sabato 31 gennaio 2009

Chi è costui al quale anche il vento e il mare obbediscono?

Marco 4,35-41
In quel giorno, verso sera, Gesù disse ai suoi discepoli: “Passiamo all’altra riva”. E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”.

E' bello sapere che con la Fede ci viene data l'arma per sconfiggere ogni paura, ogni preoccupazione. Credere in Gesù significa abbandonare ogni altro pensiero che non sia quello di glorificarlo. Seguire Cristo è come salire su questa barca che può benissimo essere paragonata alla nostra vita; sono tante le intemperie, il vento e le tempeste ma se abbiamo deciso di portare con noi Gesù, anche se all'apparenza sembra che dorma, Lui è sempre vigile e pronto a difenderela nostra causa purchè sia la sua causa. O Signore aiutaci a sconfiggere la paura e a credere che nessuno al mondo mai ci allontanerà da Te.

lunedì 26 gennaio 2009

Io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato in me

Luca 22,24-30
In quel tempo, sorse una discussione tra i discepoli: chi di loro poteva esser considerato il più grande. Gesù allora disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele”.

È come se i discepoli, alla vigilia della morte di Cristo, cercassero di individuare tra loro un degno erede uno capace di "essere il più grande" il migliore. Gesù conosceva bene ciascuno dei suoi apostoli e di ognuno comprendeva a pieno le paure le ansie e le virtù, e se pur in mezzo ai 12 ci fosse il discepolo prediletto al quale poi affiderà la madre e il discepolo al quale affiderà la sua Chiesa, non fa distinzione alcuna ed invece di individuare la grandezza assoluta di uno solo esalta la grandezza di ciascuno che diventa la forza di tutti se condivisa e se messa in comunione, quella forza che può permettere poi ad ognuno di divenire servi, di riversare la propria esperienza con Lui nei fratelli, servendoli e servendo la causa di Cristo. -Non cercate di superare e scavalcare gli altri per essere grandi, ricercate la grandezza che avete dentro di voi, che vi è stata data al momento dell'incontro con Me e che man mano cresce superando presso ostacoli e prove difficili- sembra questo il messaggio che Gesù vuole trasmetterci perché è questa la grandezza che affida ad ognuno di noi come l'unica eccellenza da perseguire: essere grandi dinanzi al Padre essendo stati piccoli nel lasciarsi plasmare e guidare, come abbandonati ad una sana incoscienza ma sempre lucidi nel comprendere l'immenso amore di Colui che ci accompagna. Il traguardo è già pronto e se perseveriamo in ogni circostanza un giorno riusciremo a varcare quella soglia perché se siamo rimasti con Lui nelle prove saremo certi di rimanere con Lui anche nell'eternità della Sua tavola e del Suo Segno per mangiare e bere e contemplare il Suo Volto.

domenica 25 gennaio 2009

Convertitevi e credete al Vangelo

Marco 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Nell’invito che Gesù rivolge a Simone ed Andrea, Giacomo e Giovanni si cela anche la reazione di loro che, “gettavano le reti in mare” “lasciato il oro padre” lo seguirono senza indugio ne esitazione. Il comportamento dei quattro discepoli era racchiuso nella chiamata stessa perché la proposta di Gesù non ha vie di mezzo e tutto, d’ora in poi, dovrà essere affidato a Lui, ogni preoccupazione, ogni lacrima e la nostra stessa vita donata nelle mani di Colui che non passa mai a differenza della “scena di questo mondo”. S. Paolo dice “il tempo si è fatto breve” è giunta l’ora, infatti, di tendere l’orecchio e il cuore alla voce del Signore e di saper comprendere in pieno che ci sta chiamando e che effettivamente quella voce che sentiamo dentro di noi non è un sussurro o uno spiffero d’aria ma è il soffio del Suo Spirito che ci spinge ad ascoltare ed a non esitare mai nell’affidarci totalmente alle Sue mani e alla Sua volontà “gettate in lui ogni vostra preoccupazione perché egli ha cura di voi”.

venerdì 23 gennaio 2009

Quanto è malvagio l'uomo!

