venerdì 28 agosto 2009

Ecco lo sposo! Andategli incontro!

Matteo 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».


"Non vi conosco", come noi non abbiamo voluto conoscere lui! Dopo averlo incontrato abbiamo preferito continuare per altre vie ritenendo inutile e vana la veglia che Lui ci invita a vivere con la nostra vita. La vita è una prova, ma è anche una veglia in attesa, non della morte terrena, ma del costante incontro con lo Sposo. Spesso l'idea di doverlo incontrare alla fine dei nostri giorni ci fa venire l'angoscia, la tristezza, ma qui si parla di nozze e quindi di festa, e la gioia che lui ci chiama a vivere deve essere la nostra festa, quella che quotidianamente viviamo quando lo incontriamo e lo testimoniamo. Non è dura come prova, non è faticoso vegliare nè estenuante come attività, perchè non esclude niente di ciò che ci è stato dato in questa vita, anzi ci permette di godere al meglio e positivamente delle gioie terrene senza sconfinare mai in bramosie e quindi nel peccato. La fiamma che arde dentro il nostro cuore ha bisogno di continuo "olio" e da chi può venire questo prezioso carburante se non dalla sua Parola! "Tu solo hai parole di vita eterna" e tu solo, Signore, sarai capace di far ardere e splendere per sempre, in eterno, la fiamma che hai acceso in noi con il dono della Fede. Aiutaci a proteggerla dalle insidie del male e dal vento e da chi tenta di spegnerla, cosi che, il giorno delle nozze, tu nostro sposo, aprirai le porte della gloria eterna.

mercoledì 26 agosto 2009

Siete figli di chi uccise i profeti

Matteo 23,27-32

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».


Colmare la misura dei nostri padri, cioè come a rimediare agli sbagli che li hanno resi colpevoli. Noi non siamo in grado di colmare perché erroneamente, nel farlo, ci limitiamo solo a condannare, macchiandoci, inevitabilmente, della stessa colpa. Non possiamo continuare a vivere da ipocriti e da empi "si illudono con se stessi nel ricercare la colpa e detestarla" ma dobbiamo iniziare, seriamente, un cammino di rinnovamento e di vera conversione che ci porti ad essere limpidi nel cuore e quindi esteriormente. Piacere agli uomini è una pratica che non porterà nessun frutto se non un continuo malessere; impegniamoci ad apparire degni dinanzi al Padre l'unico che ha in mano la giustizia, la misericordia e la vita. Chi sceglie Cristo lo sceglie col cuore e non come un normale vestito da indossare solo per apparire giusto; si può ingannare l’occhio dell’uomo ma Lui ci conosce nel più intimo dei nostri pensieri e, illudendoci di ingannare Cristo, illudiamo noi stessi d’aver trovato la pace dentro la tomba del nostro peccato

martedì 25 agosto 2009

Signore, da chi andremo?

24-08-09,

Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna! Le parole dei discepoli sono le mie parole, i miei pensieri di questi ultimi giorni. Mi consola il comprendere che spesso Dio tira le somme e ci mette dinanzi al solito bivio, al grande bivio “o con me o contro di me” e lo fa per il solo scopo di distruggere le mezze misure che invano abbiamo creato per auto-redimere qualche nostra mancanza o difetto. Tendiamo troppo spesso a modellare questa materia, a creare un metro del tutto personale ignorando l’unico grande Metro che è nelle mani del solo in grado di utilizzarlo. La redenzione non è nelle nostre mani ma siamo in possesso degli strumenti per viverla. Niente di imposto, ci lascia liberi e, ad ogni minima caduta, il Padre rinnova l’invito, ci pone davanti la scelta; se scegliamo di seguirlo allora ci rialzeremo se al contrario poniamo fiducia nelle sole nostre forze prima o poi non saremo più in grado di farlo perché dalla buca della tomba nessuno mai sarà in grado di riprenderci se non Colui che ha vinto la morte aprendo le porte del Regno. Simon Pietro ha fatto esperienza di Cristo e lo segue perché ha compreso che non può trovare altrove ciò che ha pregustato già vivendo alla sua sequela; e al di là dei suoi difetti, delle sue debolezze, e dei suoi peccati c’è un cuore totalmente convertito all’Amore. Non devo temere, dunque, quando, in preda alle angosce, mi soffermo, credo che l’importante sia partire di nuovo con piede giusto, pregando e sperando di non dover più tirare il freno e titubare sulla direzione da percorrere. La mia insicurezza, o Dio, guardala come bisogno di sincerità e di limpidezza con me stesso e con Te.

Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle

Matteo 23,23-26

In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».



Oggi la Parola picchia forte sul nostro cuore, ancor più forte se pensiamo a quante volte siamo stati simili a questi "ipocriti" descritti. Abbiamo tralasciato le "cose da fare" per dedicarci ad altre cose che hanno il solo scopo di abbellire ed arricchire la nostra apparenza. Ma cosa farne dell'apparenza? Non siamo oggetti e come uomini, fatti di spirito e carne, non necessitiamo di cornici o piedistalli ma al contrario di occasioni proficue per ascoltarci dentro. Lo sappiamo bene che Dio guarda dritto al cuore e dal cuore deve partire ogni impulso, da cuore quindi deve iniziare quel lavoro di "pulizia" che dall'interno si espande verso il resto del nostro essere. Pulire solo l'esteriorità è un errore che rischia di far perdere, soffocandolo, quel minimo di interiorità che è rimasto! Oggi Gesù ci insegna che è favorevole innanzitutto sentirsi in pace con se stessi e quindi con Dio e poi dedicarsi alle altre opere, a quelle cose che non vanno "tralasciate" perchè completano il nostro essere testimoni, cristiani.


sabato 22 agosto 2009

Dicono e non fanno


Matteo 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».


Dicono e non fanno, l'incoerenza della parola detta, con i fatti! E' difficile tenere questi due elementi in equilibrio perchè è facile parlare e diventa difficile comportarsi secondo la Parola se questa non passa prima dal cuore, entrando in circolo e incarnandosi in noi. Non sta a noi innalzarci, ma siamo semplicemente chiamati a vivere secondo gli insegnamenti di Colui che per primo ha scelto la via dell'obbedienza per essere infine innalzato da chi ha il potere di farlo: Il Padre.

