lunedì 1 dicembre 2008

Va’, e sia fatto secondo la tua fede

Matteo 8,5-17
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”. Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”. Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa”. All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: “In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti”. E Gesù disse al centurione: “Va’, e sia fatto secondo la tua fede”. In quell’istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”.

Davvero da ammirare ed imitare questo centurione, lui ha ben chiaro in mente chi è Gesù Cristo e possiede una fede salda che lo porterà a sedere a “mensa con Abramo, Isacco, e Giacobbe”. La fede è un dono di Dio ma bisogna paragonarla ad un seme che viene gettato, così questo dono porterà frutto solo se sapientemente custodito e accudito. Per curare al meglio la nostra fede occorre andare incontro a Cristo costantemente “gli venne incontro un centurione” il nostro rapporto con Lui non può essere a senso unico e non possiamo permetterci il lusso di aspettare ed attendere passivamente che Lui si manifesti. Andare incontro per donare il nostro cuore, andare incontro mostrando un cuore pronto ad accogliere il messaggio di Cristo e comprenderlo. Il centurione, infatti, non solo va incontro a Gesù ma con le sue parole e le sue intenzioni rende chiaro il fatto che lui ha ben compreso la vera natura del Figlio e con questo il progetto del Padre. “Anch’io che sono un subalterno ho soldati sotto di me e dico ad uno: va’, ed egli va”, con questo esempio Gesù riconosce in lui una fede grande “come nessuno in Israele”, capace di far guarire il suo servo “sia fatto secondo la tua volontà”. Nell’esempio fatto dal centurione è spiegato tutto il disegno del Padre, che ha mandato il Figlio, suo subalterno, per sottomettergli tutte le creature allo scopo di ricondurle sotto la sua croce e salvarle. Gesù, però, pur essendo un subalterno, ha un valoroso soldato sotto di Lui, ha la volontà del Padre, ha la Sapienza del Padre e “qualsiasi cosa domanderete sotto il mio nome Il Padre mio ve la concederà”; È come se lo stesso Padre divenisse, poi, subalterno del Figlio perché tramite il Figlio, seguendo il Figlio ed aderendo all’esempio del Figlio, qualsiasi cosa sarà possibile e realizzabile. Non tutti riescono a comprendere questo meccanismo, non tutti riescono a scorgere nella vera Fede l’unica arma di salvezza, l’unica chiave per accedere alla vita eterna; specialmente chi si sente già vicino e chi si reputa perfetto “i figli del regno” rischia di non dare l’attenzione dovuta alla sua fede e si adagia convinto d’esser giunto a destinazione quando invece di strada ce n’è ancora tanta. Occorre ritornare sui propri passi e con umiltà “io non sogno degno che tu entri sotto il mio tetto” riconoscersi per quello che realmente si è, poveri ed umili servi in continuo commino allo scopo di riscoprire nella nostra inutilità l’unica cosa preziosa, la sola capace di salvarci: la fede.

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