venerdì 28 maggio 2010

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio!

Marco 11,11-25


[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
“La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni”?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».



Abbiate fede in Dio!...ma Lui troverà ancora la fede sulla terra quando ritornerà? Una domanda da porsi ogni giorno individualmente per un corretto esame di coscienza, per testare i livelli raggiunti dalla nostra fede spesso dichiarata salda ma fragile nell’essenza. Come l’albero di fico anche noi siamo destinati a perire e seccare se non manteniamo viva e “fresca” la nostra fede, e per far ciò non occorre chissà quale immenso sforzo basta renderla reale nelle opere, nei “frutti”. “Dai frutti si riconosce l’albero” e un albero che ha solo foglie al vento come parole al vento, le nostre, non sarà mai in grado di produrre frutti, di lasciar spazio ai frutti. Gesù non ha “stagioni” per questo occorre vigilare e vegliare, lui ci passa accanto, ogni giorno ci scruta “per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello” perché al di là di tutto noi siamo chiamati a morire ogni giorno nella carne per lasciar vivere lo spirito e divenire, così, tempio di Dio, non più dediti agli “affari” del mondo ma concentrati esclusivamente nell’acquisto della salvezza «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ritorniamo alle origini, riscopriamo il vero senso della nostra venuta al mondo, con la preghiera giungeremo a comprendere lo scopo che ciascuno di noi è chiamato a perseguire e raggiungere

giovedì 27 maggio 2010

Rabbunì, che io veda di nuovo!


Marco 10,46-52



In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.



“Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me” in questa invocazione sta racchiusa la fede di questo cieco, una grande fede che lo porta alla guarigione, una fede dinanzi alla quale Gesù arresta il suo cammino! Non è accettabile pensare che le nostre preghiere siano solo aria buttata al vento perché se pronunciate con la voce del cuore andranno dritte, a destinazione. Occorre però analizzare bene la preghiera che si compie, il perché si compie e se davvero crediamo alla sua forza; altrimenti tutto si limita ad un atto meccanico che mai evolverà in qualcosa di intimo, di puro. Il cieco conosce Gesù, ha fatto esperienza di Gesù e crede in Lui, la sua voce, quindi, è sincera, il suo grido è il grido di chi desidera “il genuino latte spirituale” e avidamente, ora, aspira a possederlo per “crescere verso la salvezza”. La cecità qui descritta altro non è che la condizione di chi è lontano da Cristo; le tenebre che viviamo e alle quali ci aggrappiamo convinti che non possa esistere altra realtà, una luce diversa, una luce che sia Luce; dimentichiamo che lui ci “ ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa” a divenire “stirpe eletta” a passare dal non senso al senso e divenire “pietre vive, edificio spirituale”. Per combattere la nostra cecità basta volerlo, e da un piccolo slancio “avvicinandovi a lui” poi diventa più facile correre e “seguirlo lungo la strada”. Non dobbiamo avere paura alcuna a gridare e implorare la pietà, anche quando tutto il mondo ci rimprovera o ci ordina di tacere, non possiamo scendere a patti con il mondo ma gettare via ogni legame con esso “gettato via il suo mantello” per balzare in piedi non più chini sul peccato e andare incontro a Gesù. Solo in lui c’è riposo, solo in lui pace salvezza e “guarigione”; ci passa accanto con il desiderio di sanarci ma se non siamo noi a volerlo non può imporcelo!! “Coraggio! Àlzati, ti chiama!” chiama ognuno di noi… riconosciamoci ciechi, peccatori e bisognosi della sua pietà solo così acquisteremo la sicurezza di vedere realizzata qualsiasi cosa si chiederà al Padre in nome del Figlio.

mercoledì 26 maggio 2010

Per giungere a Cristo non occorre sbarazzarsi della concorrenza!!!

Marco 10,32-45

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».




