venerdì 28 agosto 2009

Ecco lo sposo! Andategli incontro!

Matteo 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».


"Non vi conosco", come noi non abbiamo voluto conoscere lui! Dopo averlo incontrato abbiamo preferito continuare per altre vie ritenendo inutile e vana la veglia che Lui ci invita a vivere con la nostra vita. La vita è una prova, ma è anche una veglia in attesa, non della morte terrena, ma del costante incontro con lo Sposo. Spesso l'idea di doverlo incontrare alla fine dei nostri giorni ci fa venire l'angoscia, la tristezza, ma qui si parla di nozze e quindi di festa, e la gioia che lui ci chiama a vivere deve essere la nostra festa, quella che quotidianamente viviamo quando lo incontriamo e lo testimoniamo. Non è dura come prova, non è faticoso vegliare nè estenuante come attività, perchè non esclude niente di ciò che ci è stato dato in questa vita, anzi ci permette di godere al meglio e positivamente delle gioie terrene senza sconfinare mai in bramosie e quindi nel peccato. La fiamma che arde dentro il nostro cuore ha bisogno di continuo "olio" e da chi può venire questo prezioso carburante se non dalla sua Parola! "Tu solo hai parole di vita eterna" e tu solo, Signore, sarai capace di far ardere e splendere per sempre, in eterno, la fiamma che hai acceso in noi con il dono della Fede. Aiutaci a proteggerla dalle insidie del male e dal vento e da chi tenta di spegnerla, cosi che, il giorno delle nozze, tu nostro sposo, aprirai le porte della gloria eterna.

2 commenti:

Gianandrea ha detto...

La vita è una prova, ma è anche una veglia in attesa, non della morte terrena, ma del costante incontro con lo Sposo... come sono vere queste parole che descrivono la vera essenza e consistenza dell'esistenza. A noi è chiesto (ma non imposto) di camminare tenendo viva la fiamma della fede. alla nostra libertà accettare o meno. Grazie per la tua testimonianza.

eremita ha detto...

Gianandre e sono vere anche le tue di parole... la libertà di poter scegliere cosa ne sarà di noi, già in vita, è qualcosa di straordinario.. la fiamma che arde oltre che illuminare cuoce il nostro cuore al fuoco dell'amore! :-)