sabato 30 gennaio 2010

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Marco 4,35-41

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».



"Taci, calmati!" Quest'ordine più che al vento sembra rivolto alla voce della nostra coscienza che spesso ci mette in testa strane idee azzerando totalmente quel minimo di speranza che pian piano si fa strada. Tante volte pensiamo di essere perduti, così ci rivolgiamo a Dio a quel Dio che immaginiamo nascosto, freddo, e impassibile dinanzi alle nostre sofferenze: come Gesù che dorme a poppa sul cuscino nonostante la tempesta. Questa immagine rende chiara l'idea del nostro pensiero, del nostro "materializzare" la figura di Dio nei momenti di tribolazione, tutto dettato dalla paura o meglio dalla fede ancora debole che si piega al vento e alle intemperie. Non ci chiediamo mai lo scopo delle prove? Mai che andiamo oltre l'afflizione per ricercare un fine più nobile, uno scopo più grande e immenso. Eppure riconosciamo in Dio il mandante ma non riusciamo a comprendere il perchè! Senza dubbio lui non si gloria delle nostre pene ma aspetta di essere glorificato dalla nostra tenacia e dalla forza che ci aiutano a sopportare e vincere tutto nel suo nome. Perchè avete paura? Abbandoniamoci tra le braccia del Padre e cresceremo come il seme gettato dall’uomo sul terreno: “dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce”. Lasciamoci fortificare, chiediamo una fede salda iniziando a porre totale fiducia in Dio al quale “anche il vento e il mare gli obbediscono” , lui ci condurrà all’altra riva sani e salvi.

venerdì 29 gennaio 2010

L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

Marco 4,26-34

In quel tempo, Gesù diceva : «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Molte similitudini oggi in questo brano, tanti riferimenti che come sempre ci danno occasione di "pensare" e tirare le somme sul nostro operato quotidiano. La mietitura serve proprio a questo a valutare ciò che di buono è stato prodotto e ad accontanare "zizzania" e quant'altro: dal frutto riconosceremo la natura dell'albero e i nostri frutti devono essere puri, privi di interesse personale ma spinti dal bisogno di glorificare sempre il Padre, colui che non ci fa mancare niente sia che si "dorma o si vegli". Si preoccupa Gesù di rendere semplice e a portata di tutti la "realizzazione" del Regno di Dio appunto perchè non si rimanga inerti ad aspettare la "grande mietitura" ma ci si accorga che giorno dopo giorno siamo sottoposti al giudizio e quindi giorno dopo giorno siamo chiamati a vivere attimi di quel Regno al quale un giorno accederemo se ritenuti degni. Se non siamo in grado di desiderarlo già da ora come possiamo pretendere di gustarlo in eterno? E' vero che siamo miseri, poveri, peccatori ma è anche vero che tutto ciò riguardante la nostra natura di uomini non può e non deve assolutamente farci desistere ma al contrario deve darci forza perchè dal vuoto della nostra miseria possiamo ricavare un pieno di gloria e misericordia: "Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo". Il più piccolo di tutti i semi diventa più grande di tutte le piante dell'orto se solo è disposto a morire!

giovedì 28 gennaio 2010

La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

Marco 4,21-25

In quel tempo, Gesù diceva : «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».



A ciascuno di noi è stata data la possibilità di divenire lampada, a ciascuno il "talento" da far fruttare e a ciascuno la libertà di poter scegliere se illuminare "sotto il letto o sotto il moggio". "Vedi io oggi pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male" questa possibilità di scegliere che noi chiamiamo "libero arbitro" non ci dona la possibilità di fare ciò che vogliamo ma di compiere ciò che dobbiamo nella piena libertà, nella vera Libertà. Dio non è costrizione, obbligo, lui non è venuto a legarci ma al contrario ha sciolto le nostre catene nel momento in cui ha messo a portata delle nostre mani la Conoscenza: "Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce" ; tutto è riservato a chi ha "orecchi per ascoltare" e non a chi si accontenta di sentire per infervorarsi e poi spegnersi, il seme che ha poche radici è destinato a perire!! La radice va posta nel nostro cuore, da li parte la voglia di conoscenza anzi direi il bisogno di entrare in sintonia con l'Amore per fare esperienza e per alimentarsi costantemente alla mensa della Parola; solo un cuore ben disposto è capace di ascoltare e solo un cuore pronto sa che ascoltando vivrà protetto e al sicuro, un "rifugio dalle insidie del male" Ecco la ricompensa alla quale si giunge dopo una completa conversione, dopo che la luce di Cristo, attraverso noi, sarà giunta a chi ci sta accanto e la nostra esperienza porterà frutti a lui graditi, così saremo certi che ciò che abbiamo non ci sarà tolto, l'essere figli di Dio, ma anzi ci sarà dato di più... diventeremo simili a lui.

giovedì 21 gennaio 2010

Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Marco 3,7-12

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.


Gli spiriti impuri bisognosi di misericordia e d'esser mondati si gettavano ai suoi piedi, e lo riconoscevano! Per riconoscere Cristo e farne esperienza occorre procedere a ritroso e percorrere la nostra storia per riconoscere le nostre colpe e mancanze e quindi l'estremo bisogno di Misericordia. Sono partendo dalla consapevolezza di ciò che siamo possiamo giungere alla comprensione di ciò che Cristo è per noi.

lunedì 18 gennaio 2010

Lo sposo è con loro

Marco 2,18-22

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».



Nei momenti in cui lo Sposo è presente avviene l'opera d restauro e gli otri vecchi man mano prendono nuovo vigore essendo risanati e riportati alla luce originale. Col battesimo abbiamo ricevuto questa Luce e dal Battesimo la presenza dello Sposo ci accompagna donandoci quotidianamente la razione giusta di "vino" nuovo che non farà mai perire la nostra anima ne estinguere la nostra sete. A prova di ciò, dell'efficacia di questa "bevanda" e della presenza stessa di Dio in noi "verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno" e proprio in questi giorni siamo chiamati a testimoniare maggiormente la Novità che ha investito la nostra vita salvandola e rendendola Vera Vita: saldi nella Fede.



sabato 16 gennaio 2010

Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori

Marco 2,13-17

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».


