giovedì 21 agosto 2008

Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale?

Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù riprese a parlare in parabole ai capi dei sacerdoti e agli anziani e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. E disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

Là sarà pianto e stridore di denti! Molto spesso questa frase compare nei brani del Vangelo, potrebbe destare terrore e paura, colgo, invece, in essa un semplice ma grande avvertimento, carico di amore; un’esortazione chiara a non farci trovare mai impreparati iniziando da subito il cammino che ci libererà da questo pianto e dalla dannazione eterna. Tante volte Gesù ci rivolge chiaramente il suo invito, ma noi altrettante volte riprendiamo la vita di sempre “andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari” non curandoci minimamente del privilegio che ci viene offerto nel sedere alla sua mensa. Abbiamo di meglio da fare, dobbiamo rincorrere senza sosta tutto ciò che di inutile c’è nella vita, dobbiamo costantemente complicare la nostra esistenza per non dover fare i conti con la semplicità e con la voce della nostra anima. Mi chiedo dove sta la paura? Il messaggio è chiaro come chiaro è l’invito a sedere e gioire, perché tanta tristezza? Perché nonostante tutto siamo titubanti nell’indossare “l’abito nuziale?” La misericordia di Dio è gioia, letizia, dobbiamo essere grati a Lui che con Gesù Cristo ci dona quotidianamente la possibilità di essere invitati al banchetto; chiediamo al Padre di rafforzare la nostra fede, di purificare il nostro cuore per esser degni di partecipare alla mensa celeste. Aiutaci o Signore a non abbandonare mai quell’abito che indossiamo dal giorno del battesimo: essere tuoi figli è gioire in te, con te e per te…

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