sabato 31 maggio 2008

Visitazione di Maria

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”. Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
(Luca 1,39-56)
Maria visita la cugina Elisabetta, si mette in viaggio per portare la lieta notizia e per rendere sia testimonianza ma anche per contemplare personalmente l’Opera divina. Sua cugina partorirà un figlio dopo anni di sterilità e dopo che ogni speranza era ormai perduta, Lei darà alla luce il Figlio di Dio, entrambe sono accomunate dall’opera dello Spirito Santo. Il turbamento di Maria, quello che le suscitò l’annunciazione dell’angelo, è ormai scomparso, in lei regna la consapevolezza d’essere la prescelta e comprende in pieno il progetto che Dio ha affidato al suo grembo. Se all’inizio si reputava indegna ora prende atto e s’impegna a rendere testimonianza di quanto accaduto alla sua vita. È Beata perché sarà la madre del Signore nostro e perché ha creduto alla parola del signore, non ha opposto resistenza “Eccomi sono la serva del Signore avvenga di me secondo la tua parola” a differenza di Zaccaria si è lasciata totalmente permeare dalla volontà del Padre ed il suo si è stato frutto della fiducia totale e dell’amore verso Dio
“Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” nella voce di Maria regna già la forza dello Spirito, capace di far esultare chiunque assapori la sua grandezza, in Maria è presente l’opera del figlio e la conoscenza del progetto che il Figlio è chiamato a portare a compimento con la sua incarnazione: Gesù soccorrerà Israele, innalzerà gli umili, verrà per mantenere l’antica promessa e per salvarci dalla morte eterna. Riconosciamo in Maria la via privilegiata per arrivare a Cristo, lei che per prima ha assaporato le sue delizie, lei che per prima si è affidata alla sua opera, lei che ci ha insegnato, a Cana, ad avere totale fiducia in Lui e a seguire tutto ciò che ci proporrà di fare nella vita.
O Maria visita anche le nostre case, aiutaci a contemplare la grandezza di Dio e ad essere sempre pronti a gridare il nostro “Si” riuscendo a spazzare via ogni timore e turbamento, visita le nostre vite affinché anche le nostre anime possano magnificare il Signore.

venerdì 30 maggio 2008

Grazie Signore perchè hai rilevato queste cose ai piccoli!

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
(Matteo 11,25-30)

Ogni volta che ci sentiamo indegni e tutte le volte che affiora in noi la convinzione d’essere incapaci di portare a compimento ciò per cui siamo stati chiamati e di sopportare il peso del giogo, tutte queste volte dobbiamo fermarci a riflettere, riconsiderare, rivalutare e contemplare il Grande Amore di Dio, quel fuoco che lo ha spinto a rivelarsi a noi. È un’operazione che bisogna compiere soprattutto come rendimento di grazie e poi come analisi che ci permetta di prendere coscienza nei riguardi della nostra posizione. Gesù rende grazie al Padre e lo benedice e anche noi siamo chiamati a farlo giornalmente perché ha saputo cogliere, dalla nostra miseria, quel piccolo germoglio che nelle sue mani è capace di crescere e rendere tanto. “Ti Benedico o Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rilevate ai piccoli” Dio ama tanto i piccoli maggiormente la loro condizione dell’essere tali nello spirito, nel cuore e nell’anima, possessori di virtù, come la purezza, l’umiltà e la semplicità, indispensabili per riconoscere il suo amore; ecco perché le ha tenute nascoste ai sapienti o forse sono proprio i sapienti a non riuscire, a causa della loro cecità, ad andare oltre la loro sicurezza e le loro convinzioni, questo privilegio è stato riservato ai piccoli, alla loro natura che piace molto a Dio tanto da incarnare il suo unico Figlio in un piccolo indifeso, affidando alla debolezza di un bambino il suo progetto di salvezza, a quella debolezza che, però, si è lasciata totalmente plasmare riuscendo a sviluppare una grande forza, un’immensa fede che hanno permesso, poi, di sopportare le sofferenze e le prove della croce. Gesù è il simbolo dell’obbedienza, il simbolo della volontà del Padre che trova compimento, simbolo dell’amore divino che si trasmette a chi si accosta e segue i suoi passi. A Lui è stato affidato il compito di riscattarci dal peccato e di essere il ponte, il collegamento diretto tra noi e il Padre, lui che ha preso con amore il giogo sulle sue spalle è degno di assaporarne i frutti “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio” ed è grazie a questo giogo, che ora vuole condividere con noi, che si trova ristoro e pace. Gesù ci fa da garante “Imparate da me” e ci assicura che se saremo “miti ed umili di cuore” il carico non sarà pesante ma leggero e che potrà essere retto anche dagli “affaticati ed oppressi” perché sostenuto dalla forza che solo il suo amore può darci. Accettare il giogo, caricarsi di questo dolce peso significa prendere il suo esempio come unico modello di vita, pregare affinché il nostro cuore possa assomigliare al Suo per essere consapevoli che non c’è altra consolazione che non sia generata dal suo amore. Solo cosi il Padre sarà rivelato a noi perché il Figlio ha deciso di condividere totalmente tutto ciò che gli è stato affidato. Signore aiutaci a rimanere sempre piccoli, rendi il nostro cuore umile e capace di ritrovare nel giogo, che ci affidi giornalmente, la consolazione e la forza di renderti costantemente grazie.

giovedì 29 maggio 2008

Rabbunì fa che io abbia la vista!

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Allora Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. E chiamarono il cieco dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: “Che vuoi che io ti faccia?”. E il cieco a lui:“Rabbunì, che io riabbia la vista!”. E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
(Marco 10,46-52)

