mercoledì 2 luglio 2008

Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?

In quel tempo, essendo Gesù giunto all’altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadareni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Cominciarono a gridare: “Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?”. A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci a pascolare; e i demoni presero a scongiurarlo dicendo: “Se ci scacci, mandaci in quella mandria”. Egli disse loro: “Andate!”. Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.
(Matteo 8,28-34)
“Tutta la città allora uscì incontro a Gesù lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio”. Quando il volere di Dio è in disaccordo con il nostro difficilmente riusciamo ad accettare e a vivere la sua azione come un’esperienza di liberazione. I demoni, che possedevano i corpi dei due uomini, e i Gadareni lo percepiscono come un tormento, come una disgrazia giunto al loro cospetto solo per portare disordine. Molte volte ci rapportiamo così con la fede, vivendo tutto come un obbligo da assolvere, come un peso, quello di un Dio che ci vuole tutti per se e distaccati dai piaceri della vita. Niente di più sbagliato, il rapporto con Dio è di per se un piacere della vita, tutte le privazioni sono solo una liberazione, un continuo esorcismo che ha lo scopo di liberarci da tutti i demoni che orbitano attorno al nostro cuore. Siamo talmente concentrati a fare altro e ad occuparci del lavoro, del successo, della fama e del potere che nemmeno ci accorgiamo che la nostra esistenza è diventata un sepolcro; “furiosi” attacchiamo, anche senza un perché, chi si appresta a passare per la nostra strada e cosi anche chi si Degna di visitare la nostra vita. Furiosi lo siamo anche con Dio quando non accorda ciò che vogliamo, quando cambia il corso dei nostri progetti, quando blocca la nostra corsa, quando fa perire la nostra mandria nei flutti del mare, perché in Lui vediamo l’ostacolo, il “guastafeste”, scavando, così, inesorabilmente la tomba che accoglierà la nostra misera esistenza. Gli indemoniati, a differenza del resto della città, però, riconoscono la sua potenza e comprendono che, non avendo niente in comune, Gesù riesce ad avvicinarsi a loro perché su di loro ha il potere, puoi liberarli, può scacciare i demoni e riportare in vita quei corpi posseduti, può “prima del tempo” illuminare e riportare sulla retta via chi si apre alla sua misericordia. Hanno, cos’, timore e “presero a scongiurarlo” di avere pietà di loro; Gesù li mette in condizione, dopo aver manifestato loro la sua grandezza, di decidere, e i demoni di fronte a tanta potenza fuggono decidendo di perire. Quante volte Lui si avvicina a noi e quante volte noi preferiamo fuggire non riuscendo a cogliere tutto ciò che è venuto a donarci. Per comprendere il messaggio è necessario entrare in comunione, sperimentare il suo amore e prendere atto della sua immensa misericordia. Così diventerà una gioia liberarsi da ogni zavorra e da tutto ciò che ci procurava piacere, riscoprendo man mano che il vero piacere sta nel farne a meno. Il Signore ci colpisce per sanarci, ogni privazione porta con se un messaggio che deve avvicinarci ancor più a Lui e al suo mistero. Usciamo dai sepolcri che con cura estrema ci siamo edificati, riconosciamo in Lui ogni potere fidandoci della sua opra che ha come scopo la nostra liberazione. È inutile fuggire preferendo perire, facciamoci plasmare dalle sue mani e dalla sua volontà ed avere in comune con Gesù l’essere figli dello stesso Padre.

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