Non sta a noi sindacare sull'operato di Gesù e sui segni che costantemente ci manda. Ogni circostanza ogni evento, bello o brutto che sia, ha nel suo segreto il fine di edificarci e incrementare la nostra crescita nella conoscenza di Dio. All'inizio tutto può sembrarci follia, assurdità ma man mano che la rivelazione si va compiendo tutto prende forma affinchè sia sempre più salda la nostra fede nel momento dell'aridità e dell'oscurità. Matteo non ha tentennato ma subito alzatosi lo segui, lasciandosi alle spalle la sua storia, il suo lavoro, il suo banco delle imposte; non sciupiamo questa occasione, non lasciamo che il nostro cuore sia indifferente di fronte al passaggio di Cristo ma al contrario risponda senza esitazione all'Amore e alla chiamata.

venerdì 15 gennaio 2010

Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra

Marco 2,1-12

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».


Gesù inizia pian piano a portare a compimento la Sua rivelazione annunziando con cura e delicatezza la sua missione nella totalità e nella continuità. Quello che lui oggi compie viene da Dio come da Dio, ancora oggi, viene il perdono dei peccati e la guarigione del corpo dell'anima. Lo stupore degli scribi, se in questo contesto assume un atteggiamento di ostilità nei confronti di Gesù, oggi a noi deve portarci a riflettere e a non fermarci mai dinanzi al "miracolo" alla "guarigione" e di andare sempre oltre la mano che l'ha compiuta perchè in tutto sia glorificato Dio e riconosciuto come unico artefice di tutto.

giovedì 14 gennaio 2010

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Marco 1,40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.



Mi sorprende sempre la delicatezza di Gesù, nei vangeli è possibile scorgerla in piccole sfumature e poche parole ma credo si Immensa e capace davvero di colpire il cuore. Lui che si rivela con ogni mezzo possibile oggi lo fa con la guarigione e purificazione, ma bada bene di non sconvolgere repentinamente gli usi ma pian piano si "insinua" affinchè ciascuno personalmente sia l'autore del proprio sconvolgimento interiore. L'incontro e l'esperienza con Cristo è qualcosa di strettamente personale che mai dobbiamo affidare a terzi ma viverla significa sentirla nell'intimo come la sua presenza. I fratelli, le cose, il creato, la natura siano strumenti per giungere a Cristo e non diventino loro il "cristo" .

lunedì 11 gennaio 2010

Convertitevi e credete nel Vangelo

Marco 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella


...andarono dietro a lui! Sembra così strano, solo ieri abbiamo letto di Gesù che si mette in coda e segue la folla che attendeva il battesimo nel Giordano e già oggi Lui stesso ci invita ad andargli dietro! Un controsenso, di certo non siamo disposti ad accettare un “ultimo” come guida, anzi ci lasciamo spesso ammaliare dalla potenza che di Potere ha ben poco. Solo in Cristo noi abbiamo la certezza, solo in Cristo la Pienezza, perchè in Lui tutto esiste e solo con Lui siamo certi di progredire proseguendo per la giusta via. Ci mostra l'umiltà quale unica arma da portare dietro il nostro cammino, come un bastone che ci aiuterà a salire monti, sopportare vallate e scovare dal nostro vivere tutto ciò di cui abbiamo bisogno in primis il Timore di Dio. Sono certo che se mancava l'umiltà ai quattro "chiamati" non sarebbero di certo divenuti discepoli del Maestro; senza esitazioni abbandonano le reti, il padre, le barche per seguire Colui che ha promesso ben altro, e che convertirà la fatica in Gloria. Cosa ci tiene saldamente ancorati alle nostre fragili certezze? Paura? o semplicemente una fede barcollante e fragile? Chiediamo a Cristo la forza di saper ascoltare la sua voce, srutare oltre il suo sguardo e correre dietro il suo esempio, la sua Croce!

mercoledì 6 gennaio 2010

Il Nostro Dono


Mi chiedo cosa mai potremmo offrire, oggi, noi a Gesù! Di certo oro, incenso e mirra sono doni “superati” nel senso che con il Battesimo abbiamo già riconosciuto Gesù come Re-Dio-Uomo, anche se è indispensabile soffermarsi sul terzo, sulla mirra, quel simbolo che esalta l’umanità di Cristo, e quindi l’elemento che maggiormente lo avvicina a noi uomini attuali. I Magi nel riconoscerlo uomo, con la mirra, hanno profetizzato anche la sua morte, la sua offerta totale sulla Croce e dalla Croce bisogna ripartire per rinnovare il nostro credo, credere che Gesù è realmente nato per salvarci. Sembrerebbe impossibile questo viaggio a ritroso nel tempo e dalla morte riconoscere la nascita, ma se consideriamo che i due eventi sono strettamente collegati da un’unica matrice il tutto viene semplice, eliminando anche le barriere del tempo che non ci permetterebbero questo viaggio! Tutto parte dalla miseria, dall’umiliazione della Croce alla piccolezza di un bambino indifeso; e dalla mangiatoia di Betlem alla Croce del calvario la via è brevissima anzi è un unico cosa riproposta in due eventi, un “altare” dove lo stesso Agnello si è immolato per noi, per ben due volte al fine di aprire totalmente il nostro cuore alla comprensione. Ecco che la nostra miseria diviene elemento essenziale quindi, la fragilità del genere umano è l’unica spinta che può lanciarci verso la Croce per appendere a quei chiodi la nostra nudità e abbandonarci sulle braccia di quel Legno come “bambini in braccio ad una madre”. Offriamo tutto ciò che ci manca, offriamo ogni nostra debolezza, offriamo ogni nostra mancanza perché Gesù stesso ha voluto conoscerle incarnandosi, e ne ha fatto esperienza per trasformarle e rendere la miseria della natura umana il vero e grande strumento di esaltazione. Tu che innalzi gli umili accetta questo nostro dono offerto non da un Magio ma da un povero che spera e sa già di diventarlo in cielo.

martedì 5 gennaio 2010

Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele

Giovanni 1,43-51

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».



