domenica 31 agosto 2008

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.

Matteo 16,21-27
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

"La Vita". Per Gesù la vita non ha niente a che vedere con tutto ciò che noi chiamiamo vita. La nostra esistenza carica e satura di cose da fare, di appuntamenti, di riunioni, di guadagni e spese sempre nuove da sostenere. Una vita dove non è ammesso niente, non è lecito fermarsi, pensare e non è concesso più soffrire. Ci siamo dimenticati la Croce e il suo vero significato e, quando una sofferenza si affaccia nel nostro lieto orizzonte, imploriamo Dio, come Pietro, affinchè "ciò non accadrà mai". Gesù ammonisce Pietro e ammonisce anche noi che continuiamo a pensare secondo gli uomini e non secondo Dio, rimprovera il nostro legame assurdo con tutto ciò che c'è di terreno a danno della vera Vita, quella eterna "acquistabile" solo rinnegando se stessi e tutto ciò che secondo noi era vita. Solo così, vivendo sotto la sua luce, sarà possibile abbracciare ogni Croce tranquilli de fatto che non saremo mai soli in questo viaggio. Signore aiutaci a rinnegare quotidianamente tutto ciò che ci allontana da te, donaci la forza di riscoprire in ogni Croce lo strumento essenziale, la chiave che aprirà le porte per l'eterna gloria.

sabato 30 agosto 2008

Sei stato fedele nel poco: prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Matteo 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.


"Per paura andai a nascondere..." è la stessa paura che ci trasforma spesso in cristiani "passivi", la paura che ci auto convince d'essere inadatti, di non avere le capacità, di non essere all'altezza di testimoniare, la stessa paura che oscura il nostro essere Figli di Dio. La lettera di S. Paolo ai Corinzi da forza a questa nostra debolezza, cancella ogni nostra paura e ci fa scoprire l'immenso amore di Dio che ha puntato proprio sulle nostre debolezze per confondere i forti. Con il battesimo il Padrone ha dato a ciascuno di noi un talento d'immenso valore, ci ha donato il privilegio di essere suoi figli e con esso l'impegno costante di far fruttare, con le nostre azioni e il nostro vivere, questo grande tesoro, lasciando da parte la paura ed essere disposti a rischiare tutto, sacrificando anche la vita, sotto la misericordiosa bontà del Padre. Solo così sarà possibile prendere parte della gioia del Padrone e condividere con Lui la beatitudine eterna. Aiutaci Signore a superare ogni ostacolo ed incertezza per buttarci a capofitto nella via che tu hai predestinato per ciascuno di noi.

venerdì 29 agosto 2008

Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista

Marco 6,17-29
In quel tempo, Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”. Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: “Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò”. E le fece questo giuramento: “Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno”. La ragazza uscì e disse alla madre: “Che cosa devo chiedere?”. Quella rispose: “La testa di Giovanni il Battista”. Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: “Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista”. Il re ne fu rattristato; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. E subito mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa . La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.


Preferiamo sempre più spesso uccidere la Verità, nasconderla per non fare i conti con ciò che realmente siamo. Guardiamola in faccia la Verità, ascoltiamola, non ha senso odiarla perchè è parte di noi, è ciò che dovremmo essere, è la giusta faccia della nostra medaglia, la nostra vita. Aiutaci Signore a non avere mai paura o ripensamenti nel cercarla, solo la tua mano, la tua misericordia e il tuo amore potranno aiutarci a conseguirla e viverla.

mercoledì 27 agosto 2008

Siete simili a sepolcri imbiancati ma pieni di ossa di morti.

Matteo 23,27-32
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!”.


Quanto è reale il paragone che fa Gesù in questo passo paragonandoci a dei sepolcri lucidi ma carichi di morte. Perchè è la morte che regna nei nostri cuori, la morte data dal vivere tutta la nostra vita allo scopo di apparire e di condannare chi si comporta, secondo noi, in modo errato. Mai che volgiamo lo sguardo al nostro cuore, mai un'analisi del nostro essere, mai un tentativo di abbandonare le luci dell'esteriorità per abbracciare la luce dell'Essere... Suoi figli e vivere secondo i suoi precetti. Aiutaci Tu o Signore a mettere le nostre vite nelle tue mani, donaci coerenza, umiltà e fede sincera, donaci la tua Pace.

lunedì 25 agosto 2008

Guai a voi, guide cieche.


Matteo 23,13-22
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”.


