giovedì 31 gennaio 2008

Siamo Lampade lucenti

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.
(Mc 4, 21-25)
Ognuno di noi è chiamato ad essere "lampada" alimentata giornalemente dalla Sua Parola fonte inesauribile di Luce, siamo lampade destinate ad illuminare, lampade che non brillano di luce propria ma di luce riflessa...sarà un caso ma oggi "ascoltavo" S. Agostino sottolineare questa differenza tra la Sapienza Che Crea cioè la luce che illumina, Dio, e la Sapienza creata,noi, luce che brilla di riflesso...chi ha orecchi per intendere, intenda e chi sa ascoltare e percepire spalanchi la Bocca per urlare al mondo la Luce. Naturalmente tutto ciò lo riferisco alla mia realtà, queste parole e consigli sono diretti specificatamente a chi, come me, vive una fase di transito.

Il Seminatore e il Terreno

In quel tempo, Gesù si mise di nuovo a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che spuntò e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi pe! r intendere, intenda!”. Quando poi fu solo, quelli che erano intorno a lui insieme ai dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: “A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché “guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato”. Continuò dicendo loro: “Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? Il seminatore semina la parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando la ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto. Quelli che ricevono il seme su terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l’accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno”.
(Mc 4, 1-20)
Questo brano del vangelo ha due primarie funzioni, oltre a quella di illuminarci con la parola e l’esempio di Gesù ci spiega il significato delle parabole e il perché del loro utilizzo durante l’evangelizzazione operata dal Cristo. Lui si esprimeva in parabole, e lo evidenzia anche l’evangelista Marco, per essere compreso solo da chi aveva sete di comprendere ed essere sentito dai tanti che si limitavano solo a sentire, facendo una netta distinzione tra il captare con gli organi sensoriali e l’assimilare e custodire nel cuore e nell’anima. Il Seminatore è Gesù, il seme è la sua parola di verità, lui è disceso per seminare tutti i terreni, senza distinzione si arrampica per raggiungere anche quelli più impervi non negando a nessuno il Suo Seme di Vita. Sta a noi, terreno, recepire e saper far attecchire il Seme per raccoglierne i frutti perenni. Non tutti siamo ben disposti anche se spesso riusciamo a mutare la natura del nostro terreno, e se prima ci mostravamo “rocciosi e aridi” nei suoi confronti man mano possiamo migliorare la nostra terra, basta poco, basta tendere il nostro udito verso la sua voce, la nostra vista verso il suo volto e lasciar ammorbidire la durezza del nostro cuore…solo cosi la Sua semina troverà in noi l’habitat perfetto dove germogliare e fiorire con frutti di opere buone e di amore.

martedì 29 gennaio 2008

La Vera Famiglia

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”
(Mc 3, 31-35)
In questo brano Gesù da il via al suo ideale di famiglia, un nucleo che va oltre il legame "di sangue" e ci permette di riconoscere come fratelli chi compie la Sua Volontà.. completa il suo progetto quando si trova sulla Croce affidando a Maria tutti noi e Maria stessa a noi, la sua famiglia siamo noi: la sua Chiesa e per essere riconosciuti tali dobbiamo identificarci in lui.

lunedì 28 gennaio 2008

Satana è finito

In quel tempo, gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni”. Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato quell’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito immondo”.
(Mc 3, 22-30)
Se Cristo entra nella nostra casa, nella nostra vita ed essa è invasa dal peccato e dal volere di Satana senza dubbio non avrà bisogno di legare il padrone di casa anche se metaforicamente riesce a legare le nostre insane volontà e a saccheggiare tutto ciò che di marcio c'è in noi caricandolo sul suo pesante fardello: sulla sua croce.. aiutiamo Cristo noi che siamo nel peccato, ribelliamoci a chi ci comanda di peccare, rispediamo al mittente le tentazioni e le nostre debolezze, solo cosi esse finiranno.
Chi bestemmia contro lo Spirito Santo rinnega Cristo e rinnegandolo dopo averlo conosciuto va incontro a peccato eterno.

domenica 27 gennaio 2008

La forza per seguire Dio

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,sulla via del mare, oltre il Giordano,Galilea delle genti!Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
(Mt 4, 12-23)
Mi chiedo, leggendo questo passo, da dove potrà mai venire la Forza per abbandonare tutto, la propria terra, la famiglia, il lavoro, e Seguire Dio, il suo Volere e la Sua voce? Senza dubbio non da noi, non credo di tratti di coraggio o spirito d'avventura personali, è Dio che Comanda ed è Lui che Concede, a noi rimane l'umile e nobile decisione di dire il Nostro Si.