Nella salita verso Gerusalemme i discepoli seguono Gesù, stanno dietro al maestro ma una sensazione di paura e stupore li rendeva sgomenti. La concezione di Capo che avevano stava per essere demolita o forse perfezionata perché alla figura di colui che “opprime” e “domina” sta per subentrarne un’altra ben diversa nei modi di proporsi e nell’essenza stessa. Eppur era facile riuscire ad immaginare tutto ciò, perché un Dio che si fa uomo, ultimo tra gli ultimi, un Dio che si mette in coda per ricevere il battesimo dal Battista, un Dio che si cinge i fianchi con un asciugamano per lavare i piedi ai discepoli, un Dio che non rifiuta di morire in Croce, non è un Capo assetato di potere ma un Padre pieno d’amore che altro non spera se non di metterlo in circolo. E la sera dell’ultima cena lo manifesta apertamente “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” perché nessuno di noi abbia a dire, come i due fratelli “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra” ma al contrario chiedere costantemente di essere sorretti nel grande compito di essere suoi testimoni, servi tra i servi. L’accesso al regno, infatti, non è una gara dove vige la regola di sbarazzarsi al più presto degli altri concorrenti, ma è una gara dove occorre stimarsi a vicenda, amarsi, sorreggersi negli ostacoli per progredire insieme e giungere insieme alla gloria del Padre. Se non sta a Gesù “concederlo” i primi posti come può spettare a noi deciderlo? Anche in fondo possediamo la certezza di potervi accedere, ed è data dalla nostra disponibilità ad aderire totalmente a Cristo, “non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato” . “Coloro” siamo noi, noi redenti dal “sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia”, noi chiamati ad “amarci intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità” e la verità è servire il Padre nei fratelli “servitore, schiavo di tutti” per divenire piccoli agli occhi del mondo ma grande a cospetto di Colui che ci ha generati e rigenerati. Questo bisogna chiedere incessantemente, coscienti del fatto che la nostra vita è una prova, un crogiolo dove purificare la nostra esistenza e renderla, poi, eterna “alla destra del Padre”.

lunedì 24 maggio 2010

Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

Marco 10,17-27

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».





Quattro verbi, quattro azioni che se letti velocemente non hanno nessun collegamento ma che in fondo sono strettamente uniti da uno scopo comune: Gesù ci fissa invitandoci "vieni" a fare altrettanto a volgere lo sguardo su di Lui e ci ama esortandoci "seguimi" ad amarlo. Non ha mezze misure, né si accontenta di poco, vuole tutto! Ciò che vuole egli lo compie, tutto è possibile a Dio proprio perchè Dio è Tutto, demolisce i piani di ciascuno di noi per realizzare i propri progetti e considerando, poi, il progetto per eccellenza, quello della salvezza, diviene inevitabile la scelta di abbandonarsi e affidarsi senza paura alcuna. Dio è amore e non chiede altro che essere amato in virtù di ciò che ci ha elargito gratuitamente per sua immensa grazia. Ognuno di noi deve sentirsi "fissato" ognuno di noi è oggetto di attenzioni, ognuno di noi è amato in quanto voluto, in quanto vivente e destinato ad ereditare il regno promesso. Quale sia la strada per divenire coeredi di Cristo? Credere in lui e credere in Colui che lo ha mandato, volgere il nostro sguardo all'Amore del Padre e comprendere che al mondo non c'è nulla che lo eguagli, niente per cui valga la pena desistere. Da questa realizzazione, da questa esperienza piena, dalla conoscenza e dalla percezione di questo Amore comprendiamo man mano ciò che davvero “ci manca”, l'abisso che ci separa, quindi tutto ciò che ancora ci tiene lontani; per colmare questo vuoto basta poco, un "sacrificio" che può sembrare enorme, all'apparenza intollerabile: "va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!"… sbarazzarsi del nostro "tutto" che messo dinanzi al Suo Tutto diviene nulla e, mi domando, cosa c'è di più semplice del liberarsi di un qualcosa che per noi non ha alcun valore? Il tale che si rivolge a Gesù non ha ancora compreso in pieno la qualità del tesoro che gli viene offerto, quasi indignato torna per la sua strada affidando ai suoi averi un'importanza primaria, un ruolo che, spetta solo a Dio.
"E chi può essere salvato?" Chi apre il cuore all'Amore, chi si lascia plasmare, chi riesce a ristabilire l'ordine delle cose e chi pone tutta la propria speranza nella realizzazione del progetto che il Padre ha disegnato per lui: si salva chi vuole essere salvato e chi, senza opporre resistenza è pronto a gridare..."eccomi!"

giovedì 20 maggio 2010

Siano perfetti nell’unità.