L'incoronazione di Maria- Filippo Lippi, Duomo di Spoleto - abside-

Maria l'umile per eccellenza è stata innalzata a Regina del Cielo e della Terra, lei che ha saputo vivere il Vangelo sentendolo pronunciato dalla bocca del figlio, lei intrepida e fedele fino alla morte, lei incoronata.

giovedì 20 agosto 2009

Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze

Matteo 22,1-14

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».


“Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” Stessa sorte che è toccata a chi ha rifiutato l'invito del re ed è ritornato ai propri interessi quotidiani. Le nozze di questo figlio sono paragonabili alle nozze dell'Agnello, immolato per la nostra redenzione. Cioè tutto è stato preparato per la nostra salvezza, l'unico figlio immolato e sacrificato e ancora resistiamo a tanto amore? Cosa mai può renderci cosi duri e insensibili, cosi indifferenti verso la nostra stessa sorte. Forse crediamo davvero che la vita è solo questa vissuta tra carne ed ossa? Si lo crediamo e ne da conferma il nostro agire, il nostro voltare le spalle alla tavola imbandita il nostro rifiuto nell'indossare quell'abito nuziale che ci renderà degni, in grazia di Dio, di partecipare alla festa del cielo. Viviamo nelle tenebre convinti d'essere nella luce, abbandoniamo le opere delle tenebre per assaporare la Vera Luce, quella che non ha fine ed essere capaci di rispondere alla chiamata e quindi essere innalzati all'elezione di invitati alla mensa eterna.

mercoledì 19 agosto 2009

Sei invidioso perché io sono buono?

Matteo 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».


Ancora una volta facciamo i conti con la nostra materialità e con l'assurda presunzione di poter e saper quantificare il tempo del Padrone. Sono due modi diversi di concepire il tempo, il Suo con il nostro non possono essere messi a confronto perchè noi valutiamo la quantità lui mira alla qualità del tempo. Così non fa differenza tra quelli che iniziano a lavorare prima e chi inizia dopo, non fa confronto perchè guarda solo il lavoro, la sostanza, il cuore. Allora, potremmo dire, che ne vale vivere una vita in conformità se basta poco per convertirsi, magari alla fine dei nostri giorni, ed essere redenti? Credo che il nocciolo e la risposta a questo perchè stia dentro la frase "Perché nessuno ci ha presi a giornata”; noi, infatti, che siamo stati chiamati, che abbiamo conosciuto, che siamo stati messi a corrente della via da seguire non possiamo permetterci di deviare ma al contrario migliorare costantemente il nostro cammino..perchè la pena sarà più dura per chi, una volta conosciuta la via, la smarrisce!

martedì 18 agosto 2009

È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.


Matteo 19,23-30 -
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».



Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. Nessuno può riscattare se stesso,o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita,non potrà mai bastare per vivere senza fine,e non vedere la tomba. Questa è la sorte di chi confida in se stesso, l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole (sal.48).
"Chi può essere salvato?" Questo è impossibile agli uomini perchè hanno mutato la ricchezza datagli dal Padre sfruttando l'intelligenza e la sapienza per andare dietro a false speranze e realtà che prima o poi condurranno alla tomba. Un ricco non potrà accedere al regno dei cieli perchè ha confidato soltanto sulle sue parole, sulla propria forza, divenendo lui stesso dio di se stesso senza mai domandarsi da dove provengano le capacità che lo hanno reso tale. Chi non sa farsi piccolo non potrà passare dalla cruna dell'ago; e la piccolezza, qui intesa fisicamente, è la miseria della nostra anima, l'umiltà di saper ammettere che noi da soli non siamo nulla, i nostri tesori niente se paragonati alla gloria del Trono che siamo chiamati a condividere....se solo siamo disposti a seguirlo! Abbandoniamo tutto per il suo nome cioè accettiamo la Verità che tutto viene da lui, e che "case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi" sono solo veicoli per giungere alla piena conoscenza del Padre e in essi glorificarlo già in questa vita. Non perdiamoci, non smarriamo la via; ogni cosa ci è donata per la nostra salvezza siamo noi che, con perversione, andiamo in cerca di ciò che ha fine perdendo di vista la fiamma inestinguibile dell'amore di DIO.



giovedì 13 agosto 2009

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette

Matteo 18,21-19,1

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.



Con la misura con la quale misurate sarete misurati" Lo recitiamo ogni giorno nel Padre Nostro, questo passo del vangelo è riassunto in quella breve frase "perdona i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori"; ancora una volta è tutto in mano nostra, ancora una volta ci viene data la possibilità di "gestire" la misericordia di Dio e di condividerla con i fratelli. Non sempre facciamo attenzione a questa realtà, perchè se da un lato imploriamo il Padre di perdonare noi dall'altro accusiamo i fratelli senza un minimo cenno d'amore e comprensione. Signore aiutaci a ritrovare, nella critica e nell'analisi del peccato altrui la nostra colpa, donaci di vedere prima i nostri peccati, di sperimentare la tua bontà per poter poi aiutare e correggere con amore i fratelli.

lunedì 10 agosto 2009

Se uno mi serve, il Padre lo onorerà

Giovanni 12,24-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà”.



Chi sceglie di vivere la propria vita da solo, lontano da Cristo, inevitabilmente ha scelto la morte, una morte ben diversa da quella intesa dall'evangelista: la morte eterna. Il chicco di grano che cade a terra e muore è come chi si affida a Cristo e muore a se stesso, si affida a quella terra che senza dubbio lo renderà fecondo "lo onorerà". Per morire vivendo in Cristo è necessario servirlo ma non come servo ma come amico divendo noi stessi sua immagine a servizio dei fratelli

venerdì 7 agosto 2009

Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Matteo 16,24-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».


"Nessuno può riscattare se stesso o dare a Dio il suo prezzo"; c'è distinzione tra tesori terreni e tesori celesti, direi netta e questo grazie all'immensa misericordia di Dio. Ha lasciato a noi il compito di decidere di quali gioire, se andare dietro alla falsa illusione oppure iniziare già da questa vita a lavorare intensamente per raggiungere ad accumulare tesori in cielo. Lui lo ripete spesso, sottoforma di parabole o anche apertamente "non potete servire Dio e il denaro" con un chiaro invito a lasciare tutto ciò che ci lega morbosamente al mondo ed iniziare a sperimentare tutto ciò che ci legherà saldamente alla sua Gloria. Non è una rinuncia ma un'adesione totale all'Amore. Purtroppo affascinano troppo i tintinnii del mondo in cui viviamo, ma se consideriamo la loro luce un niente in confronto alla Vera Luce non dovrebbe esserci ostacolo alcuno nel lasciarli e perdere quindi la propria vita per ritrovarla nell'eternità del cielo. Voglio pensare ai tanti che, leggendo questo passo, magari immaginano questo Dio come un dio crudele che ha dato ai suoi figli il mondo per non gioire del mondo! Il Signore dia loro la forza di comprendere che noi siamo nel mondo, a noi è stato dato il potere di soggiogarlo ma non possiamo permettere che la nostra volontà e il nostro cuore siano soffocati dalle sue logiche. La libertà non è poter fare tutto ciò che il mondo ti offre ma saper scegliere nel pieno della conoscenza della Verità.

giovedì 6 agosto 2009

Questi è il Figlio mio, l’amato.