Da una vera esperienza di Cristo non può che nascere in noi la consapevolezza che Egli ci conosce fin da quando eravamo "sotto il fico" cioè fin quando siamo stati concepiti perchè da Lui "pensati" ed amati già da allora. Non è semplice facile entrare in questo mistero e capire che davvero ogni ogni mossa, ogni gesto, ogni avvenimento concorrono al nostro bene, alla nostra edificazione. Una volta giunti a traguardo sarà possibile rendere gloria ed onore ma nel momento della prova tutto sembrerà assurdo e inaccettabile: "vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo" vedremo il Padre cosi come egli è perchè tramite il figlio e all'adesione totale al suo esempio abbiamo ricevuto l'adozione a figli e quindi saremo simili a lui, glorificati. Saldi in questa promessa e sicura nell'attuazione del progetto finale sarà più facile sopportare e lottare, andando oltre ogni barriera e riuscire a riconoscere Cristo nei fratelli "vedrai cose più grandi di queste" vedrai che Cristo è Vivo ed in mezzo a noi sempre.

sabato 2 gennaio 2010

Dopo di me verrà uno che è prima di me

Giovanni 1,19-28

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.



La missione di Giovanni è quella di "preparare la via al Signore" e di dare testimonianza in mezzo al "deserto" che la salvezza è vicina. Mi vengono in mente le parole di Paolo nella lettera ai Romani "è tempo di svegliarsi dal sonno perchè la salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti" e questo ci sprona a fare il Battista, rinnovare il nostro Battesimo con la conversione costante perchè non c'è un vero Battesimo di redenzione se prima non ci mettiamo in coda per essere battezzati con acqua. Tra qualche giorno anche Gesù si metterà in fila e quindi perchè non dovremmo farlo noi? Non siamo il cristo anche se spesso ci sentiamo tali, abbassiamoci, umiliamoci e rendiamo pura testimonianza di ciò che viviamo: se è vera questa esperienza tale sarà anche la nostra testimonianza.

sabato 19 dicembre 2009

La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo

Luca 1,5-25

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».



"Non temere" Questa espressione e la stessa che l'angelo rivolgere a Maria nell'Annunciazione, quindi in fondo è lecito provare un di timore, "paura" in questi momenti cosi speciali. A dare naturalezza e purezza a questo timore è l'umiltà ora di Zaccaria poi della Vergine che, chiamati dal Signore, si sentono non adatti alla missione che sta per affidare: Zaccaria si preoccupa dell'età avanzata e Maria del fatto che ancora non era andata a vivere con Giuseppe entrambi insomma non avevano ancora sperimentato la potenza dello Spirito Santo che utilizza questi due "grembi" umili e puri per dare vita al grande progetto della Salvezza. Di certo ai giorni nostri le cose sono un cambiate ed anche l'Angelo ha preso sembianze diverse, basta saperlo riconoscere e, per non rimanere muti, dire "Si" senza esitazioni forti nella fede...e divenire noi stessi "grembi" dove concepire, accogliere e dare alla luce, quotidianamente, la Luce.

martedì 15 dicembre 2009

È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto

Matteo 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».


Chi guarda solo a sé stesso difficilmente si accorge di ciò che accade nelle vicinanze, ancor più se una Novità ti invita a cambiare totalmente vita!! "Dove ha abbondato il peccato sovrabbonda la grazia" perchè appunto si è stati capaci di scrutare il proprio cuore e di riportare alla luce, grazie alla Luce, quel peccato che ostacolava e che divideva; "i pubblicani e le prostitute vi passano avanti" perchè sono riusciti a fermare la discesa verso la tomba ascoltando e tendendo la mano a Colui che salva, alla conversione totale del cuore. Quindi fa la volontà del padre chi si pente, chi si spoglia, chi cambia vita e si umilia e al contrario sarà abbassato chi crede solo nelle proprie forze e chi si illude di salvarsi per il proprio vigore!!

venerdì 11 dicembre 2009

Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo

Matteo 11,16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».



" A chi possiamo paragonare questa generazione?" se non a noi stessi, al nostro cuore spesso privo di input e sensazioni? Quante volte Gesù ci passa accanto e nemmeno ci rendiamo conto perchè impegnati a cercarlo chissà in quale angolo del mondo, in quale santuario "alla moda". Per trovare Gesù il primo passo è cercarlo nel cuore, nel nostro intimo e poi testimoniarlo e rendergli lode nei santuari, nelle piazze, per strada. Non c'è vera testimonianza se non si riesce a vivere ciò che si vuol trasmettere perchè si capisce quando la bocca e le parole sono scollegate dal cuore e quindi dalla Sapienza che tutto governa. Gli alberi si riconoscono dai frutti, così noi saremo riconosciuti in base alle opere e non di certo per le parole che riusciamo abilmente a mettere insieme: oltre la forma ci deve essere la sostanza e non c'è sostanza senza Cristo, non c'è Sapienza se non c'è Ascolto. Occorre ammorbidire la corazza che soffoca gli occhi della nostra anima, occorre far pulizia attorno ad essa, estirpare rovi che la rendono immobile e lasciare che spicchi il volo verso la Luce. " ..è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.(Rm 13, 11-14).

mercoledì 2 dicembre 2009

Gesù guarisce molti malati e moltiplica i pani

Matteo 15,29-37


In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.