Giovanni 17,20-26

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».



L'unità è data solo dalla concordia quindi da un'Amore che non ha secondi fini differenti dall'amare incondizionatamente. L'amore del Padre per il Figlio ci viene mostrato durante tutta l'attuazione del progetto di salvezza proprio perchè sta alla base della salvezza stessa comprendere d'essere amati e quindi amare. Questa comprensione è assai difficile se si considera il modo in cui la si espone, poi, con i gesti e con le parole stesse. Eppure in questo stesso passo viene indicata anche la via che deve seguire la nostra parola, quindi l'attuazione di ciò che si vive nell'intimo, che poi è la medesima già indicata per tutto il resto delle nostre membra "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola" perchè la parola va necessariamente sostenuta da qualcosa di più solido quale solo la Fede può essere. E' facile capire come mai spesso siamo motivo di scandalo, e invece di avvicinare i "quelli" diamo modo di fuggire quasi scappare da qualcosa che ai loro occhi sembra confuso e invivibile proprio perchè così viviamo noi l'esperienza con Cristo. Tra il Padre e il Figlio non c'è stata nessuna concorrenza ma cooperazione, non ci sono stati scopi individuali ma un comune progetto, non c'è stata supremazia ma uguaglianza perfetta dell'Essere, dell'Agire "Trino ed Unico" proprio come unici siamo chiamati ad essere anche noi. La nostra fede fa rivestita, riveduta, per divenire FRATELLI, perfetti nell'unità, testimoni di un'Esperienza che ci ha voluti tali e che ci vuole una cosa sola con il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo...e tutti i nostri fratelli!

mercoledì 19 maggio 2010

Siano una cosa sola, come noi

Giovanni 17,11-19


In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».


La consacrazione nella Verità ci custodirà dal maligno pur continuando a vivere vicino al maligno. Come il grano in mezzo alla zizzania siamo chiamati a convivere con il mondo pur rimanendone "fuori" tramite la forza della nostra fede che ci aiuterà a vincerlo, una fede sempre viva e rinnovata dallo Spirito. Estraniarsi dal mondo non giova tanto, perchè bisogna saper convivere con le proprie paure, coi i propri peccati e debolezze, insomma con prerogative tipiche della natura umana senza che queste ci sovrastino, così come accettare l'esistenza delle logiche perverse del mondo senza caderne nelle lusinghe. Nascondere la testa sotto la sabbia non è l'atteggiamento del cristiano che al contrario deve proseguire a testa alta senza paura alcuna ma con la certezza che la preghiera di Gesù "Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi" è già realizzazione nel momento in cui ci abbandoniamo nelle mani del suo Spirito.

martedì 18 maggio 2010

Padre, glorifica il Figlio tuo

Giovanni 17,1-11

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».



La differenza che c'è tra l'essere nel mondo e l'essere del mondo, in questa preghiera, viene palesata apertamente da Gesù che si accinge a congedarsi dai discepoli e consegnarsi alla croce. "Ecco ora parli apertamente" ecco che in modo chiaro viene aperta la via per giungere a ciò per cui siamo stati creati e voluti: glorificare il Padre ed essere glorificati in Lui, in poche parole Amare e rimanere uniti nell'Amore, pur essendo nel mondo. Ciò che ci distingue è la fede, l'adesione al progetto e ciò che ci rende testimoni è la perseveranza nel testimoniare che viviamo già da ora la "Vita Eterna" perchè conosciamo "l'unico vero Dio" nell'attesa e nella speranza di contemplarne il Volto. "Io vengo a te" e ci lascia aperta la via, anzi la indica perchè nessuno vada perduto, ma glorificato. L'impegno a vivere la Parola equivale ad esserne conformi, solo così sarà possibile compiere l'opera che il Padre ha dato da fare a ciascuno di noi e glorificarlo in terra per essere, poi, accolti e glorificati in cielo, in quel cielo che già viviamo nel mondo rimanendo “fuori dal mondo”.

lunedì 17 maggio 2010

Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!

