mercoledì 22 ottobre 2008

A chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più

Luca 12,39-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate”. Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Il Signore rispose: “Qual è dunque l’amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigore, assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.

“Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?” Io credo che questa parabola sia per tutti e per i quanti sapranno ricavare il vero senso da ogni discorso del Maestro. Chi ha fatto esperienza del mistero di Cristo è chiamato a viverla perché a lui è stato manifestato il volere del Padre e non potrà cambiare direzione. Ecco perché il servo che, pur conoscendo la volontà del padrone non si è prodigato per compierla, avrà riservato un posto tra gli infedeli perché pur vivendo nella luce ha preferito volgere lo sguardo altrove dando più importanza alla fame fisica piuttosto che sfamare la sua anima. Capita a tutti di inciampare e di non essere sempre pronti e vigili ma una volta conosciuta la grazia di Dio è impossibile non cambiare vita, una volta assaporata la dolcezza del suo amore dove mai sarà possibile trovare di meglio? Quindi è sbagliato illudersi di poter cambiare via, occorre invece impegnarsi a percorrerla con le sue salite e con i suoi ostacoli perché “a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. A ciascuno di noi è stato affidato un compito, anche se apparentemente non lo conosciamo e ci scervelliamo nel cercare di comprenderlo; il compito primario, al quale siamo stati chiamati, ce lo ricorda anche S. Paolo, è “partecipare alla stessa eredità, formare lo stesso corpo ed essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo” ed è per mezzo del vangelo che sarà rivelata a ciascuno di noi la vocazione da abbracciare: essere veri testimoni, accettare con umiltà tutto ciò che ci viene affidato, sia essa una famiglia, un gruppo o un’intera comunità, anche in mezzo alle tribolazioni, non perdersi mai d’animo, e puntare sempre dritto alla meta finale, dove saremo valutati con giustizia infinita e immenso amore. Aiutaci o Signore a comprendere la tua Parola, i nostri occhi siano attenti, le nostre orecchie sempre pronte ad accoglierla e il nostro cuore aperto e pronto a viverla in ogni suo battito.

martedì 21 ottobre 2008

Beati quelli che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli

Luca 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!”.

“Beati quelli che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli”, rimanere svegli in Cristo significa vigilare sempre per non abbandonarsi ad un sonno molto amico del peccato. Le abitudini o molto spesso la rassegnazione ci fanno vivere l’esperienza con Cristo come una cosa di semplice routine non cogliendo la novità che ci sta ogni giorno nel leggere la sua Parola, nell’esercitarla e metterla in pratica. La parabola dei servi che si fanno trovare pronti all’arrivo del padrone ne è l’esempio, loro preferiscono attenderlo con occhi aperti e così anche noi dovremmo guardare a Lui con occhi diversi non più chiusi e ciechi dal peccato ma liberati, svegli, riscoprendo in ogni attimo della nostra vita la Sua presenza. Per mezzo di Lui siamo rinati e noi che eravamo i lontani, dice S.Paolo, ora siamo i vicini, non più ospiti ma familiari di Dio, pronti a vivere secondo il suo esempio e guadagnare quel posto nella sua mensa “li farà mettere a tavola e passerà a servirli”; laverà i nostri piedi come agli apostoli nell’ultima cena e cancellerà i nostri peccati perché anche noi, seguendo le sue gesta, diventiamo servitori della Sua causa. “Se non ti laverò non avrai parte con me” lasciamoci lavare dunque da Cristo, lasciamo che ogni nostra impurità venga eliminata dalla forza della sua misericordia ed iniziare quel vero cambiamento che ci porterà ad essere “un uomo nuovo” portatore di pace, sempre sveglio e vigilante portando nel cuore quella Luce capace di annientare tutte le tenebre ed essere parte viva della sua Chiesa “edificata sopra il fondamento degli apostoli e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù”.

lunedì 20 ottobre 2008

Chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio

Luca 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”. Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”. E disse loro: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”.

“La sua vita non dipende dai suoi beni”, questa è la grande giustizia, sapere che saremo giudicati in base a quello che siamo e i nostri meriti, quelli richiesti dal Padre non hanno a che fare col nostro conto in banca o con il numero dei nostri immobili. S. Pietro lo ricorda nella sua prima lettera “non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta” e non a prezzo di tutto ciò noi saremo ammessi a godere la luce eterna. La ricchezza non sta in terra, è inutile accumulare beni e dare sfogo a tutti i nostri desideri perché l’unica ricchezza capace di salvarci sta nella Grazia di Dio e nella sua bontà che ha riversato in noi mediante la fede. S. Paolo sottolinea tutto questo nella lettera agli Efesini, ponendo attenzione al malessere provocato dal servire, senza nessun limite, i propri desideri, dal riconoscere come dio il denaro. Sono questi i desideri cattivi, la ricchezza materiale è la nostra tomba ed il benessere non fa a altro che scavare un sepolcro sempre più profondo dove seppellire quotidianamente la nostra esistenza. Ma il Signore distrugge i nostri progetti e dove spesso noi vediamo “maledizioni e sfortune” ci sta tutta la misericordia di Dio che colpisce la nostra grandezza, la nostra sicurezza, la nostra finta stabilità per sanarci e per farci risorgere a vita nuova, rendendoci piccoli, miseri, poveri, vuoti ma pronti per essere riempiti. “L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono” e solo Lui è capace di far comprendere l’errore, solo la sua opera sarà capace di dare una scossa alla nostra condotta per riconsiderare tutto sotto un diverso aspetto, seguendo la Verità ed iniziare una vita di sacrificio, praticando il bene, allo scopo di accumulare più tesori possibili ed arricchire davanti a Dio. Siamo stati creati in Cristo, salvati mediante il suo Sangue, con Lui resuscitati perché fossimo l’esempio vivo della ricchezza della sua grazia: La Fede. La nostra fede ci salva, è mediante la fede che sarà possibile arricchirci perché avere fede in Cristo significa affidarsi totalmente a Lui rimettendo nella sue mani la nostra vita, praticando il bene e predicando la Sua Parola.

domenica 19 ottobre 2008

Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio

Matteo 22,15-21
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Che sciocchi, mettere Dio allo stesso livello di un uomo potente e che sciocchi ancora oggi che il potere fa credere a molti di essere Dio. Gesù delinea le due figure perchè sono diversi i tributi che dobbiamo ad entrambe. Sicuramente Dio non sa che farsene dei nostri miseri tesori materiali, Lui punta a ben altro, Lui vuole il tesoro del nostro cuore, vuole possederlo e quando decide di "invaderlo" non "guarda in faccia a nessuno" perchè non c'è nessuno capace o che abbia l'autorità di mettere parola o dito sulla sua Opera. Dio è l'onnipotente e nessuno mai, potente o arrogante potrà mai avvicinarsi a Lui. "Mostratemi la moneta del tributo" mostriamo il nostro cuore, dunque, lasciamo che Lui lo scruti, diamo il "via libera" alla sua azione nel senso di iniziare ad ascoltare le sue richieste e comprendere il suo immenso amore. Nel nostro cuore c'è la Sua immagine e l'iscrizione del Suo nome, sono stati impressi il giorno del Battesimo e, anche se rischiano d'essere cancellate, esse non scompariranno mai perchè la Sua misericordia supera tutto; doniamo il nostro cuore come tributo a Dio, lasciamo che sia Lui a guidarlo e sostenerlo per piacergli e per avere aperta la strada verso il compimento della Sua volontà.

venerdì 17 ottobre 2008

Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati


Luca 12,1-7
In quel tempo, radunatesi migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri”.