“Il cieco, sedeva lungo la strada a mendicare” chi di noi non si immedesima in questo uomo, incapaci di vedere oltre il nostro naso spesso viviamo la nostra vita seduti ai margini a mendicare, a chiedere un qualcosa che nessuno mai potrà donarci che non sia un surrogato di ciò che realmente bramiamo. Accecati da tutto ciò che ci sta intorno, malati di potere e assetati di vanagloria raramente ci accorgiamo che tra i mille passanti che si susseguono c’è anche Gesù. Evidentemente Bartimeo custodiva il desiderio di fare questo incontro e nonostante i suoi occhi fossero incapaci di distinguerlo riesce a sentire la presenza, riesce ad aprire uno spiraglio che permetterà di conoscerlo.”Comincia a gridare” è bastato davvero poco “al sentire che c’era il Nazareno” perché il suo comportamento subisse un radicale cambiamento, chi mendica lo fa sottovoce e con afflizione magari rimanendo curvato sui suoi malanni, ora invece si alza e grida, non vuole perdere questa occasione, non vuole che questo speciale benefattore passi da lui senza averlo conosciuto, l’unico capace di risanare le sue sofferenze. In molti lo sgridano per farlo tacere, come molte sono le occasioni che potrebbero portarci a desistere dall’incontrarlo, come tante sono le persone pronte a criticare e a condannare la nostra scelta, ma chi davvero non attende altro è pronto a “gridare più forte” manifestando la forza della fede e la reale fiducia preparando una giusta accoglienza alla sosta e permanenza di Gesù nella propria vita. “Coraggio alzati, ti chiama” è l’invito dei discepoli, gli amici di Gesù che hanno già sperimentato il suo amore incoraggiano il cieco, loro soffocano nel nascere, con il loro esempio, ogni probabile esitazione; “egli, gettato via il mantello, balzò in piedi” e gettatosi alle spalle tutto ciò che era, abbandona le sue vesti e s’incammina verso Lui. Lascia tutto ciò che aveva, ben poco, ma si libera comunque della sua storia scegliendo di affidarsi totalmente, è questo il Vero cambiamento di fronte al quale Gesù è pronto a concedere qualsiasi cosa gli venga chiesta, perché lui ha guardato il cuore del cieco e lì ha incontrato due occhi spalancati che aspettavano soltanto di contemplare il suo amore e il suo volto. “Che vuoi che io ti faccia?”, e gli ridona la vista, luce sulla sua vita, lo libera totalmente dalla sua condizione perché sa che era questa la grande grazia che andava mendicando: Poterlo seguire con la luce negli occhi e un fuoco vivo nel cuore. O Gesù risana la cecità dei nostri cuori, dona occhi che possano comprendere la via da seguire, non permetterà a nessuno mai di far tacere il nostro grido: Abbi pietà di me, donami una fede capace di salvarmi!

mercoledì 28 maggio 2008

Tristezza&Letizia

Può la tristezza celare dietro tanta gioia? Il rimpianto per una rinuncia tanto è più forte quanta sarà la gioia che lascerà. Una delusione è sostenuta da un immenso amore, credo, che porta a considerare una situazione con amarezza. Largo quindi alle tristezze che m'invadono in questi giorni... saranno testimoni di un sentimento immenso?

Cosa volete che io faccia per voi?

In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà”. E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù disse loro: “Voi non sapete ciò che domandate. Potere bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”. All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
(Marco 10,32b-45)

“Mentre erano in viaggio per salire Gerusalemme”, Gesù è in viaggio verso il luogo dove verrà poi crocifisso diretto verso quella volontà che lo ha portato ad essere tra di noi, consapevole di tutto ciò che dovrà subire procede pronto ad accogliere qualsiasi prova senza alcun ripensamento; questo viaggio può essere inteso come il viaggio della Vita, questa salita che siamo chiamati a percorrere per giungere alla destinazione stabilita per noi. Non siamo soli “Gesù camminava davanti a loro” e non smette mai di istruirci e di ammaestrarci affinché giungiamo pronti alla meta, all’incontro che stabilirà la nostra sorte eterna. Noi lo seguiamo stupiti e con timore perché giornalmente ci presenta situazioni che sconvolgono la nostra routine, la nostra normalità, ma la fiducia nei suoi riguardi deve esser ben salda fortificata da quel timore che ben ci aiuterà a rimanere dietro la sua volontà. È una dura salita perché ci attendono tante prove, condanne da parte di chi tenta di demolirci, e forse ci sputeranno anche addosso, ma la certezza di rinascere a vita nuova lenisce ogni dolore e affievolisce ogni fatica. Sono queste le consolazioni che devono spingerci a non abbandonare mai il cammino e a intraprenderlo con la giusta intenzione, è una prova la nostra vita terrena durante la quale è importante non perdere mai di vista la Guida, il Suo esempio e la Sua parola. Gesù si è fatto servo è sceso in terra per servire la volontà del Padre e per noi, si è spogliato delle vesti e si è abbassato a lavare i piedi dei discepoli affinché anche noi facessimo altrettanto abbandonando i nostri abiti di uomini potenti, di capi e di grandi per assumere le sembianze, nel cuore e nei gesti, di servitori, di ultimi, pronti ad amarci gli uni gli altri ed essere i primi nel servire i nostri fratelli in nome del sacrificio che ci ha resi liberi dal peccato. Ecco il segreto per “Sedere nella sua gloria” ecco cosa ci permette di poter chiedere codesto privilegio, non sta a Lui deciderlo ma a noi, perché ci offre la possibilità di renderlo fattibile, con le nostre azioni e con la nostra vita vivendola come costante prova secondo il suo esempio. “Cosa volete che io faccia per voi?” Gesù guidaci tu in questa ripida salita allontana da noi ogni sorta di egoismo ed ambizione, paura e sconforto, tieni salde le nostre mani accompagna i nostri passi e non fare mai mancare al nostro cuore la linfa vitale che solo la tua Parola può donare.


martedì 27 maggio 2008

Molti dei primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Gesù gli rispose: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”.
(Marco 10,28-31)


Rinunciare a tutto per seguire Cristo, un passo molto difficile che richiede una fede forte e un amore grande nei suoi confronti. Chi decide di seguirlo, infatti, sa che deve farlo totalmente uniformandosi a Lui con la consapevolezza che non è possibile servire diverse divinità, ma un solo Dio, l’unico degno di avere in mano e possedere la nostra vita. I limiti di noi umani, però, ci rendono spesso distanti tanto che a tratti sembra impossibile attuare questa metamorfosi, ma se è davvero autentico l’incontro, se davvero il Suo sguardo ha illuminato le nostre tenebre dobbiamo tentare di superarli e passare a vita nuova uniformandoci alla condotta di Colui che ci ha chiamati rinunciando a tutto ciò che eravamo “L’uomo vecchio che era in noi è stato crocifisso con Cristo, l’uomo nuovo rinasce con la risurrezione”, l’abbandonando ogni sorta di bene che ci allontana da Lui e distanziandoci il più possibile dal peccato. Così ci chiama ad essere santi perchè Lui è santo e in previsione delle ricompense promesse ogni nostra rinuncia sarà sempre poca cosa, il suo amore sarà impossibile da pareggiare; “Non c’è nessuno che abbia lasciato tutto a causa ma e del vangelo che non riceva già al presente cento volte tanto”, ecco la misericordia di Dio, la Provvidenza divina che con il suo amore è capace di innalzare gli ultimi, di ricolmare di beni gli affamati, ma anche di abbassare i primi e rimandare i ricchi a mani vuote perché chi si sente il Primo e chi si dichiara arrivato sia disposto ad accettare, insieme alle consolazioni, anche le persecuzioni, ed essergli conforme anche nel dolore, accettando con umiltà di rimettersi continuamente in coda. Gesù ci vuole così: saldi nella fede, forti e capaci di meritare la più alta delle ricompense “la vita eterna”, l’eterno incontro con lo sguardo di Colui che, col suo amore incondizionato, ha mutato la nostra corsa, ha cambiato la nostra vita e gustare in eterno i suoi frutti con il loro dolce sapore, quel sapore che ci ha convinti ad abbandonare quello che eravamo per diventare persone nuove, argilla nelle sue mani, bisognosi d’essere sempre gli ultimi, desiderosi delle sue cure e fiduciosi di riuscire ad accedere, con il suo aiuto, a tutto ciò che ha predestinato per noi. Signore donaci la forza di sopportare ogni prova e ogni tipo di persecuzione per essere pronti e degni di assaporare la gioia delle tue consolazioni.

lunedì 26 maggio 2008

Gesù fissatolo, lo amò..lui rattristato, se ne andò afflitto.