Senza Dio non siamo niente, senza la sua forza, il suo aiuto di noi non esisterebbe un nulla! Stiamo attenti quando cerchiamo o ci sentiamo arrivati ai suoi stessi livelli nel cercare di primeggiare quando invece il Posto d'Onore spetta solo a Lui. Grazie Signore perchè ci hai resi utili sotto l'opera delle tue mani.

sabato 23 agosto 2008

Dicono e non fanno


Matteo 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ‘‘rabbì’’ dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare ‘‘rabbì’’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ‘‘padre’’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ‘‘maestri’’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”.

Gesù oggi ci invita ad essere coerenti con ciò che diciamo, a non sforzarci solo di piacere agli altri e di apparire ma di impegnarci ad essere ciò che siamo: Figli di Dio, tutti fratelli. Non c'è gerarchia ne gradini tra di noi, uno solo è il Maestro, il Padre, e tutti siamo chiamati a servirlo mettendoci al servizio del prossimo. O Signore tu conosci i segreti dei nostri cuori e tu solo sei capace di modellarli e di renderli puri, pronti ad amare con umiltà e coerenza.

giovedì 21 agosto 2008

Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale?

Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù riprese a parlare in parabole ai capi dei sacerdoti e agli anziani e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. E disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

Là sarà pianto e stridore di denti! Molto spesso questa frase compare nei brani del Vangelo, potrebbe destare terrore e paura, colgo, invece, in essa un semplice ma grande avvertimento, carico di amore; un’esortazione chiara a non farci trovare mai impreparati iniziando da subito il cammino che ci libererà da questo pianto e dalla dannazione eterna. Tante volte Gesù ci rivolge chiaramente il suo invito, ma noi altrettante volte riprendiamo la vita di sempre “andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari” non curandoci minimamente del privilegio che ci viene offerto nel sedere alla sua mensa. Abbiamo di meglio da fare, dobbiamo rincorrere senza sosta tutto ciò che di inutile c’è nella vita, dobbiamo costantemente complicare la nostra esistenza per non dover fare i conti con la semplicità e con la voce della nostra anima. Mi chiedo dove sta la paura? Il messaggio è chiaro come chiaro è l’invito a sedere e gioire, perché tanta tristezza? Perché nonostante tutto siamo titubanti nell’indossare “l’abito nuziale?” La misericordia di Dio è gioia, letizia, dobbiamo essere grati a Lui che con Gesù Cristo ci dona quotidianamente la possibilità di essere invitati al banchetto; chiediamo al Padre di rafforzare la nostra fede, di purificare il nostro cuore per esser degni di partecipare alla mensa celeste. Aiutaci o Signore a non abbandonare mai quell’abito che indossiamo dal giorno del battesimo: essere tuoi figli è gioire in te, con te e per te…

giovedì 7 agosto 2008

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa

Matteo 16,13-23
In quel tempo, essendo giunto nella regione di Cesarea di Filippo, Gesù chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terrà sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.


Chi è per noi Gesù? Certamente, come Pietro, siamo convinti che lui è il Cristo, il figlio del Dio vivente, ma è altrettanto vero che ci viene difficile accettare in pieno il suo esempio. Pietro, infatti, non vuole accogliere la Croce di Cristo e la sua morte allo scopo di redimere il mondo intero, perchè vuole bene al maestro e non vorrebbe nessuna pena o sofferenza per lui; ma la volontà del Padre è diversa dalla nostra “tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini” e questo Gesù lo sa, tanto da non provare mai esitazione nel compierla. Il sentimento di Pietro è il medesimo che alberga nei nostri cuori. Siamo cristiani, amiamo Gesù, ma spesso crediamo che la croce sia solo un legno da appendere al muro per avere protezione e benedizione, non vogliamo vedere il suo vero significato e quando il Padre ci chiede di portarla sulle nostre spalle e sulla nostra pelle cerchiamo subito la prima scorciatoia, perché in questa vita non si deve soffrire ne patire, perché, per noi, la sofferenza è uguale alla sconfitta, quando invece, basterebbe voltarsi a guardare ogni singolo crocifisso appeso ai nostri muri per contemplare la grandezza che sta dietro la sofferenza. Senza Croce non ci sarebbe stata risurrezione e senza risurrezione saremmo stati immersi nelle tenebre e nella morte. Grazie Gesù perché con la tua Parola e con il tuo esempio ci guidi e ci sproni continuamente ad andare avanti senza mai abbatterci. Aiuta chi soffre, non permettere mai che la sfiducia di noi umani prevalga sulla tua luce, insegnaci a sperare e a vivere di te.