Sei l'unica Giustizia, o Signore, grazie perchè tu solo sai trovare nei nostri silenzi le nostre preghiere, i nostri limiti e i nostri peccati. Sono stanco del chiasso inutile e del caos che ci sta intorno, sono stanco di dover complicare la vita per vivere in apparenza sereno. Aiutami a semplificare tutto a ridurre al minimo ogni cosa per riscoprire il Massimo, riscoprire te. Tu che conosci il numero dei miei capelli scampami da ogni male e custodiscimi, solo la tua forza potrà sostenermi e salvarmi dai tanti che mi schiacciano rendimi lievito, testimonianza viva del tuo immenso Amore.

mercoledì 15 ottobre 2008

Maestro, dicendo questo, offendi anche noi

Luca 11,42-46
In quel tempo, Gesù disse: “Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo”. Uno dei dottori della legge intervenne: “Maestro, dicendo questo, offendi anche noi”. Egli rispose: “Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!”.

“Maestro dicendo questo offendi anche noi”, siamo ipocriti anche davanti alla sua Parola ed invece di lasciarci edificare e plasmare prendiamo come un’offesa la sua verità e la sua capacità di mettere a nudo le nostre mancanze e i nostri difetti. Purtroppo occupare i primi posti delle “sinagoghe” ed avere i “saluti nelle piazze” molto spesso ci fa sentire i migliori, già mondi e quindi arrivati alla perfezione e alla santità, sviluppando in noi comportamenti errati che cozzano con l’essere veri testimoni. È impossibile sentirsi “completi” perché l’amore di Dio, la Sua sapienza non hanno confini mai quindi potrebbero essere racchiusi all’interno del nostro misero cuore, è un costante evolversi, una continua crescita, un cammino lungo da affrontare assolutamente con umiltà. Proprio l’umiltà è quella che manca a noi e il non ammettere d’essere peccatori e bisognosi di cure, ci rende come “sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo” perché non portiamo nel cuore il messaggio di Cristo, non siamo lucerne accese, ma siamo succubi della materialità e del concepire la fede come una sequenza meccanica di gesti, preghiere pre-stampate e di sorrisi accomodanti ma privi di sincerità. Credo che il Padre non ha che farsene delle nostre cantilene se ad esse non affianchiamo il nostro cuore e la nostra vita come doni da condividere. E’ triste ma è cosi! Se ancora ci scandalizziamo e ci sentiamo offesi dalla sua Parola non siamo realmente suoi Figli ma lo siamo per una conseguenza o perché siamo stati, oramai, battezzati vivendo il nostro essere cristiani come una cosa dovuta, un’etichetta che non occorre mai rimarcare ne rinnovare. Nella sua Parola non c’è scandalo, non c’è offesa ma un immenso amore che mira a cambiare le nostre coscienze, i nostri cuori e a renderci perfetti affinché ai nostri gesti corrisponda anche un cuore sincero e pienamente consapevole. “Guai a voi che trasgredite la giustizia e l’amore di Dio” bisogna mirare a cose più grandi della semplice apparenza, Il Padre conosce il nostro cuore e dinanzi a Lui non c’è falsità che tenga, smettiamola di mentire a noi stessi e di cercare approvazione tra gli uomini, occorre guadagnare la fiducia di Dio e piacere a Lui per essere testimonianza viva cosicché la gente non passi più sopra di noi senza saperlo ma si fermi a contemplare e glorificare la grandezza dell’amore di Dio. Questo brano di oggi mi da la risposta ai dubbi che, ieri, hanno invaso i miei pensieri. Sbaglierò ma sono contrario alla diffusione della Parola in modo edulcorato e accomodante, perché suscita in noi un adagiamento del tutto dannoso che addormenta, man mano la nostra sete e la nostra fame; la Parola deve scuoterci, saziare la fame e la sete senza sviluppare senso di assuefazione o di sazietà, deve farci svegliare ed attuare un vero cambiamento anche andando contro le nostre abitudini e aspirazioni: la Parola è un remo, robusto, che ci aiuta a navigare controcorrente diretti alla fonte di questo immenso Amore, lontani dalla foce e dall’oceano dell’indifferenza.

martedì 14 ottobre 2008

Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo

Luca 11,37-41
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: “Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo”.

S. Giovanni della Croce definisce "principianti" tutti quelli che si affidano all'esteriorità e si aggrappano ad oggetti per mantenere "salda" la loro fede. Spesso siamo convinti che basta portare al collo un crocifisso per essere figli di Dio o circondarci di statuine e immagini sacre per avere protezione e benedizione. Per essere figli di Dio, veri figli, occorre portare la Croce nel cuore, occorre che ogni attimo della nostra vita sia vissuto in vista della Croce e per la Croce. Solo così si ha la certezza di poter essere "mondi" e degni d'essere chiamati Figli. Oggi Gesù lo dice "date in elemosina quel che c’è dentro" datevi in dono agli altri e solo esercitando la carità è possibile incamminarsi nella giusta via ed essere conformi a Colui che per primo si è Donato a tutti noi; ma effettivamente siamo troppo impegnati a curare il nostro esterno e a spendere tempo prezioso per renderlo più duraturo possibile, siamo troppo ciechi per capire che l'unica cosa da curare è l'interno, è la cosa che mai perirà, nemmeno dinanzi alla morte la nostra anima, se affidata alle mani del Padre, conoscerà il sepolcro. Non esistono manuali, ne cure a base di massaggi ne farmaci, l'elisir di eterna vita ci viene offerto da Dio: "sponsorizzato" dalla Sua Parola e donato a noi con il Suo Spirito. Accogliamolo allora, lasciamo entrare Cristo nei nostri cuori e saremo certi che anche la nostra anima farà esperienza di Lui cosicchè non potrà mai vivere distante da Colui che l'ha salvata, redenta e innalzata alla vita eterna.

domenica 12 ottobre 2008

Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze

Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».


"Io Ho amato e invitato tutti" Questo passo del vangelo mi ricorda una parabola raccontata e quindi vissuta dalla Beata Angela da Foligno. Lei domandò a Dio di indicarle chi sono i Veri figli di Dio, e il Padre, inevitabilmente, spiega tutto con una parabola sottolineando il fatto che una volta ricevuto l'invito siamo già in condizione di essere chiamati tali. Sta a noi scegliere di buttare via i nostri vecchi abiti ed indossare l'abito adatto alle nozze, liberare, quindi, la nostra anima e renderla pura per l'incontro che la renderà eterna. "Gli invitati speciali sono quelli che vogliono conoscere chi è l'uomo buono che li ha invitati, per potergli piacere" per non alzarsi più da quella mensa fonte di vera pace e immenso amore. O Signore aiutaci ad indossare l'Abito Nuziale e ad uniformarci alla tua volontà, per godere delle delizie della tua mensa e gustarne le prelibatezze in comunione con tutti i commensali che farei sedere al nostro fianco.

sabato 11 ottobre 2008

Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio

Luca 11,27-28
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

Questo brano, oggi, rimbomba come un tuono nella mia testa e nel cuore: via ogni tristezza siamo chiamati ad essere beati ad assaporare la stessa beatitudine di Colei che ha portato in grembo Gesù portando noi stessi in grembo il Suo Spirito con la Sua Parola. Un bimbo tenuto in grembo cresce, con le nostre carezze ed attenzioni nascerà come frutto del nostro più intimo e sincero amore ed è così che dobbiamo accogliere la Parola di Dio ed osservarla per confluire a quel grembo ogni nostra attenzione ed ogni nostro affetto. Il frutto sarà Luce per noi stessi e per chi condividerà la nostra stessa gioia.

