giovedì 12 giugno 2008

Lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”.
(Matteo 5,20-26)

“Fu detto agli antichi: Non Uccidere”, a noi oggi viene detto di deporre un’arma ancor più tagliente di qualsiasi lama, il nostro giudizio che riesce a ferire più a fondo di un proiettile. Siamo talmente abituati ad utilizzare male la nostra lingua, a sfoderarla in qualsiasi momento per colpire che non ci accorgiamo nemmeno del reale danno che possiamo arrecare. La impugniamo con destrezza e con la medesima abilità sferriamo colpi a chiunque capiti sotto la morsa del nostro giudizio. Ma chi siamo noi per giudicare? Non abbiamo nessuna facoltà a tal riguardo, la nostra giustizia “quella degli scribi e dei farisei” è ben lontana dalla sua giustizia, non possediamo infatti il metro da adoperare perché la nostra sapienza è frutto della nostra arroganza e grandezza estremamente diversa dalla Sua Grandezza totalmente distante dalla sapienza divina che fa di Lui unico e degno Giudice. Ecco perché ci invita a superare questi limiti, perché ben conosce la nostra natura e sa che non siamo per niente conformi alla Sua giustizia, totalmente distaccata da tutto ciò che inquina e deforma la nostra, basata unicamente sull’amore di Dio. ”Chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto al giudizio” ovvio perché invece di “amare il proprio fratello come se stesso” ci permettiamo facilmente di condannarlo senza possederne la capacità; questo equivale ad uccidere! Uccidiamo per primo il comandamento Nuovo tanto caro a Gesù e poi, sentenziando, dando del “cretino o del pazzo”, continuiamo ad uccidere ogni giorno il nostro fratello. Manca in noi la misericordia, l’amore, il saper perdonare, mancano gli elementi che hanno permesso a Gesù di brillare sopra la croce, lui ci ha amati più della sua stessa vita, non si è mai permesso di giudicarci nemmeno quando piantavamo, sulla sua carne, i chiodi della nostra cecità, ed in nome di questo amore si è offerto affinché ogni nostra offerta abbia in se la riconciliazione con i fratelli. Cristo ha fatto la sua offerta amandoci, è salito in croce perdonandoci e continuando ad amare chi lo aveva perseguitato e consegnato ai giudici, ha “pagato fino all’ultimo spicciolo” la nostra salvezza perché anche noi facessimo altrettanto con i nostri persecutori e con il nostro prossimo. Così dovrà essere ogni nostra offerta, in questo modo dobbiamo accostarci alla sua mensa: quando offriamo la nostra miseria, il nostro peccato, prima di deporre la nostra offerta dobbiamo guardarci intorno e saldare ogni debito con i fratelli riconciliandoci con loro e non essere più adirati. L’esperienza di Cristo è esperienza di comunione e amore. Abbandoniamo, quindi, la nostra superiorità e avviciniamoci al prossimo con umiltà nel rispetto della sua persona, nella convinzione d’essere davvero fratelli in nome della Croce che ci ha uniti e ci ha riconciliati col Padre nostro vero ed unico giudice e far si che la nostra “pena”, quando saremo consegnati al giudice, non sarà la prigione ma la piena libertà di glorificare in eterno il suo Volto.


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