Marco 9,2-10 -

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.



Sul Tabor Gesù fa pregustare a Pietro Giacomo e Giovanni la gloria eterna riservata a chi non rifiuterà la sua redenzione attraverso una vera conversione. E' dura scendere da questo monte, Pietro vuole sistemare una tenda per dimorarvi, ma la nostra casa deve essere il mondo e nel mondo che dobbiamo vivere trasfigurati dalla luce di Cristo.

mercoledì 5 agosto 2009

Donna, grande è la tua fede!

Matteo 15,21-28
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.


Oggi sembra davvero duro e selettivo Gesù e deve esserlo per non permettere che nessuna delle sue perle venga sprecata o data ai porci! E' stato mandato alle pecore perdute della casa di Israele e per i quanti sono disposti ad entrare a far parte di questo popolo. Spesso chi chiede una grazia lo fa solo per la grazia stessa senza accennare minimamente un bisogno di cambiamento radicale, di conversione totale. Gesù non è un mago, un prestigiatore, se guarisce, risuscita, risana, lo fa allo scopo di recuperare le pecore del suo gregge spesso smarrite a causa del dolore e della prova. Nelle preghiere, quindi, occorre chiedere principalmente questo: essere riammessi nel gregge, quindi aver rinsaldata la fede, quella fede che spesso vacilla al primo ostacolo. La donna ha dimostrato di averne tanta, si è prostrata ai piedi di Gesù con atteggiamento di umiltà e di chi è disposto ad accontentarsi anche del "poco" per raggiungere il "molto"... a noi il poco fa paura, il niente terrorizza, perchè siamo assetati e bisognosi di riempire la nostra vita di cose inutili quando invece basta conoscere Lui, il Tutto. Siamo pronti a scendere in basso per risalire piano piano?



martedì 4 agosto 2009

Comandami di venire verso di te sulle acque

Matteo 14,22-36
Subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.



Quando chiediamo qualcosa con insistenza, quando speriamo d'essere esauditi e poi realmente la nostra preghiera trova l'ascolto dovuto è inevitabile provare paura, timore, ancor più se la nostra richiesta è quella di conoscere Cristo e d'essere ritenuti degni di seguirlo. Lui, che ascolta la sincerità del nostro cuore, non esita a chiamarci e lo fa nei momenti impensabili e in circostanze poco propense per noi, appunto perchè niente e nessuno deve distrarci ora che la nostra supplica è stata accolta; abbandonare tutto è difficile, incamminarci per vie sconosciute ancor di più, camminare, poi, su acque agitate ci sembra un'impresa impossibile...ma la certezza di avere accanto Cristo non deve farci temere ne dubitare. "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?", ed è vero che la nostra fede vacilla specialmente nella prova, proprio nel momento in cui siamo chiamati a renderla più salda e rinforzarla. Scoraggiarsi non serve se non ad affondare irrimediabilmente, per fortuna si ha la forza, ancora, di credere nella sua misericordia e gridare aiuto "Signore, salvami!" e riscoprire che solo in lui "Figlio di Dio" c'è la Salvezza.
"Per andare dove non sai devi passare per dove non sai" abbandonarsi totalmente a Colui che da una notte oscura farà albeggiare un sole eterno.

lunedì 3 agosto 2009

Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

Matteo 14,13-21
In quel tempo, avendo udito , Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

La Fame, la Sete, L'aridita non sono buone scuse per concedarsi dal Maestro, dal Padre, perchè se tale lo chiamiamo "maestro e padre" significa che in lui ritroviamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. In realtà tutto sussiste in lui ma non sempre abbiamo la lucidità per comprenderlo. Perdiamo di vista la sua reale natura perchè anteponiamo altro, i nostri bisogni, i nostri problemi, le nostre angosce, senza sperimentare qunto è delizioso lasciarsi andare, lasciarsi condurre senza preoccupazione alcuna, coscienti di essere comunque vincitori "in virtù di colui che ci ha salvati". Se siamo con Cristo nessuna fame potrà mai comlpirci perchè non verrà mai a mancarci quel sostentamento che nutre pian piano, giorno dopo giorno la nostra anima; anche nei periodi di deserto e aridità..forse proprio in questi istanti si sperimenta la vera forza del suo Cibo, perchè attorno a noi è buio, è il nulla, ma una luce c'è sempre, una fiamma che brucia ed è pronta ad infiammare...è sempre pronto a sfamare le folle con la sua immensa misericordia e ci invita a fare altrettanto divenendo noi stessi suo strumento "voi stessi date loro da mangiare". E non è un caso che le ceste avanzate e portate via siano state 12.. Gli apostoli sono ceste, piene della Sapienza di Colui che li ha mandati!

venerdì 31 luglio 2009

Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?

Matteo 13,54-58
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Non ci può essere miracolo se continuiamo a non andare oltre, non vedere oltre la punta del nostro naso. Non possiamo fermarci a tutto ciò che è tangibile e finito perchè questo è solo una minima parte di tutto il resto che ci aspetta. Il Miracolo più grande è conoscere l'umanità di Cristo ma sperimentare la sua immensa divinità, senza che una escluda l'altra ma entrambe completino quel disegno tanto amato dal Padre: La Croce.

giovedì 30 luglio 2009

Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

Matteo 13,47-53
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Anche noi, come ogni scriba, abbiamo la capacità di estrarre dal nostro tesoro cose nuove e cose antiche perchè in noi dimorano i due aspetti dell'uomo: quello vecchio e quello nuovo. E' vero che siamo mondi dal peccato ma è reale il fatto che ne rimaniamo affascinati e spesso saldamente attaccati. Non c'è via di mezzo o mediazione tra il vecchio e il nuovo gli angeli separeranno e noi siamo chiamati a farlo già da ora. Separare, grazie a quella Spada che è Gesù Cristo, abbattere il muro di inimicizia e far pace, cioè ritrovare in Cristo la forza per non detestare la propria colpa ma ritrovare in essa il trampolino per giungere alla comprensione. Coscienti del fatto di essere "vecchi", peccatori ma in continuo viaggio verso il "nuovo", in cammino verso quella conversione che ci renderà degni di essere chiamati suoi figli.

mercoledì 29 luglio 2009

Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose


Luca 10,38-42

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”.


