lunedì 19 aprile 2010

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.

Giovanni 6,22-29

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».


Siamo sempre premurosi, come la folla che cerca Gesù, e felici di ritrovarlo in particolari momenti della nostra vita, quando magari il bisogno di invocarlo è tanto così come la necessità di ottenere qualcosa. Lo cerchiamo non per i segni, non per quello che Egli è, ma per qualcosa che porti giovamento subito all'istante, come il pane che ci sfama, un miracolo, una guarigione, un riscontro tangibile che possa alimentare la nostra fede. La fede, però, non può essere legata a questi segni ma va necessariamente ancorata a quei "Segni" dai quali essa deriva, i segni compiuti da Cristo "Colui che Egli ha mandato". Credere in Gesù è vivere in Gesù cercarlo non per ottenere qualcosa ma per condividere qualcosa, noi con la nostra miseria, la nostra semplice vita, Lui con la sua grandezza e infinita misericordia, in un connubio eterno di Amore; pronti a riconoscerlo sempre non solo nei momenti particolari ma nella quotidianità, in mezzo alla gente come testimoni. Occorre vivere in questo modo la fede in Cristo per "fare le opere di Dio" lottando contro le insidie e le tentazioni, sforzandoci di non rinnegarlo ma di riconoscerlo sempre, anche nei momenti bui, di fame e di sete, come Unico nostro Bene "il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà".

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