domenica 18 maggio 2008

Chi cerca trova, ma chi ha voglia di farsi trovare semplifica la ricerca.


Vivevo normalmente questa mia vita fatta di lavoro, abitudini mondane, uscite con amici, bicchieri e musica anche se regnava in me un senso d’insoddisfazione, un continuo sentirmi fuori luogo, fuori posto senza arte ne parte e nonostante il mio accettabile inquadramento “economico-sociale” in me era insito un malessere: Che cosa farne Dei Miei Giorni?
Molto spesso mi soffermavo come ad un bivio e li stavo impassibile di fronte a mille possibilità, in realtà poche, che avrebbero potuto rapirmi e condurmi altrove.
Nel gennaio del 2007 ho avuto una di queste pause e ho tirato le somme più che in ogni altro momento passato con l’aiuto di un’analisi, a modo mio, sullo stato delle cose, sull’effettiva sostanza della vita. Ho semplificato tutto e a furia di pensare e ridurre al minimo il senso della mia vita sono sprofondato nell'abisso, in un buco nero senza via di fuga che da un lato mi ha fatto comprendere molte cose dall'altro ha corroso parte di me segnandola per sempre... anche positivamente, perdendo interesse per il lato materiale della vita, comprendendo che la volontà può abbattere molti problemi creati dall’ignoranza e dalla superbia, maturando la convinzione che l’uomo tende, per natura, a complicarsi l’esistenza, quando essa può essere resa più semplice, giungendo alla conclusione che il tesoro da ricercare e al quale si deve ambire è ben diverso da tutto ciò che materialmente luccica, con la consapevolezza che fino allora avevo cacciato in luoghi proibiti nei quali l’aridità sovrastava; non era lì che si celava il mio tesoro. Quelle sere, le ricordo, buie e terrificanti, avevo di fronte solo la morte come unica meta della vita, la tomba come muto scrigno di ciò che eravamo stati, chiedevo aiuto a Dio e ricordo che iniziai a pregare a rivolgere domande con richieste di risposte immediate, come se la mia preghiera fosse stata una “bacchetta magica”.
Passarono i giorni, il grigio e con essi La Voglia di Avere La Risposta, non pensavo più alle questioni proposte, amareggiato del fatto che mai avrei avuto un riscontro atteso. Certo allora non comprendevo tante cose, che quei tempi erano i miei e non quelli Suoi, non sapevo che il suo kairos e il mio kronos hanno in comune solo la “sostanza”, l’essere tempo, ma erano differenti nelle forma che addirittura scompare nella dimensione infinita del primo. Continuai la mia vita come sempre senza uno scopo, vivendo alla giornata, dimenticandomi di Dio che glorificavo, in ogni caso, a modo mio e apparentemente, nei giorni di festa e con qualche fredda preghiera la sera. Lui, evidentemente, non aveva gettato la spugna, tramava per me, progettava “dirige i passi dell’uomo e stabilirà la strada per lui” e mai ha pensato minimamente di abbandonarmi, e di questo, e non solo, gli rendo grazie.
Ad agosto, in un modo del tutto assurdo conobbi un frate e da subito nacque un’amicizia tipica di due coetanei, due giovani che vanno oltre i propri Abiti, l’uno nel rispetto del mondo dell’altro. Passavano i giorni ed intanto aumentava il nostro legame, lui sosteneva che il nostro incontro era opera divina ed io stentavo a comprendere e credere che mi fosse stato donato dal cielo, ma a quale scopo? Cosa potevo farmene io di un frate? Forse sostanzialmente e praticamente niente, ma fu lui che per scherzo e sottoforma di battuta una sera mi consigliò di Confessarmi e di ripristinare un dialogo che avevo interrotto anni addietro o che forse, ora posso dirlo, non avevo mai iniziato. Il 21 ottobre mi trovavo in chiesa per la solita messa domenicale, ero andato un po’ presto, ma senza l’intenzione di farlo, non avevo il coraggio ed ero intimorito. Seduto e aspettavo l’inizio della messa, ma una forza premeva sulla mia schiena come a staccarmi dalla spalliera della sedia m’induceva ad alzarmi…e così fu, andai, il prete fu ben lieto di mondarmi e mi accostai alla comunione, anche se con la freddezza che da sempre mi caratterizzava, vivendo il tutto come un gesto meccanico di semplice devozione. Al Ritorno a casa, però, mi sentivo turbato o meglio iniziai a meditare il senso dell’Eucaristia, onorato per quel dono che, nonostante il mio peccare, mi era stato offerto senza averlo chiesto. Quella sera, nello scegliere se ritornare sui miei passi insieme all’amico peccato o incamminarmi per una nuova strada lasciandomelo dietro, scelsi la prima opzione iniziando a pregare e a rendere Grazie per il