Portare dinanzi al Signore le nostre debolezze e fragilità è un grande atto di fede e di lealtà; Lui che già conosce tutto di noi ci mette in condizione di conoscere, ora, noi stessi la nostra stessa natura. A Lui ci rivolgiamo per essere guariti e Lui lodiamo dopo aver avuto la guarigione che tanto aspettavamo: quella del cuore. Dall'alto del monte egli ci chiama e ci sana, è dal monte che ci rivela la Sua vera natura quella che ci invita a condividere per l'eternità. La compassione di Cristo verso di noi è la sua misericordia nei confronti di chi ha compreso e ora si appresta a Vivere anziché sopravvivere di stenti. Ecco perché non vuole che rimandarci digiuni, ha paura che durante il cammino veniamo meno per la fame, ha a cuore la nostra sorte e non vuole che nessuna pecora venga smarrita o perduta per la fame: spezza il pane moltiplicandolo affidando a noi la missione d'essere Pane e di testimoniare ai fratelli l'amore conosciuto nella montagna della rivelazione. O Signore aiutaci a non smarrirci durante la discesa verso la quotidianità, ma siano le prove di ogni giorno a darci forza ed essere vincitori in nome tuo!

giovedì 26 novembre 2009

Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

Luca 21,20-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

..."ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, l'ho abbandonato alla durezza del suo cuore, che seguisse il proprio consiglio".... e il popolo raccontato in questo passo non è un popolo che ha vissuto 2000anni fa, ma è un popolo che vive ancora oggi e che, ancora oggi, si ritrova perfettamente nel racconto di questi eventi! Un popolo che si allontana da Dio è un popolo che indurisce il proprio cuore col l'illusione di riuscire a governarlo da sé; la storia ci insegna e l'attualità ci ricorda tristemente che il "proprio consiglio" non porta a nessun fine se non alla fine, alla fine del mondo che ogni giorno ci viene spiattellata con indifferente freddezza. Ho paura, e non della fine, la paura maggiore è che questa nostra durezza e freddezza non ci aiutino per niente nell'individuare i "segni", quei segni che i permetteranno poi di alzare il capo e di contemplare la Gloria di Dio... e chi non sarà in grado di individuarli senza dubbio è lontano da Dio, distante!! Non lasciamo che i pagani saccheggino la nostra "città" ma difendiamola come tesoro geloso quale essa è: La nostra anima vedrà la potenza di Dio se rimarrà saldamente ancorata a Dio; non vedrà mai la fine perchè vive in Dio e con Dio quel tempo senza fine

mercoledì 25 novembre 2009

Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto

Luca 21,12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».


Per preparare la propria difesa occorre ammettere che in fondo si sta compiendo qualcosa che è contro la logica, contro la regola; Anche se in fondo perseverare la via della Croce, nei momenti della tribolazione, può sembrare una "follia" in realtà non lo è, anzi diviene salvezza la stessa perseveranza e la stessa speranza contro una realtà che ci invita a fare il contrario. Come dice Gesù l'occasione propizia per testimoniare è proprio il momento della prova, dell'angoscia perchè la nostra fede si testa col fuoco, ed è col fuoco che il nostro cuore potrà finalmente ardere e bruciare d'amore. Nulla potrà spegnerlo e niente potrà sempararci da lui " Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati"... nessun capello del nostro capo andrà perduto!!

martedì 24 novembre 2009

Non sarà lasciata pietra su pietra

Luca 21,5-11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.




Badate di non lasciarvi ingannare! Quante volte ci inganniamo e ci illudiamo d'aver "incontrato" "fatta esperienza" "condiviso" e quindi aver assaporato le dolcezze del Tempo? Troppe volte infatti ci autoconvinciamo senza lasciare che la convinzione vera venga da Chi può renderla reale e fattibile. Gli sconvolgimenti sono una tappa essenziale da vivere perchè essenziale ed indispensabile è la morte, morire per rinascere a nuova vita; e se non si accetta di morire difficilmente la rinascita sarà vera, ma appunto una povera illusione destinata a perire e a dimorare nella tomba. I segni grandiosi del cielo, invece, saranno visibili ai quanti avranno scelto il cielo, ai tanti che nella morire a se stessi hanno scelto di vivere con Cristo senza paura alcuna e con la certezza a priori di superare ogni inganno ed essere vincitore "in virtù di colui che salva"

domenica 22 novembre 2009

Tu lo dici: io sono re

Giovanni 18,33b-37

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».



Povero Pilato, credeva che ammetterlo costasse a lui dover ammettere anche d'essere un giudeo, invece in cuor suo una briciola di verità c'era, quel poco per credere nella sua innocenza. Gesù infatti domanda se queste deduzioni venivano dal cuore di Pilato oppure da ciò che si diceva in giro proprio per testare il grado della sua consapevolezza: Cristo il re non solo dei giudei ma di ogni essere vivente, di chi sceglie la verità e vive uniformandosi alla verità. La Verità non va difesa in quanto tale regge da sè, ecco perchè i suoi servitori non hanno combattuto, hanno assecondato la Verità e fatto in modo che tutto si compisse e che fosse instaurato il Regno dove la morte non ha accesso e dove ciascuno regnerà accanto al Sovrano. Cristo con la sua Regalità si incarna scegliendo il trono dell'umiltà e della piccolezza per compiere la missione di salvezza tramite il trono della sofferenza, la Croce, e richiamare a se, sul trono della Gloria eterna tutti i dispersi, quanti perduti e disorientati non riescono a riprendere la via della Verità: Io sono la Verità e la Vita, chi crede in me anche se muore vivrà...

venerdì 20 novembre 2009

Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri

Luca 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.



I capi dei sacerdoti e gli scribi rappresentano il lato materiale del nostro essere; essendo fatti di un corpo e di un'anima dobbiamo cercare di dar "retta" ad entrambi gli elementi senza, però, permettere che l'anima perisca proprio perchè non trova nell'habitat "mondo" la sua linfa. In realtà il nostro mondo è fatto solo per il corpo e raramente si riesce a trovare spunti per prenderci cura dell'anima. Bisogna cercarli appositamente e volerli, e pendere da quelle "labbra" che ci invitano all'Ascolto della Verità. E' nella preghiera che si trova l'angolino nascosto da dove iniziare a curare l'anima, nel segreto del cuore il Padre ci ascolta e non lascerà deluse le nostre aspirazioni anzi, farà di certo più di quanto noi siamo capaci a chiedere. Chiediamo mai una cura per la nostra anima? Oppure spesso pretendiamo guarigioni e miracoli del corpo! Signore donaci la capacità di andare oltre, nel rispetto di ciò che ci hai dato, il corpo; sia esso strumento per preservare e custodire il tesoro prezioso che un giorno riporremo tra le tue mani...

mercoledì 18 novembre 2009

Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?

