giovedì 15 gennaio 2009

La lebbra scomparve, e l’uomo guarì

Marco 1,40-45
In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: “Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

È come se Gesù non volesse esser conosciuto solo come Colui che opera guarigioni e prodiga miracoli. Dice al lebbroso di non far parola con nessuno ma soltanto di presentarsi ed offrire secondo la legge di Mosè. Gesù, infatti, non è venuto al mondo per salvare i nostri corpi, compie di questi prodigi ma allo scopo di aiutare e realizzare una più grande guarigione, quella dell’anima. Ma chi si preoccupa della propria anima? Oramai la situazione va sempre più degenerando e rimaniamo tristemente ancorati al “certo” al “materiale” al “fisico” ed imploriamo la salvezza del nostro corpo non riuscendo mai ad andare oltre il corpo stesso. Valutare il nostro fisico come la più importante creazione equivale a sminuire l’opera di Dio perché oltre le nostre membra ci sta qualcosa di molto più importante, ci sta la nostra anima, l’unica capace, un giorno, per grazia e misericordia divina, di unirsi a Colui che l’ha pensata, voluta ed amata. Molto spesso i malesseri fisici annientano e divorano la nostra vita interiore, tutte le nostre attenzioni sono rivolte al dolore e riduciamo la nostra anima ad un sottile strato facilmente attaccabile dal male e dal peccato. Ecco che Gesù, allora, guarisce le nostre ferite, ecco che la sua potenza risana ogni nostra malattia per dare inizio, poi, alla guarigione e rinascita della nostra anima. Non tutti abbiamo la forza e la consapevolezza di saper sopportare il dolore fisico e identificarlo come mezzo per glorificare Dio, quando si fa troppo intenso e prolungato si stenta a rimanere calmi e lucidi. Voglio pregare per tutti i malati perché il Signore dia loro conforto e sollievo e guarisca le loro ferite, specialmente quelle dell’anima. Dona Signore, a chi gode di salute, la lucidità di saper rispettare il proprio corpo e di curarlo al meglio senza trascurare mai tutto ciò che lo governa e lo tiene in vita: l’anima, il tuo Alito di vita.

1 commento:

Incontro alla luce ha detto...

La mancanza di salute deve diventare occasione di offerta, di espiazione per i nostri peccati. La sofferenza non deve condizionare la nostra vita, ma diventare quel trampolino di lancio che ci permette di immergerci nell'infinito...in modo che, la malattia non sia una condizione essenziale della vita, ma un'occasione di vivere diversamente, una strada come un'altra per raggiungere la vita eterna.