Giovanni 16,29-33

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».



"Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo".. Da questa certezza deriva il coraggio per affrontare le tribolazioni del mondo, da questa Verità deve scaturire la spinta a perseverare in Cristo e non desistere mai nemmeno a costo del "martirio". E' vero che noi, per fortuna, siamo lontani da questa esperienza, che in passato ha visto protagonisti tanti nostri fratelli Santi, ma è anche vero che esistono nuove forme di "martirio" inteso come un'adesione totale in comunione con Cristo, senza sconto alcuno, senza paura alcuna. Il coraggio che Gesù "dona" ai discepoli è un Coraggio che ha già vinto, con la Croce, un coraggio che per nulla al mondo ci separerà dal Suo amore nemmeno nell'ora in cui "vi disperderete e mi lascerete solo" perchè come Lui ha vinto il mondo in virtù della Croce così noi per la fede in Cristo siamo più che vincitori dinanzi alle sfide del mondo. Rimaniamo in Cristo per dimorare con il Padre e non essere più soli ma in costante compagnia...della Pace.

sabato 15 maggio 2010

Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto

Giovanni 16,23-28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».



L'ultima frase di questo passo mi ricorda tanto le parole del profeta Isaia "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra... così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata". Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, venne ad irrigare il deserto, venne a seminare l'Amore affinchè anche il suo popolo rispondesse con il medesimo sentimento con la fede in Cristo. Da servi ci ha elevati a figli aprendoci alla comprensione del suo progetto parlandoci apertamente dopo esser entrati in sintonia, dopo aver imparato a parlare la sua stessa lingua. Ecco perchè ora è più semplice chiedere ed essere esauditi, nel nome di Cristo "egli ve la darà" un nome che non va solamente pronunciato ma vissuto in pieno ogni attimo, affinchè la gioia sia piena come pieno e completo l'Amore che ci lega. "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre" la Parola del Padre incarnatosi in Gesù che si fà "pioggia", fonte di acqua viva, ora pronta a ritornare al Padre dopo aver compiuto tutto e portato a termine ogni cosa ci lascia l'impronta da seguire per portare a compimento, con la nostra vita, ciò per cui siamo stati mandati, voluti.

giovedì 13 maggio 2010

Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

Giovanni 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».


Sembra quasi che il "mondo" sia privilegiato considerando lo stato d'animo dei discepoli. In verità la gioia della risurrezione passa prima nei cuori del "mondo" e giunge poi in quello dei discepoli, forse perchè chi ha conosciuto fisicamente una persona stenta andare oltre la sua fisicità, diversamente da chi conosce direttamente il lato spirituale, quindi, la manifestazione di Cristo, la sua gloria nella risurrezione. I discepoli sono rattristati dalla profezia della morte perchè non riescono a percepire il dopo, mentre il mondo, col senno del poi, riesce a dare un senso alla morte, e "alla morte di croce". E' la chiave giusta per comprendere tutto il passato di Gesù, con la passione-morte-risurrezione è semplice capire tutto l'evolversi del progetto di salvezza anche i tratti ritenuti privi di senso, senza una logica. Quando la tristezza si sarà tramutata in gioia, quando la speranza in certezza, allora anche il significato del "poco" sarà svelato; quel tempo passato dalla morte alla risurrezione, quel tempo che passerà tra la nostra vita e la nostra risurrezione. Quante volte pensiamo che Lui non sia presente? Tante altre, invece, lo sentiamo vicino... basta "poco" ma è questo poco che tiene in vita la nostra fede, il nostro costante bisogno di cercarlo, di dissetarci alla sua fonte senza esserne mai sazi; come il gioco del rincorrersi che terminerà quando saremo insieme faccia a faccia, noi per contemplare il Suo volto, Lui per gioire della nostra salvezza.

