venerdì 31 luglio 2009

Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?

Matteo 13,54-58
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Non ci può essere miracolo se continuiamo a non andare oltre, non vedere oltre la punta del nostro naso. Non possiamo fermarci a tutto ciò che è tangibile e finito perchè questo è solo una minima parte di tutto il resto che ci aspetta. Il Miracolo più grande è conoscere l'umanità di Cristo ma sperimentare la sua immensa divinità, senza che una escluda l'altra ma entrambe completino quel disegno tanto amato dal Padre: La Croce.

giovedì 30 luglio 2009

Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

Matteo 13,47-53
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Anche noi, come ogni scriba, abbiamo la capacità di estrarre dal nostro tesoro cose nuove e cose antiche perchè in noi dimorano i due aspetti dell'uomo: quello vecchio e quello nuovo. E' vero che siamo mondi dal peccato ma è reale il fatto che ne rimaniamo affascinati e spesso saldamente attaccati. Non c'è via di mezzo o mediazione tra il vecchio e il nuovo gli angeli separeranno e noi siamo chiamati a farlo già da ora. Separare, grazie a quella Spada che è Gesù Cristo, abbattere il muro di inimicizia e far pace, cioè ritrovare in Cristo la forza per non detestare la propria colpa ma ritrovare in essa il trampolino per giungere alla comprensione. Coscienti del fatto di essere "vecchi", peccatori ma in continuo viaggio verso il "nuovo", in cammino verso quella conversione che ci renderà degni di essere chiamati suoi figli.

mercoledì 29 luglio 2009

Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose


Luca 10,38-42

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”.


Non c'è degno servizio senza l'ascolto e la comprensione della Parola. E' come se Marta e Maria completassero l'una nell'altra questa giusta regola. Marta tutta intenta nei servizi quasi si dispiace per la sorella che non l'aiuta e Maria che con il suo atteggiamento di totale abbandono e fiducia da occasione alla sorella di comprendere quale sia la... Visualizza altro "parte migliore" che non verrà mai tolta a chi sa custodirla gelosamente. Per servire Cristo occorre essere ai suoi piedi quindi accettare con gioia quella croce che schiaccerà quello che di noi era per far spazio ad un uomo nuovo, rinnovato nell'umiltà e nell'esercizio della vera carità. Un vero servizio parte dal cuore mentre un atto pratico non sempre è accompagnato da un sentimento, spesso si compiono azioni meccaniche e dovute e l'amore per Cristo non è un obbligo ma una Grande Libertà. "Anche se non ci fosse il cielo, ti amerei ugualmente. Anche se non ci fosse l'inferno, ti temerei. Come ti amo oggi, ti amerò sempre."

lunedì 27 luglio 2009

Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

Matteo 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:«Aprirò la mia bocca con parabole,proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Le parabole hanno lo scopo di aprire gli occhi alla comprensione a chi riesce a vedere, con speranza, quanlcosa di grande anche in una misera cosa. Il mistero del Padre è questo; con il Figlio lo ha sviluppato in pieno pechè da piccolo e umile quale era nella grotta di Betlemme lo ha innalzato sulla Croce fino a quando "gli uccelli del cielo hanno fatto il nido sui suoi rami". Molto spesso la miseria e la semplicità ci fa paura, ma ancor più paura deve farci l'incapacità di trovare la costante novità in Gesù Cristo. Il dramma non è vivere una vita semplice ma rimanere gelidi dinanzi alla sua Parola, dinanzi al suo invito, titubantii di fronte alla sua chiamata. Il regno dei cieli è simile al seme di senape da curare e far crescere già ora nel nostro cuore. E solo un cuore misero è in grado di far germogliare il regno dei cieli, solo un cuore che muore a se stesso è in grado di percepire e portare a compimento, senza paura, tutto ciò che gli viene chiesto e divenire cosi lievito capace di far lievitare, quindi convertire, i fratelli.

Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

Matteo 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:«Aprirò la mia bocca con parabole,proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Le parabole hanno lo scopo di aprire gli occhi alla comprensione a chi riesce a vedere, con speranza, quanlcosa di grande anche in una misera cosa. Il mistero del Padre è questo; con il Figlio lo ha sviluppato in pieno pechè da piccolo e umile quale era nella grotta di Betlemme lo ha innalzato sulla Croce fino a quando "gli uccelli del cielo hanno fatto il nido sui suoi rami". Molto spesso la miseria e la semplicità ci fa paura, ma ancor più paura deve farci l'incapacità di trovare la costante novità in Gesù Cristo. Il dramma non è vivere una vita semplice ma rimanere gelidi dinanzi alla sua Parola, dinanzi al suo invito, titubantii di fronte alla sua chiamata. Il regno dei cieli è simile al seme di senape da curare e far crescere già ora nel nostro cuore. E solo un cuore misero è in grado di far germogliare il regno dei cieli, solo un cuore che muore a se stesso è in grado di percepire e portare a compimento, senza paura, tutto ciò che gli viene chiesto e divenire cosi lievito capace di far lievitare, quindi convertire, i fratelli.

giovedì 23 luglio 2009

Voi siete la luce del mondo

Matteo 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

L'espressione "sopra il lucerniere" sembra far riferimento al piedistallo sul quale molti di noi si ergono come sommi sapienti e onniscienti. C'è, però, da considerare la prima parte del Vangelo di oggi che non giustifica affatto questo nostro atteggiamento, anzi lo condanna totalmente. Chi s’innalza da sè ha sicuramente perso quel sapore indispensabile per essere "sale della terra". Il sapore che viene da Cristo e dalla costante sensazione di non essere mai giunti ma effettivamente bisognosi del suo aiuto. Non siamo in grado di brillare di luce propria perchè la luce che possiamo procurarci nel mondo in cui viviamo è una luce effimera, come quella di un fiammifero, che "a null’altro serve che a essere gettato via e calpestato dagli uomini"; per essere degni testimoni dobbiamo lasciar convertire la nostra miseria, e dare totale fiducia a Colui che farà di noi "lucerne" che brilleranno per l'eternità perchè saldamente ancorate alla Forza che mai farà mancare loro il sostentamento, e la vita. Non possiamo uniformarci al volere del mondo, non possiamo perdere il sapore che ci è stato dato il giorno del battesimo, ma al contrario dobbiamo difendere questo tesoro immenso per cercare di sviluppare sempre più questa grande virtù: se lo vogliamo possiamo dare un sapore diverso al mondo in cui viviamo, se lo vogliamo possiamo essere testimoni della vera Luce ed accecare con il nostro esempio i tanti, desiderosi di conoscer Cristo.

mercoledì 22 luglio 2009

Donna, perché piangi? Chi cerchi?

Giovanni 20,1.11-18

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.

Perchè piangi? Conoscere Gesù e cercarlo, quindi farne esperienza, non è uguale al vegliare una tomba, ma un continuo inseguimento, un rincorrersi fatto di deserti e di grazia. Non si finisce mai di conoscerlo proprio perchè la nostra testimonianza deve essere sempre attiva e viva, mai abbandonata a se stessa, su una tomba, o alla presunzione d'essere giunti alla comprensione totale del mistero di Cristo. "Non trattenermi" ma testimonia a tutti che hai conosciuto Gesù che lo hai visto risorto e che la sua riusurrezione, ora, è anche la tua quindi la nostra risurrezione. Non piangere su di una tomba ma sperimenta ciò che può nascere da un dolore e da una sofferenza, il Dio dei vivi ci dia la forza di non stancarci mai, una fede sempre ardente ed una sete e fame inestinguibili.

lunedì 20 luglio 2009

La regina del Sud si alzerà contro questa generazione

Matteo 12,38-42
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

Quale altro segno cerchiamo se non siamo in grado di cogliere e far fiorire i segni che giornalmente ci offre? Ha guarito il nostro cuore mettendoci inanzi alla Vera Vita e noi, ingrati, continuiamo ad aspettare chissà cosa..una guarigione, un miracolo, la serenità e la felicità stessa sono realtà fattibili solo se si accetta di lasciare agire il Signore nel nostro cuore, e li lasciarlo dimorare. Un Dio che ci scruta e ci conosce, ci ama e per ognuno di noi ha in serbo la gloria eterna: quale altro segno pretendiamo?

