giovedì 5 giugno 2008
Amerai il prossimo tuo come te stesso.
mercoledì 4 giugno 2008
...saranno come angeli nei cieli!
In quel tempo, vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c’è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: “Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza; allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l’hanno avuta come moglie”. Rispose loro Gesù: “Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe? Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore”.
“Quando risusciteranno dai morti saranno come angeli nei cieli” e dovremo dire addio a tutto ciò che eravamo, a quello che possedevamo, alle nostre ricchezze alle nostre sicurezze, ai nostri tesori, per andare incontro a Colui che racchiude tutte le gioie possibili e inimmaginabili. Nel passaggio non è lecito trascinare niente che non sia il bagaglio di opere buone, la fede salda e l’amore che, con la vita terrena, abbiamo manifestato a Dio e ai nostri simili. Non c’è giustizia più grande di questa, essere come angeli in cielo liberati da ogni corazza e dalle zavorre che quotidianamente appesantiscono il nostro spirito riducendolo ad un fantasma. I sadducei sono in errore, come i farisei e gli erodiani, perché interrogano il Signore, lo mettono alla prova, cercano di trovare un neo nei suoi insegnamenti ma come sempre il loro grande errore, il loro vivere di esso e per esso non li porta a considerare tutto ciò che sta oltre loro stessi: la grazia e la forza di Dio, la sua potenza. O Signore aiutaci ad essere degli angeli anche in terra, liberaci da tutti i nostri pesi affinché ogni giorno possiamo spiccare il volo verso di te e verso il servizio che tu ci chiami a compiere, per smettere di morire costantemente col peccato e vivere sotto la tua luce, Dio dei Viventi aiutaci a comprendere che la morte è la rinascita alla vera vita, sia per noi la Tua Croce simbolo del progetto di salvezza e contemplarla è nel ricordo della tua passione ma soprattutto come emblema del compimento della tua Volontà, del tuo grande amore.
martedì 3 giugno 2008
Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.
(Marco 12,13-17)
“Non ti curi di nessuno, infatti non guardi in faccia gli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio”. I farisei e gli erodiani cercano di cogliere in fallo Gesù nel suo discorso, facendo leva sul fatto che Lui, pur di proclamare la via del Padre, non guarda in faccia gli uomini. La nostra faccia non è sempre conforme al nostro cuore, amiamo molto camuffarla, truccarla per celarci dietro a maschere che niente lasciano trapelare della nostra anima. Gesù non guarda in faccia perché per annunciare l’opera del Padre mira dritto al cuore degli uomini evita il loro sguardo spesso inquinato è imbruttito dalla superficialità, si occupa prima di sanare il cuore e di trasmettere poi luce al volto di ciascuno di noi, per renderlo uno specchio che rifletta il suo bagliore. I farisei cercano di interpretare a modo loro la schiettezza di Gesù e la sua capacità di “non curarsi di nessuno pur di proclamare la verità” e tentano di far passare come lecito un atteggiamento che non lo è, provano a rendere leale l’annullamento di ogni obbligo pur di seguire Dio. Cristo però “conoscendo la loro ipocrisia” sa bene utilizzare la realtà dei fatti e riesce sempre a rimettere sulla giusta via le nostre intenzioni aprendo i nostri occhi ad una visione concreta delle cose, fa capire, inoltre, che non solo verso un atto diretto a Lui si può servire Dio ma è possibile farlo costantemente operando con lealtà e giustizia “rendendo a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”: Cesare ci chiede il tributo, Dio ci insegna a rendere a chiunque quello che gli è dovuto senza cercare scorciatoie o vie di fuga, senza trincerarsi in false regole ma operando con la verità, la Sua verità, quella che ci rende capaci di andare oltre le maschere degli uomini portando a ciascuno il nostro tributo cioè insegnare, loro, “secondo verità la via di Dio”.
lunedì 2 giugno 2008
Afferrato il figlio prediletto, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
In quel tempo, Gesù prese a parlare ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani in parabole: “Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l’erede; su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. Non avete forse letto questa Scrittura: ‘‘La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri’’?”. Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.
domenica 1 giugno 2008
La casa sulla roccia e la casa sulla sabbia
sabato 31 maggio 2008
Visitazione di Maria
“Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” nella voce di Maria regna già la forza dello Spirito, capace di far esultare chiunque assapori la sua grandezza, in Maria è presente l’opera del figlio e la conoscenza del progetto che il Figlio è chiamato a portare a compimento con la sua incarnazione: Gesù soccorrerà Israele, innalzerà gli umili, verrà per mantenere l’antica promessa e per salvarci dalla morte eterna. Riconosciamo in Maria la via privilegiata per arrivare a Cristo, lei che per prima ha assaporato le sue delizie, lei che per prima si è affidata alla sua opera, lei che ci ha insegnato, a Cana, ad avere totale fiducia in Lui e a seguire tutto ciò che ci proporrà di fare nella vita.
