martedì 1 luglio 2008

Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?


In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: “Salvaci, Signore, siamo perduti!”. Ed egli disse loro: “Perché avete paura, uomini di poca fede?”. Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: “Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?”
(Matteo 8,23-27)

Noi siamo barche in balia delle onde o della monotonia di un mare troppo calmo, vivere la vita è come essere a bordo di una barca, è intraprendere una traversata verso qualsiasi luogo, qualsiasi meta dove approdare e vivere felici. Molto spesso vaghiamo senza orientamento e senza fiducia alcuna ritrovandoci, magari, arenati su appuntiti scogli o ancor peggio naufraghi in una realtà che non ci appartiene vittime di una felicità finta e fugace. “Essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono” la barca di Gesù è ben diversa da tutte quelle che giornalmente variamo noi, la sua barca, la sua vita, la sua esistenza è ben ancorata su un sostegno solido che darà protezione in ogni circostanza. Gesù sale sulla barca, vive la sua vita sapendo chiaramente la meta da raggiungere, senza dubbi ne esitazioni, senza onde ne pericoli. Lui si addormenta perché totalmente affidato alle mani del Padre, non si preoccupa della tempesta violenta che sta per scatenarsi perché la sua ancora lo proteggerà da qualsiasi insidia. Noi questo non lo comprendiamo perché a priori affidiamo la nostra navigazione al caso, ci sentiamo padroni del timone reclamando costantemente il diritto sull’imbarcazione e sulla destinazione da prendere. Non badiamo minimamente al disegno divino e alla rotta che Lui ha sapientemente deciso per noi, siamo ciechi anche di fronte ad un qualsiasi faro, un avviso che ci indichi di cambiare vita. Ed ecco che occorre una tempesta, un’onda che ricopra tutta la barca per renderci consapevoli della nostra piccolezza e miseria, solo in quel momento gridiamo a squarcia gola “Salvaci, Signore, siamo perduti!”, solo quando ogni nostra forza è sormontata ci ricordiamo d chi può davvero cambiare il destino della nostra barca. Come sarebbe bello poter navigare senza preoccupazione alcuna, a tratti addormentarsi facendoci cullare dall’armonia di un’esistenza totalmente affidata alla sua volontà, certamente nessun vento e nessuna tempesta potrebbero mettere in discussione la nostra fede e la direzione della nostra traversata. Preghiamo il Signore di sgridare i venti che agitano la nostra esistenza e quietare le acque che impediscono il nostro viaggio, donaci una fede eternamente salda alla Tua Croce: unica ancora di salvezza.

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