venerdì 17 luglio 2009

Il Figlio dell’uomo è signore del sabato

Matteo 12,1-8

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Quante regole e prescrizioni, oggi, bloccano il nostro cuore e i suoi battiti? Tante e troppi ostacoli ci impediscono di praticare la Misericordia sperimentate e assaporata con l'esperienza con Cristo. Troppo spesso ci prendiamo il lusso di poter condannare un atteggiamento o un'azione come se avessimo il metro giusto per farlo; ci ergiamo a "sommi detentori della Verità" e invece di costruire con la comprensione, distruggiamo con presunzione! Eppure siamo stati tutti redenti e salvati dal suo Sangue, eppure la sua Acqua ci ha purificati dal peccato... come mai il nostro cuore stenta a scrollarsi di dosso tutte queste zavorre? Forse non ha compreso in pieno il vero significato di sacrificio, forse ha dimenticato che per conoscere realmente Cristo occorre prima di tutto "morire a se stessi" e quale miglior palestra per farlo se non quella del servire Cristo nei fratelli! E' vero, lo ammetto, è difficilissimo spesso convivere con opinioni e pensieri diversi e ancor più perdonare atteggiamenti sbagliati di fondo, ma non possiamo né ci è lecito distruggere; siamo chiamati a edificare, correggere se necessario, ma aiutare tutti a comprendere in pieno la vera Natura di Cristo e il vero scopo della sua discesa dal Cielo. "Non sono venuto ad abolire ma a portare a compimento... non sono venuto a portare pace ma spada" insomma con Cristo siamo chiamati a cambiare radicalmente pensiero e vita, se vogliamo conoscerlo e un giorno incontrarlo dobbiamo ritrovarlo nei fratelli, perdonando ogni loro errore, ed essere sempre più numerosi..pellegrini in quella via stretta e difficoltosa ma resa praticabile dalla sua costante presenza.

giovedì 16 luglio 2009

Io sono mite e umile di cuore

Matteo 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Essere miti ed umili di cuore, è la condizione giusta per imparare a sopportare ogni giogo e quindi dire addio alle stanchezze e agli affanni che debilitano notevolmente la nostra anima. Un'anima totalmente donata a Dio non subisce più nessuna oppressione perchè ha fatto esperienza della libertà ed ha assaporato il Ristoro che un giorno sarà l'eterna sua dimora. Grazie Gesù perchè con la tua esperienza ci dai la consapevolezza che non è impossibile donarsi totalmente al Padre e grazie per averci donato la Mamma Maria, in lei abbiamo la certezza che ogni nostra preghiera sarà ascoltata ed ogni nostra piaga guarita.

mercoledì 15 luglio 2009

L’Eucaristia



È l’unica medicina capace di sanare il male al cuore. Ormai l’ho sperimentata di persona e so quanti, immensi, benefici può darmi. Per il solo fatto che essi siano illimitati non potrei avere la presunzione di conoscerli, ma per i pochi che riesco a gustare posso ammettere che di dolcezze si tratta. Non sempre, però, riesco ad accostarmi con serenità e tranquillità d’animo, anzi al contrario, come in questi ultimi giorni, rimango nel mio posto reputandomi ancora più che mai indegno di riceverla. Eppure Lui è il Misericordioso per eccellenza, eppure il suo Corpo e il suo Sangue sono balsamo per le nostre ferite…ed io ci credo pienamente in questo, credo che in quella piccola particola ci sia il più Grande Mistero del mondo e, forse, proprio per questo, non voglio che il tutto sia un semplice incolonnarsi, un meccanico movimento della mia mandibola. Sono stanco di dover masticare con i denti, devo iniziare a mettere in moto gli artigli del mio cuore, soltanto il cuore riesce a metabolizzare la vera essenza dell’Eucaristia; ed un cuore affannato, stanco, triste non può ricevere tanto tesoro….o forse è il più degno..in quanto il più bisognoso? “Non sono i sani che hanno bisogno del medico” ….e il mio cuore non è sano, non lo sarà mai perché in continua lotta, in continuo cammino. Spero solo che non abbia in mente di fermarsi, no quello mai!

Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli

Matteo 11,25-27

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

L'immagine dei Magi che si prostrano al Bambino, incarna perfettamente questa preghiera che oggi Gesù offre al Padre. Rende lode al Padre ma nello stesso tempo prega per ciascuno di noi affinchè ci sia in noi la costante voglia e volontà di farsi piccoli e di credere che nell'umiltà e nella miseria c'è nascosta la grandezza che verrà, poi, rivelata. Per giungere a questa rivelazione occorre incarnare la Parola che il Figlio ci ha lasciato come strumento e come bussola per orientare il nostro cammino, e seguendo la direzione indicata dalla sua Croce giungere nel regno dove saremo ricompensati in eterno. O Signore aiutami a sentirmi adatto quando non mi sento per niente adatto a ciò che tu metti davanti il mio cammino, insegnami ad avere totale fiducia, perchè nelle tue mani il povero sarà innalzato!

martedì 14 luglio 2009

Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

Matteo 11,20-24

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Quanto è debole la nostra fede!! Viviamo nella ricerca costante di prodigi e segni che possano alimentarla senza comprendere che già possediamo il Segno che dovrebbe portarci dritti ad una vera conversione. E guai a noi, saremo trattati peggio di chi non ha conosciuto per niente perchè noi vantiamo dalla nostra una conoscenza, se pur superficiale, del mistero di Cristo ma ci ostiniamo a percorrere altre vie... pur avendo visto il bene ci lasciamo affascinare dal male! Signore aiutaci ad arrivare degnamente pronti al giorno del giudizio..

lunedì 13 luglio 2009

Sono venuto a portare non pace, ma spada

Matteo 10,34-11,1 -
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Con la misura con la quale misurate, sarete misurati! Oggi sono pungenti le "istruzioni" che Gesù ci lascia ma nel lasciarle a ciascuno di noi ci riveste di un ruolo importante che dovrebbe farci riflettere ogni momento della nostra vita: siamo suoi discepoli! Mi chiedo se lo siamo realmente, se lo sentiamo o semplicemente ci facciamo chiamare così in virtù di un battesimo che a volte nemmeno ricordiamo. La vita ci offre costantemente momenti buoni per dimenticare di esserlo ma è altresì vero che dietro ognuno di questi momenti ci sta l'occasione giusta per affermare che lo siamo realmente. Solo morendo a noi stessi, accogliendo Cristo come bene primario e con lui i fratelli, anteponendoli a tutto e tutti è possibile impugnare la "spada" e infrangere quella finta pace che ci ostiniamo a vivere. Occorre accettare la divisione, occorre far operare Cristo nella nostra vita, solo lui, la sua Parola sono il metro giusto per saper discernere ciò che giusto e ciò che non lo è, e riuscire così a misurare ogni cosa con la stessa misura che un giorno ci otterrà l'accesso al regno dei cieli!

domenica 12 luglio 2009

Prese a mandarli.

Marco 6,7-13
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

...scuotete la polvere dai piedi, da quei piedi poi resi mondi da Gesù stesso la sera dell'ultima Cena a testimoniare l'importanza del servizio ai fratelli. Chi non è degno, però, del nostro servizio, non può godere delle nostre perle e quindi non possiamo nemmeno rischiare di vedere sporcati i nostri piedi. A caro prezo siamo stati redenti e Gesù non permetterebbe mai che anche uno di noi si possa perdere; per questo ci mette in guardia e ci invita a rimanere puri "non siamo del mondo ma stiamo nel mondo" a testimoniare che tutto ciò che è del mondo è morte per chi ha scelto da tempo di percorrere la via stretta che conduce al Padre. Non possiamo farci distrarre dai tesori terreni ma dobbiamo impegnarci, soffrendo, per raggiungere tutto ciò che non ha fine: Tutto passa solo Dio resta.