Non c'è degno servizio senza l'ascolto e la comprensione della Parola. E' come se Marta e Maria completassero l'una nell'altra questa giusta regola. Marta tutta intenta nei servizi quasi si dispiace per la sorella che non l'aiuta e Maria che con il suo atteggiamento di totale abbandono e fiducia da occasione alla sorella di comprendere quale sia la... Visualizza altro "parte migliore" che non verrà mai tolta a chi sa custodirla gelosamente. Per servire Cristo occorre essere ai suoi piedi quindi accettare con gioia quella croce che schiaccerà quello che di noi era per far spazio ad un uomo nuovo, rinnovato nell'umiltà e nell'esercizio della vera carità. Un vero servizio parte dal cuore mentre un atto pratico non sempre è accompagnato da un sentimento, spesso si compiono azioni meccaniche e dovute e l'amore per Cristo non è un obbligo ma una Grande Libertà. "Anche se non ci fosse il cielo, ti amerei ugualmente. Anche se non ci fosse l'inferno, ti temerei. Come ti amo oggi, ti amerò sempre."

lunedì 27 luglio 2009

Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

Matteo 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:«Aprirò la mia bocca con parabole,proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Le parabole hanno lo scopo di aprire gli occhi alla comprensione a chi riesce a vedere, con speranza, quanlcosa di grande anche in una misera cosa. Il mistero del Padre è questo; con il Figlio lo ha sviluppato in pieno pechè da piccolo e umile quale era nella grotta di Betlemme lo ha innalzato sulla Croce fino a quando "gli uccelli del cielo hanno fatto il nido sui suoi rami". Molto spesso la miseria e la semplicità ci fa paura, ma ancor più paura deve farci l'incapacità di trovare la costante novità in Gesù Cristo. Il dramma non è vivere una vita semplice ma rimanere gelidi dinanzi alla sua Parola, dinanzi al suo invito, titubantii di fronte alla sua chiamata. Il regno dei cieli è simile al seme di senape da curare e far crescere già ora nel nostro cuore. E solo un cuore misero è in grado di far germogliare il regno dei cieli, solo un cuore che muore a se stesso è in grado di percepire e portare a compimento, senza paura, tutto ciò che gli viene chiesto e divenire cosi lievito capace di far lievitare, quindi convertire, i fratelli.

Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

Matteo 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:«Aprirò la mia bocca con parabole,proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Le parabole hanno lo scopo di aprire gli occhi alla comprensione a chi riesce a vedere, con speranza, quanlcosa di grande anche in una misera cosa. Il mistero del Padre è questo; con il Figlio lo ha sviluppato in pieno pechè da piccolo e umile quale era nella grotta di Betlemme lo ha innalzato sulla Croce fino a quando "gli uccelli del cielo hanno fatto il nido sui suoi rami". Molto spesso la miseria e la semplicità ci fa paura, ma ancor più paura deve farci l'incapacità di trovare la costante novità in Gesù Cristo. Il dramma non è vivere una vita semplice ma rimanere gelidi dinanzi alla sua Parola, dinanzi al suo invito, titubantii di fronte alla sua chiamata. Il regno dei cieli è simile al seme di senape da curare e far crescere già ora nel nostro cuore. E solo un cuore misero è in grado di far germogliare il regno dei cieli, solo un cuore che muore a se stesso è in grado di percepire e portare a compimento, senza paura, tutto ciò che gli viene chiesto e divenire cosi lievito capace di far lievitare, quindi convertire, i fratelli.

giovedì 23 luglio 2009

Voi siete la luce del mondo

Matteo 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

L'espressione "sopra il lucerniere" sembra far riferimento al piedistallo sul quale molti di noi si ergono come sommi sapienti e onniscienti. C'è, però, da considerare la prima parte del Vangelo di oggi che non giustifica affatto questo nostro atteggiamento, anzi lo condanna totalmente. Chi s’innalza da sè ha sicuramente perso quel sapore indispensabile per essere "sale della terra". Il sapore che viene da Cristo e dalla costante sensazione di non essere mai giunti ma effettivamente bisognosi del suo aiuto. Non siamo in grado di brillare di luce propria perchè la luce che possiamo procurarci nel mondo in cui viviamo è una luce effimera, come quella di un fiammifero, che "a null’altro serve che a essere gettato via e calpestato dagli uomini"; per essere degni testimoni dobbiamo lasciar convertire la nostra miseria, e dare totale fiducia a Colui che farà di noi "lucerne" che brilleranno per l'eternità perchè saldamente ancorate alla Forza che mai farà mancare loro il sostentamento, e la vita. Non possiamo uniformarci al volere del mondo, non possiamo perdere il sapore che ci è stato dato il giorno del battesimo, ma al contrario dobbiamo difendere questo tesoro immenso per cercare di sviluppare sempre più questa grande virtù: se lo vogliamo possiamo dare un sapore diverso al mondo in cui viviamo, se lo vogliamo possiamo essere testimoni della vera Luce ed accecare con il nostro esempio i tanti, desiderosi di conoscer Cristo.

mercoledì 22 luglio 2009

Donna, perché piangi? Chi cerchi?

Giovanni 20,1.11-18

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.

