo e ogni Sostentamento. Signore rendi i nostri cuori dei giardini fioriti in cui raccogliere i frutti da offrire ogni giorno a gloria del tuo nome.

lunedì 15 settembre 2008

Donna ecco tuo figlio!

Beata Vergine Maria Addolorata


Giovanni 19,25-27
In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.



Gesù, dall’alto della croce, ci ha donato la salvezza eterna assieme ad un altro grande dono: La Madre per eccellenza. In Maria noi abbiamo l’esempio puro e vero, il modello da imitare e da incarnare per raggiungere la gloria eterna ed approdare alla salvezza, prestabilita per ciascuno di noi con il sangue versato sulla croce. In Maria c’è l’umiltà e la consapevolezza di dover essere obbedienti e lasciarsi modellare dalla volontà del Padre, lei si affida totalmente a questa volontà e il “Si” detto all’angelo Gabriele l’accompagnerà sempre, anche ai piedi della croce, quando, con “l’anima trapassata da una lancia” continuerà ad essere fedele alla grandezza e alla misericordia di Dio, accogliendo, fino alla fine, ogni ruolo, che per Lei ha prestabilito. Maria madre del Signore, Maria interceditrice alle nozze di Cana, Maria Madre nostra, che accetta Giovanni come figlio e ci dona la forza, pregando costantemente per noi, affinché possiamo riconoscerla e amarla come Vera Madre, Maria Addolorata che trasforma ogni nostra sofferenza in gioia e ci aiuta a sopportare ogni prova perché Lei sa che dietro ogni dolore, anche il più grande, si cela sempre la Risurrezione. Madre nostra prega per noi Tuo Figlio Gesù, aiutaci ad essere semplici, umili, e ben disposti con cuore puro ad accettare la Volontà del Padre.

domenica 14 settembre 2008

Esaltazione della Santa Croce


Giovanni 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».


Dio diede a Mosè il compito di farsi un serpente e metterlo sopra un'asta ed innalzarlo cosicchè chiunque, morso dai serpenti brucianti mandati dal Signore, guardatolo, restasse in vita. Così chiunque si voltava a guardare quel serpente di bronzo guariva e rimaneva in vita. Dio ha tanto amato il mondo e lo ama al punto di innalzare, per la nostra salvezza, il Figlio unigenito affinchè noi, divorati dai serpenti che ci circondano, soffocati dal veleno del male, trovassimo la salvezza eterna volgendo lo sguardo, e la vita, a quel Legno che porta e che sostiene il Salvatore. Ci sono tanti modi di definire la Croce, io amo immaginarla e concepirla come il più grande ponte, come il più robusto passaggio che ci condurrà al Padre. Nella Croce è ben delineata la direzione che dovrà prendere il nostro cuore, iniziando col rinnegare e svuotare se stessi "assumendo una condizione di servi" e proseguendo con l'obbedienza alla Parola e alla Volontà di Colui che ci ha mandati. Volgere lo sguardo alla Croce per essere salvati è un impegno costante, un desiderio puro d'essere innalzati accanto a Colui che per primo è stato Innalzato. Rendiamo grazie al Padre che ci ha donato Il Figlio ed ha lavato con il suo sangue le nostre colpe...aiutaci Gesù, con il Tuo Spirito, a rimarginare le tue ferite rimanendo lontani dal peccato e vicini a Te, ai piedi della tua Croce.

sabato 13 settembre 2008

Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?

Luca 6,43-49
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande”.
Non si può Ascoltare la Parola con superficialità e lasciare agli atteggiamenti il compito di impersonare la nostra fede. L'esteriorità non serve a nulla se non a costruirci castelli di sabbia e false certezze; bisogna puntare al tesoro che è dentro di noi, al suo valore e alla sua potenzialità e chiedere al Signore di custodirlo ed insegnarci a proteggerlo gelosamente. Lui guarda i nostri frutti che sono diversi dai nostri atteggiamenti e dalle nostre azioni meccaniche, Lui guarda la purezza del cuore ed in ogni suo battito Vuole trovarci quell'amore che ci lega, quella forza che permette ogni battito, che aiuta a continuare a vivere. Per non essere abbattuti dalle mille intemperie che minacciano la nostra esistenza è fondamentale aggrapparci all'unica Roccia ed Ancora di salvezza chiedendo al Padre di donarci un cuore puro, umile e una fede salda.

venerdì 12 settembre 2008

Può forse un cieco guidare un altro cieco?

