mercoledì 24 febbraio 2010

A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.

Luca 11,29-32


In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».




Quale segno potrà mai eguagliare la Presenza? Davvero è una generazione malvagia che a tutto dà attenzione tranne all'essenziale! Il segno tangibile è la "spada di Cristo" la sua Parola che si manifesta giorno dopo giorno a ciascun cuore pronto ad accoglierla e a lasciarsi 'segnare' per l'eternità. La "rivoluzione" portata da Cristo è difficile da comprendere, eppure basterebbe poco per rendere i cuori meno duri, ma il Padre vuole che questa durezza sia sconfitta dall'uomo stesso, da quella stessa carne che poi dovrà sopportare prove, patimenti, tentazioni per giungere alla gloria eterna. L'uomo libero di scegliere ha davanti tante opportunità, alla luce dell'intelligenza data e della fede profusa sa di poter scegliere e ancor prima conoscere facendone esperienza: la via di Cristo è aperta a tutti, non attendere il segno significa riconosce da subito il Grande Segno.

lunedì 22 febbraio 2010

Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli

Matteo 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».


La risposta data da Pietro non è stata frutto di chissà quale abilità, preparazione o intelligenza ma semplicemente è una costatazione, una Professione di Fede nata nel cuore per opera del Padre, ora manifestata per mezzo della parola. Il primato di Pietro è il primato di un uomo come noi che però ha conosciuto Dio e si è lasciato plasmare senza porre nessun ostacolo, e la sua debolezza, al momento del triplice rinnegamento, lo avvicina ancora di più a noi, ecco perchè non possiamo tirarci indietro dinanzi alla Chiamata. Mettere da parte ogni preoccupazione, anche le debolezze e le miserie perchè di tutto ciò si curerà Colui che ci ha scelti. Tutto quello che non è nato da Dio perirà, e la Chiesa rimane in piedi non per merito nostro ma per la forza dello Spirito che sostiene noi sue piccole pietre...così anche la nostra vocazione, se nata da Dio, potrà subire ogni sorta di prova ma rimarrà salda, ancorata alla Pietra Angolare, quella scartata dai costruttori e accolta nel nostro cuore.

mercoledì 17 febbraio 2010

Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà

Matteo 6,1-6.16-18

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».




Quanta intimintà in questo rapporto che siamo chiamati a vivere! Eppure molto spesso lo sentiamo distante l'Amore e ci affanniamo di cercarlo altrove e invano. Tutte queste raccomandazioni portano ad un unico fine cioè al ridimensionamento della nostra realtà, ad una sintesi necessaria per poter cosi iniziare a vedere l'essenziale, altrimenti nascosto da tutto il resto. Dio è comunione, è unione, e se non siamo in grado di trovarlo nel nostro cuore sarà impossibile riconoscerlo nei fratelli e nelle situazioni che viviamo. "Cercami in te... e saprari ritrovarti in me"...

martedì 16 febbraio 2010

Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode.

Marco 8,14-21

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».


"Perchè discutete" Quante volte mi soffermo durante la giornata e cerco di quantificare tutto il fiato che spendiamo in chiacchiere vane. Certo fino a quando si tratta del semplice fiato la cosa non preoccupa più di tanto, ma noto con tristezza che si spendono vite intere a discutere di un qualcosa che poi alla fine non vale niente, ne può concorrere per la salvezza delle nostra vita. Sapere dall'inizio ciò che si vuole significa sapera già in che modo affrontare la vita, se aggrappati al lievito dei farisei oppure al Pane della vita eterna! Due mondi completamente differenti, uno che alimenta false illusioni e la realtà della nostra carne, l'altro che ci prospetta un futuro 'trasfigurato' al quale accedere deponendo i nostri idoli che invano andiamo adorando. Le nostre preoccupazioni non vanno in sintonia con la Misericordia di Dio perchè chi si affida a Lui ha smesso di pensare, ha smesso di programmare, e quindi ha smesso anche di sudare; basta lo sforzo iniziale di offrire il cuore per accorgersi poi che non di sforzo si tratta ma di piena adesione all'amore che si rinnova poi giorno dopo giorno.

venerdì 12 febbraio 2010

Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Marco 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».





"Ha fatto bene ogni cosa". Ancora ci sono dubbi sulla perfezione della Misericordia di Dio! Mette quasi tristezza apprendere che ci rendiamo conto di ciò solo dinanzi ad opere "clamorose", come se non bastasse guardarci attorno, come se non bastasse scrutare il nostro cuore e riscoprirlo mondato da ogni sozzura. E' vero che ha fatto bene ogni cosa, perchè ha realizzato, nell'uomo, il grande progetto dell'Amore donandogli la cosa più preziosa che potesse esistere: la libertà!..e noi cosa ne abbiamo fatto di questa grande grazia? L'abbiamo storpiata e deformata preferendo viverla nella carne piuttosto che nel cuore; liberi che eravamo siamo diventati schiavi ponendo dei freni alla realizzazione della nostra salvezza. Il brano di oggi ci invita a sperare ancora, che mai è tardi per cambiare registro, ma occorre davvero volerlo e sgomberare il nostro campo visivo da tutto ciò che lo limita. Guardiamo oltre questa vita, immaginiamo ciò che sarà e forse potremo iniziare ad essere liberi da adesso.

giovedì 11 febbraio 2010

I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli.

Marco 7,24-30

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.



