lunedì 10 novembre 2008

SALMO 89


“Tu fai ritornare l’uomo in polvere perché si sazi al mattino con la tua grazia ed esulti e gioisca per tutti i suoi gironi”

“Tu fai ritornare l’uomo in polvere” e frantumi man mano tutto ciò che l’uomo è stato per far spazio e liberare il suo cuore da ogni vana certezza e condurlo a ciò che sarà. Allo scopo di farlo ritornare, di ricordare lui la sua vera vocazione, riportare alla luce la vera nobile causa che lo ha voluto salvo per opera della Croce, Tu lo colpisci e poi lo risani, lo uccidi, se necessario, perché egli non muoia lontano da Te. Sei buono e gentile anche in questo, nel mostrare il tuo sdegno e nel manifestare “ai tuoi servi la tua opera” affinché non sia distruttiva ma lentamente costruttiva e risanatrice. “Ritornate figli dell’uomo” vuoi un ritorno a ciò che realmente siamo, per rendere grazie alla Sapienza e alla Misericordia che ci hanno messo in condizione di uniformarci all’unico degno di essere Figlio. Ritornate! Ritorniamo alla nostra vera essenza, iniziamo a contare i granelli di polvere che formano la nostra fortezza, creduta inespugnabile, forse così, ritorneremo ad avere timore del Vento che tutto può spazzare. Anche se Lui soffia lento e piega gli steli per poi rialzarli, ha la forza di sradicare, di estirpare anche la più robusta casa e la cinta più solida, quindi cosa mai potrà farne di noi?

“Sono come l’erba che germoglia al mattino” “i loro anni come un soffio” tutta la nostra forza, la nostra sicurezza, sono paragonate all’erba del mattino, fragilissima, tenera, ma pura, incontaminata; due realtà all’apparenza discordanti ma semplicemente in armonia perchè tu hai voluto che così fosse, hai affidato la purezza alla debolezza e alla fragilità, perché nella fragilità sono celate una grande forza e la volontà di ascoltare e di crescere. Spesso, però, anche la fragilità può degenerare e se si trasforma in sfiducia perde la capacità che ha di essere conduttrice della Tua volontà, se la fragilità produce sfiducia in se stessi produrrà anche sfiducia in Colui che ci ha creati, in quella mano che ci ha formati così come siamo, seguendo un suo progetto, un suo disegno perfetto che prima o poi troverà compimento. All’erba del mattino hai donato questa grande possibilità e nelle sue qualità e nelle qualità degli umili hai deposto la chiave per accedere allo scrigno della verità: La Sapienza del Cuore.

Come l’erba ci hai voluti, con gli stessi cicli e le stesse rotazioni, come l’erba siamo rimasti quando non abbiamo voluto accogliere quello che ci hai donato: un’anima, una coscienza e l’intelligenza che ci avrebbero dovuto avvicinare a te, iniziando a germogliare proiettando le nostre foglie e poi i nostri rami verso il cielo, come una scala, da percorrere per raggiungerti. Tu lo sai, però, che il nostro corpo non sempre è orientato verso l’alto, preferisce fissare le proprie radici alla terra, espandere come ad acquistare sicurezza cadendo inesorabilmente sempre più in basso per non risalire più. Le radici si beano dell’oscurità ma noi siamo tuoi figli, figli della luce e per questo ci chiami a vincere il buio, ad allontanarlo dalla nostra vita. Questa è una grande battaglia, è questo il limite da superare per averla vinta anche su se stessi e per accedere, con la chiave in pugno, al regno dove non approdano ne corpo ne qualsiasi altra forza materiale quel regno fatto di luce perenne. Quanto è difficile avere il calco di quella chiave anche se ci doni costantemente la possibilità di possederlo perché tu vuoi la nostra gioia e insieme alle afflizioni ci colmi di conforto, accanto alle tentazioni poni la forza per superarle, e dentro al nostro corpo hai posto un’anima, e non per essere celata da tutto ciò che il nostro corpo è in grado di produrre ma perché sia essa stessa la fonte di ogni nostro gesto, essa stessa, in sintonia con la Forza che la governa, sia la nostra voce e la Tua volontà. Sia l’anima più forte del nostro corpo e ci aiuti a comprendere che lo possediamo per provare e condividere sulla nostra stessa carne le sofferenze fisiche della tua croce, cosicché l’anima stessa ne abbia giovamento, e tutti i dolori, le pene e le afflizioni la spingano sempre più ad unirsi a Te che tutto hai vinto e vivere, alla fine, l’agonia della tua anima per affidarci totalmente alla volontà del Padre.

Ci hai voluto donare un corpo e un’anima perché queste nostre due dimensioni potessero trovare armonia e fondersi in un’unica entità, capace di godere di quell’equilibrio e della lucidità essenziali per comprendere molte cose, per scovare il nobile scopo che si nasconde dietro ogni tua azione, dietro la tua ira. “Perché siamo distrutti dalla tua ira”, ma non c’è niente di distruttivo, tu ti manifesti spesso con impeto perchè ben conosci ogni angolo del nostro cuore e sai benissimo cosa vuoi compiere in noi; in un cumulo di macerie c’è la materia per edificare, tra i calcinacci e la polvere di un’esistenza sbagliata c’è la consapevolezza, grazie al tuo intervento, di poter ricominciare e di doverlo fare traendo forza da quello stesso impeto e riscoprendo dietro il Tuo furore un immenso amore. La tua ira viene in nostro aiuto, viene per salvarci, accompagnata dalla Tua grazia, ci scuote, ci colpisce e ci sana, ci fa rialzare mettendoci in condizione di riconoscere il nostro peccato e valutarlo, elevando l’anima istituendola guida sicura per il nostro corpo.

“Insegnaci a contare i nostri giorni” insegnaci ad utilizzare il metro che tu stesso ci hai consegnato, a valutare cosa è giusto e cosa non lo è, perché ci hai messi in grado di farlo e con il tuo Spirito alimenti quotidianamente questa nostra capacità molto spesso assopita e volutamente dimenticata; con molta facilità contiamo i nostri giorni e con la stessa noncuranza valutiamo le nostre colpe sminuendole e non riconoscendo l’offesa fatta e la mancanza che stanno dietro al peccato. La Sapienza del cuore la si può raggiungere solo così, conoscendo prima se stessi, riconoscendo le debolezze, e pregando costantemente il Signore di saziarci “al mattino con la sua grazia” per esultare e gioire per tutti i nostri giorni ed assaporare già in terra piccoli soffi di eternità, e grandi dosi di Bontà, “la bontà del Signore, nostro Dio”.

“Rafforza per noi l’opera delle nostre mani” perché noi da soli siamo niente e basta poco per perdersi, per vedere il buio nelle afflizioni, la disperazione nella sventura e per sprofondare con la nostra fragilità nei baratro che tu ci poni davanti. “L’opera delle nostre mani rafforza” dona forza alle nostre mani, alle nostre gambe perché saltino senza indugio e aggrappandoci con ogni speranza, superare l’oscurità del vuoto e giungere a Te, unico rifugio per noi.

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