O Maria visita anche le nostre case, aiutaci a contemplare la grandezza di Dio e ad essere sempre pronti a gridare il nostro “Si” riuscendo a spazzare via ogni timore e turbamento, visita le nostre vite affinché anche le nostre anime possano magnificare il Signore.
venerdì 30 maggio 2008
Grazie Signore perchè hai rilevato queste cose ai piccoli!
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
(Matteo 11,25-30)
giovedì 29 maggio 2008
Rabbunì fa che io abbia la vista!
“Il cieco, sedeva lungo la strada a mendicare” chi di noi non si immedesima in questo uomo, incapaci di vedere oltre il nostro naso spesso viviamo la nostra vita seduti ai margini a mendicare, a chiedere un qualcosa che nessuno mai potrà donarci che non sia un surrogato di ciò che realmente bramiamo. Accecati da tutto ciò che ci sta intorno, malati di potere e assetati di vanagloria raramente ci accorgiamo che tra i mille passanti che si susseguono c’è anche Gesù. Evidentemente Bartimeo custodiva il desiderio di fare questo incontro e nonostante i suoi occhi fossero incapaci di distinguerlo riesce a sentire la presenza, riesce ad aprire uno spiraglio che permetterà di conoscerlo.”Comincia a gridare” è bastato davvero poco “al sentire che c’era il Nazareno” perché il suo comportamento subisse un radicale cambiamento, chi mendica lo fa sottovoce e con afflizione magari rimanendo curvato sui suoi malanni, ora invece si alza e grida, non vuole perdere questa occasione, non vuole che questo speciale benefattore passi da lui senza averlo conosciuto, l’unico capace di risanare le sue sofferenze. In molti lo sgridano per farlo tacere, come molte sono le occasioni che potrebbero portarci a desistere dall’incontrarlo, come tante sono le persone pronte a criticare e a condannare la nostra scelta, ma chi davvero non attende altro è pronto a “gridare più forte” manifestando la forza della fede e la reale fiducia preparando una giusta accoglienza alla sosta e permanenza di Gesù nella propria vita. “Coraggio alzati, ti chiama” è l’invito dei discepoli, gli amici di Gesù che hanno già sperimentato il suo amore incoraggiano il cieco, loro soffocano nel nascere, con il loro esempio, ogni probabile esitazione; “egli, gettato via il mantello, balzò in piedi” e gettatosi alle spalle tutto ciò che era, abbandona le sue vesti e s’incammina verso Lui. Lascia tutto ciò che aveva, ben poco, ma si libera comunque della sua storia scegliendo di affidarsi totalmente, è questo il Vero cambiamento di fronte al quale Gesù è pronto a concedere qualsiasi cosa gli venga chiesta, perché lui ha guardato il cuore del cieco e lì ha incontrato due occhi spalancati che aspettavano soltanto di contemplare il suo amore e il suo volto. “Che vuoi che io ti faccia?”, e gli ridona la vista, luce sulla sua vita, lo libera totalmente dalla sua condizione perché sa che era questa la grande grazia che andava mendicando: Poterlo seguire con la luce negli occhi e un fuoco vivo nel cuore. O Gesù risana la cecità dei nostri cuori, dona occhi che possano comprendere la via da seguire, non permetterà a nessuno mai di far tacere il nostro grido: Abbi pietà di me, donami una fede capace di salvarmi!
mercoledì 28 maggio 2008
Tristezza&Letizia
Cosa volete che io faccia per voi?