sabato 26 gennaio 2008

Chi è il più grande diventi come il più piccolo

In quel tempo, sorse una discussione tra i discepoli: chi di loro poteva esser considerato il più grande. Gesù allora disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele
(Lc 22, 24-30)
Perseverare nelle prove, perseverare nelle preghiere, ecco cos'è questa vita una prova per poter accedere all'eterno che è stato creato per noi. Siamo stati creati per essere messi alla prova e vivere non da Re o ma da servi, non esistono ruoli nella sua casa e occorre perseverare affinché chi li istituisce si accorga che la carità non ha altre gerarchie ce non quella che vede al primo posto l'amore gratuito.

mercoledì 23 gennaio 2008

Cosa è lecito in giorno di sabato?

Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
(Mc 3, 1-6)
L'unica cosa lecita nel giorno di sabato, quindi per noi nei giorni di festa, è compiere la volontà di Dio, sia essa una buona azione o il santificare la festa stessa. L'amore verso il prossimo, in questo passo, primeggia sopra ogni altra cosa.

martedì 22 gennaio 2008

Santificare le Feste

Avvenne che, in giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?”. Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.
(Mc 2, 23-28)
Il sabato è fatto per l'uomo e non viceversa: credo che sia un invito a santificare le feste, la domenica, nel modo in cui il nostro cuore reputa migliore. Santificare il Giorno del Signore non più con degli obblighi da rispettare alla lettera ma con la totale dedizione a Lui con opere che nascono dal nostro cuore che ha aderito pienamente a Cristo.

Io mi Pento


Prima peccavo e non mi pentivo, ora non pecco e voglio pentirmi, perchè rivolgo lo sguardo al mio peccato passato, lo guardo in faccia ritornando poi sui miei nuovi passi. Il mio interesse si è placato, anche se non del tutto, ora, però, voglio pentirmi d'essermi voltato per vedere il maligno in ciò che prima facevo. Voglio pentirmi per aver cercato il peccato pur non desiderandolo. Oramai son riuscito a ripudiarlo grazie a Te mio Salvatore che "Hai spezzato le mie catene" ed io Ti rendo grazie. Sotto la tua Croce offro il mio sacrificio di lode, ai tuoi piedi. Voglio poter asciugare il tuo sangue che non è degno di sfiorare il suolo, con la mia pelle ne raccolgo le gocce affinché penetri nei miei più intimi pensieri e di lui si riempiano tutti gli anfratti del mio misero corpo, prima strumento di peccato ora testimone di tanta misericordia. Voglio vivere di Te, del tuo sangue che ancora oggi faccio sgorgare dalle tue ferite
voltandomi a guardare ciò che ero.

lunedì 21 gennaio 2008

Ti cercavo, mi hai trovato


Ti cercavo nei momenti bui e tristi
e tu c'eri e mi ascoltavi,
lacrime versate: gocce di solitudine,
fiumi in piena di tristezze
che spazzava ogni forma di speranza e
la mia inutile vita.
Mi sei sempre stato accanto
coi tuoi doni ti sei manifestato
e con le grazie hai diffuso, in me, la tua grandezza.
Ti ho cercato...e tu c'eri,
come un egoista ti ho invocato
chiedendoti, domandandoti senza mai
donarti altro se non i miei peccati, tanti.
Ti ho cercato e tu c'eri....e quando ho smesso di chiamarti,
preso dalla frenesia e dalla fretta quotidiane e
consolato da una pace illusoria,
sei stato tu a venirmi dietro.
Con estrema delicatezza hai bloccato la mia corsa,
la discesa verso un baratro impossibile da risalire..
Mi sono voltato
e li ti ho Visto, per la Prima Volta:
tremavano le mie gambe,
vibrava il mio cuore
i miei occhi lacrimavano di gioia,
grondanti di un pianto che vorrei non finisse mai.
Ricopre il mio corpo, lo rigenera
perchè è un pianto di Vita,
testimone di un Incontro Fantastico.
seby

