mercoledì 26 maggio 2010

Per giungere a Cristo non occorre sbarazzarsi della concorrenza!!!

Marco 10,32-45

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».




Nella salita verso Gerusalemme i discepoli seguono Gesù, stanno dietro al maestro ma una sensazione di paura e stupore li rendeva sgomenti. La concezione di Capo che avevano stava per essere demolita o forse perfezionata perché alla figura di colui che “opprime” e “domina” sta per subentrarne un’altra ben diversa nei modi di proporsi e nell’essenza stessa. Eppur era facile riuscire ad immaginare tutto ciò, perché un Dio che si fa uomo, ultimo tra gli ultimi, un Dio che si mette in coda per ricevere il battesimo dal Battista, un Dio che si cinge i fianchi con un asciugamano per lavare i piedi ai discepoli, un Dio che non rifiuta di morire in Croce, non è un Capo assetato di potere ma un Padre pieno d’amore che altro non spera se non di metterlo in circolo. E la sera dell’ultima cena lo manifesta apertamente “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” perché nessuno di noi abbia a dire, come i due fratelli “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra” ma al contrario chiedere costantemente di essere sorretti nel grande compito di essere suoi testimoni, servi tra i servi. L’accesso al regno, infatti, non è una gara dove vige la regola di sbarazzarsi al più presto degli altri concorrenti, ma è una gara dove occorre stimarsi a vicenda, amarsi, sorreggersi negli ostacoli per progredire insieme e giungere insieme alla gloria del Padre. Se non sta a Gesù “concederlo” i primi posti come può spettare a noi deciderlo? Anche in fondo possediamo la certezza di potervi accedere, ed è data dalla nostra disponibilità ad aderire totalmente a Cristo, “non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato” . “Coloro” siamo noi, noi redenti dal “sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia”, noi chiamati ad “amarci intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità” e la verità è servire il Padre nei fratelli “servitore, schiavo di tutti” per divenire piccoli agli occhi del mondo ma grande a cospetto di Colui che ci ha generati e rigenerati. Questo bisogna chiedere incessantemente, coscienti del fatto che la nostra vita è una prova, un crogiolo dove purificare la nostra esistenza e renderla, poi, eterna “alla destra del Padre”.

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