“Mentre erano in viaggio per salire Gerusalemme”, Gesù è in viaggio verso il luogo dove verrà poi crocifisso diretto verso quella volontà che lo ha portato ad essere tra di noi, consapevole di tutto ciò che dovrà subire procede pronto ad accogliere qualsiasi prova senza alcun ripensamento; questo viaggio può essere inteso come il viaggio della Vita, questa salita che siamo chiamati a percorrere per giungere alla destinazione stabilita per noi. Non siamo soli “Gesù camminava davanti a loro” e non smette mai di istruirci e di ammaestrarci affinché giungiamo pronti alla meta, all’incontro che stabilirà la nostra sorte eterna. Noi lo seguiamo stupiti e con timore perché giornalmente ci presenta situazioni che sconvolgono la nostra routine, la nostra normalità, ma la fiducia nei suoi riguardi deve esser ben salda fortificata da quel timore che ben ci aiuterà a rimanere dietro la sua volontà. È una dura salita perché ci attendono tante prove, condanne da parte di chi tenta di demolirci, e forse ci sputeranno anche addosso, ma la certezza di rinascere a vita nuova lenisce ogni dolore e affievolisce ogni fatica. Sono queste le consolazioni che devono spingerci a non abbandonare mai il cammino e a intraprenderlo con la giusta intenzione, è una prova la nostra vita terrena durante la quale è importante non perdere mai di vista la Guida, il Suo esempio e la Sua parola. Gesù si è fatto servo è sceso in terra per servire la volontà del Padre e per noi, si è spogliato delle vesti e si è abbassato a lavare i piedi dei discepoli affinché anche noi facessimo altrettanto abbandonando i nostri abiti di uomini potenti, di capi e di grandi per assumere le sembianze, nel cuore e nei gesti, di servitori, di ultimi, pronti ad amarci gli uni gli altri ed essere i primi nel servire i nostri fratelli in nome del sacrificio che ci ha resi liberi dal peccato. Ecco il segreto per “Sedere nella sua gloria” ecco cosa ci permette di poter chiedere codesto privilegio, non sta a Lui deciderlo ma a noi, perché ci offre la possibilità di renderlo fattibile, con le nostre azioni e con la nostra vita vivendola come costante prova secondo il suo esempio. “Cosa volete che io faccia per voi?” Gesù guidaci tu in questa ripida salita allontana da noi ogni sorta di egoismo ed ambizione, paura e sconforto, tieni salde le nostre mani accompagna i nostri passi e non fare mai mancare al nostro cuore la linfa vitale che solo la tua Parola può donare.
martedì 27 maggio 2008
Molti dei primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi
(Marco 10,28-31)
lunedì 26 maggio 2008
Gesù fissatolo, lo amò..lui rattristato, se ne andò afflitto.
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre”. Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”. I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: “Figlioli, com’è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: “E chi mai si può salvare?”. Ma Gesù, guardandoli, disse: “Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio”.
(Marco 10,17-27)
domenica 25 maggio 2008
Corpus Domini

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
sabato 24 maggio 2008
Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non entrerà in esso.
venerdì 23 maggio 2008
L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto
giovedì 22 maggio 2008
Abbiate sale in voi stessi
mercoledì 21 maggio 2008
Chi non è contro di noi è per noi
(Marco 9,38-40)
martedì 20 maggio 2008
Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo
Essere bambini significa conservare gelosamente la sana ingenuità, la purezza e la semplicità che garantiscono un vero distacco nei confronti di tutto ciò che inquina le nostre anime. La sete di supremazia e di potere in primis, ci rende in continua lotta con chi invece dovremmo amare più di ogni altra cosa: "Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”, ma è estremamente difficile starsene in coda, all'ombra di tutti ed esserne felici, a volte quasi impossibile perchè non riusciamo ad annullare per prima cosa Noi Stessi a vantaggio della Sua parole e della Sua volontà. Chi accoglie un bambino nel mio nome accoglie me, chi si presenta a Lui nelle vesti di un bambino sarà accolto perchè avrà in cuore il Padre e l'accettazione totale della sua volontà... "ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili".
