lunedì 23 giugno 2008

Con la misura con la quale misurate sarete misurati.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
(Matteo 7,1-5)
Non giudicare”, facile a dirsi ma quasi impossibile metterlo in pratica. Anche se, come dico sempre, viviamo in modo egoistica questa nostra esistenza, ci viene molto facile accorgersi che esiste qualcun altro, oltre noi, nell’osservare i loro difetti e giudicarli. Alla luce del giorno noi ci riteniamo buoni, candidati alla santità, ma se scaviamo a fondo nel cuore troviamo tante “travi” conficcate in questo nostro occhio. Il cuore è malato, non è chiaro, è figlio delle tenebre perché lontano dalla Luce, trafitto dalle travi dell’egoismo, dell’odio, della vendetta e del giudizio è quasi inaccessibile. Il danno peggiore è che non ci accorgiamo nemmeno di tutto ciò che lo devasta, a modo nostro siamo sani e cerchiamo di inculcare il nostro giudizio, errato, a chi ci sta accanto: nel tentare di togliere la pagliuzza, non operando in piena facoltà e con la Luce necessaria per vedere oltre il nostro naso, demoliamo il nostro prossimo cavando i suoi occhi e privandolo totalmente della vista. Quando non viviamo nella luce come possiamo pretendere di trasmetterla ad altri? Ci illudiamo di possedere il giusto metro e ci innalziamo a salvatori del mondo senza abbracciare, prima, la croce dell’Unico vero salvatore. Ciò che ci manca è la consapevolezza di quello che siamo realmente, servi inutili, lucerne incapaci di brillare di luce propria ma destinate, se solo provassimo ad aprire uno spiraglio nel nostro cuore, ad essere strumento, e brillare di quella luce eterna che solo l’amore di Dio può generare. Questo dobbiamo chiedere al Padre, prima di ogni altra grazia, di risanarci alla fonte, liberando il nostro cuore da tutto il marcio che lo rende distante da Lui, preghiamolo incessantemente di ricolmarlo di giustizia, carità ed umiltà uniche virtù che ci potranno aiutare ad accostarci ai nostri fratelli con atteggiamento nuovo, non più di sfida e di condanna, ma riscoprendo il bisogno di un aiuto vicendevole nel liberare gli occhi di entrambi dalla patina che li rende ciechi e incapaci di vedere, l’uno nell’altro, l’uguaglianza dell’essere figli dello stesso Padre, misurati con la medesima misura. Aiutaci o Signore a tenere a freno le nostre armi del giudizio affinché possiamo cogliere nei difetti altrui le nostre stesse debolezze che, se condivise con umiltà e lealtà, potranno essere vero strumento di comunione a lode e gloria del tuo nome.

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