In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre”. Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”. I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: “Figlioli, com’è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: “E chi mai si può salvare?”. Ma Gesù, guardandoli, disse: “Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio”.
(Marco 10,17-27)

Gesù fissatolo, lo amò! È stupendo sapere che basta un solo sguardo perché l’amore di Gesù si manifesti a noi, Lui ci ha fissati al momento della creazione e già da quell’istante ha deciso di amarci, e ci ama per come siamo e per come siamo disposti a migliorare per piacere a Lui. L’uomo, di questo brano, e l’uomo d’oggi in generale non ha compreso che con Cristo ha dinanzi la più grande ricchezza, ha incontrato il Suo amore, ma la sua fede insicura lo ha riportato sui suoi passi, nonostante gli sia stata illustrata e aperta la via per la vita eterna, lui ritorna nel suo “impero”, circondato dagli averi e dai suoi tesori allontanandosi dal Tesoro più prezioso. “Rattristato, se ne andò afflitto”, ecco come risponde alla dichiarazione d’amore di Gesù, non accetta la risposta perché differente da quella che voleva sentire perché ancora una volta gli viene ribadito che non si è mai arrivati al traguardo se si decide di correre per Lui; ripenso a quante volte ce ne torniamo tristi dopo un incontro con Gesù, magari perché ad una nostra richiesta è seguito il silenzio oppure una risposta scomoda, inaccettabile! È in questi momenti che deve brillare la Nostra Fede intesa nella sua vera essenza, non la fede che ci rende cristiani nei gesti, ma il totale abbandono al suo volere, la totale fiducia nella misericordia divina, solo cosi una cosa impossibile ai nostri occhi man mano prende una dimensione reale, fattibile e viceversa ogni nostra certezza inizia ad esser demolita, modellata e riedificata seguendo il Suo progetto: Tutto è possibile a Dio, è impossibile presso gli uomini ma non presso Dio! Ecco cosa ci manca realmente “L’Essere presso Dio” e non è un’impresa irrealizzabile perché Cristo ci ha illustrato passo dopo passo, con estrema pazienza, cosa dobbiamo fare per entrare in comunione col Padre, accettare ogni sua decisione e con pazienza, umiltà e fede rispondere ad ogni sua richiesta partendo dall’accettazione che deve essere Lui a dirigere ogni nostro passo. Solo l’amore in Dio può annientare ogni altro amore e attaccamento nei confronti di ricchezze effimere, solo questo grande amore è capace di far comprendere che non c’è salvezza senza Dio e non c’è alcun tesoro capace di brillare e appagare eccetto Dio. O Gesù aiutaci a rafforzare la nostra fede con il Tesoro della Tua Parola affinché possiamo iniziare a costruire un forziere dove accogliere e contemplare le ricchezze eterne cominciando da ora, ne saper rinunciare a tutti quei tesori terreni che tanto ci allontanano da te rendendoci avidi, distratti e incapaci di ricambiare il tuo amore.

domenica 25 maggio 2008

Corpus Domini


"Ti Porteremo ai nostri fratelli" Grazie Gesù perché ti sei lasciato accompagnare per le strade ed hai accettato di umiliarti ancora una volta nell'andare a cercare Personalmente i tanti nascosti in casa, barricati nei bar, trincerati dietro barriere di odio e di incomprensioni. Tu hai diretto ogni nostro passo, ogni nostra parola e ogni nostra intenzione. Ho fissato per lunghi attimi La Particola meravigliandomi del mistero che sta dentro a quel Pane, la grandiosità del poterci cibare ancora dopo più di 2000 anni del suo corpo ha davvero una maestosità unica, un amore incondizionato e assoluto, il Suo Amore per noi. Dietro la piccolezza della particola ho scoperto la grandezza divina che mette in risalto la mia effettiva meschinità nei suoi confronti, non sarò nemmeno degno di chinarmi dinanzi a Lui ed invece quotidianamente la sua misericordia mi permette di vivere di Lui, il suo amore mi da la forza di conformarmi a Lui, la speranza mi da la carica per continuare ad affidarmi alla sua capacità di esaudire le mie preghiere e di pianificare solo il meglio per me. O Signore aiutami a non allontanarmi mai dalla tua Luce, "voglio donarti questo mio cuore", ma prima rendilo un degno regalo!

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
(Giovanni 6,51-58)

Colui che mangia me vivrà per me: nutrirsi del pane vivo e dissetarsi col suo sangue significa a priori essere in Lui e rimanerci. Un chiaro segnale sul modo di accostarsi all'eucaristia, il pane disceso dal cielo che salva è diversodal pane che mangiarono i padri perchè è cambiato l'approccio con Dio, con Cristo, ora, ci viene offerto il pane della vita eterna, lui stesso si è fatto pane donando la sua carne per la nostra salvezza: Con la Croce ha cancellato le nostre colpe e ci ha riconciliati col Padre, con l'eucaristia, ogni giorno, ci da la possibilità d'essere salvati e di rinascere. Grazie Gesù perchè ancora una volta hai deciso di "umiliarti" per noi e di farti piccolo per essere vicino alla nostra vita non sempre in linea con la tua Parola, donaci la forza d'esser degni di gustare le tue meraviglie.

sabato 24 maggio 2008

Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non entrerà in esso.

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e imponendo loro le mani, li benediceva.
(Marco 10,13-16)

"Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me", i discepoli hanno dimenticato questa parola del Maestro perchè cacciano i bambini che sono presentati a Lui per essere accarezzati, forse ritenevano i bambini poco adatti a quest’incontro, inconsapevoli, immaturi, invece Gesù li accoglie come se accogliesse il Padre e indignato, perchè ancora una volta i discepoli hanno peccato di superiorità, li difende e li innalza trovando in loro l'unica chiave per accedere al regno dei cieli. L'innocenza, la spontaneità e la purezza sono le doti essenziali per riuscire a fidarsi ed affidarsi totalmente alla Sua volontà. I bambini sono puri nei pensieri e nelle parole, anche se oggi c'è la fretta di farli crescere togliendo loro anni di spensieratezza e di semplicità. I bambini vanno presentati al cospetto di Gesù, le sue carezze sono linfa vitale e il suo amore l'unica forza capace di guidarli nella vita.. Vorrei sbagliarmi, ma ormai pochi genitori presentano i loro bambini a Cristo, pochi riescono a condurli, in molti preferiscono lasciarli in balia delle mode e altre distrazioni. Lasciate che i bambini vengano a me, perchè siano da esempio ai tanti che vogliono accedere al regno dei cieli, lasciate che i bambini vivano la loro esistenza nel rispetto dei tempi e con l'innocenza molto spesso negata. Signore benedici il bambino che è in noi, aiutaci a preservare la nostra piccola percentuale di purezza in modo da renderla esponenziale ed essere accolti con le carezze che hai in serbo per i piccoli.