Luca 19,11-28

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.



"Siamo servi inutili, abbiamo fatto ciò che dovevamo fare"; questa frase racchiude il senso di questo passo che può sembrare parecchio duro e privo della misericordia che distingue sempre le parabole di Gesù. Ci scuote oggi, come se volesse scrollarci di dosso strati spessi di polvere e catrame che appesantiscono il nostro agire il nostro operare. Privi, quasi, del timore di Dio, procediamo come se non dovessimo essere mai giudicati, come se tutto ciò che abbiamo ci spetta di diritto non considerando che la stessa nostra vita dev'essere paragonata sempre alla moneta d'oro che il padrone consegna ai servi. Cosa ne facciamo noi di questo tesoro? Siamo capaci di farlo fruttare o scoraggiati dalle opinioni dei nemici preferiamo nasconderlo e quindi soffocarlo? Siamo o non siamo suoi testimoni, lampade poste in bella vista? Allora cosa ci spinge ad aver paura, cosa ci porta ad adeguarci alla massa! Cristo non è adeguarsi ma mettersi costantemente in gioco affinchè quanto ci è stato dato frutti al meglio e, al momento del ritorno del re, ciascuno mostri l'operato senza aver paura ma sano e salutare timore. Sarà questo timore, sarà la fiducia, sarà la nostra retta vita uniformata al Cristo, che spalancheranno le porte dell'Eterna Misericordia: il padrone che condivide con i servi il regno e li mette a capo delle città; una novità che stravolge gli antichi rapporti e legami e pone il padrone, ora, come padre e i servi come figli. Ecco la Misericordia, dietro l'apparente durezza si cela un'immensa Grazia perchè è con il fuoco e con le prove che la nostra fede viene testata affinchè nessun tesoro vada perduto e a noi ci sia data la capacità di gioirne in eterno.

martedì 17 novembre 2009

Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto

Luca 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Bel passo ricco di elementi e sfumature che lo rendono il passo "simbolo" della chiamata. Il Figlio dell'uomo che viene per salvare ciò che è perduto riesce finalmente a recuperare Zaccheo ricco e pubblicano da sempre impegnato in altre faccende. Mi viene da immaginare cosa abbia spinto l'uomo a salire sul sicomoro, forse semplice curiosità o forse in cuor suo cercava da tempo di conoscerlo e non vi riusciva mai a causa della "folla" dei tanti impegni che, come capita a noi, invadono e soffocano l'esistenza. In fondo tutti cerchiamo Dio, perchè siamo sempre in corsa verso il "lato migliore" della nostra vita; cerchiamo la felicità, la gioia, la serenità, e lo scopo stesso della vita, e non vediamo che tutto ciò è Dio, in Dio. La curiosità di Zaccheo non tarda a trasformarsi in altro, alla vista di Gesù i suoi occhi si aprono e il cuore si spalanca alla misericordia dell'Amore, quell'amore che "oggi si ferma a casa sua" e vi dimorerà per sempre. La risposta non tarda ad avvenire, scende dal piedistallo che si era costruito e oltre alla sua piccolezza fisica, ora, comprende di possederne un'altra, più nobile e che lo porterà in alto; il bisogno di uniformarsi è inevitabile in un cuore che ha compreso tutto, vende tutto ciò che possiede rimettendo nelle mani di Dio anche la sua vita e al servizio degli altri, i poveri e i tanti che hanno subito le i suoi soprusi. Si è compiuta così la salvezza per Zaccheo e davvero basta poco per ottenerla, la semplicità di un cuore disposto e capace di azzerare tutto ed azzerarsi per iniziare un nuovo cammino. Non sforziamoci di cercare affannosamente Dio in lungo e in largo ma iniziamo a cercarlo in noi, tendendo Lui la mano per ritrovarci, poi, in Lui.

sabato 14 novembre 2009

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui

Luca 18,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».


L'insistenza della vedova cos'è se non perseveranza nelle intenzioni..la vedova crede nella sua causa e aspetta con ansia la giustizia contro l'avversario. Gesù si domanda se " il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra" e si domanda se ci sarà ancora qualcuno disposto a credere nell'Unica giustizia e perseverare, quindi, nella preghiera, come arma invincibile per incarnarla. La fede è un dono, e come tutti i dono non ci viene offerta per i meriti ma per l'immensa bontà di Colui che la detiene; è indispensabile adoperarsi affinchè essa sia custodita ed occorre divenire in prima persona custodi e custodie di tale dolcezza. Pregando si instaura un collegamento intimo con Dio, uno scambio che, ora, vede anche noi impegnati e, da semplici destinatari, ci facciamo donatori della nostra stessa preghiera, della nostra perseveranza, come offerta gradita. Dio farà giustizia ai suoi eletti che hanno intrapreso la Sua via, non li lascerà delusi ne aspettare a lungo perchè certo che, grazie alla loro testimonianza troverà qualche "spicciolo" di fede sulla terra.

venerdì 13 novembre 2009

Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà

Luca 17,26-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».


Dove Signore? In un posto lontano dagli avvoltoi, in un posto dove non si vedrà mai morte, in un posto preparato per noi, per i tanti che sono riusciti a comprendere la manifestazione del Figlio dell'uomo. Lo Sposo sarà presente quindi sarà impossibile digiunare; si mangerà e si assaporeranno le Sue delizie per attingere da esse la forza e la fede che poi serviranno nel giorno della pioggia e del diluvio, del giudizio. Chi viene portato via dal Signore è chiamato, non a morire fisicamente, ma a vivere con l'anima la morte di ciò che si era e la risurrezione futura; ecco perchè è essenziale non voltarsi, non cercare di aggrapparsi alle cose terrene ma correre senza esitazione, perdere tutto anche la vita pur di salvarla con Lui. Accogliere con gioia la chiamata e perseverare nel renderla sempre viva avendo sempre chiaro in mente e nel cuore che Dio vuole il meglio per ciascuno di noi e non lascerà mai che gli avvoltoi si impadroniscano del nostro corpo, mezzo che condurrà l'anima alla salvezza.

giovedì 12 novembre 2009

Il regno di Dio è in mezzo a voi

Luca 17,20-25

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».