Perchè piangi? Conoscere Gesù e cercarlo, quindi farne esperienza, non è uguale al vegliare una tomba, ma un continuo inseguimento, un rincorrersi fatto di deserti e di grazia. Non si finisce mai di conoscerlo proprio perchè la nostra testimonianza deve essere sempre attiva e viva, mai abbandonata a se stessa, su una tomba, o alla presunzione d'essere giunti alla comprensione totale del mistero di Cristo. "Non trattenermi" ma testimonia a tutti che hai conosciuto Gesù che lo hai visto risorto e che la sua riusurrezione, ora, è anche la tua quindi la nostra risurrezione. Non piangere su di una tomba ma sperimenta ciò che può nascere da un dolore e da una sofferenza, il Dio dei vivi ci dia la forza di non stancarci mai, una fede sempre ardente ed una sete e fame inestinguibili.

lunedì 20 luglio 2009

La regina del Sud si alzerà contro questa generazione

Matteo 12,38-42
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

Quale altro segno cerchiamo se non siamo in grado di cogliere e far fiorire i segni che giornalmente ci offre? Ha guarito il nostro cuore mettendoci inanzi alla Vera Vita e noi, ingrati, continuiamo ad aspettare chissà cosa..una guarigione, un miracolo, la serenità e la felicità stessa sono realtà fattibili solo se si accetta di lasciare agire il Signore nel nostro cuore, e li lasciarlo dimorare. Un Dio che ci scruta e ci conosce, ci ama e per ognuno di noi ha in serbo la gloria eterna: quale altro segno pretendiamo?

venerdì 17 luglio 2009

Il Figlio dell’uomo è signore del sabato

Matteo 12,1-8

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Quante regole e prescrizioni, oggi, bloccano il nostro cuore e i suoi battiti? Tante e troppi ostacoli ci impediscono di praticare la Misericordia sperimentate e assaporata con l'esperienza con Cristo. Troppo spesso ci prendiamo il lusso di poter condannare un atteggiamento o un'azione come se avessimo il metro giusto per farlo; ci ergiamo a "sommi detentori della Verità" e invece di costruire con la comprensione, distruggiamo con presunzione! Eppure siamo stati tutti redenti e salvati dal suo Sangue, eppure la sua Acqua ci ha purificati dal peccato... come mai il nostro cuore stenta a scrollarsi di dosso tutte queste zavorre? Forse non ha compreso in pieno il vero significato di sacrificio, forse ha dimenticato che per conoscere realmente Cristo occorre prima di tutto "morire a se stessi" e quale miglior palestra per farlo se non quella del servire Cristo nei fratelli! E' vero, lo ammetto, è difficilissimo spesso convivere con opinioni e pensieri diversi e ancor più perdonare atteggiamenti sbagliati di fondo, ma non possiamo né ci è lecito distruggere; siamo chiamati a edificare, correggere se necessario, ma aiutare tutti a comprendere in pieno la vera Natura di Cristo e il vero scopo della sua discesa dal Cielo. "Non sono venuto ad abolire ma a portare a compimento... non sono venuto a portare pace ma spada" insomma con Cristo siamo chiamati a cambiare radicalmente pensiero e vita, se vogliamo conoscerlo e un giorno incontrarlo dobbiamo ritrovarlo nei fratelli, perdonando ogni loro errore, ed essere sempre più numerosi..pellegrini in quella via stretta e difficoltosa ma resa praticabile dalla sua costante presenza.

giovedì 16 luglio 2009

Io sono mite e umile di cuore

Matteo 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Essere miti ed umili di cuore, è la condizione giusta per imparare a sopportare ogni giogo e quindi dire addio alle stanchezze e agli affanni che debilitano notevolmente la nostra anima. Un'anima totalmente donata a Dio non subisce più nessuna oppressione perchè ha fatto esperienza della libertà ed ha assaporato il Ristoro che un giorno sarà l'eterna sua dimora. Grazie Gesù perchè con la tua esperienza ci dai la consapevolezza che non è impossibile donarsi totalmente al Padre e grazie per averci donato la Mamma Maria, in lei abbiamo la certezza che ogni nostra preghiera sarà ascoltata ed ogni nostra piaga guarita.

mercoledì 15 luglio 2009

L’Eucaristia



È l’unica medicina capace di sanare il male al cuore. Ormai l’ho sperimentata di persona e so quanti, immensi, benefici può darmi. Per il solo fatto che essi siano illimitati non potrei avere la presunzione di conoscerli, ma per i pochi che riesco a gustare posso ammettere che di dolcezze si tratta. Non sempre, però, riesco ad accostarmi con serenità e tranquillità d’animo, anzi al contrario, come in questi ultimi giorni, rimango nel mio posto reputandomi ancora più che mai indegno di riceverla. Eppure Lui è il Misericordioso per eccellenza, eppure il suo Corpo e il suo Sangue sono balsamo per le nostre ferite…ed io ci credo pienamente in questo, credo che in quella piccola particola ci sia il più Grande Mistero del mondo e, forse, proprio per questo, non voglio che il tutto sia un semplice incolonnarsi, un meccanico movimento della mia mandibola. Sono stanco di dover masticare con i denti, devo iniziare a mettere in moto gli artigli del mio cuore, soltanto il cuore riesce a metabolizzare la vera essenza dell’Eucaristia; ed un cuore affannato, stanco, triste non può ricevere tanto tesoro….o forse è il più degno..in quanto il più bisognoso? “Non sono i sani che hanno bisogno del medico” ….e il mio cuore non è sano, non lo sarà mai perché in continua lotta, in continuo cammino. Spero solo che non abbia in mente di fermarsi, no quello mai!

Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli

Matteo 11,25-27

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

L'immagine dei Magi che si prostrano al Bambino, incarna perfettamente questa preghiera che oggi Gesù offre al Padre. Rende lode al Padre ma nello stesso tempo prega per ciascuno di noi affinchè ci sia in noi la costante voglia e volontà di farsi piccoli e di credere che nell'umiltà e nella miseria c'è nascosta la grandezza che verrà, poi, rivelata. Per giungere a questa rivelazione occorre incarnare la Parola che il Figlio ci ha lasciato come strumento e come bussola per orientare il nostro cammino, e seguendo la direzione indicata dalla sua Croce giungere nel regno dove saremo ricompensati in eterno. O Signore aiutami a sentirmi adatto quando non mi sento per niente adatto a ciò che tu metti davanti il mio cammino, insegnami ad avere totale fiducia, perchè nelle tue mani il povero sarà innalzato!

martedì 14 luglio 2009

Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

Matteo 11,20-24

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Quanto è debole la nostra fede!! Viviamo nella ricerca costante di prodigi e segni che possano alimentarla senza comprendere che già possediamo il Segno che dovrebbe portarci dritti ad una vera conversione. E guai a noi, saremo trattati peggio di chi non ha conosciuto per niente perchè noi vantiamo dalla nostra una conoscenza, se pur superficiale, del mistero di Cristo ma ci ostiniamo a percorrere altre vie... pur avendo visto il bene ci lasciamo affascinare dal male! Signore aiutaci ad arrivare degnamente pronti al giorno del giudizio..

