giovedì 5 giugno 2008

Amerai il prossimo tuo come te stesso.

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”. Allora lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
(Marco 12,28-34)
“Visto come aveva loro ben risposto, gli domandò” finalmente lo scriba, a differenza di tutti gli altri, non interroga Gesù ne a lui si rivolge tentando di metterlo alla prova. Ha ascoltato quanto detto da Lui e condivide le risposte che ha dato a chi gli si è rivolto con incredulità e atteggiamenti di sfida. Il cuore dello scriba è ben diverso dagli altri cuori, lui ha aperto un varco, mostrandosi disponibile alla comprensione e vuole, a sua volta, rivolgere una domanda per avere conferma di quanto intuito. Da cosa nasce questa intuizione? Senza alcun dubbio non può che provenire dall’accettazione dell’unica verità: “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore”, il solo degno di essere amato con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze. Ecco la grande differenza tra lo scriba ed i farisei, chi porta in cuore l’amore di Dio e chi lo ha già sperimentato vivendolo, non può scandalizzarsi nel sentire i suoi discorsi ma al contrario non può far altro che gioirne e trovare in essi certezze. Penso a quante volte, durante un’omelia, gli sguardi dei presenti si “vestono” di smorfie e di tangibili segni di disapprovazione, perché quei pochi minuti di insegnamento, considerati inutili, vengono spesso percepiti come un continuo rimprovero, vedendo nel sacerdote un uomo capace, soltanto, di puntare il dito e basta. E non è così, chi è stato un “fariseo” e poi ha avuto l’onore di diventare “scriba” ha sperimentato con la propria esperienza come cambiando il modo di recepire è possibile riscoprire contenuti considerati inesistenti fino a quel momento. Il discorso di Gesù, così come quello dell’oratore, è identico ed è rivolto a tutti, cambia solo il modo di interpretarlo, di assimilarlo, cambia la capacità che ha il nostro cuore di assorbirne non soltanto le parole ma tutto ciò che sta incastonato tra di esse. Certamente gli insegnamenti di Gesù scuotono non poco gli animi, Lui è venuto a rinnovare l’alleanza del Padre con il popolo e quindi trasforma anche il modo di rapportarsi col Padre stesso, pur non rinnegando i precetti già esistenti. Gesù è venuto a completare la legge incarnandola nella nostra quotidianità traducendo la scrittura in gesti ed opere, e Lui stesso ne è l’esempio. “Amerai il prossimo tuo come te stesso” è questo il comandamento nuovo che rinnova e da valore a quelli già esistenti perché con l’amore verso chi ti sta accanto e verso chi incontrerai amerai anche il Signore, nel servirli servirai anche il Signore, nel porre il prossimo prima di te stesso ammetterai, con il cuore e con la tua stessa vita, come ha fatto lo scriba, che “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore e non v’è altri all’infuori di Lui”. Non erano arrivati a tutto ciò i tanti che si avvicinavano a Cristo rimanendo nell’errore, e non ci arriva oggi chi si pone in atteggiamento di sfida con Lui, solo chi riconosce in Cristo “Il Maestro” e mostrando un cuore capace di cedere al suo amore, ha la fortuna e la grazia di comprendere che “Il regno di Dio è vicino” nella misura in cui accettiamo di vivere in conformità seguendo il più importante dei comandamenti “Amarlo con tutto il cuore”, non occorrono olocausti e sacrifici basta semplicemente amare chi ci ha già Amati fino a salire in croce per noi. O Signore donaci la capacità di ascoltare e custodire la tua Parola per maturare. In noi, la saggezza dello scriba affinché siamo sempre pronti ad affrontare le tante domande e perplessità che potrebbero distogliere il nostro sguardo da Te.

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