suo amore gratuito e per aver riaccolto la sua pecora smarrita. L’indomani, per caso, mi trovavo nei pressi di una chiesa ancora aperta, entrai ed era appena iniziata la messa: ricorderò per sempre questo momento, quella sera ho avuto la risposta alle mie tante domande, il riscontro che da tempo aspettavo. Durante la consacrazione mi sentivo invaso da un’emozione unica, nuova, tipica di un incontro esclusivo. Tremante ricevetti l’eucaristia, fiero dell’esser rimasto 24 ore senza colpa e al ritorno a stento trattenevo le lacrime, avrei voluto esser solo in quella chiesa per esplodere in un pianto liberatorio, ma in silenzio ritornai al posto e chiesi al Signore “…di foderare il mio cuore con il suo Corpo e il suo Sangue per renderlo adatto ad accoglierlo e custodirlo”.
Nei giorni successivi non credevo a me stesso, mi rifiutavo perché convinto che tutto era frutto della suggestione “spesso facciamo dire a Dio quello che noi vogliamo” , sta di fatto che qui inizia il mio cambiamento nel cuore, nei gesti, nelle opere, e se prima accendevo il pc per scaricare materiale insano e sciocchezze ora lo utilizzavo diversamente cliccando preghiere e visualizzando brani della Bibbia, sentivo dentro un bisogno immenso come di recuperare il tempo perduto “troppo tardi ti conobbi” e di incamminarmi umilmente verso questa via “la fede viene dall’umiltà, dal saper ammettere i propri limiti” con il bisogno di scoprire la Verità. Mi sentivo riconoscente nei confronti di questo Padrone di casa che mi aveva accolto senza ripensamenti e come “obbligato” a seguire i suoi precetti spontaneamente incominciai a far tesoro dei suoi consigli ed a sentire quotidianamente il bisogno d’averlo accanto.
Il repentino cambiamento, però, è difficile da digerire o meglio si fa fatica a riconoscerlo come reale: Era frutto del mio volere o io stesso ero “vittima” del Sommo Volere? Mentre mi chiedevo giornalmente tutto ciò iniziavo ad isolarmi dal mondo e da tutti come se il mio cuore dovesse avere orecchie solo per quella voce, per quel forte richiamo, come se potessi vivere solo di quella Parola. Allontanai anche il Frate, convinto che era la sua presenza ad indurmi in tali comportamenti come una sorta di “plagio” involontario. Ho rischiato tanto, di perdere amicizie, credibilità, affetti, ma io mi trovavo bene come e dove stavo, il periodo nero che avevo vissuto era stato una “palestra” eccezionale che mi permetteva, ora, di poter vivere senza contorni e sfondi… vivevo il mio attimo di pace in cima al Tabor e mi godevo questa rivelazione… continuando a pregare, leggere il passo del vangelo quotidiano e iniziando a recitare la preghiera delle Ore.
Il Signore mi aveva preso? Credo proprio di si, mi ha preso! Anche se preferisco restare cauto, mi piace pensare che io stia rispondendo ad una chiamata, soddisfacendo, pian piano la mia sete: sete di verità e d’esser esaudito.
Con la preghiera riesco a tendere la mia mano verso la Sua mano, riesco ad aprire il mio cuore chiedendo costantemente un rinnovamento per esso, chiedo un cuore che sia capace di accogliere e custodire la Verità che tanto disperatamente andavo cercando.
Questo sono io oggi, per alcuni sembro un prodigio, per altri sono rimasto quello che ero, io mi vedo semplicemente rinnovato ed incanalato, spero, nella giusta via. Anche se non lo lascio trapelare, anche se preferisco custodire il tutto senza darlo in pasto ai cani dell’apparenza. Non potrei mai soffocare il mio essere solo per il piacere di atteggiarmi: Quello che di me si vede è solo la punta dell’iceberg, tutto il resto lo conservo gelosamente, ma cerco di materializzarlo senza dare all’occhio…certo non è che sia un enorme iceberg!
A chi rendere grazie? A lui Totalmente e a chi, pur indirettamente, mi accompagna e mi sostiene. Prego affinché non mi venga mai a mancare la sete e quella sana insoddisfazione che mi porta a non sentirmi mai arrivato “provocavi in me l’inquietudine, pungolandomi dentro, in modo che io mi sentissi sempre insoddisfatto cosi che tu man mano diventassi una certezza” e che mi impone di mettermi sempre in fila dietro gli ultimi con pazienza ma impaziente d’essere giornalmente Battezzato. Ho annullato il più possibile l’influenza della mia volontà nelle scelte che faccio, voglio farmi trasportare dalla Sua Volontà, Lui sa meglio di me cosa è meglio per me.
Grazie perché sei capace di fare ben più di quanto ti chiediamo o non comprendiamo di dover fare.

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