lunedì 19 maggio 2008
Aiutami nella mia incredulità
(Marco 9,14-29)
Quanto è importante la preghiera! Specialmente se accompagnata da una fede e da un “credo” ben saldi, diventa l’unico mezzo per scacciare ogni sorta di demoni. Riuscire a pregare non è un’impresa facile, richiede molta serenità, concentrazione ed uno slancio verso l’alto che permetta di dirigere le nostre intenzioni e i nostri dialoghi verso l’Interlocutore. Molte volte chiediamo grazie e miracoli immediati rimanendo delusi, poi, dalla mancata risposta, dimenticando che le nostre domande sono accompagnate, molte volte, dall’incredulità, e non da quella fede che deve renderci pazienti per non finire mai di sperare. Tutto è possibile per chi crede, e per chi s’impegna nella Vera preghiera e di essa ne fa arma e scudo contro tutti i demoni che quotidianamente s’impadroniscono del nostro corpo e delle nostre volontà. Signore aiutami nella mia incredulità!
domenica 18 maggio 2008
Chi cerca trova, ma chi ha voglia di farsi trovare semplifica la ricerca.
Vivevo normalmente questa mia vita fatta di lavoro, abitudini mondane, uscite con amici, bicchieri e musica anche se regnava in me un senso d’insoddisfazione, un continuo sentirmi fuori luogo, fuori posto senza arte ne parte e nonostante il mio accettabile inquadramento “economico-sociale” in me era insito un malessere: Che cosa farne Dei Miei Giorni?
Molto spesso mi soffermavo come ad un bivio e li stavo impassibile di fronte a mille possibilità, in realtà poche, che avrebbero potuto rapirmi e condurmi altrove.
Nel gennaio del 2007 ho avuto una di queste pause e ho tirato le somme più che in ogni altro momento passato con l’aiuto di un’analisi, a modo mio, sullo stato delle cose, sull’effettiva sostanza della vita. Ho semplificato tutto e a furia di pensare e ridurre al minimo il senso della mia vita sono sprofondato nell'abisso, in un buco nero senza via di fuga che da un lato mi ha fatto comprendere molte cose dall'altro ha corroso parte di me segnandola per sempre... anche positivamente, perdendo interesse per il lato materiale della vita, comprendendo che la volontà può abbattere molti problemi creati dall’ignoranza e dalla superbia, maturando la convinzione che l’uomo tende, per natura, a complicarsi l’esistenza, quando essa può essere resa più semplice, giungendo alla conclusione che il tesoro da ricercare e al quale si deve ambire è ben diverso da tutto ciò che materialmente luccica, con la consapevolezza che fino allora avevo cacciato in luoghi proibiti nei quali l’aridità sovrastava; non era lì che si celava il mio tesoro. Quelle sere, le ricordo, buie e terrificanti, avevo di fronte solo la morte come unica meta della vita, la tomba come muto scrigno di ciò che eravamo stati, chiedevo aiuto a Dio e ricordo che iniziai a pregare a rivolgere domande con richieste di risposte immediate, come se la mia preghiera fosse stata una “bacchetta magica”.
Passarono i giorni, il grigio e con essi La Voglia di Avere La Risposta, non pensavo più alle questioni proposte, amareggiato del fatto che mai avrei avuto un riscontro atteso. Certo allora non comprendevo tante cose, che quei tempi erano i miei e non quelli Suoi, non sapevo che il suo kairos e il mio kronos hanno in comune solo la “sostanza”, l’essere tempo, ma erano differenti nelle forma che addirittura scompare nella dimensione infinita del primo. Continuai la mia vita come sempre senza uno scopo, vivendo alla giornata, dimenticandomi di Dio che glorificavo, in ogni caso, a modo mio e apparentemente, nei giorni di festa e con qualche fredda preghiera la sera. Lui, evidentemente, non aveva gettato la spugna, tramava per me, progettava “dirige i passi dell’uomo e stabilirà la strada per lui” e mai ha pensato minimamente di abbandonarmi, e di questo, e non solo, gli rendo grazie.