Ogni singolo giorno del Figlio dell’uomo è da considerare "Regno di Dio" perchè Egli stesso si è incarnato per ridurre ai giorni nostri il progetto che per secoli il suo popolo ha eclissato. Con la convinzione di cercarlo chissà in quale realtà straordinaria o di ritrovarlo in un tempo futuro perdiamo la percezione di incontrarlo dove esso realmente è: in mezzo a voi! Cristo è rimasto in mezzo a noi al fine di assecondare in nostro desiderio di "vedere" ma spesso nemmeno ci accorgiamo del suo "incarnarsi" costantemente perché presi da mille pensieri o magari impegnati nel cercarlo, invano. Dio non può essere trovato in qualcosa, in un luogo, perchè è ovunque appunto in mezzo a noi: Come folgore guizza, percorre e racchiude in sé tutto e tutti e solo entrando nella sua sofferenza, solo facendo esperienza del rifiuto di sé e del donarsi ai fratelli è possibile “vederlo”. Sono passi "necessari" per riconoscere il "giorno" del Figlio dell'uomo e per accedere anche noi nella gloria riservata solo a chi sarà disposto a vivere la vita come un solo eterno Giorno.

mercoledì 11 novembre 2009

Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero

Luca 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».


Rendere grazie equivale all'aver compreso e quindi vissuto in pieno una guarigione. Redersi conto d'aver bisogno di "pietà" è già un passo importante ma occorre averne piena convinzione nonchè provarlo nel cuore, quel bisogno che ti affligge e allo stesso tempo riempie di speranza, perchè già si pregusta il dolce sollievo della purificazione. Se si fa esperienza della Misericordia e quindi si è veramente sanati è inevitabile ritornare indietro, e non sui propri passi, per rendere Gloria ed Onore, per ringraziare e non ripagare con l'indifferenza o con un atteggiamento di chi pretende, perchè se è vero che il sole sorge e tramonta sui giusti e sui peccatori è vero anche che non tutti siamo in grado di vederlo questo Sole e di usufruirne. Iniziare una preghiera di Lode è tendere la mano verso il Colore, verso quella Fonte inesauribile di Vita che ci sana e ci guarisce e che ci converte per l'eternità, cosi che ciascuno di noi diventi suo "promotore" testimone e messaggero.

lunedì 9 novembre 2009

Parlava del tempio del suo corpo

Giovanni 2, 13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.


Riportare al giusto posto e ricollocare un oggetto secondo l'utilizzo che se ne deve fare è un atto di sincerità che senza dubbio guarisce e sana cattive consuetudini. Oggi Gesù fa riferimento al Tempio senza fermarsi al lato materiale della parola ma, come, sempre, andando a fondo per cercare di far comprendere ed insegnare. Il Tempio al quale fa riferimento è senza dubbio una delle nostre attuali chiese ma il Tempio che vuole intendere è quella dimora che ciascuno di noi è: dimora dello Spirito Santo quindi Tempio dell'Amore di Cristo, in cui custodire gelosamente l'alleanza che egli ha fatto con ciascuno di noi. E' normale giungere alla conclusione che se vogliamo difendere un tesoro nascosto è importante rafforzare le difese e permettere che nessuno dall'esterno possa introdursi. Ecco perchè Gesù caccia venditori e mercanti, perchè nell'attaccamento al denaro, nella sete di successo, di fama e nella costante voglia di possedere sempre di più ci sta il peggior nemico del "tesoro", ci sta l'egoismo che non ci permette di andare oltre e di riscoprirci Membra di un unico Corpo, chiamati alla condivisione e all'amore fraterno. Invece le nostre chiese divengono spesso palcoscenici dove esibire le nostre più disparati doti senza pensare mai al "silenzio" e al "segreto"che Lui tanto ama; la testimonianza si fa senza rumore e senza riflettori accesi perchè in porta già la Luce più splendente che può esser vista solo da chi la conosce, solo da chi la porta nel cuore, come tesoro del proprio tempio, del proprio cuore. Lasciamoci distruggere da Colui che sarà capace di riedificarci in tre giorni, partecipi così della sua passione ma anche della sua risurrezione.

mercoledì 4 novembre 2009

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo

Luca 14,25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».




I calcoli che oggi Gesù ci invita a fare hanno come scopo il completamento della nostra conversione. Dopo averlo conosciuto è indispensabile Amarlo e per amarlo occorre fare i conti con noi stessi e con la nostra disponibilità. Disponibilità totale nel portare con serenità la propria croce, senza cercare scappatoie e senza tentare di controbbattere, ma trovare in essa la pace e il modo semplice ma puro di seguirlo. La croce, che in questi ultimi giorni è divenuta motivo di contesa e di lotta, in realtà fa un paura a tutti perchè la si accomuna alla sofferenza senza andare mai oltre, senza riuscire e scorgere in quel legno la salvezza e la gioia del servire il Padre attravarso l'essere dono ai fratelli. Per questo dobbiamo amare Cristo più di ogni altro uomo, più di nostro padre, madre, sorelle e noi stessi, perchè è dall'amore in Cristo che poi scaturisce ogni altro Amore, quello con la A maiuscola, quello che non cerca interesse se non l'unico grande scopo: salire ogni giorno in quella croce. Calcoliamo bene quindi e per farlo bisogna ridare a Lui tutto ciò che ci appartiene e lasciare che sia la Su misericordia a dirigere le nostre azioni, solo cosi possiamo avere la certezza che la torre sia completata con alla base la conoscenza, la fiducia e l'affidarsi totalmente.

martedì 3 novembre 2009

Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.

