mercoledì 30 aprile 2008

Molte cose ho ancora da dirvi!

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.
(Giovanni 16,12-15)


Ogni volta che la sensazione d’esser un ignorante dinanzi alle sacre scritture mi induce a considerarmi indegno,piccolo e misero, ogni volta che tutto ciò oscura la luce che pian piano si fa intensa nella mia strada, ogni volta dovrei prendere in considerazione l’inizio di questo brano e comprendere la grandezza di Dio anche nel saper dosare gradatamente la Sapienza che ci trasmette. Lui misericordioso anche in questo non ci appesantisce anzi da al tempo il suo giusto valore e a noi la possibilità di essere giornalmente pronti ad assimilare “le cose che ha da dirci”. Con l’avvicinarsi della sua ascesa al cielo ha promesso ai suoi discepoli una guida, il paraclito che aiuterà molti a comprendere in pieno il disegno divino e il sacrificio perfetto. Lo spirito santo sarà in noi e tramite noi, divenuti suo tabernacolo, renderà grazie e glorificherà colui che l’ha mandato portando testimonianza al mondo intero. Ciascuno non parlerà da se ma non farà altro che amplificare e diffondere tutte le cose udite, trasmesse dallo Spirito per opera del Padre, rendendoci tutti potenziali detentori della vera verità.
Signore dammi la forza di aprire totalmente il mio cuore e la mia mente alla tua Sapienza perché voglio conoscere la verità, la vera gioia, quella letizia che non ha mai fine da riscoprire giorno dopo giorno nella tua parola.

martedì 29 aprile 2008

Catechesi 1° Puntata

Iniziare questa catechesi per me significa approdare, dopo mesi di meditazione, alle realtà, a quello che sarò e a ciò per cui sono stato chiamato. Analizzando la figura di Abramo, specificatamente la chiamata e la successiva risposta a seguire Dio e le sue direttive, non ho potuto fare a meno di estraniarmi dal contesto in cui ero per iniziare una panoramica inversa del percorso che mi ha portato ad esser seduto in quella sedia stasera. Il Signore ci chiama, Lui all'improvviso fa sentire forte la sua voce, ci afferra in un determinato momento e con la sua delicatezza ci mette in condizione di creare un colloquio con lui. Come Abramo anche noi siamo liberi di sentire o meno, di ubbidire o non, ma come Abramo forse portiamo nel cuore l'amarezza per un qualcosa non realizzato o il desiderio di giungere in una destinazione sognata, sperata. Io personalmente provengo da una particolare situazione, in passato avevo chiesto aiuto, in un periodo nero mi ero rivolto a Dio con la speranza di vedere risolto tutto in un batter d'occhio. Cosi non è stato, la grazia che tanto bramavo non è arrivata, al suo posto una sorta di rassegnazione che mi portava a vivere senza tante domande, senza pretesa alcuna. A distanza di un anno quasi avevo dimenticato la richiesta, non comprendendo la totale differenza tra i miei tempi ed i suoi, non ricordavo più l'invocazione rivolta, non mi preoccupavo di riconoscere in me il primo ostacolo d'abbattere. Lui ricordava tutto, in Lui è viva ogni nostra parte di cuore, sa cosa desideriamo, per cosa piangiamo e, se diamo fiducia, man mano si rivelerà anche a noi....e Lui si è rivelato e come Abramo ho iniziato a dare ascolto a questa voce che dolce e premurosa ha scaldato ogni anfratto della mia anima giungendo a liberarmi da tutte le sicurezze che mi avevo costruito, da ogni idolo che portavo dietro e da ogni certezza che difendevo a spada tratta. Il periodo di oscurità precede la luce. Ecco quello che ho passato, un tempo oscuro di angoscia e sconforto che solo ora riesco a comprendere come l'inizio di una nuova vita, di una vita totalmente affidata a Lui. Ora posso rendere grazie all'artefice di tanta meraviglia: Mi hai liberato da tante schiavitù, mi hai reso libero dal peccato, hai spezzato le mie catene riuscendo a far convivere in pace l'idea che avevo di me e me stesso.
Oggi ho iniziato questa esperienza, non sono stato io a deciderlo, oramai non lascio decidere alla mia volontà ma alla tua, mi limito soltanto a chinare la testa, a prostrarmi dinanzi a tutto quello che hai in serbo per me: Ti prego non lasciare mai la mia mano, aiutami a far si che io non lasci mai la tua.
Grazie

