martedì 27 ottobre 2009

Il granello crebbe e divenne un albero

Luca 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».


Credo che per comprendere un pò e per conoscere un minimo quel Regno che nemmeno riusciamo ad immaginare dobbiamo partire da noi stessi, che poi è l'unica certezza che abbiamo, tangibile. Il Regno è stato preparato per noi, per chi sarà degno di varcarne le porte e di abitarlo; questa elezione ci viene offerta per grazia ma e misericordia e viene donata a chi si mostra interessato, a chi già da adesso protende le mani verso questo Regno. Ecco allora che, considerato ciò, possiamo dire che quel seme e quel lievito, ai quali si paragona il Regno, siamo noi, anzi l'essere seme e lievito è la condizione necessaria che ci procurerà la chiave d'accesso. Il seme che cade a terra muore per la sua nudità, il seme che dalla morte viene risuscitato e germoglia, porta frutto, e tra i suoi rami gli uccelli del cielo vengono a fare nidi. E la stessa succede con il lievito che addirittura, mescolato alla farina, riesce a far lievitare "risorgere" le tre misure di farina. Gesù paragona il Regno con questi due elementi ma ci insegna a divenire tali per iniziare, già da questa vita, a pregustare ciò che di noi sarà per l'eternità.

lunedì 26 ottobre 2009

Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

Luca 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.



Ipocriti! Gesù sapeva bene che l'azione del capo della sinagoga aveva lo scopo di screditarlo e sapeva bene che la cecità lo divorava e non gli permetteva di vedere ciò che occorre vedere per primo, prima di parlare, di giudicare e condannare: guardare se stessi! Nei presunti peccati altrui e nelle azioni che spesso condanniamo c'è uno specchio sul quale bisogna necessariamente specchiarsi e, con lealtà, ammettere che le nostre di azioni non sono da meno. Loro slegano i loro asini di sabato per abbeverarli e Gesù non può dissetare un'anima che da tempo è in cerca della Sorgente della vita? L'uomo non è fatto per il sabato ma viceversa perchè c'è modo e modo di glorificare il giorno del Signore, e la gloria perfetta, quella gradita, si raggiunge con sacrificio e con un lavoro costante di testimonianza e di carità. Un fratello che chiede aiuto ha la priorità su tutto perchè nell'aiutarlo rendiamo viva la preghiera che spesso recitiamo a memoria, aiutando la donna a raddrizzarsi, Gesù, l'ha messa in condizione di poter vedere la via da seguire e di glorificare il Padre nel Figlio. Non lasciamo che lo spirito che teneva inferma la donna ci soffochi, non lasciamo che le nostre convinzioni bigotte oscurino la nostra fede! La fiamma che arde in noi va alimentata con ossigeno puro, quell'ossigeno che solo un cuore libero può pompare!

sabato 10 ottobre 2009

Beato il grembo che ti ha portato! Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio

Luca 11,27-28

In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
La stessa beatitudine di Maria spetta a chi sa portare in grembo, oggi, Gesù! Questa è una certezza perché ascoltando la sua parola e vivendola si porta in cuore la purezza del suo messaggio e la misericordia del suo sacrificio. Da ogni nostra azione deve scaturire la presenza di Gesù dentro di noi e la grazia che fu di Maria: dare alla luce la Luce, e donarla a chi ci sta accanto anche quando sembra sprecata "come perle ai porci" con la speranza che prima o poi anche loro rimangano folgorati dalla grandezza e dalla sua 'intensità. Maria non ha mai dubitato, conservava intimamente il senso della sua missione e anche sopportando il dolore della croce non ha mai dubitato esitato a continuare nel suo "SI" "d'ora in poi tutte le generazioni Ti chiameranno beata"

venerdì 9 ottobre 2009

Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio

Luca 11,15-26

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

E' essenziale comprendere come non si è mai "arrivati" percorrendo la via di cristo. Non possiamo permetterci il lusso di ritenerci "salvi" o "santi" e quindi di fermarci a riposare se il nostro stesso riposo non è affidato alle Sue mani e alla Sua misericordia. Mai abbassare la guardia mai perdere il contatto con Colui che fa di noi forti guardie del bottino. Tutto può ritornare perchè finchè viviamo nella prova siamo "soggetti a rischio" ed è col fuoco che la nostra fede viene testata e qualificata. O Signore che ha spazzato e pulito la nostra anima concedici di vegliare e vigilare su questo palazzo che hai voluto come dimora dello Spirito, sia esso degno di custodire e di esercitare le virtù che hai concesso con immensa grazia.

martedì 6 ottobre 2009

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore

Luce 10,38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».