Luca 14,15-24

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».




Oggi per la prima volta leggo nel vangelo il verbo "costringere". Io che ho apprezzato da subito la libertà che ci offre Dio, il libero arbitrio, oggi invece devo fare i conti con questo verbo! Certo è un verbo estraneo a Dio e al suo disegno di salvezza, ma credo che sia doveroso usarlo se minimamente proviamo ad immaginare l'immensa misericordia che spinge a farne uso. Il Padre ha a cuore la nostra salvezza, questo è chiaro, non creò l'uomo per vederlo morire in eterno e abitare la tomba ma bensì per collocarlo in quel posto di privelegio: la sua destra. Questo posto non si raggiunge di certo per i nostri meriti ma per la sua immensa grazia che opera in noi e fa di noi degni eredi del regno. Spesso però la nostra dura "cervice" ci porta altrove, ci porta a sprofondare, ed è questo che fa adirare il padrone; dopo tutti i preparativi, dopo i ripetuti inviti, dopo l'essere stati riconosciuti degni, noi con molta tranquillità ci impegniamo in altro, ci dedichiamo a tutt'altro inventando scuse e costruendo alibi che non potranno mai ripagare il prezzo e la squisitezza del Pane eterno. In questo contesto il verbo costringere diventa misericordia perchè c'è posto per tutti e ciascuno di noi è chiamato a sedere sul suo posto stabilito già dall'inizio dei tempi. Non siamo indispensabili ma preziosi, e le nostre capacità, i nostri carismi devono trovare la collocazione voluta da Colui che ci ha donato tali capacità. Rispondere e declinare l'invito significa rinnegare tutto, mancare di fede ed essere fedeli, invece, a noi stessi. O Signore donaci la forza di comprendere, costringi il nostro cuore alla comprensione e scuotilo, risanalo...

martedì 27 ottobre 2009

Il granello crebbe e divenne un albero

Luca 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».


Credo che per comprendere un pò e per conoscere un minimo quel Regno che nemmeno riusciamo ad immaginare dobbiamo partire da noi stessi, che poi è l'unica certezza che abbiamo, tangibile. Il Regno è stato preparato per noi, per chi sarà degno di varcarne le porte e di abitarlo; questa elezione ci viene offerta per grazia ma e misericordia e viene donata a chi si mostra interessato, a chi già da adesso protende le mani verso questo Regno. Ecco allora che, considerato ciò, possiamo dire che quel seme e quel lievito, ai quali si paragona il Regno, siamo noi, anzi l'essere seme e lievito è la condizione necessaria che ci procurerà la chiave d'accesso. Il seme che cade a terra muore per la sua nudità, il seme che dalla morte viene risuscitato e germoglia, porta frutto, e tra i suoi rami gli uccelli del cielo vengono a fare nidi. E la stessa succede con il lievito che addirittura, mescolato alla farina, riesce a far lievitare "risorgere" le tre misure di farina. Gesù paragona il Regno con questi due elementi ma ci insegna a divenire tali per iniziare, già da questa vita, a pregustare ciò che di noi sarà per l'eternità.

lunedì 26 ottobre 2009

Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

Luca 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.



Ipocriti! Gesù sapeva bene che l'azione del capo della sinagoga aveva lo scopo di screditarlo e sapeva bene che la cecità lo divorava e non gli permetteva di vedere ciò che occorre vedere per primo, prima di parlare, di giudicare e condannare: guardare se stessi! Nei presunti peccati altrui e nelle azioni che spesso condanniamo c'è uno specchio sul quale bisogna necessariamente specchiarsi e, con lealtà, ammettere che le nostre di azioni non sono da meno. Loro slegano i loro asini di sabato per abbeverarli e Gesù non può dissetare un'anima che da tempo è in cerca della Sorgente della vita? L'uomo non è fatto per il sabato ma viceversa perchè c'è modo e modo di glorificare il giorno del Signore, e la gloria perfetta, quella gradita, si raggiunge con sacrificio e con un lavoro costante di testimonianza e di carità. Un fratello che chiede aiuto ha la priorità su tutto perchè nell'aiutarlo rendiamo viva la preghiera che spesso recitiamo a memoria, aiutando la donna a raddrizzarsi, Gesù, l'ha messa in condizione di poter vedere la via da seguire e di glorificare il Padre nel Figlio. Non lasciamo che lo spirito che teneva inferma la donna ci soffochi, non lasciamo che le nostre convinzioni bigotte oscurino la nostra fede! La fiamma che arde in noi va alimentata con ossigeno puro, quell'ossigeno che solo un cuore libero può pompare!

sabato 10 ottobre 2009

Beato il grembo che ti ha portato! Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio

Luca 11,27-28

In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
La stessa beatitudine di Maria spetta a chi sa portare in grembo, oggi, Gesù! Questa è una certezza perché ascoltando la sua parola e vivendola si porta in cuore la purezza del suo messaggio e la misericordia del suo sacrificio. Da ogni nostra azione deve scaturire la presenza di Gesù dentro di noi e la grazia che fu di Maria: dare alla luce la Luce, e donarla a chi ci sta accanto anche quando sembra sprecata "come perle ai porci" con la speranza che prima o poi anche loro rimangano folgorati dalla grandezza e dalla sua 'intensità. Maria non ha mai dubitato, conservava intimamente il senso della sua missione e anche sopportando il dolore della croce non ha mai dubitato esitato a continuare nel suo "SI" "d'ora in poi tutte le generazioni Ti chiameranno beata"

venerdì 9 ottobre 2009

Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio

Luca 11,15-26

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

E' essenziale comprendere come non si è mai "arrivati" percorrendo la via di cristo. Non possiamo permetterci il lusso di ritenerci "salvi" o "santi" e quindi di fermarci a riposare se il nostro stesso riposo non è affidato alle Sue mani e alla Sua misericordia. Mai abbassare la guardia mai perdere il contatto con Colui che fa di noi forti guardie del bottino. Tutto può ritornare perchè finchè viviamo nella prova siamo "soggetti a rischio" ed è col fuoco che la nostra fede viene testata e qualificata. O Signore che ha spazzato e pulito la nostra anima concedici di vegliare e vigilare su questo palazzo che hai voluto come dimora dello Spirito, sia esso degno di custodire e di esercitare le virtù che hai concesso con immensa grazia.

martedì 6 ottobre 2009

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore

Luce 10,38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».