Quanto è malvagio l’uomo, l’insinuarsi del maligno lo rende spesso irriconoscibile, sembra quasi che muti ciò per cui è stato creato anche se non potrà mai cambiare il suo essere. In realtà ciascuno dispone della propria vita e ne usufruisce liberamente, seguendo un ordine di autoregolamentazione quale è il “libero arbitrio” concesso a chi è in possesso della conoscenza; quasi sempre si vive senza badare ai perché senza quantificare e fare chiarezza alle tante domande che potrebbero assillare la nostra essenza. Così si creano i presupposti per dichiarare vinta a priori la battaglia eterna tra la nostra vera natura e quello che effettivamente siamo. All’istinto e alla bramosia deve affiancarsi qualcosa che va oltre la materialità del nostro essere perché l’uomo in quanto carne non rappresenta minimamente la creatura inizialmente voluta e creata, l’uomo è qualcosa di molto più sofisticato, l’uomo non può e non deve essere confinato dentro il perimetro del proprio corpo. Andare oltre significa iniziare ad esplorare una dimensione che fa paura perché realmente infinita e sconfinata, un mondo che non ha fine ma solo un inizio, che poi è la porta di accesso, la chiave che ha aperto il varco verso la conoscenza della Verità

mercoledì 21 gennaio 2009

E' lecito in giorno di sabato salvare una vita o toglierla?

Marco 3, 1-6
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: “Mettiti nel mezzo!”. Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: “Stendi la mano!”. La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.


L’atteggiamento dei farisei è simile, direi identico, a quello dello spirito immondo che, nella liturgia di qualche giorno fa, accusava Gesù d’esser venuto per rovinare, per “rovinarci”. Oggi con la guarigione fatta di sabato Lui stesso ci da conferma del fatto che si è incarnato allo scopo di rinnovare e se necessario distruggere l’uomo vecchio per far spazio all’uomo nuovo. Un uomo che ha come prima arma il libero arbitrio perché è un uomo che, facendo esperienza di Cristo, ha a portata di mano e ben chiaro la differenza tra il bene e il male, tra qualcosa che va compiuta e qualche altra che sarebbe meglio non fare. Gesù con la Sua croce ci ha donato questo potere, oltre ad essere stati liberati dal peccato, ci ha messo in condizione di saper riconoscerlo e incarnare così la Sua Parola andando oltre i precetti antichi e gli atteggiamenti di pura esteriorità. “È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?” Alla luce di Cristo cerchiamo di essere essenzialmente sinceri con noi stessi e con Lui, chiediamo il suo sostegno nel saper comprendere cosa sia giusto fare e nel saper attribuire ad ogni nostro gesto la priorità dovuta; basterebbe semplicemente seguire il nostro cuore, se solo ci fosse dentro il nostro cuore la Sua presenza!! O Signore affidiamo a Te il nostro cuore, possa scaturire dal nostro intimo la nascita di quell’uomo nuovo che libero da ogni laccio fisico sia totalmente in comunione con Colui che l’ha voluto tale.

domenica 18 gennaio 2009

Videro dove dimorava e rimasero con lui.

Giovanni 1,35-42
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.


Gesù dimora dove c'è l'amore dove c'è carità senza interesse, dove c'è la forza di saper perdonare e di saper condividere non solo gioie ma anche sofferenze e prove. Gesù dimora dove dimora la sua misericordia e chi sceglie di abitare presso la Sua casa sceglie necessariamente di vivere in Lui, con Lui e per Lui. Leggevo poco fa un commento sul vangelo di oggi, sottolineava, l'autore, l'incontro con Gesù, inteso come il momento in cui si riesce a riconoscerlo e a fare esperienza di Lui e della sua Parola. Non tutti arriviamo a conoscerlo in modo semplice, molti devono impegnarsi e seguire un faticoso cammino spirituale, altri, come i discepoli, lo vedono passare e, folgorati, decidono di incamminarsi dietro... Devo davvero ringraziare Gesù e pregarlo incessantemente affinchè mi dia sempre la forza di testimoniare e di gridare "ho trovato il Messia"...

sabato 17 gennaio 2009

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

Marco 2,13-17
Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».