mercoledì 12 maggio 2010

Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità

Giovanni 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

E' dolce vedere come il Signore asseconda la nostra debolezza ricavandone una leva, grazie alla quale è possibile, poi, sollevare qualsiasi peso. Con molta attenzione agisce sulla vita di ciascuno di noi perchè la Verità non arrivi come un uragano ma come un dolce vento che porta i profumi della novità, i colori di una stagione nuova. Spesso lo Spirito Santo viene rappresentato dal vento che sfiora, da un soffio, da un alito che da vita, e credo sia uguale la sensazione quando veniamo "toccati" dallo Spirito Santo di quella avvertita, magari, uscendo da una stanza ormai priva di ossigeno; una sensazione di pace ci avvolge, di serenità, di freschezza e man mano i dubbi svaniscono, e la nostra debolezza diviene fortezza, la nostra ignoranza conoscenza, la mente ritrova il suo alimento e l’anima la sua fonte di vita. L'azione dello Spirito Santo come completa l'opera del Padre e del Figlio sulla storia della Salvezza così completa l'opera in noi iniziata dal Padre e dal Figlio. Una vera conversione, infatti, va sigillata con la forza dello Spirito Santo che cancella per sempre l'ignoranza, rendendoci saldi in Colui che, tramite questo grande Messaggero, ha voluto trasferirci “tutto quello che possiede”, lasciamoci guidare rimanendo il Lui. "L'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna".

martedì 11 maggio 2010

Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito

Giovanni 16,5-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».



E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo! Lo Spirito Santo porterà la Verità facendoci divenire simili a Colui che si è fatto simile a noi. Aprirà gli occhi alla visione e il cuore alla comprensione di ciò che siamo stati prima del'incontro, vivendo nel peccato immersi totalmente nella dimensione fisica alle dipendenze del principe di questo mondo e della sua fugace pace. Ecco che lo Spirito Santo dimostrerà la colpa del mondo in tal senso, rendendoci credenti, non più tristi ma pieni di gioia per la costante presenza di Cristo in noi consapevoli che, dimorando in Lui e Lui in noi, avremo sconfitto per sempre quella schiavitù che ci voleva chini e tristi. Invocare lo Spirito significa volgersi a Dio con l'anima per riscoprirlo nel nostro intimo come parte di noi, del nostro vivere; solo così sarà possibile gioire a prescindere da ciò che si vive nella vita di ogni giorno, sapere di essere amati...questo basta!

martedì 4 maggio 2010

Vi do la mia pace

Giovanni 14,27-31

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».


Quale pace ci dà il mondo? Un surrogato di sentimenti che dona un senso apparente di soddisfazione ma che poi al primo ostacolo viene a galla per ciò che è: effimera illusione, opera del principe del mondo che a tutti i costi ci vuole inghiottire nella logica del "non senso". La Pace lasciata da Cristo è la Pace che scaturisce dall'Amore del Padre per il Figlio e viceversa in unione con quanti saranno disposti a credere e quindi amare. Ci sentiamo tutti invincibili specie quando ci sembra di vivere in pace e quindi saldamente ancorati a qualcosa che poi, nella prova e nella tribolazione, si mostra per ciò che realmente è: il nulla! Possiamo accontentarci ancora del nulla? Quando invece ci viene proposto di vivere per raggiungere il Tutto? Non è difficile né impossibile, anzi con Cristo diviene fattibile, vero e reale " contro di me non può nulla" ... allora cosa ci ostacola ancora? Forse l'incapacità di donarsi totalmente a questo Amore quindi di credere? Iniziamo ad agire secondo la volontà di Colui che ci ha voluti al mondo, ripartendo dalle origini per Amare e Credere e quindi Vivere in pace la Pace che non avrà mai fine.