venerdì 23 maggio 2008

L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto

In quel tempo, Gesù, partito da Cafarnao, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.
(Marco 10,1-12)
"Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma", mi vengono in mente tutte le norme che scriviamo noi allo scopo di far passare come lecita ogni nostra azione e rimanere in pace con noi stessi e, a modo nostro, con Dio. La durezza e l'egoismo del nostro cuore tendono a far alzare la soglia di tollerabilità nei confronti di ogni gesto non sapendo che così facendo si può arrivare al punto, e oggigiorno lo sfioriamo, in cui è impossibile distinguere ciò che è giusto e ciò che non lo è. Per nostra fortuna e per la nostra salvezza c'è la Parola che, scritta da Colui che sta al di sopra di ogni cosa, non "soffre" di questi sbalzi e sta li sempre aggiornata e sempre attuale con la capacità assoluta di riportare i nostri passi sul giusto sentiero. In questo brano Gesù riconduce i farisei a considerare e riconoscere la vera natura della coppia, creata dal principio per formare una "carne sola". Un uomo e una donna che si presentano al cospetto di Dio per chiedere il suo consenso e il suo sigillo devono comprendere il passo che stanno per compiere: promessa di amore eterno e rispetto nonché impegno di fondere le loro vite in un'unica vita. Ecco perché sarà impossibile separare questa unione, noi non siamo nessuno per intervenire sull'operato di divino, anche se ormai è diventato estremamente facile dissolvere questo legame con la capacità che abbiamo di elevarci al di sopra anche di Dio e annullare tutto con una semplicità assurda. In questo caso la durezza del nostro cuore ci rende davvero incapaci di comprendere e capaci solo di rimodellare i Suoi precetti, inventando scappatoie, a nostro piacimento. Prima di ripudiare un coniuge interpelliamo Chi ha reso possibile questa unione, non facciamoci guidare solo dall'odio, dall'incomprensione e dall'interesse economico, ma rispolveriamo quei buoni propositi che ci hanno guidato all'altare e tutto ciò che di bello c'è in un sincero rapporto di coppia. Anche Giuseppe pensò di ripudiare Maria, ma alla fine si affidò al Signore, si fidò della Sua Opera riconoscendo in pieno il ruolo scelto per lui dal Padre. Facciamoci illuminare anche noi dalla Sua Parola e dalla Sua Volontà per comprendere il compito al quale siamo stati chiamati e rivestirlo in pieno sotto la Sua guida.

giovedì 22 maggio 2008

Abbiate sale in voi stessi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”.
(Marco 9,41-50)

Abbiate sale in voi stessi, il sale è un elemento che da equilibrio al sapore, è una sostanza che, però, va dosata con cautela e nei giusti limiti per non creare disordine ed alterare, così, il gusto di qualsiasi vivanda. Il Sale che non deve mai mancare in Noi è il sale della giustizia e dell'amore, quel sale che permette di essere giusti con noi stessi e con gli altri. I discepoli condannarono chi aveva scacciato il demone, Cristo invece insegna loro, e a noi, ad accettare qualsiasi cosa mossa in nome Suo. Non possiamo condannare, non ne abbiamo il potere ne il compito, ne tanto meno possiamo permetterci di scandalizzarci per I Piccoli che credono perchè chi si sente grande nei Suo confronti non sa che è piccolissimo e insignificante. Per accedere a Vita Nuova dobbiamo eliminare i Vermi che pian piano logorano la nostra anima, tutto il marcio causato da invidie, mani e di grandezza e di protagonismo, e per riuscire in questa imprese è importante saper gestire il sale che è in noi; bisogna saperlo dosare non perdendo mai la misura nell'utilizzarlo e cadendo così nell'assuefazione cioè convinzione d'essere perfetti ed arrivati. Gesù ci chiede d'esser giusti e leali, d'essere in pace riuscendo nel lavoro di pulizia, nell'eliminare ogni motivo di scandalo, anche a costo di rimanere monchi, ma "salati" al punti giusto, in equilibrio e con quel sapore d'amore che mai perderà intensità.

mercoledì 21 maggio 2008

Chi non è contro di noi è per noi

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi, è per noi”.
(Marco 9,38-40)

Gesù rassicura i discepoli sul fatto che non può esserci miracolo se non è Lui stesso a volerlo. Non esistono guaritori che pongono totale fiducia nelle loro forze ma "Amici di Cristo" capaci di invocarlo e domandare, chiedere "perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda"... tutti siamo in grado di nominarlo ma in pochi possediamo i presupposti per esser Amici degni, in pochi siamo disposti ad annullare le nostre forze e affidarsi alla sua unica forza, ma la fiducia spesso e poca preferendo fare leva sulla nostra imbattibilità di poveri mortali. I discepoli non furono in grado di schiacciare un demone e quasi provano "invidia" per costui che non era "dei nostri" ma comunque capace di pregare e interagire con l'artefice di ogni prodigio! Non sempre frequentare la Chiesa è sinonimo dell'essere amico di Cristo, spesso chi partecipa con discrezione e silenzio e senza alcuna pretesa di apparire riesce meglio di noi ad essere conforme. Gesù si fida di chi lo ama perchè sa che mai potrà cambiare rotta e mai "Potrà parlare male di me" a Lui riserva il dono di poter chiedere ed essere esaudito.

martedì 20 maggio 2008

Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”. Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
(Marco 9, 30-37)

Essere bambini significa conservare gelosamente la sana ingenuità, la purezza e la semplicità che garantiscono un vero distacco nei confronti di tutto ciò che inquina le nostre anime. La sete di supremazia e di potere in primis, ci rende in continua lotta con chi invece dovremmo amare più di ogni altra cosa: "Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”, ma è estremamente difficile starsene in coda, all'ombra di tutti ed esserne felici, a volte quasi impossibile perchè non riusciamo ad annullare per prima cosa Noi Stessi a vantaggio della Sua parole e della Sua volontà. Chi accoglie un bambino nel mio nome accoglie me, chi si presenta a Lui nelle vesti di un bambino sarà accolto perchè avrà in cuore il Padre e l'accettazione totale della sua volontà... "ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili".
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia.
(sal.130)

lunedì 19 maggio 2008

Aiutami nella mia incredulità

In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: “Di che cosa discutete con loro?”. Gli rispose uno della folla: “Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti”. Egli allora, in risposta, disse loro: “O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me”. E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: “Da quanto tempo gli accade questo?”. Ed egli rispose: “Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. Gesù gli disse: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede”. Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: “Credo, aiutami nella mia incredulità”. Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: “Spirito muto e sordo, io te l’ordino, esci da lui e non vi rientrare più”. E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: “È morto”. Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?”. Ed egli disse loro: “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera”.
(Marco 9,14-29)



Quanto è importante la preghiera! Specialmente se accompagnata da una fede e da un “credo” ben saldi, diventa l’unico mezzo per scacciare ogni sorta di demoni. Riuscire a pregare non è un’impresa facile, richiede molta serenità, concentrazione ed uno slancio verso l’alto che permetta di dirigere le nostre intenzioni e i nostri dialoghi verso l’Interlocutore. Molte volte chiediamo grazie e miracoli immediati rimanendo delusi, poi, dalla mancata risposta, dimenticando che le nostre domande sono accompagnate, molte volte, dall’incredulità, e non da quella fede che deve renderci pazienti per non finire mai di sperare. Tutto è possibile per chi crede, e per chi s’impegna nella Vera preghiera e di essa ne fa arma e scudo contro tutti i demoni che quotidianamente s’impadroniscono del nostro corpo e delle nostre volontà. Signore aiutami nella mia incredulità!

domenica 18 maggio 2008

Chi cerca trova, ma chi ha voglia di farsi trovare semplifica la ricerca.