Luca 6,39-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

"Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio.." togliamoci i paraocchi che non permettono di vedere la verità e di valutare le situazioni per la loro vera essenza. Siamo arroganti, spesso di innalziamo, ci crediamo maestri, detentori della verità assoluta ma nel cuore portiamo la tenebra, e nell'occhio una trave pesante che offusca la visuale. Solo Dio può donarci l forza di liberaci da tutte le nostre zavorre, solo in Lui è la Verità, la Vita. Gesù aiutaci ad essere coscienti e a vedere le cose con la Luce che proviene solo dalla tua parola, sii tu il Nostro Maestro e guidaci verso il compimento della tua volontà, solo così saremo in grado di ammonire e magari riportare sul giusto cammino i nostri fratelli confusi.

domenica 7 settembre 2008

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

Matteo 18,15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.


Gesù e in mezzo a noi, solo Lui può darci la forza e la capacità di vivere in comunione e in armonia con i fratelli. Se mi guardo intorno, invece, è una continua lotta alla supremazia e alla voglia di primeggiare. Chi ammonisce il fratello lo fa solo attingendo alle sue capacità e non sotto la guida della Sapienza di Dio. Ammoniamo al solo scopo di vedere affermata la nostra opinione senza un briciolo di carità e di umiltà. Ammonire un fratello è riaccoglierlo tra le nostre braccia, come la pecorella smarrita, ammonire un fratello è condividere insieme la Parola che ci ha resi tutti fratelli. Oggi Gesù ci spiega l'importanza della comunione, la chiesa è l'esempio vivo "tutto ciò che legheremo in terra sarà legato anche in cielo" e l'importanza della preghiera comunitaria "se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà"...siamo membra dello stesso corpo, aiutaci Signore ad essere sempre vigili contro il peccato e vivi nel manifestare la nostra fede.

sabato 6 settembre 2008

Il Figlio dell'uomo è il signore del sabato

Luca 6,1-5
Un giorno di sabato, Gesù passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: “Perché fate ciò che non è permesso di sabato?”. Gesù rispose: “Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?”. E diceva loro: “Il Figlio dell’uomo è signore del sabato”.


Il figlio dell'uomo è il Signore del sabato" è colui venuto in mezzo a noi non per cancellare la legge ma per portarla a compimento. Gesù non vuole che la nostra esteriorità, il nostro legame con i precetti vadano a sfavore dell'interiorità e dell'amore verso Lui, che viene solo dal cuore e dall'aderire pienamente alla sua Parola. L'amore in Cristo ha priorità che spesso scavalcano i tanti precetti che affannosamente ci impegniamo di compiere lasciando la nostra anima in mano al vuoto e al buio. Le Sue priorità interessano il nostro lato interiore, la salvezza della nostra anima, l'appartenere a Lui e, dopo, manifestare tutto ciò con i precetti, compiuti in piena adesione e con la luce nel cuore. Aiutaci Gesù a vivere di te ed a non sentenziare sugli atteggiamenti altrui ma iniziare una seria introspezione per ritrovarti nei nostri cuori

martedì 2 settembre 2008

Sei venuto a rovinarci Gesù Nazareno?