Oggi tutta la liturgia ci invita, quasi, al riposo o meglio a gettar via ogni affanno e sedersi ai piedi del Maestro per ascoltarlo. L'immagine delle due sorelle è molto attuale perchè se Marta incarna il nostro stile di vita che ci rende spesso distratti e sempre impegnati, Maria al contrario è l'emblema di quanti riescono a vedere in Cristo il Tutto, tutto ciò che basta! Ma il riposo qui inteso non è da considerare alla lettera, va invece interpretato come consolazione, l'unica vera Pace che può essere assaporata gettando il Cristo ogni preoccupazione e affanno: Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, tutto passa solo Dio resta. Solo facendo proprie queste parole e facendo propria la Parola è possibile riuscire a scorgere la parte migliore e sceglierla, perseverare nella scelta e viverla, pur con momenti in salita e prove, ma coscienti del fatto che le consolazioni, poi, saranno ben più grandi. C'è tempo per ogni cosa, non occorre darsi da fare con fatica ma sperare in Dio per ritrovarci in Lui come Maria desiderosi di ascoltarlo e amarlo.

lunedì 5 ottobre 2009

Chi è il mio prossimo?

Luca 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di co! lui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».


Avere compassione, partecipare al dolore o alla gioia del nostro fratello, amarlo, è il comandamento nuovo che in racchiude gli altri. E' la legge del cuore chiamato ad amare senza secondi fini e senza limiti. Il nostro prossimo è più vicino di quanto ci sembri. Spesso, ed è giusto, lo cerchiamo lontano quando invece accanto a noi silenzioso aspetta un nostro sguardo, un nostro accenno. Apriamo gli occhi ed il cuore perchè oltre ai nostri sani gesti dell'andare a messa, del pregare, del rendere vive devozioni, ci sia un'attività significativa volta ad attenzionare il nostro prossimo. Per fare ciò occorre chiedere a Gesù una vista sempre più acuta, che non si offuschi con lo smog dei giorni nostri ma vada oltre, dritta al centro, dove c'è Lui, dove c'è ogni nostro fratello.

venerdì 2 ottobre 2009

I loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli

Matteo 18,1-5.10

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?”.
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.

Gli occhi di Dio su quanti lo temono! Il timor di Dio lo si acquista con umiltà e con purezza. Non a caso, Gesù, prende in esame i bambini perchè è dalla miseria e dalla piccolezza che bisogna iniziare per vedere poi glorificata la nostra vita nei cieli. Lui stesso si è incarnato in un piccolo indifeso ma gli angeli sono stati presso di lui per custodirlo e consegnarlo nelle mani del Padre. Preghiamo il Signore che non faccia cessare mai la provvidenza nei nostri giorni, ci doni sempre le sue sentinelle a vegliare sul nostro cammino e sul nostro cuore.

giovedì 1 ottobre 2009

La vostra pace scenderà su di lui.

Luca 10,1-12 -
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».



Mi colpisce tanto l'espressione "mangiando e bevendo di quello che hanno" perchè sottointende la necessità di condividere con i fratelli l'espeienza di Cristo. Nell'intimità nasce e si sviluppa ma poi deve trovar sbocco ed indirizzo verso chi ci sta accanto. Sapersi riconoscere come "inviati" è la base principale per adempiere, poi, il comando di Dio e godere della sua pace. Abbandonati borsa, sacca e sandali come agnelli in mezzo ai lupi dobbiamo vivere senza timore alcuno ma con la consapevolezza di essere assistiti e sorretti dal Padre