Ad agosto, in un modo del tutto assurdo conobbi un frate e da subito nacque un’amicizia tipica di due coetanei, due giovani che vanno oltre i propri Abiti, l’uno nel rispetto del mondo dell’altro. Passavano i giorni ed intanto aumentava il nostro legame, lui sosteneva che il nostro incontro era opera divina ed io stentavo a comprendere e credere che mi fosse stato donato dal cielo, ma a quale scopo? Cosa potevo farmene io di un frate? Forse sostanzialmente e praticamente niente, ma fu lui che per scherzo e sottoforma di battuta una sera mi consigliò di Confessarmi e di ripristinare un dialogo che avevo interrotto anni addietro o che forse, ora posso dirlo, non avevo mai iniziato. Il 21 ottobre mi trovavo in chiesa per la solita messa domenicale, ero andato un po’ presto, ma senza l’intenzione di farlo, non avevo il coraggio ed ero intimorito. Seduto e aspettavo l’inizio della messa, ma una forza premeva sulla mia schiena come a staccarmi dalla spalliera della sedia m’induceva ad alzarmi…e così fu, andai, il prete fu ben lieto di mondarmi e mi accostai alla comunione, anche se con la freddezza che da sempre mi caratterizzava, vivendo il tutto come un gesto meccanico di semplice devozione. Al Ritorno a casa, però, mi sentivo turbato o meglio iniziai a meditare il senso dell’Eucaristia, onorato per quel dono che, nonostante il mio peccare, mi era stato offerto senza averlo chiesto. Quella sera, nello scegliere se ritornare sui miei passi insieme all’amico peccato o incamminarmi per una nuova strada lasciandomelo dietro, scelsi la prima opzione iniziando a pregare e a rendere Grazie per il suo amore gratuito e per aver riaccolto la sua pecora smarrita. L’indomani, per caso, mi trovavo nei pressi di una chiesa ancora aperta, entrai ed era appena iniziata la messa: ricorderò per sempre questo momento, quella sera ho avuto la risposta alle mie tante domande, il riscontro che da tempo aspettavo. Durante la consacrazione mi sentivo invaso da un’emozione unica, nuova, tipica di un incontro esclusivo. Tremante ricevetti l’eucaristia, fiero dell’esser rimasto 24 ore senza colpa e al ritorno a stento trattenevo le lacrime, avrei voluto esser solo in quella chiesa per esplodere in un pianto liberatorio, ma in silenzio ritornai al posto e chiesi al Signore “…di foderare il mio cuore con il suo Corpo e il suo Sangue per renderlo adatto ad accoglierlo e custodirlo”.
Nei giorni successivi non credevo a me stesso, mi rifiutavo perché convinto che tutto era frutto della suggestione “spesso facciamo dire a Dio quello che noi vogliamo” , sta di fatto che qui inizia il mio cambiamento nel cuore, nei gesti, nelle opere, e se prima accendevo il pc per scaricare materiale insano e sciocchezze ora lo utilizzavo diversamente cliccando preghiere e visualizzando brani della Bibbia, sentivo dentro un bisogno immenso come di recuperare il tempo perduto “troppo tardi ti conobbi” e di incamminarmi umilmente verso questa via “la fede viene dall’umiltà, dal saper ammettere i propri limiti” con il bisogno di scoprire la Verità. Mi sentivo riconoscente nei confronti di questo Padrone di casa che mi aveva accolto senza ripensamenti e come “obbligato” a seguire i suoi precetti spontaneamente incominciai a far tesoro dei suoi consigli ed a sentire quotidianamente il bisogno d’averlo accanto.
Il repentino cambiamento, però, è difficile da digerire o meglio si fa fatica a riconoscerlo come reale: Era frutto del mio volere o io stesso ero “vittima” del Sommo Volere? Mentre mi chiedevo giornalmente tutto ciò iniziavo ad isolarmi dal mondo e da tutti come se il mio cuore dovesse avere orecchie solo per quella voce, per quel forte richiamo, come se potessi vivere solo di quella Parola. Allontanai anche il Frate, convinto che era la sua presenza ad indurmi in tali comportamenti come una sorta di “plagio” involontario. Ho rischiato tanto, di perdere amicizie, credibilità, affetti, ma io mi trovavo bene come e dove stavo, il periodo nero che avevo vissuto era stato una “palestra” eccezionale che mi permetteva, ora, di poter vivere senza contorni e sfondi… vivevo il mio attimo di pace in cima al Tabor e mi godevo questa rivelazione… continuando a pregare, leggere il passo del vangelo quotidiano e iniziando a recitare la preghiera delle Ore.
Il Signore mi aveva preso? Credo proprio di si, mi ha preso! Anche se preferisco restare cauto, mi piace pensare che io stia rispondendo ad una chiamata, soddisfacendo, pian piano la mia sete: sete di verità e d’esser esaudito.