lunedì 13 luglio 2009

Sono venuto a portare non pace, ma spada

Matteo 10,34-11,1 -
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Con la misura con la quale misurate, sarete misurati! Oggi sono pungenti le "istruzioni" che Gesù ci lascia ma nel lasciarle a ciascuno di noi ci riveste di un ruolo importante che dovrebbe farci riflettere ogni momento della nostra vita: siamo suoi discepoli! Mi chiedo se lo siamo realmente, se lo sentiamo o semplicemente ci facciamo chiamare così in virtù di un battesimo che a volte nemmeno ricordiamo. La vita ci offre costantemente momenti buoni per dimenticare di esserlo ma è altresì vero che dietro ognuno di questi momenti ci sta l'occasione giusta per affermare che lo siamo realmente. Solo morendo a noi stessi, accogliendo Cristo come bene primario e con lui i fratelli, anteponendoli a tutto e tutti è possibile impugnare la "spada" e infrangere quella finta pace che ci ostiniamo a vivere. Occorre accettare la divisione, occorre far operare Cristo nella nostra vita, solo lui, la sua Parola sono il metro giusto per saper discernere ciò che giusto e ciò che non lo è, e riuscire così a misurare ogni cosa con la stessa misura che un giorno ci otterrà l'accesso al regno dei cieli!

domenica 12 luglio 2009

Prese a mandarli.

Marco 6,7-13
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

...scuotete la polvere dai piedi, da quei piedi poi resi mondi da Gesù stesso la sera dell'ultima Cena a testimoniare l'importanza del servizio ai fratelli. Chi non è degno, però, del nostro servizio, non può godere delle nostre perle e quindi non possiamo nemmeno rischiare di vedere sporcati i nostri piedi. A caro prezo siamo stati redenti e Gesù non permetterebbe mai che anche uno di noi si possa perdere; per questo ci mette in guardia e ci invita a rimanere puri "non siamo del mondo ma stiamo nel mondo" a testimoniare che tutto ciò che è del mondo è morte per chi ha scelto da tempo di percorrere la via stretta che conduce al Padre. Non possiamo farci distrarre dai tesori terreni ma dobbiamo impegnarci, soffrendo, per raggiungere tutto ciò che non ha fine: Tutto passa solo Dio resta.

sabato 11 luglio 2009

Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto

Giovanni 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

Noi siamo già mondi in quanto è stato rivelata a noi, attraverso la Parola e la luce del Battesimo, la strada da seguire per rimanere saldi alla Vite; ed una volta conosciuta la Verità e la Via sarà impossibile cercare altrove e andare in luoghi diversi, il fuoco della perdizione divorerà la nostra vita e la nostra anima "Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano". Non è una minaccia ma una verità perchè oltre Gesù non c'è niente anzi lui è il tutto e noi siamo il niente "senza di me non potete far nulla", infatti è facile tastare quel fuoco e sentire sul cuore quelle fiammo che divampano ogni volta che ci allontaniamo da lui; la miseria della nostra natura si fa sempre più nitida affinchè di noi non rimanda niente per far posto al Tutto. Questo vuole Gesù, a questo chiamati a liberare il tralcio dalle erbacce e dai rovi che lo soffocano per vedere più chiara che mai la nostra Origine e tenere sempre presente la Figura della Vite che ci da forza e la linfa necessaria per fiorire fruttificare. O Signore donaci costantemente la tua Luce e il tuo Sole di Giustizia, ogni nostro frutto sia ben accetto e sacrificio gradito ai fratelli.

venerdì 10 luglio 2009

Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

Matteo 10,16-23
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».

Prudenti e semplici, la prudenza, cioè la consapevolezza della presenza di Dio nella nostra vita, ci aiuti a custodire la semplicità di una colomba, cioè affidarsi totalmente alla sua custodia. E' rassicurante sapere già che saremo guidati e protetti, come lo siamo già da ora. Il futuro inteso nel passo del vangelo è da considerarlo presente, perchè viviamo quotidianamente queste persecuzioni anche se ambientate in scenografie diverse e con differenti risvolti. "Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome", non siamo lontani da questa descrizione, anzi credo che in pieno viviamo queste angosce e queste tribolazioni, ma in questo "siamo già vincitori, in virtù di colui che ci ha salvato" perchè "chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato". Ed è ancor più rassicurante sapere che non occorre chissà quale grande capacità per averla vinta “non preoccupatevi di come o di che cosa direte…lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” , gettiamo via ogni preoccupazione, Cristo, che per primo ha portato la croce più pesante, saprà indicarci la via da seguire e il nostro peso sarà soave se ci sarà Lui e il suo Spirito a guidarci verso il Padre.

giovedì 9 luglio 2009

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

Matteo 10,7-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

Non date le vostre perle ai porci" e quale perla più preziosa della Pace del Signore possiamo mai custodire? Una Pace che è il frutto della vera esperienza di Cristo, dell'averlo conosciuto per la sua Misericordia e Potenza, una Pace che si ritrova nell'amarlo semplicemente e nel servirlo senza aspettarsi chissà quale ricompensa se non la gloria eterna. Il riferimento è chiaro "non procuratevi" a testimoniare che noi da soli non possiamo nulla e non siamo in grado di procurarci nulla se non la morte; nel credere dio tutto ciò che ci circonda, l'oro, il denaro, abbiamo già deciso a priori il nostro destino eterno perchè abbiamo scartato, già in vita, l'unico vero diritto di cui non possiamo fare a meno; "l'operario ha diritto al suo nutrimento". E il nutrimento che viene dalla Parola e dalla Mensa del Corpo e del Sangue siano il nostro unico nutrimento per riuscire nell'ardua impresa di donarci gratuitamente a prescindere e senza altro fine alcuno che non sia glorificare il Padre Nostro.

mercoledì 8 luglio 2009

Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele

Matteo 10,1-7
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Predicare che il regno di Dio è vicino significa credere in questo e aver fede! Riconoscerci costantemente come "pecore smarrite" deve indurci a desiderare costantemente la sua presenza, la sua guida, anche se sulla carta siamo suoi discepoli, perchè battezzati, occorre però rinnovare ogni giorno con la forza delle nostre soferenze (a volte) questo battesimo, per essere veri discepoli di Cristo e testimon vivi della sua Parola.

