venerdì 11 luglio 2008

Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto.

Giovanni 15,1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.


“Senza di me non potete far nulla”, comprendo pienamente questa espressione perché ho sperimentato e attestato personalmente il fatto che da soli, noi, non siamo niente. Quando il Padre ha iniziato l’opera di potatura credevo che di me non sarebbero rimasti che brandelli privi di vita, quando man mano ogni certezza faceva largo alla miseria e la forza si tramutava in debolezza non immaginavo minimamente di poter rinascere, non credevo che dall’oscurità era possibile ricavare luce, una luce che pian piano aumenta d’intensità nel rispetto dei nostri poveri occhi abituati ormai al buio pesto. Il vignaiolo ha cura della vite e vuole che ogni suo singolo tralcio cresca conforme alla pianta che lo ha generato e che lo sostenta. Davvero un onore, erroneamente scambiato per onere, quello di appartenere ed essere germogli di questa immensa vite! E’ un onore sapere che, affidati alle sue mani, i nostri frutti saranno benedetti dalla sua volontà e comprendere che ogni prova e ogni sofferenza concorrono alla nostra perfezione ai suoi occhi. Il vignaiolo, liberandoci dai peccati, libera la nostra corteccia da tutti i parassiti che logorano la nostra struttura, destabilizzandola e rendendo, così, difficoltosa ogni fioritura, i peccati, infatti, sono la principale causa della nostra cecità, il vivere per essi ci tiene lontani dalla vera comprensione della “Parola che vi ho annunziato”. E pensare che è grazie a questa Parola che siamo stati mondati, alla Parola che si è incarnata allo scopo di tradurre a livelli comprensibili, anche per i più ottusi, il grande Amore di Colui che ci vuole rinati a vita nuova., quella stessa parola che spesso ignoriamo, che preferiamo non comprendere convinti che sia riservata solo ed esclusivamente a determinate persone. Per Grazia divina non occorre essere dotti o sapienti per aprire il cuore alla comprensione “ti rendo grazie Padre perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli” basta semplicemente rendersi conto dell’infinito amore che lega la vite ai suoi tralci e la dedizione con la quale si cura di essi. Gesù non ci vuole sterili rami secchi destinati al rogo, ma ci vuole portatori di frutti, generati dalla nostra opera in comunione con la sua parole, rimanendo in lui ed essere suoi discepoli in nome del suo amore. “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi, rimanete nel mio amore”, ecco il segreto per fare della nostra vita un’esistenza degna d’esser chiamata “vita” , rimanere nel suo amore per gustare costantemente la sua presenza con l’azione dello Spirito Santo che ci aiuta a vivere dei suoi comandamenti, liberi da tutto ciò che intralcia e offusca, totalmente affidati alle mani del vignaiolo , alla sua Parola, al suo Amore, alla sua Volontà, divenendo tralci carichi frutti a lode e gloria del suo nome. Signore aiutaci a rimanere in te e fa che le tue parole rimangano in noi per poter così chiedere “quel che volete e vi sarà dato”: vivere per sempre attaccati alla Vite della vita eterna.

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