lunedì 3 novembre 2008

Quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti

Luca 14,12-14
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.
L'amore verso i fratelli non ha condizioni, non ha regole che non sia l'unica grande regola: dev'essere un amore incondizionato e senza secondi fini ma con l'unico scopo di rendere gloria al Padre. Nella carità non può esserci guadagno e lo stesso "sentirsi in pace con se stessi" è un atteggiamento sbagliato perchè non possiamo essere noi i beneficiari delle nostre azioni ma tutto si deve compiere allo scopo di gratificare il nostro prossimo. E' difficile, oggigiorno ancora di più, legati come siamo ai nostri egoismi e alla voglia di sopraffare e scavalcare ci viene molto pesante riuscire a mettere davanti il bisogno del nostro prossimo al nostro bisogno; il prossimo viene considerato raramente alla pari di noi ed anzi molto spesso lo vediamo come un subordinato, come un oggetto da utilizzare e da riporre nel cassetto. Le parole di S. Paolo, invece, sottolineano l'importanza della natura del sentimento che deve esserci tra noi e il prossimo "Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma piuttosto quello degli altri"... considerare gli altri superiori a noi stessi è un buon esercizio per sviluppare e accrescere la più nobile delle virtù, l'umiltà che ci porterà senza dubbio a considerarci tutti uguali, tutti figli e tutti membri di uno stesso corpo. Occorre spogliarsi di ogni atteggiamento di rivalità e dalla voglia sconsiderata di primeggiare non dimenticando mai che è "gli ultimi saranno i primi" e che è molto difficile accettare d'esserlo, accettare le proprie debolezze ed utilizzarle per essere innalzati. O Signore donaci la capacità di amare e di non desiderare nient'altro che il bene di chi ci sta accanto.

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