Oggi tutta la liturgia ci invita, quasi, al riposo o meglio a gettar via ogni affanno e sedersi ai piedi del Maestro per ascoltarlo. L'immagine delle due sorelle è molto attuale perchè se Marta incarna il nostro stile di vita che ci rende spesso distratti e sempre impegnati, Maria al contrario è l'emblema di quanti riescono a vedere in Cristo il Tutto, tutto ciò che basta! Ma il riposo qui inteso non è da considerare alla lettera, va invece interpretato come consolazione, l'unica vera Pace che può essere assaporata gettando il Cristo ogni preoccupazione e affanno: Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, tutto passa solo Dio resta. Solo facendo proprie queste parole e facendo propria la Parola è possibile riuscire a scorgere la parte migliore e sceglierla, perseverare nella scelta e viverla, pur con momenti in salita e prove, ma coscienti del fatto che le consolazioni, poi, saranno ben più grandi. C'è tempo per ogni cosa, non occorre darsi da fare con fatica ma sperare in Dio per ritrovarci in Lui come Maria desiderosi di ascoltarlo e amarlo.

lunedì 5 ottobre 2009

Chi è il mio prossimo?

Luca 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di co! lui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».


Avere compassione, partecipare al dolore o alla gioia del nostro fratello, amarlo, è il comandamento nuovo che in racchiude gli altri. E' la legge del cuore chiamato ad amare senza secondi fini e senza limiti. Il nostro prossimo è più vicino di quanto ci sembri. Spesso, ed è giusto, lo cerchiamo lontano quando invece accanto a noi silenzioso aspetta un nostro sguardo, un nostro accenno. Apriamo gli occhi ed il cuore perchè oltre ai nostri sani gesti dell'andare a messa, del pregare, del rendere vive devozioni, ci sia un'attività significativa volta ad attenzionare il nostro prossimo. Per fare ciò occorre chiedere a Gesù una vista sempre più acuta, che non si offuschi con lo smog dei giorni nostri ma vada oltre, dritta al centro, dove c'è Lui, dove c'è ogni nostro fratello.

venerdì 2 ottobre 2009

I loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli

Matteo 18,1-5.10

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?”.
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.

Gli occhi di Dio su quanti lo temono! Il timor di Dio lo si acquista con umiltà e con purezza. Non a caso, Gesù, prende in esame i bambini perchè è dalla miseria e dalla piccolezza che bisogna iniziare per vedere poi glorificata la nostra vita nei cieli. Lui stesso si è incarnato in un piccolo indifeso ma gli angeli sono stati presso di lui per custodirlo e consegnarlo nelle mani del Padre. Preghiamo il Signore che non faccia cessare mai la provvidenza nei nostri giorni, ci doni sempre le sue sentinelle a vegliare sul nostro cammino e sul nostro cuore.

giovedì 1 ottobre 2009

La vostra pace scenderà su di lui.

Luca 10,1-12 -
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».



Mi colpisce tanto l'espressione "mangiando e bevendo di quello che hanno" perchè sottointende la necessità di condividere con i fratelli l'espeienza di Cristo. Nell'intimità nasce e si sviluppa ma poi deve trovar sbocco ed indirizzo verso chi ci sta accanto. Sapersi riconoscere come "inviati" è la base principale per adempiere, poi, il comando di Dio e godere della sua pace. Abbandonati borsa, sacca e sandali come agnelli in mezzo ai lupi dobbiamo vivere senza timore alcuno ma con la consapevolezza di essere assistiti e sorretti dal Padre

mercoledì 30 settembre 2009

Ti seguirò dovunque tu vada.

Luca 9,57-62 -

In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Chi sceglie di seguire Cristo già sa in cuor suo che la scelta è totale e senza vie di mezzo, se è vero che ci chiama a servirlo lo fa perchè di noi vuole tutto, il cuore per primo. Non è possibile servire dio voltandosi indietro, o amarlo anteponendo altri o altro a lui. Lui è il nostro tutto e da lui, poi, deve scaturire tutto il resto, in modo che ogni cosa che ci circonda ci parli di lui e ci riporti a lui. Quante scuse spesso ci inventiamo e cerchiamo di crearci allo scopo di assottigliare una mancanza o un peccato!! Non possiamo essere noi i nostri giudici perchè ben conosciamo la natura corrotta della nostra coscienza, occorre invece avvicinarla a Dio il più possibile ed iniziare a vedere con i suoi occhi, misericordiosi e giusti.

venerdì 25 settembre 2009

Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto

Luca 9,18-22

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».



Sembra quasi che Gesù si nasconde intimando i discepoli di non riferire a nessuno sulla sua vera natura. Da un lato si mostra predicando e guarendo e dall'altra si cela lasciando che sia il cuore di ciascuno ad incontrarlo e non le parole dette dalle gente. E' come se aspettasse con ansia il momento della sua passione per rendere visibile agli occhi di tutti la trasfigurazione preannunciata sul monte ai pochi. Un Dio che si uomo per penetrare la corazza dell'uomo, un Dio che si incarna per possedere il cuore, i sentimenti e la vita stessa degli uomini; ecco perchè si nasconde, vuole che ognuno di noi lo conosca nell'intimo senza che sia imposta questa conoscenza ma vissuta in primis e poi testimoniata. La fede non si impone, ma trasmessa manifestando l'amore che ci unisce a Cristo, divenendo noi stessi simile a lui, trasmettendo, a chi ci sta vicino, questo amore nella stessa misura con la quale l'abbiamo ricevuto gratuitamente.