Quanta umiltà in questa donna, e la consapevolezza di essere ciò che realmente è la spinge a chiedere e a desiderare con tutto il cuore. Gesù la mette alla prova ma lei non desiste, e s'aggrappa a quel minimo di speranza dato dalla conoscenza dell'immensa Carità. Basta davvero poco, un attimo per ricevere l'adozione a Figli, e la donna da "cagnolino" riceve la guarigione attesa, innalzata dalla bassezza sulla quale si è poggiata. Non sempre basta chiedere per ricevere, è importante saper chiedere e ancor prima essere consapevoli del bisogno. Gesù non tarderà a farci mancare il Pane.

mercoledì 10 febbraio 2010

Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo

Marco 7,14-23

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».




E' bello immaginare il nostro cuore come quella spiga di grano che cresce sana e dritta anche in mezzo al campo di zizzanie! Sappiamo, anche, che non di sola immaginazione si tratta ma di pura realtà, nella realizzazione e nella creazione dell'uomo Dio ha messo tutta la sua "bontà" e ha donato immensamente all'uomo la capacità e libertà di vivere . Nessuna costrizione ma la grande possibilità di vedere in eterno la vita. Ma allora da dove viene il male? Il male viene dal limite rinoconosciuto della nostra natura fisica e dalla poca voglia di andare oltre il corpo che abbiamo in dotazione; il male proviene dalla sete di potere e dall'assurda impresa di poter divenire immortali nella carne, sostituendoci a Dio! Quando tutto ciò alberga nel nostro cuore sarà difficile tirar fuori opere buone e pure, perchè se dal frutto si riconosce l'albero da un albero insano non potrà mai uscire un frutto sano. Al contrario un cuore totalmente convertito all'Amore darà frutti dell'amore anche se circondato dal male più atroce, anzi la sua opera sarà ancor più grande e brillerà nel buio predominante. "Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro" ma al contrario con la nostra testimonianza discreta, silenziosa e VERA possiamo senza dubbio riuscire a rendere puro quel cuore provato e dominato dalla sfiducia. Non dobbiamo mai perderci d'animo nell'annunciare e la nostra testimonianza non deve mai fermarsi quando vediamo all'orizzonte uno spiraglio di salvezza per ogni fratello disposto a cambiare.

lunedì 8 febbraio 2010

Quanti lo toccavano venivano salvati

Marco 6,53-56

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.



Che fede invidiabile questa!! "lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello" e noi per cosa supplichiamo il Signore? Molto spesso ci passa accanto senza che la nostra attenzione subisca nessun minimo cambiamento. Siamo troppo impegnati, siamo troppo presi dal nostro lavoro quotidiano che non ci accorgiamo nemmeno di chi merita d'esser chiamato Pane quotidiano. Fede frivola, debole, che si lascia piegare e a volte spezzare dalla minima prova una fede che non chiede l'essenziale ma si preoccupa di implorare il superfluo. Signore donaci un cuore puro che tema il tuo nome.. La guarigione del cuore è la grande grazia che dobbiamo desiderare e solo con un cuore ben disposto sarà concessa "concedi ciò che comandi e comanda ciò che vuoi".

domenica 7 febbraio 2010

“Scrutami Dio e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri”

Dal Salmo 138

Rivolgere a Dio tale preghiera significa rivolgerla principalmente a noi stessi. Dio conosce bene tutto di noi e nello stesso salmo ne abbiamo conferma “ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro”. Come possiamo pregare Dio di piegarsi su di noi se non siamo noi stessi a farlo? La conoscenza di sé è la base dalla quale partire e non si ha vera conversione senza la comprensione di ciò che realmente siamo: strumenti, servi inutili ai quali nulla è dovuto ma tutto concesso per grazia. Le Prove servono proprio a questo, a conoscere i pensieri del cuore, di un cuore provato, affaticato e spesso senza nessuna speranza. Potremmo dire benissimo “Aiutami a scrutarmi e conoscere i miei pensieri, fammi vedere se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita”, ma non sempre ci ricordiamo di chiedere tale grazie. Fa male conoscersi, ancor di più se non si conosce minimamente la grandezza della sua Misericordia, “quando profondi per me i tuoi pensieri, se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti con te sono ancora”. È impensabile tentare di dare un limite alla Misericordia cosi come dare un limite alla conoscenza di sé. Tutti si evolve e mediante le prove, anche cadendo, si accede ad un successivo grado che ci porterà, come la pedina di un gioco, a ripercorrere tutto dal principio ma con un carico ben più pesante fatto si di sofferenza ma anche di gloria futura: la Croce.

lunedì 1 febbraio 2010

Esci, spirito impuro, da quest’uomo

Marco 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.


"Signore hai spezzato le mie catene" Credo che quest'uomo abbia gridato la sua lode al Padre per averlo liberato e per avergli dato una dimora diversa dalla tomba. L'indemoniato ha incontrato Cristo unica vera salvezza ed è a Cristo che si sono piegati anche gli spiriti impuri sottomettendosi; Ma questa guarigione piena di significato non ha visto realizzato lo scopo per la quale è stata compiuta. In parte si è realizzata con la salvezza di quest'anima oramai adagiata sulla tomba ma ai mandriani non sono stati capaci di andare oltre la perdita dei loro porci per comprendere la Salvezza compiuta davanti ai loro occhi. Ci vorrà del tempo ecco perchè Gesù non permette all'indemoniato di stare con lui perchè per lui ha preparato una missione ancor più grande e cioè riuscire a convertire e salvare i tanti che invece hanno preferito cacciare la "salvezza". "Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te" non c'è testimonianza migliore di quella fatta nel silenzio del cuore ma con la voce delle nostre azioni.