Chi non è con me è contro di me

Luca 11,15-26
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: “È in nome di Beelzebul, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni”. Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: “Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni in nome di Beelzebul. Ma se io scaccio i demoni in nome di Beelzebul, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima”.


Nel brano di oggi è ben definita la linea da intraprendere dopo esser stati visitati e guariti dalla mano di Dio. Ognuno di noi ha bisogno del suo aiuto costante, non occorre essere indemoniati per implorare la salvezza, che potrà essere ottenuta solo se veramente voluta e sentitamente cercata con una preghiera costante ed insistente. È il Padre che ci salva ma sta a noi muovere la prima pedina, sta a noi “dividere il nostro regno” in modo che cessi d’esistere ed iniziare una riedificazione sotto una diversa prospettiva, illuminati dalla vera Luce, sta a noi innescare il meccanismo chiedendo di liberare il nostro cuore dalle tenebre del peccato per iniziare, in nome di Dio, il cammino verso il suo regno. All’inizio, tutto ciò, potrebbe sembrare un’opera impossibile, visto il nostro vivere in modo errato, ma man mano diventa appagante questo continuo liberarsi dalle tante schiavitù credute certezze cominciando ad assaporarla dolcezza della comunione con Lui. Occorre affidarsi, abbandonare l’armatura e la corazza che ci facevano credere al sicuro, guardiani di un bottino privo di vero valore, affidandosi al Padre si getta via ogni arma, ogni zavorra, ogni convinzione e tutto viene rivalutata e rivisto con occhi diversi lasciando a Lui il compito di custodire il nostro tesoro e guidare il nostro cammino. È importante, però, non abbassare mai la guardia e non sentirsi mai arrivati, il viaggio è lungo e pieno di pericoli “il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede”, e la fede è l’unica arma e l’unica via di salvezza; rimanere in Dio e raccogliere con lui per far si che la “casa” dalla quale il peccato è stato cacciato non rimanga più un luogo appetibile ai demoni. Noi siamo con Cristo “chi non è con me è contro di me” non si transige, non potrà mai esserci spazio per servire due padroni quindi lasciamo operare e dimorare in noi Dio, unico vero Padrone che con la sua parola e il suo Spirito completerà quella “pulizia” che ci porterà a vivere per Lui lontani da ogni pericolo e brillare in eterno. La luce di Cristo e il suo fuoco infiammino i nostri cuori e in noi dimori nient’altro che il suo Spirito, come spinta di ogni nostra azione, ossigeno per ogni nostro respiro così da s0ettere di disperdere parole inutili iniziando a gettare semi di vero amore e di pace.

giovedì 9 ottobre 2008

Chiedete e vi sarà dato


Luca 11,5-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene, io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”.


In un’esistenza come la nostra, sempre più proiettata verso un vivere a senso unico, mi chiedo se ci fermiamo mai a tirare un bilancio tra il ricevere e il dare. Sicuramente la bilancia penderebbe a picco da un lato, da quel lato che vede un egoistico bisogno di avere tutto e tutti a qualsiasi costo senza mostrare una minima disponibilità ad entrare in comunione e condividere. La moda dell’esser single sta divorando tutto e va oltre lo stato sociale rendendo single anche il nostro cuore in perenne bisogno di certezze e in costante carenza di affetto. Nonostante il continuo rimpinzarsi scopriamo vuoti incolmabili e abissi di oscurità; non comprendiamo tutto ciò che sta dietro il “dare”, il “donare” in modo gratuito e senza secondi fini, non riusciamo a scoprire la magia del condividere il bisogno altrui e gioire, dopo, nel riuscire a far star bene chi ci tende una mano. Avevo interpretato questo brano soffermandomi sempre e meditando la grande misericordia del Padre che promette qualsiasi cosa a chi saprà chiedere, bussare e cercare con insistenza e perseveranza; oggi voglio girare e mettere in circolo questa misericordia affinché ciascuno di noi sia quel padre che non sa resistere alla domanda di un figlio e viceversa un figlio che, senza timore, domanda aiuto. S. Francesco dice “è dando che si riceve” perché credo che dietro il nostro donare ci sia celata una richiesta continua e forte al Padre: donare è chiedere un aiuto costante al Signore, solo con la forza del Suo Spirito possiamo liberare il nostro cuore da interessi e scopi e fare di noi stessi pane spezzato, un dono continuo e vero per i fratelli. O Signore guidaci e sostienici affinché il nostro cuore operi per un'unica grande causa: glorificare te col servizio ai fratelli, aiutaci ad ascoltare chi batte alla nostra porta, a vedere chi cerca il nostro aiuto, ed a sentire col cuore, in ogni richiesta di conforto, la Tua voce e la Tua volontà.

lunedì 6 ottobre 2008

Chi è il mio prossimo?


Luca 10,25-37

In quel tempo, un dottore della legge si alzò per mettere Gesù alla prova: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”.
"E chi è il mio prossimo?" Il mio prossimo è colui che incontro per strada ad elemosinare un sorriso, il mio prossimo è chi, divorato dalla solitudine, attende una mia carezza, il mio prossimo e colui che tende la mano per condividere un dolore immenso ma alleviato se portato in due, il mio prossimo è colui che mi calunnia e con odio getta fango sulla mia persona, è lui che più di ogni altro necessita delle mie preghiere e delle mie cure, lui che si aspetta da me il medesimo comportamento e che invece rimane colpito dall'amore che sono disposto a donargli morendo a me stesso, annientando il mio orgoglio per lasciar spazio a quella misericordia che fu di Gesù e che, tramite la sua Parola, Lui ci trasmette. Ereditare la vita eterna significa viverla già in terra, un'esistenza proiettata unicamente verso la Legge e verso tutto ciò che ci sta scritto; saperla leggerla è saperla incarnare con opere intrise di carità umiltà e amore. "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso", spesso mi ritrovo ad amare il prossimo più di me stesso perché in lui vedo Colui che ha creato e messo in circolo questo grande amore e che, costantemente, con la forza dello Spirito Santo e la Sapienza della sua Parola lo rafforza e lo rinnova. Signore aiutaci a ritrovare sempre Te nel prossimo che ogni giorno ci metti accanto, possa la nostra opera servire a glorificare il Tuo Nome e ad illuminare con il riflesso della tua luce i tanti che vivono nel buio più pesto.

domenica 5 ottobre 2008

La pietra che i costruttori hanno scartatoè diventata la pietra d’angolo

Matteo 21,33-43
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:“La pietra che i costruttori hanno scartatoè diventata la pietra d’angolo;questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

"darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo" . Il Signore non può attendere in eterno e star dietro alla nostra indecisione. La Vigna è stata costruita anche per noi e per tutti quelli che, come noi, preferiscono girarci attorno, guardarla da lontano e ritenerla luogo riservato solo per alcuni. Siamo chiamati tutti ad entrare e faticare affinchè produca frutti, nessuno è stato escluso ma il biglietto d'entrata sarà staccato per i quanti ascolteranno la Sua parola e grazie alla potenza della Sua Sapienza faranno della vigna un luogo ricco di frutti prelibati. I servi del padrone periodicamente riscuotono il raccolto anche se, come nella parabola, preferiamo far finta di non conoscerli e sistematicamente li uccidiamo, bastoniamo e lapidiamo; quando si presenta una circostanza nella quale il nostro essere Suo figli e lavoratori della Sua vigna dovrebbe brillare sopra ogni altro elemento, sopra l'odio, l'invidia, la violenza, ecco che i frutti dell'amore, che sarebbero dovuti germogliare dal seme della Parola piantata nel nostro cuore, sono soffocati, invece, dalle erbacce e dai rovi dell'odio. Il nostro cuore è duro, lo è davanti ai servi, lo è stato dinanzi al figlio stesso del padrone e lo è ancora, nonostante "La meraviglia ai nostri occhi" che è stata compiuta dal Padre che ha mandato il suo unico Figlio per addolcire i nostri cuori e per dare al mondo, con la Sua parola, un aiuto costante, un Seme eterno che se piantato e custodito con amore darà in noi i frutti voluti dal padrone. Basta aspettare, non corriamo il rischio d'essere cacciati dalla vigna ma accogliamo pienamente la vocazione che a ciascuno di noi è stata affidata, senza timore ne dubbi di nessun genere: La Sapienza del Padre, lo Spirito Santo e la Parola saranno quella "siepe" che proteggerà il nostro lavoro. Ti ringraziamo o Signore per il privilegio di averci invitato, anche se indegnamente, a lavorare nella tua vigna, aiutaci...

mercoledì 1 ottobre 2008

Ti seguirò dovunque tu vada

Luca 9,57-62
In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale disse a Gesù: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose. “Signore, concedimi di andare prima a seppellire mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.