Vegliate

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.
(Matteo 25,1-13)

Il regno dei cieli va conquistato giorno dopo giorno vivendo questa vita come una sorta di rampa di lancio. Mai perdere la corsa e soprattutto mai accelerare con la convinzione di essere arrivati. Le vergini sagge insegnano che ogni cammino, ogni incontro va "organizzato" al meglio, portando con se l'occorrente, un cuore contrito e semplice e l'amore che, come l'olio, alimenterà sempre la fiamma. Solo questo fuoco, solo l'esser conforme allo sposo permetterà d'esser riconosciuti ed accedere alle nozze eterne senza preoccupazione alcuna. Vegliamo, rendiamoci limpidi e riconoscibili in modo che il Signore non dubiti minimamente della nostra appartenenza a lui!

sabato 26 aprile 2008

Non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”.
(Giovanni 15,18-21)


Un invito chiaro e limpido a non perdere mai la forza di andare avanti nel cammino con Cristo. Basti pensare che tutto ciò che probabilmente possa venirci fatto è stato già fatto a Lui. Siamo suoi discepoli anche in questo e soprattutto nel condividere con Lui gli odi e le persecuzioni di chi non conosce chi ci ha mandato. Un servo non è più grande del padrone, ma la grandezza di questa distinzione sta nel fatto che ci ha voluti simili a Lui e, se con lui condividiamo i dolori, un giorno saremo pronti a condividerne anche la santità essendo veri portatori e testimoni della sua parola.

giovedì 24 aprile 2008

L'amore non è amato

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
(Giovanni 15,9-11)

Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi, ma spesso, come dice anche S. Francesco “l’amore non è amato” . Eppure basta davvero poco per rimanere nel suo amore e quindi amarlo. Basta seguire la sua parola, basta imprimere nei cuori i suoi precetti e renderli quotidianità. Sembrerebbe una strada semplice da percorrere ma è realmente difficile da intraprendere per chi non si prostra con cuore contrito e continua a servire il servo e non il padrone. La salvezza è per tutti, l’amore di Dio è a disposizione di chiunque decide di possederlo con fede viva, speranza vera e sincera carità.

mercoledì 23 aprile 2008

Io sono la vite e voi i tralci

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.
(Giovanni 15,1-8)


Io sono la Vite e voi i tralci.
Gesù è la vite, la pianticella che il Padre decide di piantare in mezzo a noi come estremo gesto di riconciliazione verso quel popolo che con mille modi ha cercato di attirare a se. Come un vignaiolo che sonda il terreno e ne tasta la durezza e aridità cosi anche Lui conosce noi, in profondità il nostro animo e si fida di noi , in quanto figli, riconoscendoci capaci di accudire e tenere in cuore il Suo Figlio. Lo ha mandato tra di noi, lo ha curato, provato pesantemente per renderlo robusto e fecondo, capace di far germogliare tralci. Facciamo tutti parte della stessa vite, per un atto sublime d’amore siamo stati riuniti sotto l’albero della Croce, un fusto mai morto ma perennemente in vegetazione e rigoglioso grazie anche alla nostra azione, al nostro essere conformi a Cristo divenendo, poi, portatori di nuovi frutti. Basta poco: Rimanere in Lui; basta non recidere il legame che ci unisce alla pianta madre, solo con il suo costante sostentamento, con la sua parola quotidiana saremo in grado di superare tutte le “potature”, le prove che verranno predisposte al fine di fortificare i nostri rami. Se rimanete in me...chiedete e vi sarà dato: cosa chiedere di più? Se non di conservarci perseveranti in questo!

giovedì 3 aprile 2008

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna

In quel tempo, Giovanni Battista disse ai suoi discepoli: “Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Colui che viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui”.
(Giovanni 3,31-36)