.... Sono venuto per chiamare i peccatori! I malati, ed è davvero difficile, direi impossibile, guarire da questa malattia. Prendere coscienza di ciò significa anzitutto riconoscersi per quello che si è, e valutare la propria condizione per iniziare realmente ad abbassare la cresta, sedare la nostra lingua, facendo a meno di giudizi gratuiti su nostri fratelli. Lui è il medico che si prende cura di chi però si riconosce malato, non è venuto per i sani o per chi si reputa tale, perchè chi si auto convince di ciò non porta nel cuore il vero messaggio di Cristo ma lo vive esternamente come tutti gli scribi e farisei che si sono scandalizzati! Non scandalizziamoci dei peccati commessi dai nostri fratelli piuttosto iniziamo a vedere la scandalosa cecità che ci porta a non vedere le nostre mancanze, i nostri difetti, e la nostra convinzione d'essere perfetti. Non dobbiamo essere noi a dirlo, il nostro compito è essenzialmente quello di metterci a nudo e spogliarci e dare fiducia affidandoci a Colui capace di guarire veramente le nostre ferite e trasformarci in discepoli pronti a testimoniare il grande Amore che ci ha liberati dalla schiavitù e dalle tenebre.

giovedì 15 gennaio 2009

La lebbra scomparve, e l’uomo guarì

Marco 1,40-45
In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: “Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

È come se Gesù non volesse esser conosciuto solo come Colui che opera guarigioni e prodiga miracoli. Dice al lebbroso di non far parola con nessuno ma soltanto di presentarsi ed offrire secondo la legge di Mosè. Gesù, infatti, non è venuto al mondo per salvare i nostri corpi, compie di questi prodigi ma allo scopo di aiutare e realizzare una più grande guarigione, quella dell’anima. Ma chi si preoccupa della propria anima? Oramai la situazione va sempre più degenerando e rimaniamo tristemente ancorati al “certo” al “materiale” al “fisico” ed imploriamo la salvezza del nostro corpo non riuscendo mai ad andare oltre il corpo stesso. Valutare il nostro fisico come la più importante creazione equivale a sminuire l’opera di Dio perché oltre le nostre membra ci sta qualcosa di molto più importante, ci sta la nostra anima, l’unica capace, un giorno, per grazia e misericordia divina, di unirsi a Colui che l’ha pensata, voluta ed amata. Molto spesso i malesseri fisici annientano e divorano la nostra vita interiore, tutte le nostre attenzioni sono rivolte al dolore e riduciamo la nostra anima ad un sottile strato facilmente attaccabile dal male e dal peccato. Ecco che Gesù, allora, guarisce le nostre ferite, ecco che la sua potenza risana ogni nostra malattia per dare inizio, poi, alla guarigione e rinascita della nostra anima. Non tutti abbiamo la forza e la consapevolezza di saper sopportare il dolore fisico e identificarlo come mezzo per glorificare Dio, quando si fa troppo intenso e prolungato si stenta a rimanere calmi e lucidi. Voglio pregare per tutti i malati perché il Signore dia loro conforto e sollievo e guarisca le loro ferite, specialmente quelle dell’anima. Dona Signore, a chi gode di salute, la lucidità di saper rispettare il proprio corpo e di curarlo al meglio senza trascurare mai tutto ciò che lo governa e lo tiene in vita: l’anima, il tuo Alito di vita.

martedì 13 gennaio 2009

Gesù insegnava come uno che ha autorità

Marco 1,21-28
In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell’uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.