sabato 11 luglio 2009

Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto

Giovanni 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

Noi siamo già mondi in quanto è stato rivelata a noi, attraverso la Parola e la luce del Battesimo, la strada da seguire per rimanere saldi alla Vite; ed una volta conosciuta la Verità e la Via sarà impossibile cercare altrove e andare in luoghi diversi, il fuoco della perdizione divorerà la nostra vita e la nostra anima "Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano". Non è una minaccia ma una verità perchè oltre Gesù non c'è niente anzi lui è il tutto e noi siamo il niente "senza di me non potete far nulla", infatti è facile tastare quel fuoco e sentire sul cuore quelle fiammo che divampano ogni volta che ci allontaniamo da lui; la miseria della nostra natura si fa sempre più nitida affinchè di noi non rimanda niente per far posto al Tutto. Questo vuole Gesù, a questo chiamati a liberare il tralcio dalle erbacce e dai rovi che lo soffocano per vedere più chiara che mai la nostra Origine e tenere sempre presente la Figura della Vite che ci da forza e la linfa necessaria per fiorire fruttificare. O Signore donaci costantemente la tua Luce e il tuo Sole di Giustizia, ogni nostro frutto sia ben accetto e sacrificio gradito ai fratelli.

venerdì 10 luglio 2009

Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

Matteo 10,16-23
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».

Prudenti e semplici, la prudenza, cioè la consapevolezza della presenza di Dio nella nostra vita, ci aiuti a custodire la semplicità di una colomba, cioè affidarsi totalmente alla sua custodia. E' rassicurante sapere già che saremo guidati e protetti, come lo siamo già da ora. Il futuro inteso nel passo del vangelo è da considerarlo presente, perchè viviamo quotidianamente queste persecuzioni anche se ambientate in scenografie diverse e con differenti risvolti. "Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome", non siamo lontani da questa descrizione, anzi credo che in pieno viviamo queste angosce e queste tribolazioni, ma in questo "siamo già vincitori, in virtù di colui che ci ha salvato" perchè "chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato". Ed è ancor più rassicurante sapere che non occorre chissà quale grande capacità per averla vinta “non preoccupatevi di come o di che cosa direte…lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” , gettiamo via ogni preoccupazione, Cristo, che per primo ha portato la croce più pesante, saprà indicarci la via da seguire e il nostro peso sarà soave se ci sarà Lui e il suo Spirito a guidarci verso il Padre.

giovedì 9 luglio 2009

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

Matteo 10,7-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

Non date le vostre perle ai porci" e quale perla più preziosa della Pace del Signore possiamo mai custodire? Una Pace che è il frutto della vera esperienza di Cristo, dell'averlo conosciuto per la sua Misericordia e Potenza, una Pace che si ritrova nell'amarlo semplicemente e nel servirlo senza aspettarsi chissà quale ricompensa se non la gloria eterna. Il riferimento è chiaro "non procuratevi" a testimoniare che noi da soli non possiamo nulla e non siamo in grado di procurarci nulla se non la morte; nel credere dio tutto ciò che ci circonda, l'oro, il denaro, abbiamo già deciso a priori il nostro destino eterno perchè abbiamo scartato, già in vita, l'unico vero diritto di cui non possiamo fare a meno; "l'operario ha diritto al suo nutrimento". E il nutrimento che viene dalla Parola e dalla Mensa del Corpo e del Sangue siano il nostro unico nutrimento per riuscire nell'ardua impresa di donarci gratuitamente a prescindere e senza altro fine alcuno che non sia glorificare il Padre Nostro.

mercoledì 8 luglio 2009

Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele

Matteo 10,1-7
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Predicare che il regno di Dio è vicino significa credere in questo e aver fede! Riconoscerci costantemente come "pecore smarrite" deve indurci a desiderare costantemente la sua presenza, la sua guida, anche se sulla carta siamo suoi discepoli, perchè battezzati, occorre però rinnovare ogni giorno con la forza delle nostre soferenze (a volte) questo battesimo, per essere veri discepoli di Cristo e testimon vivi della sua Parola.