Lui attesta ciò che ha udito e veduto. Il padre ha mandato il suo figlio rivestendolo di carne per renderlo più conforme a noi e più vicino alla nostra miseria, ha voluto che provasse le nostre stesse sofferenze, le nostre stesse paure e ansie. Cristo, pur essendo superiore a tutti, non ha rifiutato di umiliarsi e soffrire fino alla fine, non ha esitato a mettersi in coda per riceve il battesimo per essere esempio vivo e reale. Se il figlio di Dio ha sopportato tanto senza mostrare mai nessun segnale di cedimento chi siamo noi per adirarci ad ogni minima ostacolo? È vero siamo poveri, siamo sempre uomini,deboli, non in grado di riconoscere pienamente in Cristo il punto focale, il cardine, la strada per accedere alla salvezza. È sceso tra di noi sotto umili e indifese vesti affinché non fossimo immediatamente accecati dalla sua maestosità ma al contrario ci ha mostrato lentamente la sua grandezza “a goccia a goccia” mediante la Sua parola, si è unito a noi con pazienza e senza presunzione alcuna, ha predicato le cose del cielo lasciando liberi gli uomini di credere o non credere e di tastare con mano il progetto divino: il Padre ha messo tutto nelle sue mani sapendo che avrebbe ubbidito restando fedele alla sua volontà fino alla croce, così il Padre metterà nelle nostre mani la vita eterna solo se saremo in grado di riconoscere la vera natura di Gesù suo Figlio e nostro salvatore.

mercoledì 2 aprile 2008

La luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.
(Giovanni 3,16-21)

Dio dunque non ha mandato il Figlio suo per condannare il mondo ma perché il mondo per mezzo di Lui venga salvato. È attualissimo il contenuto di questo passo e credo che lo sarà, come del resto tutta la parola di Dio, fino alla fine dei tempi. “Non per condannare il mondo” rispecchia in pieno la convinzione che molti hanno di Dio, un Dio che condanna ogni nostro peccato, un Dio che punisce, che toglie ogni ricchezza e ogni agio, guardando chi sta vicino a Dio e chi vive conforme ai suoi precetti, come un poveraccio che non sa godere dei piaceri della vita. Niente di più sbagliato! Questa concezione è errata e mette al bando ogni insegnamento del Padre a favore di altri che portano alle conseguenze che ben conosciamo. Il mondo è in rovina, ha preferito le tenebre alla luce convinto che la luce condannasse ogni opera non considerando la natura misericordiosa di Dio. Come Gerusalemme non riconosce il suo profeta continuando a cacciarlo dalla quotidianità, da ogni gesto, preferendo inabissarsi nelle tenebre del potere, della vanità e della vanagloria. È tempo di ridimensionare le nostre certezze, ora che la potenza dell’uomo si è ridotta al minimo, implosa in se stessa. È tempo di ammettere che “nessuno può riscattare se stesso o dare a Dio il suo prezzo”, fermiamoci a pensare e a meditare, permettiamo alla vera Luce di invadere le nostre tenebre per poter così riprendere a vivere, rinascere, sotto un’ottica diversa, sotto un raggio che scalda, rinnova, perdona e innalza chi opera secondo il volere del Padre.

martedì 1 aprile 2008

Rinascere dallo Spirito

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: “In verità ti dico: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
(Giovanni 3,7-15)


Chi rinasce dallo spirito è come il vento, senza limite alcuno, si sente la voce ma non si sa da dove viene e dove va, chi si affida al Padre decide di annientare se stesso per percorrere la strada “attraverso quello che non sai per raggiungere quello che non sai”; una via spesso oscura, difficile, irta e stretta, come dice S. Giovanni della Croce, appunto perché richiede la nostra totale fiducia e il nostro abbandono. Se Crediamo in cristo, alle sue opere terrene, ai suoi prodigi e miracoli, dobbiamo necessariamente credere al progetto finale del Padre, al Regno che ha destinato per i quanti s’incamminano verso di Lui. Con l’esempio del Figlio ha illustrato, delineandoli, tutti i gradini da salire per essere innalzati alla vita eterna, spetta a noi pronunciare il nostro “Eccomi”, riconosco d’esser anche io tuo figlio e di voler compiere la tua volontà, per rinascere con Te…Dio Vivente rendendo cosi il sacrificio del tuo unico Figlio non vano ma sublime e reale: Progetto d’amore e d salvezza.