sabato 28 giugno 2008

Lo voglio, sii sanato.

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: “Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi”. E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii sanato”. E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: “Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va’ a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro
(Matteo 8,1-4)


Gesù scende dalla montagna, e tutta la folla, che a tratti lo aveva ascoltato con meraviglia, ora lo segue! L’autorità datagli dal Padre e dall’essere una cosa sola col Padre e lo Spirito Santo ha fatto centro nei cuori di chi ora riconosce in lui il risanatore, il figlio di Dio disceso tra noi per guarire ogni nostra ferita e liberarci dal peccato. Lo stupore della folla era ben giustificato, Gesù, con i suoi insegnamenti, ha stravolto le loro convinzioni e il loro modo di rapportarsi con Dio e col Prossimo, ma, ora, hanno ben compreso che “Non son venuto per abolire, ma per dare compimento”, hanno afferrato lo scopo della missione di Cristo: portare a compimento la legge, incarnarla e attraverso il suo sacrificio essere da testimonianza. Nel lebbroso è facile individuare un cuore che ben ha assorbito il messaggio, un cuore che, prostrato, riconosce nel figlio di Dio il volere del Padre, quell’autorità che permetterà di sanare ogni male “Se vuoi, tu puoi sanarmi”. Non c’è pretesa alcuna nella richiesta del lebbroso ma un totale affidamento alla volontà misericordiosa che ben conosce i nostri bisogni e accetta la povertà e la nostra sincerità. Chi più di un lebbroso è a conoscenza della sua condizione? Chi meglio di lui, con il corpo martoriato dalla malattia, ma con il cuore colmo di fiducia ed umiltà, puoi chiedere con la certezza d’esser sanato? “E subito la sua lebbra scomparve” guarisce il corpo perché ha percepito un’anima sana ben disposta ora ad offrire tutta se stessa come sacrificio e come “testimonianza per loro”, il lebbroso bramava la guarigione, desiderava esser liberato dalla prigione, che era la sua malattia, che lo emarginava dal resto della folla. Non sempre siamo in grado di poter chiedere e non sempre riusciamo a farlo nel modo giusto. E Gesù, guarendo il lebbroso, porta a compimento il discorso fatto sulla montagna “Beati gli afflitti perché saranno consolati, beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” ed invitandolo a non dire a nessuno quanto accaduto lo mette in guardia dal cadere nella condizione di apparenza che porta a vivere l’esperienza della guarigione, come un fenomeno da baraccone. Una qualsiasi guarigione non è mai fine a se stessa, è solo l’inizio della grande Guarigione che ha progettato per ciascuno di noi: la vera conversione e la capacità di incarnare la volontà di Dio è l’unica guarigione da chiedere costantemente e incessantemente. O Signore, lo stupore che ho provato quando iniziai ad ascoltare la tua parola sia identico a quello provato dalla folla cosicché siano medesime la “fame e sete di giustizia”che mi portano a seguirti e a non abbandonare mai la tua via, aiutami a prostrarmi a te quotidianamente e chiedere la guarigione del mio cuore e la liberazione da quella lebbra che spesso mi allontana da te.

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