Con la preghiera riesco a tendere la mia mano verso la Sua mano, riesco ad aprire il mio cuore chiedendo costantemente un rinnovamento per esso, chiedo un cuore che sia capace di accogliere e custodire la Verità che tanto disperatamente andavo cercando.
Questo sono io oggi, per alcuni sembro un prodigio, per altri sono rimasto quello che ero, io mi vedo semplicemente rinnovato ed incanalato, spero, nella giusta via. Anche se non lo lascio trapelare, anche se preferisco custodire il tutto senza darlo in pasto ai cani dell’apparenza. Non potrei mai soffocare il mio essere solo per il piacere di atteggiarmi: Quello che di me si vede è solo la punta dell’iceberg, tutto il resto lo conservo gelosamente, ma cerco di materializzarlo senza dare all’occhio…certo non è che sia un enorme iceberg!
A chi rendere grazie? A lui Totalmente e a chi, pur indirettamente, mi accompagna e mi sostiene. Prego affinché non mi venga mai a mancare la sete e quella sana insoddisfazione che mi porta a non sentirmi mai arrivato “provocavi in me l’inquietudine, pungolandomi dentro, in modo che io mi sentissi sempre insoddisfatto cosi che tu man mano diventassi una certezza” e che mi impone di mettermi sempre in fila dietro gli ultimi con pazienza ma impaziente d’essere giornalmente Battezzato. Ho annullato il più possibile l’influenza della mia volontà nelle scelte che faccio, voglio farmi trasportare dalla Sua Volontà, Lui sa meglio di me cosa è meglio per me.
Grazie perché sei capace di fare ben più di quanto ti chiediamo o non comprendiamo di dover fare.
Chi crede in Lui non andrà perduto
Non c'è altra salvezza se non quella di riconoscere la centralità di Cristo, sia nella nostra fede sia nella possibilità di salvarci. Spesso si perde la Sua visione o ancor peggio lo si crede distante e inarrivabile e ci si affida ad intercessioni che, nel peggiore dei casi, offuscano totalmente la Sua Croce. Personalmente ho riscoperto in Gesù il fulcro di tutta l'opera del Padre, la via per raggiungere tutto ciò che c'è riservato per noi, utilizzo sempre le "mie" intercessioni anche se ho compreso che è più vicino di quanto pensassi. Signore aiutaci a sgomberare la nostra visuale da nebbia e tutto ciò che ci vieta di contemplarti, affinché si compia la nostra salvezza per mezzo di Te e della tua Croce.
venerdì 16 maggio 2008
Prendi la tua croce e seguimi
Mi chiedo se il rinnegare se stesso sia un atto attivo o passivo. Morire a se stesso mediante sacrifici e rinunce o accorgersi che man mano molta parte di te si sta addormentando per lasciare spazio alla Croce che sovrasta la tua vita? Per seguire Cristo si deve passare dala croce anche metaforicamente nell'accettarla come unico e solo metodo di salvezza! Signore dammi la forza di non mollare mai la presa, di far si che la Croce abbracciata sia continuamente una gioia nuova.
giovedì 15 maggio 2008
Una Preghiera "Personale"
Chi dite che io sia?
(Marco 8,27-33)
mercoledì 14 maggio 2008
Amatevi come io ho amato voi
martedì 13 maggio 2008
Perchè non avete pane?
Perché dite di non avere pane e perché mostrate ancora un cuore indurito nonostante il fatto d’essere suoi discepoli? I farisei attendevano un segno e sfidavano Gesù in tal senso, i suoi discepoli non vedevano invece tutti i segni che avvenivano intorno a loro. Si preoccupano di non avere pane, come noi oggi ci lamentiamo sempre di non avere abbastanza, di vivere male e mal appagati. Ci siamo mai chiesti come mai? Forse non riusciamo a vedere con gli occhi che abbiamo e ad udire con le nostre orecchie? Forse il nostro cuore stenta ad addolcirsi, stenta a comprendere che il vero Pane non è fatto con il lievito dei farisei e di erode, ma con il lievito eterno, con la Sua parola, capace di moltiplicare, ed appagare quotidianamente la nostra fame? Possa Signore la Tua Parole essere l’unico pane capace di saziare la nostra fame.