lunedì 6 luglio 2009

Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà

Matteo 9,18-26

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

“ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò” ; mi piace soffermarmi e riflettere sul modo discreto e intimo che Gesù ha nel rivelarsi e quindi nel convertire e guarire. Ogni suo intervento ogni sua azione è strettamente personale ad indicare che per ciascuno di noi Lui opera riuscendo a calcolare in modo perfetto i tempi ed i modi. La Sua grandezza è davvero incalcolabile e il suo amore ancor più immenso se pensiamo che per ciascuno di noi ha tempo da dedicare come ha avuto una vita da offrire per la nostra salvezza, per la guarigione di ognuno di noi indistintamente. Questa deve essere la base della nostra fede come credo sia stata la base della fede che ha fatto sperare questa donna e che ha riportato alla vita la fanciulla. In entrambi i casi non si evidenziano estenuanti preghiere o prolungate veglie ma semplicemente dei cuori bisognosi e totalmente fiduciosi in Cristo: se non crediamo è inutile praticare ogni sorta di esercizio, basta davvero poco per essere sanati, ma basta in primis volerlo! E la donna lo voleva cosi come i genitori della fanciulla, hanno chiesto con il cuore, hanno offerto la più gradita delle preghiere, quella intima e silenziosa ma carica di umiltà e speranza in Cristo. “io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me , anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?” chi crede in questo non morirà in eterno perché morendo in Cristo ha già sconfitto la morte “anche se muore vivrà”, affrontando la morte come tappa obbligatoria per accedere alla gloria che non ha fine. Ecco il senso della guarigione fisica, di questo gesto che ha senso solo se porta dietro la guarigione totale dello spirito, perché solo tramite una sofferenza fisica spesso ci si accorge di avere un’anima!!

domenica 5 luglio 2009

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

Marco 6,1-6 -
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Ecco il frutto dell'incredulità, ecco cosa siamo quando ci ostiniamo a non andare oltre la punta del nostro naso e a considerare solo ciò che possiamo percepire con gli occhi e con il tatto. Oltre la fisicità di Gesù, il suo essere figlio del falegname c'è l'immensa Misericordia del Padre che lo ha voluto Figlio ed in mezzo a noi. Forse è difficile da accettare che uno di noi sia il Messia, ma la fede deve insegnarci ad andare oltre e vedere in Gesù il Figlio di Dio che condivide a miseria della nostra natura ma ci invita a godere in eterno della magnificenza della Sua Essenza!!!

sabato 4 luglio 2009

Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?

Matteo 9,14-17 -
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Non è possibile digiunare in presenza dello Sposo, ora che lo Sposo si è rivelato e gli invitati alla sua mensa hanno compreso ciò che egli è venuto a portare a compimento: l'Uomo Nuovo. Un digiuno, una privazione, un atto di mortificazione non hanno senso se accompagnati da un cuore privo di sentimento e gelido, è come mettere " stoffa grezza su un vestito vecchio" o versare "vino nuovo in otri vecchi"...un lavoro inutile! La Parola di Dio la si sente spesso ma raramente si riesce ad ascoltarla e viverla, solo quando la si percepisce come novità di vita, come vino nuovo, sarà possibile attuare il restauro di tutte le crepe che devastano l nostro cuore; solo allora il travaso verrà portato a compimento e l'otre nuovo, insieme al Vino nuovo, daranno vita all'uomo Nuovo, ad uno "spirito contrito e ad un cuore affranto" condizione tanto amata dal Signore.

giovedì 2 luglio 2009

Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini

Matteo 9,1-8

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Il Padre mio vede nell'intimo e ... così il Figlio ha saputo individuare nel paralitico un male ancor più grave delle deficienza fisica. Il Peccato è il maggiore dei mali che non cesserà mai di premere se non si riesce a fare esperienza delle Misericordia di Dio. Agli scribi Sembra una bestemmia e ancora ai giorni nostri è tale l'opinione che si ha nei riguardi del sacramento che rappresenta questo Potere che hai il Figlio dell'uomo "di perdonare i peccati". Ci si accosta con freddezza alla confessione e spesso con la mancata conoscenza di se e dei peccati perchè in cuore non si ha la contrizione e l'umiltà, di reputarsi peccatori e d'essere bisognosi del perdono. Solo la Fede in Cristo e il riconoscersi deboli e miseri potrà permetterci di salire su quella Croce ora simbolo di passione ma un giorno scala verso la gloria; e sulla croce non si sale se non si è pentiti ed umili "uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto ed umiliato tu o Dio non disprezzi". Non sta a noi "ricercare la colpa e detestarla" siamo chiamati a fidarci ed affidarci, per avere in cambio il perdono e la guarigione dell'anima.

martedì 30 giugno 2009

Levatosi sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.

Matteo 8,23-27 -
In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: “Salvaci, Signore, siamo perduti!”. Ed egli disse loro: “Perché avete paura, uomini di poca fede?”. Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: “Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?”.

"perchè avete paura uomini di poca fede", se siete sulla barca (la Chiesa) dovete necessariamente fidarvi di chi sta al timone, anche quando siete convinti che io non ci sia e che mi sia dimenticato di voi. Gesù non dorme ne si riposa ma veglia costantemente su ciascuno dei membri del suo Corpo, perchè nessuno di essi perisca ma cooperi al raggiungimento della meta finale: approdare sulla nuova sponda, nel Regno dei Cieli.

sabato 27 giugno 2009

Io verrò e lo curerò

Matteo 8,5-17

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”. Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”. Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa”. All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: “In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti”. E Gesù disse al centurione: “Va’, e sia fatto secondo la tua fede”. In quell’istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”.

Una guarigione non è mai fine a se stessa ma dietro la guarigione c'è un invito ben chiaro, che poi è l'invito che ci è stato posto già al momento del battesimo: servire Cristo.. e Gesù si riserva di colpirci e poi sanarci per non permettere di deviare totalmente dalla Sua via. Solo una fede salda ci darà la sicurezza di essere guariti in Cristo e di accettare la sofferenza come dolce compagna, difficile molte volte ma la croce deve aiutarci nella sopportazione e nella speranza di vedere glorificate le nostre pene...

venerdì 26 giugno 2009

Se vuoi, tu puoi sanarmi

Matteo 8,1-4
Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro".