Vivevo normalmente questa mia vita fatta di lavoro, abitudini mondane, uscite con amici, bicchieri e musica anche se regnava in me un senso d’insoddisfazione, un continuo sentirmi fuori luogo, fuori posto senza arte ne parte e nonostante il mio accettabile inquadramento “economico-sociale” in me era insito un malessere: Che cosa farne Dei Miei Giorni?
Molto spesso mi soffermavo come ad un bivio e li stavo impassibile di fronte a mille possibilità, in realtà poche, che avrebbero potuto rapirmi e condurmi altrove.
Nel gennaio del 2007 ho avuto una di queste pause e ho tirato le somme più che in ogni altro momento passato con l’aiuto di un’analisi, a modo mio, sullo stato delle cose, sull’effettiva sostanza della vita. Ho semplificato tutto e a furia di pensare e ridurre al minimo il senso della mia vita sono sprofondato nell'abisso, in un buco nero senza via di fuga che da un lato mi ha fatto comprendere molte cose dall'altro ha corroso parte di me segnandola per sempre... anche positivamente, perdendo interesse per il lato materiale della vita, comprendendo che la volontà può abbattere molti problemi creati dall’ignoranza e dalla superbia, maturando la convinzione che l’uomo tende, per natura, a complicarsi l’esistenza, quando essa può essere resa più semplice, giungendo alla conclusione che il tesoro da ricercare e al quale si deve ambire è ben diverso da tutto ciò che materialmente luccica, con la consapevolezza che fino allora avevo cacciato in luoghi proibiti nei quali l’aridità sovrastava; non era lì che si celava il mio tesoro. Quelle sere, le ricordo, buie e terrificanti, avevo di fronte solo la morte come unica meta della vita, la tomba come muto scrigno di ciò che eravamo stati, chiedevo aiuto a Dio e ricordo che iniziai a pregare a rivolgere domande con richieste di risposte immediate, come se la mia preghiera fosse stata una “bacchetta magica”.
Passarono i giorni, il grigio e con essi La Voglia di Avere La Risposta, non pensavo più alle questioni proposte, amareggiato del fatto che mai avrei avuto un riscontro atteso. Certo allora non comprendevo tante cose, che quei tempi erano i miei e non quelli Suoi, non sapevo che il suo kairos e il mio kronos hanno in comune solo la “sostanza”, l’essere tempo, ma erano differenti nelle forma che addirittura scompare nella dimensione infinita del primo. Continuai la mia vita come sempre senza uno scopo, vivendo alla giornata, dimenticandomi di Dio che glorificavo, in ogni caso, a modo mio e apparentemente, nei giorni di festa e con qualche fredda preghiera la sera. Lui, evidentemente, non aveva gettato la spugna, tramava per me, progettava “dirige i passi dell’uomo e stabilirà la strada per lui” e mai ha pensato minimamente di abbandonarmi, e di questo, e non solo, gli rendo grazie.
Ad agosto, in un modo del tutto assurdo conobbi un frate e da subito nacque un’amicizia tipica di due coetanei, due giovani che vanno oltre i propri Abiti, l’uno nel rispetto del mondo dell’altro. Passavano i giorni ed intanto aumentava il nostro legame, lui sosteneva che il nostro incontro era opera divina ed io stentavo a comprendere e credere che mi fosse stato donato dal cielo, ma a quale scopo? Cosa potevo farmene io di un frate? Forse sostanzialmente e praticamente niente, ma fu lui che per scherzo e sottoforma di battuta una sera mi consigliò di Confessarmi e di ripristinare un dialogo che avevo interrotto anni addietro o che forse, ora posso dirlo, non avevo mai iniziato. Il 21 ottobre mi trovavo in chiesa per la solita messa domenicale, ero andato un po’ presto, ma senza l’intenzione di farlo, non avevo il coraggio ed ero intimorito. Seduto e aspettavo l’inizio della messa, ma una forza premeva sulla mia schiena come a staccarmi dalla spalliera della sedia m’induceva ad alzarmi…e così fu, andai, il prete fu ben lieto di mondarmi e mi accostai alla comunione, anche se con la freddezza che da sempre mi caratterizzava, vivendo il tutto come un gesto meccanico di semplice devozione. Al Ritorno a casa, però, mi sentivo turbato o meglio iniziai a meditare il senso dell’Eucaristia, onorato per quel dono che, nonostante il mio peccare, mi era stato offerto senza averlo chiesto. Quella sera, nello scegliere se ritornare sui miei passi insieme all’amico peccato o incamminarmi per una nuova strada lasciandomelo dietro, scelsi la prima opzione iniziando a pregare e a rendere Grazie per il suo amore gratuito e per aver riaccolto la sua pecora smarrita. L’indomani, per caso, mi trovavo nei pressi di una chiesa ancora aperta, entrai ed era appena iniziata la messa: ricorderò per sempre questo momento, quella sera ho avuto la risposta alle mie tante domande, il riscontro che da tempo aspettavo. Durante la consacrazione mi sentivo invaso da un’emozione unica, nuova, tipica di un incontro esclusivo. Tremante ricevetti l’eucaristia, fiero dell’esser rimasto 24 ore senza colpa e al ritorno a stento trattenevo le lacrime, avrei voluto esser solo in quella chiesa per esplodere in un pianto liberatorio, ma in silenzio ritornai al posto e chiesi al Signore “…di foderare il mio cuore con il suo Corpo e il suo Sangue per renderlo adatto ad accoglierlo e custodirlo”.
Nei giorni successivi non credevo a me stesso, mi rifiutavo perché convinto che tutto era frutto della suggestione “spesso facciamo dire a Dio quello che noi vogliamo” , sta di fatto che qui inizia il mio cambiamento nel cuore, nei gesti, nelle opere, e se prima accendevo il pc per scaricare materiale insano e sciocchezze ora lo utilizzavo diversamente cliccando preghiere e visualizzando brani della Bibbia, sentivo dentro un bisogno immenso come di recuperare il tempo perduto “troppo tardi ti conobbi” e di incamminarmi umilmente verso questa via “la fede viene dall’umiltà, dal saper ammettere i propri limiti” con il bisogno di scoprire la Verità. Mi sentivo riconoscente nei confronti di questo Padrone di casa che mi aveva accolto senza ripensamenti e come “obbligato” a seguire i suoi precetti spontaneamente incominciai a far tesoro dei suoi consigli ed a sentire quotidianamente il bisogno d’averlo accanto.
Il repentino cambiamento, però, è difficile da digerire o meglio si fa fatica a riconoscerlo come reale: Era frutto del mio volere o io stesso ero “vittima” del Sommo Volere? Mentre mi chiedevo giornalmente tutto ciò iniziavo ad isolarmi dal mondo e da tutti come se il mio cuore dovesse avere orecchie solo per quella voce, per quel forte richiamo, come se potessi vivere solo di quella Parola. Allontanai anche il Frate, convinto che era la sua presenza ad indurmi in tali comportamenti come una sorta di “plagio” involontario. Ho rischiato tanto, di perdere amicizie, credibilità, affetti, ma io mi trovavo bene come e dove stavo, il periodo nero che avevo vissuto era stato una “palestra” eccezionale che mi permetteva, ora, di poter vivere senza contorni e sfondi… vivevo il mio attimo di pace in cima al Tabor e mi godevo questa rivelazione… continuando a pregare, leggere il passo del vangelo quotidiano e iniziando a recitare la preghiera delle Ore.
Il Signore mi aveva preso? Credo proprio di si, mi ha preso! Anche se preferisco restare cauto, mi piace pensare che io stia rispondendo ad una chiamata, soddisfacendo, pian piano la mia sete: sete di verità e d’esser esaudito.
Con la preghiera riesco a tendere la mia mano verso la Sua mano, riesco ad aprire il mio cuore chiedendo costantemente un rinnovamento per esso, chiedo un cuore che sia capace di accogliere e custodire la Verità che tanto disperatamente andavo cercando.
Questo sono io oggi, per alcuni sembro un prodigio, per altri sono rimasto quello che ero, io mi vedo semplicemente rinnovato ed incanalato, spero, nella giusta via. Anche se non lo lascio trapelare, anche se preferisco custodire il tutto senza darlo in pasto ai cani dell’apparenza. Non potrei mai soffocare il mio essere solo per il piacere di atteggiarmi: Quello che di me si vede è solo la punta dell’iceberg, tutto il resto lo conservo gelosamente, ma cerco di materializzarlo senza dare all’occhio…certo non è che sia un enorme iceberg!
A chi rendere grazie? A lui Totalmente e a chi, pur indirettamente, mi accompagna e mi sostiene. Prego affinché non mi venga mai a mancare la sete e quella sana insoddisfazione che mi porta a non sentirmi mai arrivato “provocavi in me l’inquietudine, pungolandomi dentro, in modo che io mi sentissi sempre insoddisfatto cosi che tu man mano diventassi una certezza” e che mi impone di mettermi sempre in fila dietro gli ultimi con pazienza ma impaziente d’essere giornalmente Battezzato. Ho annullato il più possibile l’influenza della mia volontà nelle scelte che faccio, voglio farmi trasportare dalla Sua Volontà, Lui sa meglio di me cosa è meglio per me.
Grazie perché sei capace di fare ben più di quanto ti chiediamo o non comprendiamo di dover fare.

