domenica 7 febbraio 2010

“Scrutami Dio e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri”

Dal Salmo 138

Rivolgere a Dio tale preghiera significa rivolgerla principalmente a noi stessi. Dio conosce bene tutto di noi e nello stesso salmo ne abbiamo conferma “ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro”. Come possiamo pregare Dio di piegarsi su di noi se non siamo noi stessi a farlo? La conoscenza di sé è la base dalla quale partire e non si ha vera conversione senza la comprensione di ciò che realmente siamo: strumenti, servi inutili ai quali nulla è dovuto ma tutto concesso per grazia. Le Prove servono proprio a questo, a conoscere i pensieri del cuore, di un cuore provato, affaticato e spesso senza nessuna speranza. Potremmo dire benissimo “Aiutami a scrutarmi e conoscere i miei pensieri, fammi vedere se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita”, ma non sempre ci ricordiamo di chiedere tale grazie. Fa male conoscersi, ancor di più se non si conosce minimamente la grandezza della sua Misericordia, “quando profondi per me i tuoi pensieri, se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti con te sono ancora”. È impensabile tentare di dare un limite alla Misericordia cosi come dare un limite alla conoscenza di sé. Tutti si evolve e mediante le prove, anche cadendo, si accede ad un successivo grado che ci porterà, come la pedina di un gioco, a ripercorrere tutto dal principio ma con un carico ben più pesante fatto si di sofferenza ma anche di gloria futura: la Croce.

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