venerdì 6 marzo 2009

Va’ a riconciliarti con il tuo fratello

Matteo 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”.

Oggi ci viene illustrata la via da percorrere per conquistare la vera vita. La via del Signore è la giustizia, una strada lontana dal peccato e dall’agire in modo iniquo, aperta a tutti coloro che desiderano praticarla. È bello leggere nelle parole del profeta Ezechiele l’importanza e l’essenzialità del praticarla sempre e costantemente “se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere iniquità…muore” , non c’è scampo, infatti, per chi ha conosciuto la giustizia e decide di metterla da parte e di non renderla presente nella propria vita e a differenza dell’ingiusto, che ritorna per la retta via guadagnandosi la vita stessa, vedrà cancellate tutte le cose giuste da lui fatte. Di giustizia parla anche Matteo e ci invita a farne esperienza , di una giustizia diversa da quella intesa dagli scribi e farisei quindi diversa dalla giustizia degli uomini. “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario”, non è umano saper perdonare gli avversari, è difficile, come non è umano riuscire a mettere da parte ira ed orgoglio per tentare di perdonare e di riconciliarsi con un fratello offeso o giudicato male. Praticare la giustizia divina è un atto estremamente impegnativo perché è distante dalla nostra concezione di giustizia spesso egoistica e che pone al centro, come unici beneficiari, noi stessi e i nostri interessi. Amare il proprio fratello, invece, è la prima cosa da fare, il primo comandamento, quello nuovo lasciato da Cristo stesso durante l’ultima cena “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”, molto più importante dell’offrire un sacrificio perché nell’odiare il fratello o nell’essere adirato con lui si cela un cuore per niente contrito e quindi non gradito a Dio “uno spirito contrito è sacrificio gradito a Dio, un cuore affranto ed umiliato tu o Dio non disprezzi”. Umiliamoci dinanzi al perdono, non ripaghiamo mai il male con lo stesso male ma il nostro bene incondizionato sia l’arma che faccia desistere gli iniqui e che l trascini per quella via che li condurrà alla vita.

1 commento:

lupometropolitano ha detto...

Il Vangelo non è chiaro, o forse non l'ho ancora capito. Chi deve riconciliarsi con chi? Io, offeso da un fratello, vado a sollecitare la riconciliazione? Oppure io, che ho offeso un fratello, vado a riconciliarmi con lui?