Quando il Signore chiama...Chiama! Non c'è scusa che tenga ne ostacolo che non possa essere superato. Ogni nostra certezza si frantuma in mille pezzi e se all'inizio una gabbia ci impedisce di spiccare il volo man mano, poi, la certezza di seguirlo "dovunque tu vada" diventa irrefrenabile, unica opzione da scegliere! La direzione di Gesù è ben chiara, lontana da ogni traguardo materiale “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” e da tutto ciò che fino ad allora è stata la nostra felicità, cambia tutto, il modo di concepire le cose e di valutarle e tutte le cose importanti e indispensabili diventano scorie, scarti di una vita passata, una vita data in permuta per una Nuova Esistenza senza limiti di nessun genere, nemmeno la morte potrà fermare l'esperienza che Cristo ci invita ad abbracciare “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio”. Il nostro SI deve essere assoluto, privo di ripensamenti, non possiamo voltarci indietro ne lasciare una scia di incertezza "Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”, dal momento in cui l'Amore di Dio è entrato in noi è impossibile distogliere lo sguardo, il pensiero e la nostra vita stessa dal sentiero che ci indica con la sua Sapienza. Signore aiutaci a pronunciare quotidianamente il nostro fiat soprattutto nei momenti di debolezza, sostienici nel cammino per giungere al traguardo: Sia Fatta la Tua Volontà.

martedì 30 settembre 2008

Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme

Luca 9,51-56
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio.

"Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme", quante volte noi ci rifiutiamo di ricevere Gesù perchè convinti che ci condurrà alla morte cioè alla fine del nostro vivere in libertà tra il benessere e i lussi della nostra quotidianità; la strada che ci invita a compiere e il sentiero che ci indica spesso ci appaiono come impossibili ed irreali perchè non comprendiamo in pieno il traguardo che Lui ha in serbo per noi. Gesù è diretto a Gerusalemme, con decisione ferma e con una grande volontà Lui è diretto nel luogo in cui la sua vita terrena avrà fine, in quel monte dove, con la morte, si apriranno le porte della vita eterna. Questo è il traguardo che ci spetta, ed è tangibile costantemente in quanto Gesù vuole liberarci dai lacci che la vita terrena stringe, vuole alleggerirci dalle preoccupazioni e da tutti gli inutili problemi e ci invita a vivere, anche in terra, una vita diversa, totalmente proiettata verso la realtà che ci attende. Morire ogni giorno significa vincere, non avendo paura mai di intraprendere quel sentiero di pace e di luce e compiere la Volontà del Padre. Dirigiamoci anche noi verso La Gerusalemme, con l'aiuto di Dio saremo certi di portare a compimento la missione alla quale siamo stati chiamati. Donaci o Signore la forza e la decisione, la fede e l'amore che condussero il Figlio Tuo a morire per rinascere.

venerdì 26 settembre 2008

Ma voi chi dite che io sia?

Luca 9,18-22
Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: “Chi sono io secondo la gente?”. Essi risposero: “Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Allora domandò: “Ma voi chi dite che io sia?”. Pietro, prendendo la parola, rispose: “Il Cristo di Dio”. Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. “Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”.

“E voi chi dite che io sia?” Questa domanda Gesù la pone ad ognuno di noi giornalmente e dal nostro modo di vivere scaturisce la risposta, dalla nostra condotta Lui ricava la nostra “definizione” ciò che per noi rappresenta Cristo e la sua croce. Riconoscerlo come il Figlio di Dio, come il Salvatore, come l’unico Redentore equivale ad incarnare ed imitare ciò che Lui è stato, ciò che è e che sarà. Non possiamo soffermarci alle sole chiacchiere e alle parole , non ci sono vie di mezzo: Lui vuole il nostro cuore. Occorre pregare costantemente affinché Lui lo rapisca e lo renda terreno fertile dal quale raccogliere frutti graditi e iniziare un azione di discernimento per riuscire a liberarlo da tutto ciò che lo soffoca. Non comportiamoci come i farisei, gli scribi, gli anziani che hanno atteso la sua sofferenza, hanno voluto una prova reale prima di credere, ma convertiamoci subito, alla luce della sua Parola, li stanno scritte tutte le risposte, li il nostro cuore troverà l’arma e la forza che lo porteranno ad essere non più duro e di pietra ma semplice, puro, un cuore in costante metamorfosi, un cuore rinato grazie all’incontro con Gesù. O Signore tu sei per me la gioia di vivere, sei il “diversivo” che sconvolge la routine di tutti i giorni, sei la novità costante che alimenta il mio sorriso…e mi dai la forza di vivere. Restami accanto e aiutami a rimanerti vicino.

giovedì 25 settembre 2008

Chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?

Luca 9,7-9
In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: “Giovanni è risuscitato dai morti”, altri: “È apparso Elia”, e altri ancora: “È risorto uno degli antichi profeti”. Ma Erode diceva: “Giovanni l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?”. E cercava di vederlo.


"..cercava di vederlo", L'interesse che aveva erode nel conoscere Gesù lo porta a cercarlo in prima persona non accontentandosi di ciò che si diceva di lui in giro. Molto spesso noi non arriviamo a tanto e preferiamo sapere di Gesù solo per sentito dire intravedendo nella sua Storia una bella legenda alla quale credere perchè è dovuto. Non sappiamo cosa pensare di Gesù? Siamo confusi? Basta Guardarlo in viso, basta ammirare la sua verità quindi basta Amare la sua Vita che è realtà costante con la Sua Parola e lo Spirito Santo, presenze vive nella nostra quotidianità. Signore aiutaci a far chiarezza e comprendere ciò che veramente sei: Il Figlio di Dio

mercoledì 24 settembre 2008

Li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi

Luca 9,1-6
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell’uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi”. Allora essi partirono e passavano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

“Egli allora chiamò a se”… quante volte abbiamo immaginato questa Chiamata, ipotizzando fantasiose circostanze non pensando alla semplice purezza che sta dietro all’invito di Gesù di seguirlo e testimoniarlo. Questa Chiamata forse non avviene con la voce che tutti siamo abituati ad ascoltare con gli orecchi ma con un suono quasi impercettibile che solo chi è predisposto può sentire ed ascoltare. Credo che ciascuno di noi abbia avuto la sua Chiamata, tutti siamo predisposti già col Battesimo, poiché Lui chiama ciascuno di noi, già al momento della nostra nascita, ad operare ed essere discepoli e portatori della Lieta Novella, sta a noi poi saper discernere e comprendere il grado di servizio al quale siamo stati predestinati. Non è facile capirlo ma con l’aiuto di Dio e affidando a Lui ogni nostra preoccupazione e la nostra stessa vita tutto diventa più limpido e meno difficile da comprendere. I Dodici mandati da Gesù a guarire ed annunziare il Regno dei Cieli non contavano di certo sulle loro forze o sui loro poteri, erano semplicemente conformi a Colui che li aveva prescelti e con umiltà seguivano le sue orme, illuminati dallo Spirito Santo; così anche noi siamo chiamati semplicemente a questo, a lasciarci plasmare, svuotando i nostri otri e, dopo un accurato restauro, riempirli di Vino Nuovo, accogliendo nel cuore il messaggio di Cristo. “Allora essi partirono annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni”, partiamo anche noi senza esitare, la strada sarà dura ed in salita ma il traguardo ci riempirà di gioia contemplando in eterno il volto di Cristo. Non ci sarà bisogno di bastone, ne bisaccia, ne pane, ne denaro, ne tuniche, Lui sarà il nostro sostegno, il nostro sostentamento, il nostro tesoro e la nostra anima sarà rivestita con vesti nuove, di figli di Dio.

lunedì 22 settembre 2008

Nessuno accende una lampada e la copre

Luca 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere”.

