mercoledì 12 novembre 2008

Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!

Luca 17,11-19
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”. Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: “Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.

In questo brano del Vangelo ci sta scritto l’iter che, ciascuno di noi, ha compiuto dopo essersi convertito. Si, è vero che siamo cristiani dal battesimo ma è anche vero che Veri cristiani lo si diventa solo con una Vera conversione del corpo, dell’anima e del cuore. Il primo sta passo sta nel saper riconoscere la propria colpa, come il lebbroso che comprende e che convive con la sua malattia e si accorge che l’unico aiuto può venire solo dal Signore, così noi comprendiamo che solo in Cristo c’è la redenzione, solo con la sua croce c’è il perdono. Valutando il nostro peccato man mano ci accorgiamo che conviverci diventa insopportabile, soprattutto dopo aver incontrato per la nostra via Gesù, e dopo aver deciso di andargli incontro, se pur fermandoci a distanza, perché inconsapevoli della grande misericordia che ci sta dinanzi. Lui ci invita ad andare, a presentarci, ad incamminarci per la strada che ci indica, e su quella strada troviamo la guarigione perché è su quella strada che Lui vede tutto il nostro pentimento, avverte il nostro reale distacco dal peccato, e valuta le potenzialità del nostro cuore e la sua disponibilità. Se Gesù decide di guarirci lo fa perché in noi ha trovato terreno fertile e lo fa perché sa che ritorneremo indietro per gettarci ai suoi piedi e li rimanere per rendere gloria. Lui apprezza tanto questo gesto ed è grazie a questo ritorno che dona al lebbroso la fede, ma è anche la fede che induce il lebbroso a ritornare per acquistare anche la salvezza dell'anima per l’eternità “la tua fede ti ha salvato” . Evidentemente gli altri nove non hanno saputo riconoscere nella guarigione “la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini” e sono tornati a percorrere la vecchia via, ad essere “insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia” rinunciando inesorabilmente alla salvezza, ad essere “eredi, mediante la speranza, della vita eterna”. Me se è vero che ci riconosciamo nel lebbroso guarito e salvato, è altresì reale il fatto che molto spesso non riusciamo ad andare oltre la fisicità e a domandare a priori la guarigione della nostra anima e la conversione del nostro cuore, ci fermiamo a valutare le sofferenze del nostro corpo e ci buttiamo a capofitto ai piedi del Signore, senza presentarci, anche se lui ci conosce, senza riconoscere quello che siamo e senza preoccuparci di realizzare un ragionamento concreto di ciò che lui è per noi. Ci basta sapere che c’è, che ascolterà le nostre preghiere e che se vorrà farà il “miracolo” tanto sperato, guarirà una nostra malattia, ci solleverà da qualche crisi economica o sentimentale, per ritornare, dopo, alla vita di sempre, ingrati e insensibili, firmando, così, la nostra condanna. Lasciamo che il Signore guarisca le nostre ferite accogliendo con fiducia e speranza il suo costante invito alla conversione, per accedere al “lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo” e diventare sue eredi ed essere salvati grazie al dono della fede, un grande dono che certamente ci condurrà alla meta finale del nostro cammino di conversione: l'inizio della vera vita.

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