martedì 3 giugno 2008

Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.

In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono a Gesù alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. E venuti, quelli gli dissero: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?”. Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: “Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda”. Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Gesù disse loro: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. E rimasero ammirati di lui.
(Marco 12,13-17)

“Non ti curi di nessuno, infatti non guardi in faccia gli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio”. I farisei e gli erodiani cercano di cogliere in fallo Gesù nel suo discorso, facendo leva sul fatto che Lui, pur di proclamare la via del Padre, non guarda in faccia gli uomini. La nostra faccia non è sempre conforme al nostro cuore, amiamo molto camuffarla, truccarla per celarci dietro a maschere che niente lasciano trapelare della nostra anima. Gesù non guarda in faccia perché per annunciare l’opera del Padre mira dritto al cuore degli uomini evita il loro sguardo spesso inquinato è imbruttito dalla superficialità, si occupa prima di sanare il cuore e di trasmettere poi luce al volto di ciascuno di noi, per renderlo uno specchio che rifletta il suo bagliore. I farisei cercano di interpretare a modo loro la schiettezza di Gesù e la sua capacità di “non curarsi di nessuno pur di proclamare la verità” e tentano di far passare come lecito un atteggiamento che non lo è, provano a rendere leale l’annullamento di ogni obbligo pur di seguire Dio. Cristo però “conoscendo la loro ipocrisia” sa bene utilizzare la realtà dei fatti e riesce sempre a rimettere sulla giusta via le nostre intenzioni aprendo i nostri occhi ad una visione concreta delle cose, fa capire, inoltre, che non solo verso un atto diretto a Lui si può servire Dio ma è possibile farlo costantemente operando con lealtà e giustizia “rendendo a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”: Cesare ci chiede il tributo, Dio ci insegna a rendere a chiunque quello che gli è dovuto senza cercare scorciatoie o vie di fuga, senza trincerarsi in false regole ma operando con la verità, la Sua verità, quella che ci rende capaci di andare oltre le maschere degli uomini portando a ciascuno il nostro tributo cioè insegnare, loro, “secondo verità la via di Dio”.


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