"Fate attenzione a come ascoltate", l'invito chiaro è quello di cambiare il modo di recepire, di ascoltare e di vivere l'esperienza di Gesù e la Sua parola. Quando la Luce si accende dentro di noi non possiamo continuare a vivere nel buio, a nasconderci dietro il peccato, come una lampada accesa non possiamo rimanere coperti ma occorre che il nostro esempio, il nostro vivere in armonia con Cristo possa essere da testimonianza vera dell'Amore del Padre verso noi suoi figli. Come ogni lampada che necessita del combustibile e di una buona miccia per essere accesa e far luce anche noi dobbiamo possedere e custodire gelosamente tutto ciò che ci avvicina a Dio e ci lega a noi; l'amore verso Lui è tutto quello che abbiamo sul quale occorre far leva affinchè costantemente muti e diventi sempre più intenso, più forte "perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere”... e quando viene meno questo amore non c'è più nessuno scopo che tenga, non c'è un vero motivo per vivere ed ogni nostra certezza si frantuma così quello che credevamo di avere si trasforma in nullità. O Signore aiutaci a comprendere che sei Tu il vero senso della nostra esistenza ed è verso di Te che dobbiamo orientare nostri pensieri, le nostre azoni e verso chi, nella sofferenza e nel bisogno incarna la Tua Croce, nostra salvezza.

domenica 21 settembre 2008

Gli ultimi saranno i primi

Matteo 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

"Gli ultimi saranno i primi", ed i primi, tutti quelli che si sentono tali e che son convinti di primeggiare saranno gli ultimi. Il Padre ci mette tutti sullo stesso piano sia chi inizia a lavorare di buon mattino sia chi arriva alla vigna al tramontar del sole, la sua misericordia lo porta a retribuire ciascuno in egual modo, anche se noi non accettiamo questa logica e, convinti sempre d'essere i migliori, ci aspettiamo chissà cosa o un compenso più alto. Il Regno dei Cieli è il premio per chiunque si converte con cuore umile e puro e chi si dedica al servizio, questo è il compenso; ognuno di noi, però, ne godrà a seconda delle sue opere e della sua condotta "con la misura con la quale pesate sarete pesati" ecco perchè non occorre mai distogliere lo sguardo o lasciarsi andare contando sulla Misericordia di Dio, occorre aver timore e non perderlo mai allo scopo di non sentirsi mai arrivati o talmente vicini a Dio da potersi auto.redimere. Lui solo è il giudice, a lui la misericordia e il potere di aprirci le porte del Cielo. Signore che ci hai chiamato a lavorare nella tua vigna donaci la forza di continuare sempre per raggiungere la tua volontà e aiutaci a tenere a freno la nostra bocca tutte le volte che essa viene spalancata per gridare lamentele e insoddisfazioni. Tu solo sei giusto, aiutaci a comprenderlo

sabato 20 settembre 2008

Il seme è la parola di Dio

Luca 8,4-15
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: “Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un’altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un’altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto”. Detto questo, esclamò: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!”. I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché ‘‘vedendo non vedano e udendo non intendano’’. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza”.

"Donami Signore un cuore puro" Tutto parte da li, dalla natura del nostro cuore e dal suo percepire e recepire la Parola di Dio. In questa parabola è facile ritrovarsi perchè ciascuno di noi ha fatto i conti con le difficoltà, col le tentazioni e con l'aridità che ci porta, a volte, a ritornare sui nostri passi con un senso di vuoto assoluto. "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata"; quante volte ascoltiamo la Parola di Dio e quante altrettante volte la nostra reazione è differente, sia per la straordinaria capacità che Essa ha di essere Viva sia perchè il nostro cuore cambia e man mano in esso si crea quel terreno adatto per far germogliare i frutti tanto attesi dal seminatore. E' dura combattere contro le spine ed affondare bene le radici quando intorno c'è solo pietra, ma non bisogna mai perdersi ne cadere sperando e pregando continuamente affinchè non ci venga mai meno l'aiuto dal cielo e ogni Sostentamento. Signore rendi i nostri cuori dei giardini fioriti in cui raccogliere i frutti da offrire ogni giorno a gloria del tuo nome.

lunedì 15 settembre 2008

Donna ecco tuo figlio!

Beata Vergine Maria Addolorata


Giovanni 19,25-27
In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.



Gesù, dall’alto della croce, ci ha donato la salvezza eterna assieme ad un altro grande dono: La Madre per eccellenza. In Maria noi abbiamo l’esempio puro e vero, il modello da imitare e da incarnare per raggiungere la gloria eterna ed approdare alla salvezza, prestabilita per ciascuno di noi con il sangue versato sulla croce. In Maria c’è l’umiltà e la consapevolezza di dover essere obbedienti e lasciarsi modellare dalla volontà del Padre, lei si affida totalmente a questa volontà e il “Si” detto all’angelo Gabriele l’accompagnerà sempre, anche ai piedi della croce, quando, con “l’anima trapassata da una lancia” continuerà ad essere fedele alla grandezza e alla misericordia di Dio, accogliendo, fino alla fine, ogni ruolo, che per Lei ha prestabilito. Maria madre del Signore, Maria interceditrice alle nozze di Cana, Maria Madre nostra, che accetta Giovanni come figlio e ci dona la forza, pregando costantemente per noi, affinché possiamo riconoscerla e amarla come Vera Madre, Maria Addolorata che trasforma ogni nostra sofferenza in gioia e ci aiuta a sopportare ogni prova perché Lei sa che dietro ogni dolore, anche il più grande, si cela sempre la Risurrezione. Madre nostra prega per noi Tuo Figlio Gesù, aiutaci ad essere semplici, umili, e ben disposti con cuore puro ad accettare la Volontà del Padre.

domenica 14 settembre 2008

Esaltazione della Santa Croce


Giovanni 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».


