lunedì 12 luglio 2010

Sono venuto a portare non pace, ma spada

Matteo 10,34-11,1

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.


Parole dure, oggi, quasi incomprensibili e difficili da accettare. Se prendiamo in considerazione gli elementi che ci renderebbero “degni” di Cristo scopriamo che in fondo non ne possediamo nemmeno uno! Sembra quasi che voglia allontanarci e separarci da ogni nostro affetto, dalla famiglia stessa, dalla nostra stessa vita ma se continuiamo a leggere ci accorgiamo che oltre la “spada”, che si divide, c’è un progetto grande d’amore che si può riassumere con le parole di S. Benedetto “non anteporre nulla all’Amore di Cristo. Non ci può essere nessun tipo d’amore se prima non riusciamo a scoprire la presenza di Cristo in ogni nostro legame, in ogni nostro amore, e non ci può essere pace diversa dalla Pace che solo Cristo può donarci con la”ricompensa” promessa a chi è in grado di accogliere; e per saper accogliere un profeta, un giusto, un discepolo è essenziale conoscere chi li ha mandati, chi li ha costituiti. È essenziale, quindi, il colpo di “spada”, salutare la divisione che porterà senza dubbio alcuno un cambiamento in termini di crescita perché un salto di qualità lo si può compiere solo se si abbandona ciò che si era. Affidiamoci senza esitare anche quando tutto sembra non avere un senso, i nostri occhi sono incapaci di vedere oltre ma tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Se amiamo Dio e siamo mossi da questo amore dobbiamo esser pronti a seguirlo anche per vie oscure e apparentemente senza uscita, la ricompensa ci sarà, Dio mantiene le promesse, e giunti a destinazione sarà meraviglioso comprendere il vero significato di Amare, attraverso l’Amore di Dio riscoprirlo nel sorriso di un fratello, nel pianto di un amico, nel bisogno di un nemico in chiunque chiede un po’ di comprensione e di affetto. Non anteponiamo nulla all’Amore di Cristo per riuscire ad amare tutto in Cristo.

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