giovedì 13 maggio 2010

Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

Giovanni 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».


Sembra quasi che il "mondo" sia privilegiato considerando lo stato d'animo dei discepoli. In verità la gioia della risurrezione passa prima nei cuori del "mondo" e giunge poi in quello dei discepoli, forse perchè chi ha conosciuto fisicamente una persona stenta andare oltre la sua fisicità, diversamente da chi conosce direttamente il lato spirituale, quindi, la manifestazione di Cristo, la sua gloria nella risurrezione. I discepoli sono rattristati dalla profezia della morte perchè non riescono a percepire il dopo, mentre il mondo, col senno del poi, riesce a dare un senso alla morte, e "alla morte di croce". E' la chiave giusta per comprendere tutto il passato di Gesù, con la passione-morte-risurrezione è semplice capire tutto l'evolversi del progetto di salvezza anche i tratti ritenuti privi di senso, senza una logica. Quando la tristezza si sarà tramutata in gioia, quando la speranza in certezza, allora anche il significato del "poco" sarà svelato; quel tempo passato dalla morte alla risurrezione, quel tempo che passerà tra la nostra vita e la nostra risurrezione. Quante volte pensiamo che Lui non sia presente? Tante altre, invece, lo sentiamo vicino... basta "poco" ma è questo poco che tiene in vita la nostra fede, il nostro costante bisogno di cercarlo, di dissetarci alla sua fonte senza esserne mai sazi; come il gioco del rincorrersi che terminerà quando saremo insieme faccia a faccia, noi per contemplare il Suo volto, Lui per gioire della nostra salvezza.

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