Luca 4, 31-37
In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e il sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. Nella sinagoga c’era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: “Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!”. Gesù gli intimò: “Taci, esci da costui!”. E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da paura e si dicevano l’un l’altro: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?”. E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

Davanti agli “effetti speciali” nessuno resiste; noi uomini siamo legati al nostro mondo fisico e accettiamo positivamente un prodigio, come quello dell’uomo indemoniato del Vangelo di oggi, per avallare ciò che invece dovrebbe essere ben chiaro: Dio è grande. Non possiamo costantemente cercare il miracolo perché la nostra fede non può essere alimentata soltanto da esso ma deve nascere dall’amore , dal voler vivere di Lui. La gente di Cafarnao rimaneva colpita dall’insegnamento di Gesù perché parlava con autorità, un’autorità ben diversa da quella che si intende di solito, priva di arroganza e di presunzione e carica d’amore e di speranza. L’autorità che ha Gesù è la sua volontà di ricondurci al Padre, e gli è stata donata dal Padre stesso con lo Spirito Santo, è questo il grande prodigio che deve essere alla base della nostra fede; il suo “linguaggio è insegnato dallo spirito”, ecco perché la sua Parola ha potenza, ecco perché comanda con autorità cosicché anche lo spirito immondo non può far altro che piegarsi alla sua volontà; sa bene che è “Il Santo di Dio” e sa bene che è venuto a rovinare ogni piano del maligno e a liberare i tanti che vivono nelle tenebre. Gesù ci vuole lontani dal male, vuole che la nostra casa non sia il buio ma la luce, la sua luce, quella luce capace di aprirci gli occhi e il cuore e guardare a Lui come l’unico Salvatore e non come colui che è venuto per portare restrizioni e privazioni alla nostra vita libera. Uniformarsi a Cristo è riscoprire la vera bellezza della vita oltre la morte del peccato, e una volta lontani dal peccato stesso è facile accorgersi che la vera vita libera è vivere di Lui, lontani dai lacci che ci hanno stretto fino quasi a soffocare. Signore aiutaci con il Tuo Spirito ad essere sempre più conformi al tuo esempio, donaci il tuo pensiero per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato e tutto ciò che il Padre ha predestinato per noi.

lunedì 1 settembre 2008

Nessun profeta è ben accetto in patria.

Luca 4,16-30
In quel tempo, Gesù si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose: “Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. Poi aggiunse: “Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

La nostra fede deve essere basata sulla sapienza divina e non su quella umana. S. Paolo oggi lo ricorda nella sua lettera ai Corinzi e Gesù stesso trasmette questo messaggio alla sua gente, alla gente della sua patria che, “pieni di sdegno” per il discorso del Maestro cerca di buttarlo dal precipizio, di cacciarlo. Sono sdegnati di fronte a tanto amore. Loro, testimoni diretti dell’avverarsi della profezia di Isaia non riconoscono in colui che legge il rotolo al tempio il Cristo, il soggetto della profezia stessa, il salvatore e figlio di Dio. Per il loro modo di vedere le cose, Gesù rimane il figlio di Giuseppe, per loro, che parlano ed agiscono secondo una sapienza prettamente umana, è soltanto un figlio di falegname. Da dove potrà mai provenire tutta questa sapienza? Non comprendono e non conoscono la grande potenza della Sapienza di Dio che riesce a trasformare e ad innalzare. Lo stesso S. Paolo lo conferma “non sono venuto ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola… io venni in debolezza”, a lui è bastato parlare tenendo salda nel cuore la Croce di Cristo e, con l’esperienza del conoscerla ed incarnarla, la sua debolezza è stata trasformata in grandezza; con la sapienza di Dio è divenuto l’apostolo per eccellenza. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista.” Le parole del profeta trovano compimento in Gesù e in chiunque, come anche in Paolo, rimane folgorato dall’immenso amore di Dio. Ciascuno di noi è chiamato ad incarnare questa profezia e divenire apostolo, testimone, con le parole e i fatti, del Cristo e della Parola portatrice di salvezza, l’unica vera salvezza. Vieni Spirito Santo manda a noi dal cielo un raggio della tua luce, accompagnaci nel nostro cammino e guidaci alla meta sperata: compiere la volontà di Dio.