Chi crede in Lui non andrà perduto

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
(Giovanni 3,16-18)

Non c'è altra salvezza se non quella di riconoscere la centralità di Cristo, sia nella nostra fede sia nella possibilità di salvarci. Spesso si perde la Sua visione o ancor peggio lo si crede distante e inarrivabile e ci si affida ad intercessioni che, nel peggiore dei casi, offuscano totalmente la Sua Croce. Personalmente ho riscoperto in Gesù il fulcro di tutta l'opera del Padre, la via per raggiungere tutto ciò che c'è riservato per noi, utilizzo sempre le "mie" intercessioni anche se ho compreso che è più vicino di quanto pensassi. Signore aiutaci a sgomberare la nostra visuale da nebbia e tutto ciò che ci vieta di contemplarti, affinché si compia la nostra salvezza per mezzo di Te e della tua Croce.

venerdì 16 maggio 2008

Prendi la tua croce e seguimi

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. E diceva loro: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza”.
(Marco 8,34-9,1)


Mi chiedo se il rinnegare se stesso sia un atto attivo o passivo. Morire a se stesso mediante sacrifici e rinunce o accorgersi che man mano molta parte di te si sta addormentando per lasciare spazio alla Croce che sovrasta la tua vita? Per seguire Cristo si deve passare dala croce anche metaforicamente nell'accettarla come unico e solo metodo di salvezza! Signore dammi la forza di non mollare mai la presa, di far si che la Croce abbracciata sia continuamente una gioia nuova.

giovedì 15 maggio 2008

Una Preghiera "Personale"

O Gesù fatti sempre più sentire al povero mio cuore e compi in me l'opera da te incominciata.
Ho letto questa preghiera su un sito e mi sono meravigliato del fatto che queste parole sono identiche a quelle che pronuncio quasi ogni giorno; come se qualcuno si fosse impadronito delle mia "frase" ed invece io, senza saperlo, sono stato a copiare questa invocazione: Padre Pio si rivolgeva cosi a Gesù, possa anche Lui intercedere con le stesse parole...

Chi dite che io sia?

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dice la gente che io sia?”. Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”. Ma egli replicò: “E voi chi dite che io sia?”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
(Marco 8,27-33)

Chi dite che io sia? Ogni giorno Cristo ci rivolge questa domanda e in ogni momento la nostra risposta è pronta ad essere cambiata in base agli stati d'animo, quando lo domanda in periodi di crisi siamo pronti a rispondere rimproverandolo , come Pietro, quando nei momenti di gioia Lui ci chiede di riconoscerlo siamo pronti ad urlare "Tu sei il Salvatore". La risposta, però, non può trasformarsi in base all'umore, deve invece essere scolpita e rimanere invariata, pronta ad essere letta in qualsiasi momento, nei momenti di tentazione, di sconforto, di gioia e di esultanza: Lui è Il Cristo sempre.

mercoledì 14 maggio 2008

Amatevi come io ho amato voi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.
(Gv 15, 9-17)


Il comandamento nuovo che ci Lascia Cristo poco prima di salire in croce “Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” è da completamento agli altri, è anche nuovo in quanto col suo stesso esempio ci ha messi tutti sullo stesso piano rendendoci tutti amici , “non vi chiamo più servi ma amici”ma ci chiama a servire l'amicizia nel saper comprendere i bisogni di chi ci sta accanto ed agire. Lui ci vuole cosi, vuole che partecipiamo “come amici” al suo mistero, ci ha messi a conoscenza della Sapienza divina e con il suo amore ha aperto “un libro” mettendo dinanzi ai nostri occhi tutto ciò che lui ha ricevuto dal Padre. Credo che il ruolo primario di Cristo fosse ed è proprio questo: far conoscere le opere del Padre e mettere tutti in condizione di partecipare al Regno dei Cieli, rendendo Gloria a Dio, solo se “osserverete i miei comandamenti” e “rimarrete nel mio amore”. Chiediamo dunque il suo aiuto per poter riconoscere Dio nel prossimo, la Sua volontà nei bisogni di chi ci sta vicino .

martedì 13 maggio 2008

Perchè non avete pane?

