martedì 28 settembre 2010

Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme

Luca 9,51-56

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.



Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino; proprio la fermezza è quella che manca a noi, la coerenza di continuare i nostri passi verso Gerusalemme senza desistere mai rallentare. I Samaritani del villaggio un rappresentano le nostre paure, e tutte le esitazioni che molto spesso non ci permettono di incontrare Dio. Eppure chissà quanti messaggeri incrociano il nostro cammino! E non parlo solo di angeli con ali e aureole ma anche uomini, peccatori come noi, anche nemici se vogliamo, ma tutti in grado di farci scendere ed entrare nel profondo della nostra coscienza, del nostro cuore sia con la gioia sia con la sofferenza, sempre comunque mezzi per riuscire a comprendere ciò che siamo: bisognosi di raggiungere Gerusalemme, di morire a noi stessi per poi risorgere con Cristo. Anche dal male che riceviamo si può ricavare del bene per la nostra anima; i discepoli volevano far scendere un fuoco e consumare chi non li aveva ricevuti ma Gesù ha un modo diverso di "vendicare", lui perdona, lui ama...

sabato 18 settembre 2010

Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza.

Luca 8,4-15

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.


Se consideriamo tutta la Parola di Dio un’unica parabola e se seguiamo la logica stessa delle parabole “affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano” è possibile avvicinarsi al motivo per il quale non produce lo stesso effetto per tutti gli ascoltatori, come tanti sono i terreni e le condizioni così tanti sono i cuori. Oggi è san Giuseppe da Copertino, questo frate nelle sue “Massime” scriveva: " La grazia di Dio è come il sole, che splendendo sugli alberi e le loro foglie, li adorna ma non li contamina, li lascia nel loro essere, senza minimamente alterarli, li perfeziona”, la Parola di Dio è questa grazia descritta che come il sole o, come dice Isaia, “come pioggia e neve che scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata.” La Parola di Dio è il fondamento di tutto, è il Verbo che si è fatto Carne per portare nel cuore di tutti il senso vero della grande parabola, la nostra salvezza. Gesù piega la parabola del seminatore e allo stesso modo con la sua venuta al mondo svela il mistero delle Scritture per indurre tutti alla comprensione, non ci sono limitazioni o un numero chiuso di predestinati in quanto tutti siamo stati chiamati all’ascolto «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!» Alla luce di tutto ciò non possono esserci ancora cuori duri, ciechi e sordi, perché non c’è ostacolo che tenga dinanzi all’Amore di Gesù Cristo, neppure la nostra debolezza e la temuta incapacità possono impedire il nostro cammino, anzi, siano esse ad accompagnarci per ricordare che è al cielo che bisogna volgere lo sguardo, da dove proviene ogni nostro Bene.

giovedì 2 settembre 2010

Lasciarono tutto e lo seguirono.

Luca 5,1-11

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.


Le parole dettate dallo stupore di Pietro sono le nostre stesse parole che pronunciamo tutte le volte che sentiamo vicino Gesù. Sono tanti gli episodi descritti nei vangeli che vedono Gesù intrattenersi con peccatori, pubblicani, prostitute proprio perchè è nel peccato, nella nostra debolezza, nella caduta che occorre guardare bene per riuscire ad accettarlo e riconoscerlo. Sentirsi poco adatti, non meritevoli, non ci aiuta ma anzi accresce il nostro peccato nel senso che, vinti da esso, non riusciamo a vedere nessuna altra condizione di quella che ci vede peccatori. C'è, invece, un'altra realtà, c'è qualcosa di davvero grande in programma per ciascuno di noi e basta solo volerlo! E' già iniziata l'opera di redenzione, Gesù è salito sulla croce per noi e aspetta che anche noi "scostati un poco da terra" abbandoniamo tutte le nostre certezze per prendere il largo e quindi una navigazione sicura verso un porto sicuro... e divenire così "pescatori di uomini" testimoni della Luce. Lasciamoci amare ricordandoci che "Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia" (Rom 5, 20)