...se vuoi tu puoi sanarmi! In questa affermazione c'è racchiusa la Verità che Gesù ha tanto testimoniato fino a salire in Croce " e tutto ciò che domanderete in mio nome Lui, il padre mio, ve la concederà". Nella consapevolezza del lebbroso c'è una fede profonda e saldamente ancorata all'amore del Padre attraverso il Figlio; questo noi dobbiamo comprendere non si arriva al Padre se non tramite il Figlio se non mantenendo viva l'umiltà di riconoscerci costantemente bisognosi d'essere mondati, perdonati, guariti e salvati. Purtroppo la ribellione che l'uomo ha iniziato nei riguardi della propria caducità lo porta a considerarsi dio in terra, invincibile... riscopriamo la nostra debolezza, rallegriamoci in essa come condizione ideale per raggiungere la perfezione che siamo chiamati a vivere in terra e poi in cielo!

mercoledì 24 giugno 2009

Giovanni è il suo nome

Luca 1,57-66.80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
"..e tu bambino sarai chiamato profeta dell'Altissimo..andrai a preparargli le strade"... prodigiosa la sua nascita, prodigioso l'annuncio e ancor più la riuscita della sua missione. Giovanni Battista che sussultò già nel grambo di Elisabetta quando Maria si recò nella casa della cugina! "Che sarà mai di questo bambino?". Chi sa riconoscere Gesù sa anche amarlo e con la testimonianza e l'annuncio aprire le strade alla Gloria del Suo Regno.

martedì 23 giugno 2009

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro

Matteo 7,6.12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”.

Ci viene detto di dover servire i fratelli incondizionatamente ma questo servizio deve pur avere un "regolamento" una guida che non permetta in nessun modo che la nostra opera venga sprecata e calpestata. Ci sono stati periodi in cui credevo che comunque dovevo donarmi agli altri, anche quando capivo effettivamente che il mio donarmi non era inteso come "perla" o come "cosa santa" ma semplicemente come un'occasione propizia per approfittare.. se è vero che è difficile riuscire a morire a se stessi per gli altri è altresì difficoltoso riuscire a godere in pieno delle perle che gli altri possono donare a noi. E gli sprechi non si contano più perchè una buona azione viene interpretata quasi sempre col doppio senso appunto perchè si è persa totalmente la capacità di amare&donare. I porci mangiano le nostre perle e i cani calpestano le cose sante perchè crediamo che non conta il destinatario ma il gesto in se, ed invece Gesù oggi ci insegna che saper equilibrare i due aspetti è una necessità da difendere e preservare. I porci e i cani sicuramente saranno attratti dalla via larga, quella che porta alla perdizione, alla vita facile, ad un'abbuffata che poi non lascia niente se non uno stomaco apparentemente sazio..questo deve farci comprendere e quindi aiutarci ad identificarli, per saper custodire ciò che siamo disposti a donare e allo stesso tempo poter imboccare la via opposta alla loro, quella stretta, impervia, angusta, che porta alla Vera Vita: "e pochi sono quelli che la trovano"... trovarla non basta e la fatica cresce nel praticarla tanto quanto la grazia e la gloria di arrivare a destinazione.

martedì 16 giugno 2009

Amate i vostri nemici

Matteo 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

"Siate perfetti come il Padre vostro" e la perfezione indicata da Gesù è una cosa fattibile che non si addice solo ai Santi ma a chiunque è predisposto ed intenzionato a diventarlo. Lui ha incarnato in pieno la perfezione, salendo sulla Croce ha accettato tutto, ha accettato d'essere sacrificato da giusto in mezzo agli ingiusti...pregando per i suoi persecutori. Ancora una volta sottolinea l'importanza dei suoi insegnamenti "non sono venuto ad abolire ma completare" e completa i grande comandamento dell'Amore con un appunto che deve seriamente farci riflettere e pensare: quanti di noi sono disposti ad amare e benedire, quindi pregare per i propri nemici? Eppure non è impossibile e Gesù stesso ce ne da conferma, basterebbe soltanto aver assaporato la sua misericordi per capire che non c'è colpa che non meriti il perdono; anche quando perdonare è difficile..e diventa fattibile solo se si volge costantemente lo sguardo alla follia della croce, e divenire anche noi folli ma in grado di attuare quel qualcosa di straordinario, meritevole della gloria eterna. "Diveniamo folli per amore di Colui che per amor nostro fu chiamato tale" (Teresa d'Avila)

venerdì 12 giugno 2009

Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio

Matteo 5,27-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”.


Chiaro messaggio, oggi, dell'importanza di attuare una netta pulizia affinché non perisca tutto il corpo a causa di un membro malato. I riferimenti sono tanti o meglio la regola la si può applicare ai diversi tipi di corpo, al nostro corpo fisico o ad un corpo di cui facciamo parte e del quale siamo chiamati a rendere conto...preservandolo! Qualsiasi corpo, però, ha dietro di se un cuore perché è dal cuore che deve partire tutto, che deve avere inizio quell'amore "Unione" che permette di tramutare in azioni e opere tutte le sensazioni che si provano con questa condivisione. Ed un cuore deve avere la forza di cavare un occhio e di spezzare un braccio se essi sono motivo di scandalo, un cuore deve avere la forza se è davvero intriso della Forza.. non dobbiamo avere paura del dolore che si può provare, il gioco vale la candela e non c'è dolore che possa ripagare l'Immenso Amore di un'eternità al Suo fianco...

giovedì 11 giugno 2009

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date


Matteo 10,7-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi”.


S. Francesco incarnò perfettamente questa pagina di Vangelo, e non solo questa, per dimostrare che per servire il Padre non c'è bisogno di chissà quali grandi cose: occorre la semplicità di un amore grande che non conosca limiti. Evangelizzare non è saper parlare ma saper vivere ed incarnre l'ideale di Gesù Cristo... e Gesù Cristo salì nudo sulla croce, così anche noi siamo chiamati a portare con la nudità la nostra croce, la nostra ,missione. Nudità che non lascia spazio al superfluo che ovatta il nostro cuore ma che invece lo rende libero di respirare, di pulsare e di amare.

martedì 9 giugno 2009

Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo

Matteo 5,13-16
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Siamo il Sale e la Luce del mondo, una bella responsabilità ma un onore grande se pensiamo che lo siamo perchè suoi figli e testimoni del suo stesso Sale e della sua Luce. Non possiamo allontanarci, quindi, dalla Fonte di queste grazie ma dobbiamo costantemente attingere come perennemente assetati ed affamati, per non perdere il sapore e per non rischiare di vedere spegnersi quella fiamma che arde in noi… e dobbiamo rendere grazie al Padre se questo continuo esercizio è possibile, se questo “rincorrersi-ritrovarsi-perdersi” tiene allenata la nostra anima e fa crescere la nostra fede.