lunedì 6 luglio 2009

Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà

Matteo 9,18-26

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

“ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò” ; mi piace soffermarmi e riflettere sul modo discreto e intimo che Gesù ha nel rivelarsi e quindi nel convertire e guarire. Ogni suo intervento ogni sua azione è strettamente personale ad indicare che per ciascuno di noi Lui opera riuscendo a calcolare in modo perfetto i tempi ed i modi. La Sua grandezza è davvero incalcolabile e il suo amore ancor più immenso se pensiamo che per ciascuno di noi ha tempo da dedicare come ha avuto una vita da offrire per la nostra salvezza, per la guarigione di ognuno di noi indistintamente. Questa deve essere la base della nostra fede come credo sia stata la base della fede che ha fatto sperare questa donna e che ha riportato alla vita la fanciulla. In entrambi i casi non si evidenziano estenuanti preghiere o prolungate veglie ma semplicemente dei cuori bisognosi e totalmente fiduciosi in Cristo: se non crediamo è inutile praticare ogni sorta di esercizio, basta davvero poco per essere sanati, ma basta in primis volerlo! E la donna lo voleva cosi come i genitori della fanciulla, hanno chiesto con il cuore, hanno offerto la più gradita delle preghiere, quella intima e silenziosa ma carica di umiltà e speranza in Cristo. “io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me , anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?” chi crede in questo non morirà in eterno perché morendo in Cristo ha già sconfitto la morte “anche se muore vivrà”, affrontando la morte come tappa obbligatoria per accedere alla gloria che non ha fine. Ecco il senso della guarigione fisica, di questo gesto che ha senso solo se porta dietro la guarigione totale dello spirito, perché solo tramite una sofferenza fisica spesso ci si accorge di avere un’anima!!

domenica 5 luglio 2009

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

Marco 6,1-6 -
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Ecco il frutto dell'incredulità, ecco cosa siamo quando ci ostiniamo a non andare oltre la punta del nostro naso e a considerare solo ciò che possiamo percepire con gli occhi e con il tatto. Oltre la fisicità di Gesù, il suo essere figlio del falegname c'è l'immensa Misericordia del Padre che lo ha voluto Figlio ed in mezzo a noi. Forse è difficile da accettare che uno di noi sia il Messia, ma la fede deve insegnarci ad andare oltre e vedere in Gesù il Figlio di Dio che condivide a miseria della nostra natura ma ci invita a godere in eterno della magnificenza della Sua Essenza!!!

sabato 4 luglio 2009

Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?

Matteo 9,14-17 -
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Non è possibile digiunare in presenza dello Sposo, ora che lo Sposo si è rivelato e gli invitati alla sua mensa hanno compreso ciò che egli è venuto a portare a compimento: l'Uomo Nuovo. Un digiuno, una privazione, un atto di mortificazione non hanno senso se accompagnati da un cuore privo di sentimento e gelido, è come mettere " stoffa grezza su un vestito vecchio" o versare "vino nuovo in otri vecchi"...un lavoro inutile! La Parola di Dio la si sente spesso ma raramente si riesce ad ascoltarla e viverla, solo quando la si percepisce come novità di vita, come vino nuovo, sarà possibile attuare il restauro di tutte le crepe che devastano l nostro cuore; solo allora il travaso verrà portato a compimento e l'otre nuovo, insieme al Vino nuovo, daranno vita all'uomo Nuovo, ad uno "spirito contrito e ad un cuore affranto" condizione tanto amata dal Signore.

giovedì 2 luglio 2009

Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini

Matteo 9,1-8

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Il Padre mio vede nell'intimo e ... così il Figlio ha saputo individuare nel paralitico un male ancor più grave delle deficienza fisica. Il Peccato è il maggiore dei mali che non cesserà mai di premere se non si riesce a fare esperienza delle Misericordia di Dio. Agli scribi Sembra una bestemmia e ancora ai giorni nostri è tale l'opinione che si ha nei riguardi del sacramento che rappresenta questo Potere che hai il Figlio dell'uomo "di perdonare i peccati". Ci si accosta con freddezza alla confessione e spesso con la mancata conoscenza di se e dei peccati perchè in cuore non si ha la contrizione e l'umiltà, di reputarsi peccatori e d'essere bisognosi del perdono. Solo la Fede in Cristo e il riconoscersi deboli e miseri potrà permetterci di salire su quella Croce ora simbolo di passione ma un giorno scala verso la gloria; e sulla croce non si sale se non si è pentiti ed umili "uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto ed umiliato tu o Dio non disprezzi". Non sta a noi "ricercare la colpa e detestarla" siamo chiamati a fidarci ed affidarci, per avere in cambio il perdono e la guarigione dell'anima.