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. Allora Gesù li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!”. E quelli dicevano fra loro: “Non abbiamo pane”. Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: “Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. “E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. E disse loro: “Non capite ancora?”.
(Marco 8,14-21)


Perché dite di non avere pane e perché mostrate ancora un cuore indurito nonostante il fatto d’essere suoi discepoli? I farisei attendevano un segno e sfidavano Gesù in tal senso, i suoi discepoli non vedevano invece tutti i segni che avvenivano intorno a loro. Si preoccupano di non avere pane, come noi oggi ci lamentiamo sempre di non avere abbastanza, di vivere male e mal appagati. Ci siamo mai chiesti come mai? Forse non riusciamo a vedere con gli occhi che abbiamo e ad udire con le nostre orecchie? Forse il nostro cuore stenta ad addolcirsi, stenta a comprendere che il vero Pane non è fatto con il lievito dei farisei e di erode, ma con il lievito eterno, con la Sua parola, capace di moltiplicare, ed appagare quotidianamente la nostra fame? Possa Signore la Tua Parole essere l’unico pane capace di saziare la nostra fame.

lunedì 12 maggio 2008

La Fede non è fatta solo di Segni

In quel tempo, vennero i farisei e incominciarono a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli, con un profondo sospiro, disse: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione”. E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all’altra sponda.
(Mc 8, 11-13)

Chi si rivolge a Dio lo deve fare rimanendo saldo nella fede, non si può pensare di sfidarlo e domandare segni che attestino la sua esistenza. Tutto deve partire dalla netta e chiara affermazione di Dio in quanto tale. Questa generazione non avrà nessun segno perché del segno non cerca l’essenza ma la maestosità in quanto cosa soprannaturale. Anche noi molte volte attendiamo prodigi inimmaginabili non accorgendoci di ciò che muta lentamente la nostra vita. Non è sano attendere il Grande Segno ma è costruttivo vedere in ogni piccolo segno una meraviglia, opera delle Sue mani.. ridimensioniamo il nostro modo di rivolgerci a Lui, conservando un cuore pentito, molta umiltà e una fede ben salda potremo chiedere qualsiasi cosa, certi d’esser esauditi.

domenica 11 maggio 2008

Tu sai tutto

Il Signore non fa conto del vigore del cavallo, non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia"
(Salmo 146)

Oggi leggevo questo salmo e in particolare questi due versetti che trattano di un tema che da giorni medito grazie anche al passo del Vangelo di Giovanni 21, 15-19 dove Pietro dice al Signore: "Tu sai Tutto".
Da sempre sono un profondo difensore Dell'Essere a discapito dell'Apparire e non solo per una questione di conformità alla Parola, ma credo, anche, per una predisposizione naturale: “il Signore sa” sta a significare che lui ben comprende cosa si nasconde negli antri del nostro cuore, conosce l’essenza che muove le nostre azioni e ogni nostra intenzione, non occorre, quindi, atteggiarsi se tutto ciò che si fa lo si compie con naturalezza ed amore. A mio avviso la nostra Chiesa soffre molto oggi per questo: è ricca di apparenze e scarsa di sostanze. Molta gente partecipa con il solo scopo di essere in vista e esser considerata praticante non curante del fatto che l’unica Opinione che vale è data da chi fa a meno della vista per "ammirarci". Ci preoccupiamo soltanto di "batterci forte il petto" di inchinarci e mostrare riverenza quando poi, in quei momenti, non si pensa minimamente a Colui che sta davanti a noi. Spesso mi chiedo dove sta il giusto equilibrio tra l’esser testimone nei gesti e nelle azioni e il non peccare di protagonismo, e subito mi rispondo che sta nel saper esternare ciò che si sente, ma non è mica facile! Esternare significa mettere a repentaglio le sensazioni e le emozioni, in balia di un vento che potrebbe danneggiarle, e non poco. Se si è sicuri di tutto, però, questo è un rischio che si deve correre: Siamo chiamati ad esser testimoni, Il Signore non apprezza l'agile corsa dell'uomo ma di sicuro sarà felice dei nostri piccoli passi verso Lui; deponiamo il nostro vigore quando ci apprestiamo ad incontrarlo, gettiamo via le nostre maschere e ogni rivestimento, non servono, se non a renderci ridicoli e bigotti nei suoi confronti. Essere Testimoni e Protagonisti si può, ma con la sincerità nel cuore e la coerenza tra il "dire e il fare".



Scendete se volete salire a Lui perché nel salire contro di Lui siete scesi troppo in basso (S.Agostino)

Essere ed Apparire.

"Il Signore non fa conto del vigore del cavallo, non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia"
(Salmo 146)


Oggi leggevo questo salmo e in particolare questi due versetti che trattano di un tema che da giorni medito grazie anche al passo del Vangelo di Giovanni 21, 15-19 dove Pietro dice al Signore: "Tu sai Tutto".
Da sempre sono un profondo difensore Dell'Essere a discapito dell'Apparire e non solo per una questione di conformità alla Parola, ma credo, anche, per una predisposizione naturale: “il Signore sa” sta a significare che lui ben comprende cosa si nasconde negli antri del nostro cuore, conosce l’essenza che muove le nostre azioni e ogni nostra intenzione, non occorre, quindi, atteggiarsi se tutto ciò che si fa lo si compie con naturalezza ed amore. A mio avviso la nostra Chiesa soffre molto oggi per questo: è ricca di apparenze e scarsa di sostanze. Molta gente partecipa con il solo scopo di essere in vista e esser considerata praticante non curante del fatto che l’unica Opinione che vale è data da chi fa a meno della vista per "ammirarci". Ci preoccupiamo soltanto di "batterci forte il petto" di inchinarci e mostrare riverenza quando poi, in quei momenti, non si pensa minimamente a Colui che sta davanti a noi. Spesso mi chiedo dove sta il giusto equilibrio tra l’esser testimone nei gesti e nelle azioni e il non peccare di protagonismo, e subito mi rispondo che sta nel saper esternare ciò che si sente, ma non è mica facile! Esternare significa mettere a repentaglio le sensazioni e le emozioni, in balia di un vento che potrebbe danneggiarle, e non poco. Se si è sicuri di tutto, però, questo è un rischio che si deve correre: Siamo chiamati ad esser testimoni, Il Signore non apprezza l'agile corsa dell'uomo ma di sicuro sarà felice dei nostri piccoli passi verso Lui; deponiamo il nostro vigore quando ci apprestiamo ad incontrarlo, gettiamo via le nostre maschere e ogni rivestimento, non servono, se non a renderci ridicoli e bigotti nei suoi confronti. Essere Testimoni e Protagonisti si può, ma con la sincerità nel cuore e la coerenza tra il "dire e il fare".