Dio diede a Mosè il compito di farsi un serpente e metterlo sopra un'asta ed innalzarlo cosicchè chiunque, morso dai serpenti brucianti mandati dal Signore, guardatolo, restasse in vita. Così chiunque si voltava a guardare quel serpente di bronzo guariva e rimaneva in vita. Dio ha tanto amato il mondo e lo ama al punto di innalzare, per la nostra salvezza, il Figlio unigenito affinchè noi, divorati dai serpenti che ci circondano, soffocati dal veleno del male, trovassimo la salvezza eterna volgendo lo sguardo, e la vita, a quel Legno che porta e che sostiene il Salvatore. Ci sono tanti modi di definire la Croce, io amo immaginarla e concepirla come il più grande ponte, come il più robusto passaggio che ci condurrà al Padre. Nella Croce è ben delineata la direzione che dovrà prendere il nostro cuore, iniziando col rinnegare e svuotare se stessi "assumendo una condizione di servi" e proseguendo con l'obbedienza alla Parola e alla Volontà di Colui che ci ha mandati. Volgere lo sguardo alla Croce per essere salvati è un impegno costante, un desiderio puro d'essere innalzati accanto a Colui che per primo è stato Innalzato. Rendiamo grazie al Padre che ci ha donato Il Figlio ed ha lavato con il suo sangue le nostre colpe...aiutaci Gesù, con il Tuo Spirito, a rimarginare le tue ferite rimanendo lontani dal peccato e vicini a Te, ai piedi della tua Croce.

sabato 13 settembre 2008

Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?

Luca 6,43-49
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande”.
Non si può Ascoltare la Parola con superficialità e lasciare agli atteggiamenti il compito di impersonare la nostra fede. L'esteriorità non serve a nulla se non a costruirci castelli di sabbia e false certezze; bisogna puntare al tesoro che è dentro di noi, al suo valore e alla sua potenzialità e chiedere al Signore di custodirlo ed insegnarci a proteggerlo gelosamente. Lui guarda i nostri frutti che sono diversi dai nostri atteggiamenti e dalle nostre azioni meccaniche, Lui guarda la purezza del cuore ed in ogni suo battito Vuole trovarci quell'amore che ci lega, quella forza che permette ogni battito, che aiuta a continuare a vivere. Per non essere abbattuti dalle mille intemperie che minacciano la nostra esistenza è fondamentale aggrapparci all'unica Roccia ed Ancora di salvezza chiedendo al Padre di donarci un cuore puro, umile e una fede salda.

venerdì 12 settembre 2008

Può forse un cieco guidare un altro cieco?

Luca 6,39-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

"Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio.." togliamoci i paraocchi che non permettono di vedere la verità e di valutare le situazioni per la loro vera essenza. Siamo arroganti, spesso di innalziamo, ci crediamo maestri, detentori della verità assoluta ma nel cuore portiamo la tenebra, e nell'occhio una trave pesante che offusca la visuale. Solo Dio può donarci l forza di liberaci da tutte le nostre zavorre, solo in Lui è la Verità, la Vita. Gesù aiutaci ad essere coscienti e a vedere le cose con la Luce che proviene solo dalla tua parola, sii tu il Nostro Maestro e guidaci verso il compimento della tua volontà, solo così saremo in grado di ammonire e magari riportare sul giusto cammino i nostri fratelli confusi.

domenica 7 settembre 2008

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

Matteo 18,15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.


Gesù e in mezzo a noi, solo Lui può darci la forza e la capacità di vivere in comunione e in armonia con i fratelli. Se mi guardo intorno, invece, è una continua lotta alla supremazia e alla voglia di primeggiare. Chi ammonisce il fratello lo fa solo attingendo alle sue capacità e non sotto la guida della Sapienza di Dio. Ammoniamo al solo scopo di vedere affermata la nostra opinione senza un briciolo di carità e di umiltà. Ammonire un fratello è riaccoglierlo tra le nostre braccia, come la pecorella smarrita, ammonire un fratello è condividere insieme la Parola che ci ha resi tutti fratelli. Oggi Gesù ci spiega l'importanza della comunione, la chiesa è l'esempio vivo "tutto ciò che legheremo in terra sarà legato anche in cielo" e l'importanza della preghiera comunitaria "se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà"...siamo membra dello stesso corpo, aiutaci Signore ad essere sempre vigili contro il peccato e vivi nel manifestare la nostra fede.

sabato 6 settembre 2008

Il Figlio dell'uomo è il signore del sabato

Luca 6,1-5
Un giorno di sabato, Gesù passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: “Perché fate ciò che non è permesso di sabato?”. Gesù rispose: “Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?”. E diceva loro: “Il Figlio dell’uomo è signore del sabato”.


Il figlio dell'uomo è il Signore del sabato" è colui venuto in mezzo a noi non per cancellare la legge ma per portarla a compimento. Gesù non vuole che la nostra esteriorità, il nostro legame con i precetti vadano a sfavore dell'interiorità e dell'amore verso Lui, che viene solo dal cuore e dall'aderire pienamente alla sua Parola. L'amore in Cristo ha priorità che spesso scavalcano i tanti precetti che affannosamente ci impegniamo di compiere lasciando la nostra anima in mano al vuoto e al buio. Le Sue priorità interessano il nostro lato interiore, la salvezza della nostra anima, l'appartenere a Lui e, dopo, manifestare tutto ciò con i precetti, compiuti in piena adesione e con la luce nel cuore. Aiutaci Gesù a vivere di te ed a non sentenziare sugli atteggiamenti altrui ma iniziare una seria introspezione per ritrovarti nei nostri cuori

martedì 2 settembre 2008

Sei venuto a rovinarci Gesù Nazareno?


Luca 4, 31-37
In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e il sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. Nella sinagoga c’era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: “Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!”. Gesù gli intimò: “Taci, esci da costui!”. E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da paura e si dicevano l’un l’altro: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?”. E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

Davanti agli “effetti speciali” nessuno resiste; noi uomini siamo legati al nostro mondo fisico e accettiamo positivamente un prodigio, come quello dell’uomo indemoniato del Vangelo di oggi, per avallare ciò che invece dovrebbe essere ben chiaro: Dio è grande. Non possiamo costantemente cercare il miracolo perché la nostra fede non può essere alimentata soltanto da esso ma deve nascere dall’amore , dal voler vivere di Lui. La gente di Cafarnao rimaneva colpita dall’insegnamento di Gesù perché parlava con autorità, un’autorità ben diversa da quella che si intende di solito, priva di arroganza e di presunzione e carica d’amore e di speranza. L’autorità che ha Gesù è la sua volontà di ricondurci al Padre, e gli è stata donata dal Padre stesso con lo Spirito Santo, è questo il grande prodigio che deve essere alla base della nostra fede; il suo “linguaggio è insegnato dallo spirito”, ecco perché la sua Parola ha potenza, ecco perché comanda con autorità cosicché anche lo spirito immondo non può far altro che piegarsi alla sua volontà; sa bene che è “Il Santo di Dio” e sa bene che è venuto a rovinare ogni piano del maligno e a liberare i tanti che vivono nelle tenebre. Gesù ci vuole lontani dal male, vuole che la nostra casa non sia il buio ma la luce, la sua luce, quella luce capace di aprirci gli occhi e il cuore e guardare a Lui come l’unico Salvatore e non come colui che è venuto per portare restrizioni e privazioni alla nostra vita libera. Uniformarsi a Cristo è riscoprire la vera bellezza della vita oltre la morte del peccato, e una volta lontani dal peccato stesso è facile accorgersi che la vera vita libera è vivere di Lui, lontani dai lacci che ci hanno stretto fino quasi a soffocare. Signore aiutaci con il Tuo Spirito ad essere sempre più conformi al tuo esempio, donaci il tuo pensiero per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato e tutto ciò che il Padre ha predestinato per noi.

lunedì 1 settembre 2008

Nessun profeta è ben accetto in patria.