lunedì 12 maggio 2008
La Fede non è fatta solo di Segni
Chi si rivolge a Dio lo deve fare rimanendo saldo nella fede, non si può pensare di sfidarlo e domandare segni che attestino la sua esistenza. Tutto deve partire dalla netta e chiara affermazione di Dio in quanto tale. Questa generazione non avrà nessun segno perché del segno non cerca l’essenza ma la maestosità in quanto cosa soprannaturale. Anche noi molte volte attendiamo prodigi inimmaginabili non accorgendoci di ciò che muta lentamente la nostra vita. Non è sano attendere il Grande Segno ma è costruttivo vedere in ogni piccolo segno una meraviglia, opera delle Sue mani.. ridimensioniamo il nostro modo di rivolgerci a Lui, conservando un cuore pentito, molta umiltà e una fede ben salda potremo chiedere qualsiasi cosa, certi d’esser esauditi.
domenica 11 maggio 2008
Tu sai tutto
Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia"
(Salmo 146)
Oggi leggevo questo salmo e in particolare questi due versetti che trattano di un tema che da giorni medito grazie anche al passo del Vangelo di Giovanni 21, 15-19 dove Pietro dice al Signore: "Tu sai Tutto".
Da sempre sono un profondo difensore Dell'Essere a discapito dell'Apparire e non solo per una questione di conformità alla Parola, ma credo, anche, per una predisposizione naturale: “il Signore sa” sta a significare che lui ben comprende cosa si nasconde negli antri del nostro cuore, conosce l’essenza che muove le nostre azioni e ogni nostra intenzione, non occorre, quindi, atteggiarsi se tutto ciò che si fa lo si compie con naturalezza ed amore. A mio avviso la nostra Chiesa soffre molto oggi per questo: è ricca di apparenze e scarsa di sostanze. Molta gente partecipa con il solo scopo di essere in vista e esser considerata praticante non curante del fatto che l’unica Opinione che vale è data da chi fa a meno della vista per "ammirarci". Ci preoccupiamo soltanto di "batterci forte il petto" di inchinarci e mostrare riverenza quando poi, in quei momenti, non si pensa minimamente a Colui che sta davanti a noi. Spesso mi chiedo dove sta il giusto equilibrio tra l’esser testimone nei gesti e nelle azioni e il non peccare di protagonismo, e subito mi rispondo che sta nel saper esternare ciò che si sente, ma non è mica facile! Esternare significa mettere a repentaglio le sensazioni e le emozioni, in balia di un vento che potrebbe danneggiarle, e non poco. Se si è sicuri di tutto, però, questo è un rischio che si deve correre: Siamo chiamati ad esser testimoni, Il Signore non apprezza l'agile corsa dell'uomo ma di sicuro sarà felice dei nostri piccoli passi verso Lui; deponiamo il nostro vigore quando ci apprestiamo ad incontrarlo, gettiamo via le nostre maschere e ogni rivestimento, non servono, se non a renderci ridicoli e bigotti nei suoi confronti. Essere Testimoni e Protagonisti si può, ma con la sincerità nel cuore e la coerenza tra il "dire e il fare".
Scendete se volete salire a Lui perché nel salire contro di Lui siete scesi troppo in basso (S.Agostino)
Essere ed Apparire.
Oggi leggevo questo salmo e in particolare questi due versetti che trattano di un tema che da giorni medito grazie anche al passo del Vangelo di Giovanni 21, 15-19 dove Pietro dice al Signore: "Tu sai Tutto".