mercoledì 6 agosto 2008

Il suo volto brillò come il sole

Matteo 17,1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

"Alzatevi e non temete" I discepoli alla presenza di Dio si prostrano mostrando la loro umiltà e miseria di uomini, ma Gesù, venuto per innalzare chi conserva gelosamente queste virtù,si pone da tramite tra noi poveri esseri e il Padre facendoci comprendere che è tramite Lui "il figlio, l'Amato"anche noi siamo stati innalzati ad essere tali, figli del Padre. Sul monte Tabor Gesù si rivela per quello che è: Generato dalla stessa sostanza del Padre si è incarnato assumendo la nostra natura umana per essere un "collegamento" eterno tra noi e Dio Padre; in presenza dei discepoli Lui abbandona ogni fisicità divenendo "Immagine del Dio invisibile" mostrando quel volto che "brillò come il sole", un volto che tutti vorremmo contemplare in eterno. Basta poco per trasformare questo condizionale in un futuro certo, il Padre stesso ci da l'indicazione giusta "Ascoltatelo", ed è ascoltandolo che sarà possibile salire su quel monte e scendere totalmente cambiati, uniti in tutto e per tutto con quell'Amore che ci ha resi liberi dal peccato e figli di Dio. Signore aiutaci a combattere l'egoismo che spesso ci vuole unici destinatari della Tua trasfigurazione, insegnaci a scendere dal monte e condividere con i fratelli la Tua natura divina e la tua immensa misericordia.

martedì 5 agosto 2008

Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla sua bocca

Matteo 15,1-2.10-14
In quel tempo, vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!”. Poi, riunita la folla, Gesù disse: “Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!” Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: “Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?”. Ed egli rispose: “Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!

Quando siamo ciechi facilmente ci lasciamo guidare da falsi profeti e da finte certezze che, inevitabilmente, ci portano in un fosso. Ci riduciamo ad essere che si accontentano di sopravvivere invece di vivere, facilmente inquinabili e contaminabili da tutte le sozzure che ci circondano. Al contrario quando i nostri occhi sono "aperti" quando la nostra vista è stata illuminata dalla Vera Luce nessun elemento esterno potrà mai distruggere quello che siamo. Io ne sono convinto, è un concetto che porto sempre avanti perchè quello che Siamo lo siamo ovunque, sia in mezzo al bene che in mezzo al male, anzi è proprio in mezzo alla sporcizia dei nostri giorni che siamo chiamati a tenere alta la nostra "purezza" dell'essere discepoli di Cristo, non possiamo rimanere ciechi anche noi nei confronti di tutto ciò che sta devastando la nostra realtà. Lasciamoci guidare dalla croce di Gesù, cosicché anche noi, per riflesso, diveniamo guide sicure capaci di salvare dal "fosso" tanti disperati che oramai hanno smesso di credere in tutto. Signore aiutami a rendere puro il mio cuore e tutto ciò che, del suo battere, uscirà dalla mia bocca, dacci la forza di brillare tra il buio di questa quotidianità per portare sotto la tua croce tanti assetati di verità e pace.

domenica 3 agosto 2008

Tutti mangiarono a sazietà

Matteo 14,13-21
In quel tempo, avendo udito , Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Gesù ha compassione per quelli che lo seguono, per quelli che in coda percorrono la sua via. "Guarì i loro malati" e senza dubbio guarirà tutte le nostre infermità se solo lo rendiamo costante presenza della nostra vita. Con lui accanto non c'è bisogno d'altro ed oggi, con questo passo del vangelo, e con la liturgia della parola in generale, comprendiamo che non è impossibile vivere di Lui, "di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Ovviamente tutto può sembrare un paradosso ma non lo è perchè vivere solo di Lui è essere liberi da ogni schiavitù che attanaglia la nostra vita, vivere di Lui è riuscire a fare a meno del superfluo oramai divenuto indispensabile. Riscoprire la Sua presenza per essere risanati nel cuore e nello spirito e vivere secondo la Sua Parola: "una è la cosa di cui c'è bisogno". Donaci Signore la capacità di comprendere tutto ciò perchè, aiutati dal tuo amore, smettiamo di affannarci per cose vane per iniziare a meditare e incarnare la tua Parola di vita eterna.

venerdì 1 agosto 2008

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria

Matteo 13,54-58
In quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


L'incredulità che governa il nostro cuore parte dalla diffidenza e dal non riconoscere Gesù come nostro Signore. La nostra fede è frivola, debole e molte volte cade vittima di pregiudizi e conclusioni prive di verità cariche di invidia ed ignoranza. Oggi voglio pensare e pregare per i nostri sacerdoti giudicati in modo sbagliato. Spesso la loro figura è oggetto di critiche. Gesù aiutaci a vedere in loro la tua sapienza e a perdonare le loro possibili debolezze considerandole lecite perchè è lecito dell'uomo esser debole, aiutaci a scoprire il loro la grandezza della tua Sapienza.