Luca 4,16-30
In quel tempo, Gesù si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose: “Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. Poi aggiunse: “Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

La nostra fede deve essere basata sulla sapienza divina e non su quella umana. S. Paolo oggi lo ricorda nella sua lettera ai Corinzi e Gesù stesso trasmette questo messaggio alla sua gente, alla gente della sua patria che, “pieni di sdegno” per il discorso del Maestro cerca di buttarlo dal precipizio, di cacciarlo. Sono sdegnati di fronte a tanto amore. Loro, testimoni diretti dell’avverarsi della profezia di Isaia non riconoscono in colui che legge il rotolo al tempio il Cristo, il soggetto della profezia stessa, il salvatore e figlio di Dio. Per il loro modo di vedere le cose, Gesù rimane il figlio di Giuseppe, per loro, che parlano ed agiscono secondo una sapienza prettamente umana, è soltanto un figlio di falegname. Da dove potrà mai provenire tutta questa sapienza? Non comprendono e non conoscono la grande potenza della Sapienza di Dio che riesce a trasformare e ad innalzare. Lo stesso S. Paolo lo conferma “non sono venuto ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola… io venni in debolezza”, a lui è bastato parlare tenendo salda nel cuore la Croce di Cristo e, con l’esperienza del conoscerla ed incarnarla, la sua debolezza è stata trasformata in grandezza; con la sapienza di Dio è divenuto l’apostolo per eccellenza. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista.” Le parole del profeta trovano compimento in Gesù e in chiunque, come anche in Paolo, rimane folgorato dall’immenso amore di Dio. Ciascuno di noi è chiamato ad incarnare questa profezia e divenire apostolo, testimone, con le parole e i fatti, del Cristo e della Parola portatrice di salvezza, l’unica vera salvezza. Vieni Spirito Santo manda a noi dal cielo un raggio della tua luce, accompagnaci nel nostro cammino e guidaci alla meta sperata: compiere la volontà di Dio.

domenica 31 agosto 2008

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.

Matteo 16,21-27
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

"La Vita". Per Gesù la vita non ha niente a che vedere con tutto ciò che noi chiamiamo vita. La nostra esistenza carica e satura di cose da fare, di appuntamenti, di riunioni, di guadagni e spese sempre nuove da sostenere. Una vita dove non è ammesso niente, non è lecito fermarsi, pensare e non è concesso più soffrire. Ci siamo dimenticati la Croce e il suo vero significato e, quando una sofferenza si affaccia nel nostro lieto orizzonte, imploriamo Dio, come Pietro, affinchè "ciò non accadrà mai". Gesù ammonisce Pietro e ammonisce anche noi che continuiamo a pensare secondo gli uomini e non secondo Dio, rimprovera il nostro legame assurdo con tutto ciò che c'è di terreno a danno della vera Vita, quella eterna "acquistabile" solo rinnegando se stessi e tutto ciò che secondo noi era vita. Solo così, vivendo sotto la sua luce, sarà possibile abbracciare ogni Croce tranquilli de fatto che non saremo mai soli in questo viaggio. Signore aiutaci a rinnegare quotidianamente tutto ciò che ci allontana da te, donaci la forza di riscoprire in ogni Croce lo strumento essenziale, la chiave che aprirà le porte per l'eterna gloria.

sabato 30 agosto 2008

Sei stato fedele nel poco: prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Matteo 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.


"Per paura andai a nascondere..." è la stessa paura che ci trasforma spesso in cristiani "passivi", la paura che ci auto convince d'essere inadatti, di non avere le capacità, di non essere all'altezza di testimoniare, la stessa paura che oscura il nostro essere Figli di Dio. La lettera di S. Paolo ai Corinzi da forza a questa nostra debolezza, cancella ogni nostra paura e ci fa scoprire l'immenso amore di Dio che ha puntato proprio sulle nostre debolezze per confondere i forti. Con il battesimo il Padrone ha dato a ciascuno di noi un talento d'immenso valore, ci ha donato il privilegio di essere suoi figli e con esso l'impegno costante di far fruttare, con le nostre azioni e il nostro vivere, questo grande tesoro, lasciando da parte la paura ed essere disposti a rischiare tutto, sacrificando anche la vita, sotto la misericordiosa bontà del Padre. Solo così sarà possibile prendere parte della gioia del Padrone e condividere con Lui la beatitudine eterna. Aiutaci Signore a superare ogni ostacolo ed incertezza per buttarci a capofitto nella via che tu hai predestinato per ciascuno di noi.

venerdì 29 agosto 2008

Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista

Marco 6,17-29
In quel tempo, Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”. Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: “Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò”. E le fece questo giuramento: “Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno”. La ragazza uscì e disse alla madre: “Che cosa devo chiedere?”. Quella rispose: “La testa di Giovanni il Battista”. Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: “Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista”. Il re ne fu rattristato; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. E subito mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa . La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.


Preferiamo sempre più spesso uccidere la Verità, nasconderla per non fare i conti con ciò che realmente siamo. Guardiamola in faccia la Verità, ascoltiamola, non ha senso odiarla perchè è parte di noi, è ciò che dovremmo essere, è la giusta faccia della nostra medaglia, la nostra vita. Aiutaci Signore a non avere mai paura o ripensamenti nel cercarla, solo la tua mano, la tua misericordia e il tuo amore potranno aiutarci a conseguirla e viverla.

mercoledì 27 agosto 2008

Siete simili a sepolcri imbiancati ma pieni di ossa di morti.

Matteo 23,27-32
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!”.


Quanto è reale il paragone che fa Gesù in questo passo paragonandoci a dei sepolcri lucidi ma carichi di morte. Perchè è la morte che regna nei nostri cuori, la morte data dal vivere tutta la nostra vita allo scopo di apparire e di condannare chi si comporta, secondo noi, in modo errato. Mai che volgiamo lo sguardo al nostro cuore, mai un'analisi del nostro essere, mai un tentativo di abbandonare le luci dell'esteriorità per abbracciare la luce dell'Essere... Suoi figli e vivere secondo i suoi precetti. Aiutaci Tu o Signore a mettere le nostre vite nelle tue mani, donaci coerenza, umiltà e fede sincera, donaci la tua Pace.

lunedì 25 agosto 2008

Guai a voi, guide cieche.


Matteo 23,13-22
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”.


Senza Dio non siamo niente, senza la sua forza, il suo aiuto di noi non esisterebbe un nulla! Stiamo attenti quando cerchiamo o ci sentiamo arrivati ai suoi stessi livelli nel cercare di primeggiare quando invece il Posto d'Onore spetta solo a Lui. Grazie Signore perchè ci hai resi utili sotto l'opera delle tue mani.

sabato 23 agosto 2008

Dicono e non fanno


Matteo 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ‘‘rabbì’’ dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare ‘‘rabbì’’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ‘‘padre’’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ‘‘maestri’’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”.

Gesù oggi ci invita ad essere coerenti con ciò che diciamo, a non sforzarci solo di piacere agli altri e di apparire ma di impegnarci ad essere ciò che siamo: Figli di Dio, tutti fratelli. Non c'è gerarchia ne gradini tra di noi, uno solo è il Maestro, il Padre, e tutti siamo chiamati a servirlo mettendoci al servizio del prossimo. O Signore tu conosci i segreti dei nostri cuori e tu solo sei capace di modellarli e di renderli puri, pronti ad amare con umiltà e coerenza.

giovedì 21 agosto 2008

Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale?

Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù riprese a parlare in parabole ai capi dei sacerdoti e agli anziani e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. E disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

Là sarà pianto e stridore di denti! Molto spesso questa frase compare nei brani del Vangelo, potrebbe destare terrore e paura, colgo, invece, in essa un semplice ma grande avvertimento, carico di amore; un’esortazione chiara a non farci trovare mai impreparati iniziando da subito il cammino che ci libererà da questo pianto e dalla dannazione eterna. Tante volte Gesù ci rivolge chiaramente il suo invito, ma noi altrettante volte riprendiamo la vita di sempre “andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari” non curandoci minimamente del privilegio che ci viene offerto nel sedere alla sua mensa. Abbiamo di meglio da fare, dobbiamo rincorrere senza sosta tutto ciò che di inutile c’è nella vita, dobbiamo costantemente complicare la nostra esistenza per non dover fare i conti con la semplicità e con la voce della nostra anima. Mi chiedo dove sta la paura? Il messaggio è chiaro come chiaro è l’invito a sedere e gioire, perché tanta tristezza? Perché nonostante tutto siamo titubanti nell’indossare “l’abito nuziale?” La misericordia di Dio è gioia, letizia, dobbiamo essere grati a Lui che con Gesù Cristo ci dona quotidianamente la possibilità di essere invitati al banchetto; chiediamo al Padre di rafforzare la nostra fede, di purificare il nostro cuore per esser degni di partecipare alla mensa celeste. Aiutaci o Signore a non abbandonare mai quell’abito che indossiamo dal giorno del battesimo: essere tuoi figli è gioire in te, con te e per te…

giovedì 7 agosto 2008

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa

Matteo 16,13-23
In quel tempo, essendo giunto nella regione di Cesarea di Filippo, Gesù chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terrà sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.


Chi è per noi Gesù? Certamente, come Pietro, siamo convinti che lui è il Cristo, il figlio del Dio vivente, ma è altrettanto vero che ci viene difficile accettare in pieno il suo esempio. Pietro, infatti, non vuole accogliere la Croce di Cristo e la sua morte allo scopo di redimere il mondo intero, perchè vuole bene al maestro e non vorrebbe nessuna pena o sofferenza per lui; ma la volontà del Padre è diversa dalla nostra “tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini” e questo Gesù lo sa, tanto da non provare mai esitazione nel compierla. Il sentimento di Pietro è il medesimo che alberga nei nostri cuori. Siamo cristiani, amiamo Gesù, ma spesso crediamo che la croce sia solo un legno da appendere al muro per avere protezione e benedizione, non vogliamo vedere il suo vero significato e quando il Padre ci chiede di portarla sulle nostre spalle e sulla nostra pelle cerchiamo subito la prima scorciatoia, perché in questa vita non si deve soffrire ne patire, perché, per noi, la sofferenza è uguale alla sconfitta, quando invece, basterebbe voltarsi a guardare ogni singolo crocifisso appeso ai nostri muri per contemplare la grandezza che sta dietro la sofferenza. Senza Croce non ci sarebbe stata risurrezione e senza risurrezione saremmo stati immersi nelle tenebre e nella morte. Grazie Gesù perché con la tua Parola e con il tuo esempio ci guidi e ci sproni continuamente ad andare avanti senza mai abbatterci. Aiuta chi soffre, non permettere mai che la sfiducia di noi umani prevalga sulla tua luce, insegnaci a sperare e a vivere di te.

mercoledì 6 agosto 2008

Il suo volto brillò come il sole

Matteo 17,1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

"Alzatevi e non temete" I discepoli alla presenza di Dio si prostrano mostrando la loro umiltà e miseria di uomini, ma Gesù, venuto per innalzare chi conserva gelosamente queste virtù,si pone da tramite tra noi poveri esseri e il Padre facendoci comprendere che è tramite Lui "il figlio, l'Amato"anche noi siamo stati innalzati ad essere tali, figli del Padre. Sul monte Tabor Gesù si rivela per quello che è: Generato dalla stessa sostanza del Padre si è incarnato assumendo la nostra natura umana per essere un "collegamento" eterno tra noi e Dio Padre; in presenza dei discepoli Lui abbandona ogni fisicità divenendo "Immagine del Dio invisibile" mostrando quel volto che "brillò come il sole", un volto che tutti vorremmo contemplare in eterno. Basta poco per trasformare questo condizionale in un futuro certo, il Padre stesso ci da l'indicazione giusta "Ascoltatelo", ed è ascoltandolo che sarà possibile salire su quel monte e scendere totalmente cambiati, uniti in tutto e per tutto con quell'Amore che ci ha resi liberi dal peccato e figli di Dio. Signore aiutaci a combattere l'egoismo che spesso ci vuole unici destinatari della Tua trasfigurazione, insegnaci a scendere dal monte e condividere con i fratelli la Tua natura divina e la tua immensa misericordia.

martedì 5 agosto 2008

Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla sua bocca

Matteo 15,1-2.10-14
In quel tempo, vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!”. Poi, riunita la folla, Gesù disse: “Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!” Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: “Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?”. Ed egli rispose: “Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!

Quando siamo ciechi facilmente ci lasciamo guidare da falsi profeti e da finte certezze che, inevitabilmente, ci portano in un fosso. Ci riduciamo ad essere che si accontentano di sopravvivere invece di vivere, facilmente inquinabili e contaminabili da tutte le sozzure che ci circondano. Al contrario quando i nostri occhi sono "aperti" quando la nostra vista è stata illuminata dalla Vera Luce nessun elemento esterno potrà mai distruggere quello che siamo. Io ne sono convinto, è un concetto che porto sempre avanti perchè quello che Siamo lo siamo ovunque, sia in mezzo al bene che in mezzo al male, anzi è proprio in mezzo alla sporcizia dei nostri giorni che siamo chiamati a tenere alta la nostra "purezza" dell'essere discepoli di Cristo, non possiamo rimanere ciechi anche noi nei confronti di tutto ciò che sta devastando la nostra realtà. Lasciamoci guidare dalla croce di Gesù, cosicché anche noi, per riflesso, diveniamo guide sicure capaci di salvare dal "fosso" tanti disperati che oramai hanno smesso di credere in tutto. Signore aiutami a rendere puro il mio cuore e tutto ciò che, del suo battere, uscirà dalla mia bocca, dacci la forza di brillare tra il buio di questa quotidianità per portare sotto la tua croce tanti assetati di verità e pace.

domenica 3 agosto 2008

Tutti mangiarono a sazietà

Matteo 14,13-21
In quel tempo, avendo udito , Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Gesù ha compassione per quelli che lo seguono, per quelli che in coda percorrono la sua via. "Guarì i loro malati" e senza dubbio guarirà tutte le nostre infermità se solo lo rendiamo costante presenza della nostra vita. Con lui accanto non c'è bisogno d'altro ed oggi, con questo passo del vangelo, e con la liturgia della parola in generale, comprendiamo che non è impossibile vivere di Lui, "di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Ovviamente tutto può sembrare un paradosso ma non lo è perchè vivere solo di Lui è essere liberi da ogni schiavitù che attanaglia la nostra vita, vivere di Lui è riuscire a fare a meno del superfluo oramai divenuto indispensabile. Riscoprire la Sua presenza per essere risanati nel cuore e nello spirito e vivere secondo la Sua Parola: "una è la cosa di cui c'è bisogno". Donaci Signore la capacità di comprendere tutto ciò perchè, aiutati dal tuo amore, smettiamo di affannarci per cose vane per iniziare a meditare e incarnare la tua Parola di vita eterna.

venerdì 1 agosto 2008

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria

Matteo 13,54-58
In quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


L'incredulità che governa il nostro cuore parte dalla diffidenza e dal non riconoscere Gesù come nostro Signore. La nostra fede è frivola, debole e molte volte cade vittima di pregiudizi e conclusioni prive di verità cariche di invidia ed ignoranza. Oggi voglio pensare e pregare per i nostri sacerdoti giudicati in modo sbagliato. Spesso la loro figura è oggetto di critiche. Gesù aiutaci a vedere in loro la tua sapienza e a perdonare le loro possibili debolezze considerandole lecite perchè è lecito dell'uomo esser debole, aiutaci a scoprire il loro la grandezza della tua Sapienza.