Da sempre sono un profondo difensore Dell'Essere a discapito dell'Apparire e non solo per una questione di conformità alla Parola, ma credo, anche, per una predisposizione naturale: “il Signore sa” sta a significare che lui ben comprende cosa si nasconde negli antri del nostro cuore, conosce l’essenza che muove le nostre azioni e ogni nostra intenzione, non occorre, quindi, atteggiarsi se tutto ciò che si fa lo si compie con naturalezza ed amore. A mio avviso la nostra Chiesa soffre molto oggi per questo: è ricca di apparenze e scarsa di sostanze. Molta gente partecipa con il solo scopo di essere in vista e esser considerata praticante non curante del fatto che l’unica Opinione che vale è data da chi fa a meno della vista per "ammirarci". Ci preoccupiamo soltanto di "batterci forte il petto" di inchinarci e mostrare riverenza quando poi, in quei momenti, non si pensa minimamente a Colui che sta davanti a noi. Spesso mi chiedo dove sta il giusto equilibrio tra l’esser testimone nei gesti e nelle azioni e il non peccare di protagonismo, e subito mi rispondo che sta nel saper esternare ciò che si sente, ma non è mica facile! Esternare significa mettere a repentaglio le sensazioni e le emozioni, in balia di un vento che potrebbe danneggiarle, e non poco. Se si è sicuri di tutto, però, questo è un rischio che si deve correre: Siamo chiamati ad esser testimoni, Il Signore non apprezza l'agile corsa dell'uomo ma di sicuro sarà felice dei nostri piccoli passi verso Lui; deponiamo il nostro vigore quando ci apprestiamo ad incontrarlo, gettiamo via le nostre maschere e ogni rivestimento, non servono, se non a renderci ridicoli e bigotti nei suoi confronti. Essere Testimoni e Protagonisti si può, ma con la sincerità nel cuore e la coerenza tra il "dire e il fare".
Ricevete lo Spirito Santo
Pace a Voi! La vera pace è Riconoscere Gesù e gioire per la visione, la pace è stare riuniti con Lui in mezzo, la vera pace è ascoltarlo ed esser degni di ricevere il suo Spirito e la sua Chiamata divenendo suo discepoli simili a Lui perchè conformi alla sua Parola. Ognuno di noi può trovarsi seduto con i discepoli e ricevere la Visita, ognuno di noi è chiamato ad ascoltare ed ubbidire con cuore umile e carico d'amore.
sabato 10 maggio 2008
Tu Seguimi
(Gv 21, 20-25)
"Tu Seguimi" - Per seguire davvero Cristo non occorre farsi domande o crearsi preoccupazioni, ma lasciare agire e fidarsi. Forse Pietro temeva che Giovanni avrebbe potuto prendere il suo posto, non ricordava che al sepolcro lo stesso Giovanni aveva lasciato a lui la precedenza come a Conservare il primato a lui. Cristo però riserva ad ognuno il suo ruolo: Giovanni è colui che darà testimonianza fino alla fine, Pietro pascerà il gregge che gli sarà consegnato. Signore ti prego di portare a compimento l'opera che hai iniziato in ognuno di noi, possa la nostra vocazione essere ben chiara e limpida per condividerla con Te e con chi ci sta accanto.
venerdì 9 maggio 2008
Tu lo sai che Ti amo
mercoledì 7 maggio 2008
Custodisci nel Tuo nome coloro che mi hai dato
(Giovanni 17,11-19)
martedì 6 maggio 2008
"Padre è giunta l'ora"
Con questo pensiero Gesù "si conceda" dal mondo avendo, prima, promesso al mondo stesso la sua costante presenza con l'invio del Paraclito.. Con queste parole ci lascia un testamento forte e la chiave per accedere al regno ed essere glorificati dal Padre: Compiere la volontà del Padre, compiere l'opera che ci ha dato da fare è glorificarlo in terra è accedere alla vita eterna. Lui raggiunge il Padre con la stessa chiave che consegna noi, avendo portato a compimento la riconciliazione tra il Padre e il suo popolo.
Le cose mie sono tue e quelle tue sono mie
sabato 3 maggio 2008
Io sono nel Padre e il Padre è in me
(Giovanni 14,6-14)
"..perché io vado al padre"... e porta con se tutta la nostra miseria, la nostra piccolezza dell'essere uomini, ma mette sotto gli occhi del Padre Misericordioso tutte le nostre potenzialità, la nostra capacità di compiere, se solo lo vogliamo, opere ben più grandi di quelle compiute da Lui stesso. Il Padre ha mandato suo figlio per scendere ai nostri livelli, il figlio ritorna al padre per innalzare la nostra natura, solo cosi è possibile riconoscere Nel figlio il Padre stesso e viceversa: amando il loro progetto divino di salvezza e d'amore.
venerdì 2 maggio 2008
L'afflizione si Tramuta in gioia
mercoledì 30 aprile 2008
Molte cose ho ancora da dirvi!
(Giovanni 16,12-15)
Signore dammi la forza di aprire totalmente il mio cuore e la mia mente alla tua Sapienza perché voglio conoscere la verità, la vera gioia, quella letizia che non ha mai fine da riscoprire giorno dopo giorno nella tua parola.