Un nemico lo si riconosce subito, qualcuno che irrompe per annientare i nostri progetti è facile da identificare se si possiede un minimo di intuito. Lo spirito immondo riconosce all’istante Gesù e in Lui l’unica arma per sconfiggere il peccato. Gesù è venuto per rovinare i piani dei malvagi e per annientare tutti quei progetti che hanno come fine e scopo qualcosa di diverso dallo scopo che dovrebbe avere ogni nostra impresa: glorificare il Signore nostro Dio. Ecco che abbatte ogni sicurezza, se necessario fa crollare il nostro mondo per edificare un nuovo mondo, un uomo nuovo che abbia la vittoria sul peccato e sulle tenebre da esso generate “Dio rende vani i disegni dei popoli ma il suo disegno sussiste in eterno”. O Signore tu vuoi il meglio per noi, rovina pure tutto ciò che di sicuro c’è attorno a noi perché la nostra sicurezza non è la Tua, e la nostra volontà non è la Tua volontà, aiutaci ad accettare ogni tua correzione e a saper trovare in essa tutto l’immenso amore che ci ha voluti in vita e tuoi figli

lunedì 12 gennaio 2009

Convertitevi e credete al Vangelo

Marco 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

Convertirsi e credere al vangelo equivale certamente a seguire Cristo intraprendendo la missione e la vera vocazione prestabilita per ciascuno di noi: essere suoi testimoni e discepoli. Questo passo racconta la "chiamata" di alcuni dei discepoli che, abbandonando lavoro e famiglia, non indugiano a seguire Colui che li ha scelti e voluti, ma fa anche riflettere e ci pone la condizione ideale per osservare la nostra situazione e lo stato della nostra chiamata. Siamo stati in grado di rispondere? Oppure come sordi abbiamo preferito continuare a vivere la nostra esistenza come se niente fosse successo, come se quella voce non fosse stata diretta a ciascuno di noi... Gesù ci chiama costantemente, non chiama solo chi ha scelto una vita consacrata e il sacerdozio, chiama tutto noi a seguirlo nel convertirci radicalmente alla sua Parola, "il regno di Dio è vicino" e la chiave di accesso è la Parola di Dio, senza di Essa è impossibile accedere perchè senza di Essa non si può entrare, occorre viverla e sperimentare già da subito quel regno che un giorno abiteremo. Aiutaci o Gesù a saper discernere al meglio la tua chiamata, per valutare l'intensità della tua voce e scoprire in queste sfumature ciò che realmente vuoi da ciascuno di noi, assordaci se necessario e scuoti il nostro cuore affinché si compia la Tua volontà.

domenica 11 gennaio 2009

Battesimo di Gesù

Battesimo di Cristo - Guido Reni

Marco 1,7-11
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Con la potenza dello Spirito Santo Dio Padre fa conoscere al mondo il suo Figlio prediletto , ci mette a conoscenza, svelando la vera natura di Cristo, ed in condizione di essere anche noi suo figli seguendo l’esempio di Colui che ha mandato in mezzo a noi. Lo Spirito Santo come una colomba scende su di Lui per rimanerci e dimorare: siamo anche noi tempio dello Spirito Santo e dobbiamo custodirlo come un tesoro facendo del nostro corpo uno scrigno degno di contenerlo. Rispettare il nostro corpo è una prerogativa alla quale non possiamo volgere costantemente la nostra attenzione. Vorrei pregare per i tanti che mortificano il loro corpo o si rendono colpevoli di mortificare quello altrui. Signore donaci il tuo Spirito squarcia i cieli cupi della nostra vita e donaci la capacità di riconoscerti ed amarti.

venerdì 2 gennaio 2009

Dopo di me verrà uno che è prima di me.

Giovanni 1,19-28
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. Gli dissero dunque; “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?”. Rispose: “Io sono ‘‘voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore’’, come disse il profeta Isaia”. Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Io non sono il Cristo ma sono uno chiamato a preparare la strada al Cristo, ed ancora oggi ciascuno di noi può, anzi deve, in quanto cristiano, incarnare questa situazione e farla divenire reale. Siamo in un periodo di buoni propositi e di mille auguri ma credo che il migliore, il più sincero e vero sia questo: siate testimoni di Cristo preparate Lui la strada nel rapportarvi con il prossimo affinchè chiunque incroci la nostra vita possa dire d'aver incrociato un Dono del Padre.