Ricevete lo Spirito Santo

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
(Giovanni 20,19-23)

Pace a Voi! La vera pace è Riconoscere Gesù e gioire per la visione, la pace è stare riuniti con Lui in mezzo, la vera pace è ascoltarlo ed esser degni di ricevere il suo Spirito e la sua Chiamata divenendo suo discepoli simili a Lui perchè conformi alla sua Parola. Ognuno di noi può trovarsi seduto con i discepoli e ricevere la Visita, ognuno di noi è chiamato ad ascoltare ed ubbidire con cuore umile e carico d'amore.

sabato 10 maggio 2008

Tu Seguimi

In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?”. Gesù rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”. Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
(Gv 21, 20-25)


"Tu Seguimi" - Per seguire davvero Cristo non occorre farsi domande o crearsi preoccupazioni, ma lasciare agire e fidarsi. Forse Pietro temeva che Giovanni avrebbe potuto prendere il suo posto, non ricordava che al sepolcro lo stesso Giovanni aveva lasciato a lui la precedenza come a Conservare il primato a lui. Cristo però riserva ad ognuno il suo ruolo: Giovanni è colui che darà testimonianza fino alla fine, Pietro pascerà il gregge che gli sarà consegnato. Signore ti prego di portare a compimento l'opera che hai iniziato in ognuno di noi, possa la nostra vocazione essere ben chiara e limpida per condividerla con Te e con chi ci sta accanto.

venerdì 9 maggio 2008

Tu lo sai che Ti amo

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi ami?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.
(Gv 21, 15-19)
Cristo sa scendere ai nostri livelli, questo lo ha dimostrato una volta per tutte salendo in croce e vivendo tra di noi le sue agonie, ma in questo passo ci dimostra che accetta noi come siamo purché mossi dall’amore e dal cuore puro. Pietro alla domanda di Gesù “mi ami” risponde “si ti voglio bene” ed ecco che Gesù stesso ridimensiona la forma del suo amore, pur mantenendola invariata nella sostanza, e mette sullo stesso piano il sentimento di Pietro e quello Suo. Quando ci sforziamo per compiere imprese “mitiche” quando lottiamo con noi stessi senza riuscire nell’intento valutandoci come incapaci di Amare Cristo, teniamo in mente queste sue parole per capire che ogni nostro piccolo passo, fatto con Amore, verso di Lui è una meraviglia ai suoi occhi. Grazie Gesù, perchè sceso accanto a me e hai aperto i miei occhi oramai diretti su un'unica direzione, grazie perchè con molti tormenti sono riuscito a mettere a fuoco la strada e grazie in anticipo per tutto ciò che hai in serbo per me.
Ps. Nella frase "e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi" leggo un consiglio fantastico per seguire Cristo e abbandonarsi a Lui, un consiglio che viene da Lui non può che portare direttamente a Lui, e allora come i vecchi che tendono la mano affidiamoci totalmente al Padre, anche quando, secondo noi, ci porta per strade che non vogliamo, tutto è per la nostra gloria e per la sua, tutto concorre per la nostra felicità: per questo mi sono affidato a Lui.

mercoledì 7 maggio 2008

Custodisci nel Tuo nome coloro che mi hai dato

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità”.
(Giovanni 17,11-19)

Cristo ci incoraggia a non avere paura del mondo ma anzi di andare incontro al mondo rimanendo saldi nel Padre. Siamo una cosa sola in quanto siamo stati custoditi nel suo nome e ci vuole simili a lui consacrati nella verità, nell'unica parola che può sostenerci durante le prove e le battaglie che il mondo ci propone. Magari potessimo possedere un minimo del coraggio che hai avuto tu per affrontare quanti ci odiano!.. Nell'orto pregavi anche per noi nonostante i nostri simili stavano per consegnarti alla morte.. Grazie per la gioia che hai lasciato e che giornalmente rinnovi nei nostri cuori.

martedì 6 maggio 2008

"Padre è giunta l'ora"

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”.
(Gv 17, 1-11)

Con questo pensiero Gesù "si conceda" dal mondo avendo, prima, promesso al mondo stesso la sua costante presenza con l'invio del Paraclito.. Con queste parole ci lascia un testamento forte e la chiave per accedere al regno ed essere glorificati dal Padre: Compiere la volontà del Padre, compiere l'opera che ci ha dato da fare è glorificarlo in terra è accedere alla vita eterna. Lui raggiunge il Padre con la stessa chiave che consegna noi, avendo portato a compimento la riconciliazione tra il Padre e il suo popolo.
Grazie Gesù perchè sei riuscito a compiere in pieno, con la morte in croce, il progetto Divino, grazie per averci accolto tutti sotto la tua croce e grazie perchè hai innalzato questo legno come scala diretta per il regno dei cieli..aiutaci sempre a non perderti mai di vista e a non ricercare altrove la pace e l'amore che solo le tue parole sanno dare!

Le cose mie sono tue e quelle tue sono mie

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”.
(Giovanni 17,1-11)


Con questo pensiero Gesù "si conceda" dal mondo avendo promesso al mondo stesso la sua costante presenza con l'invio del Paraclito.. Con queste parole ci lascia un testamento forte e la chiave per accedere al regno ed essere glorificati dal Padre: Compiere la volontà del Padre, compiere l'opera che ci ha dato da fare è glorificarlo in terra è accedere alla vita eterna. Grazie Gesù perchè sei riuscito a compiere in pieno, con la morte in croce, il progetto Divino, grazie per averci accolto tutti sotto la tua croce e grazie perchè hai innalzato questo legno come scala diretta per il regno dei cieli..aiutaci sempre a non perderti mai di vista e a non ricercare altrove la pace e l'amore che solo le tue parole sanno dare!

sabato 3 maggio 2008

Io sono nel Padre e il Padre è in me

In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.
(Giovanni 14,6-14)


"..perché io vado al padre"... e porta con se tutta la nostra miseria, la nostra piccolezza dell'essere uomini, ma mette sotto gli occhi del Padre Misericordioso tutte le nostre potenzialità, la nostra capacità di compiere, se solo lo vogliamo, opere ben più grandi di quelle compiute da Lui stesso. Il Padre ha mandato suo figlio per scendere ai nostri livelli, il figlio ritorna al padre per innalzare la nostra natura, solo cosi è possibile riconoscere Nel figlio il Padre stesso e viceversa: amando il loro progetto divino di salvezza e d'amore.
Mio Dio Comandami ciò che vuoi e concedimi ciò che comandi

venerdì 2 maggio 2008

L'afflizione si Tramuta in gioia

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”
(Giovani 16,20-23)

"..Ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" Dopo un immenso dolore c'è sempre una gioia di proporzioni ben più grandi, come la partoriente Gesù con il suo dolore ha dato alla luce "La Luce" per eccellenza, la nostra gioia eterna. Il Mondo si rallegrerà perche chi incontrerà Cristo non porterà più nel cuore nessun segno di tristezza perchè sa che non andrà più via ma sarà presente ogni attimo, in ogni nostro battito di cuore.