Lo Sposo è con Loro

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi”.
(Mc 2, 18-22)
La veste vecchia è senza dubbio l'anima di chi sta nel peccato di chi ancora non ha visto rimessi i suoi peccati, in questo caso Tramite la Passione e Morte di Gesù in Croce. Finché lo sposo è con loro non potranno digiunare ma un giorno, quando lui non ci sarà, gli renderanno grazie, col digiuno, per L'immenso atto di Amore e Salvezza. Con lo Sposo presente mangiano alla stessa mensa, quando lui non ci sarà, col digiuno, si ciberanno del cibo della Vita eterna.
Che senso ha rattoppare un vestito vecchio, che senso ha digiunare se siamo nel peccato? Sarebbe opportuno chiedere e aspettare la purificazione dell'anima ed attuare poi la costante "manutenzione" tramite il digiuno: astenersi da tutto ciò che di superfluo soffoca la nostra esistenza.

domenica 20 gennaio 2008

Ecco l'agnello di Dio

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
(Gv 1, 29-34)



Giovanni Riconosce Gesù grazie allo Spirito Santo, lo contempla discendere sul figlio di Dio sotto forma di colomba, quella stessa colomba che ha donato a lui la sapienza di riconoscere Cristo. Mi domando quandte volte noi ci soffermiamo a contemplare lo Spirito Santo disceso su di noi? Sappiamo ricavare da lui la Luce che ci permette di riconoscere Gesù o preferiamo guardare altrove? Signore Donaci la capacità di Riconoscerti e di ammettere che tu "Vieni avanti a me perchè sei prima di me" perchè Sei l'Agnello di Dio, docile ed indifesa creatura sacrificata per la nostra salvezza.

La Vera felicità è gioire in Te


C'è una gioia che non spetta agli empi, ma a coloro che Ti rendono onore senza attendere ricompensa; la gioia sei Tu stesso, la felicità di gioire in Te
(Agostino d'Ippona)

E' vero che tutti gli uomini aspirano a possedere la felicità, se domandiamo a chiunque dirà di si, anche se spesso tendiamo a definire Felicità solo ciò che amano e che toccano con mano non comprendendo che solo in Te c'è vera felicità. Sarebbe quindi opportuno sottolineare che, forse, non tutti la ricerchiamo in quanto ci limitiamo a godere di cose mutabili, che svaniscono col tempo e ci accontentiamo di queste cose senza mai provare ad andare oltre sia perchè non lo desideriamo abbastanza sia perchè preferiamo ubbidire alla carne e non all'anima. Non diamo mai ascolto alla sua voce ne ci abbandoniamo ad un'introspezione che permetta di scrutarci oltre la fisicità. Come cieco e malato è l'animo umano che arriva ad odiare la Verità quando non si limita a manifestarsi ma ci esorta a manifestarci a Lei. Vorremmo rimanere ignoti nei suoi confronti e pretendiamo chiarezza e limpidità ignorando che nessuno può nascondersi dal suo giudizio. Pretendiamo di parlare sempre e solo noi, chiedendo d'esser esauditi ed ascoltati, ma quando inizieremo ad ascoltare Dio e a saper cogliere dalle sue parole l'esempio da seguire e non soltanto continue ammonizioni alla nostra condotta, errata, di vita?
Continuando questa strada arriveremo ad un solo traguardo: Saremo rivelati da Lei anche contro il nostro volere ma Lei non si rivelerà più a noi, rimanendo sconosciuta: Noi Come Gerusalemme "non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata"

sabato 19 gennaio 2008

Povertà


Ci sono stati periodi nei quali invidiavo chi riusciva a trovare la felicità circondandosi di cianfrusaglie, ricchezze, possedendo ogni cosa indispensabile per appagare il bisogno, l'aspirazione. Ora mi guardo intorno e la pseudo invidia si è tramutata in tenerezza, una sorta di pena nei confronti chi chi crede di aver trovato un tesoro di felicità magari dentro le porte di una berlina extra lusso. Forse sono io esagerato, morbosamente distaccato da tutte queste minchiate che, invece di aiutare l'anima, tendono sempre più ad emarginarla, a segregarla lontano dagli occhi e dalla nostra visione. La mia anima sta qua, invece, giornalmente la tocco, la sfioro, l'accartoccio e la strapazzo, tendendo di strapparla mi accorgo che non è fatta, ahimè, di carta ma di un materiale resistenze che difficilmente cede ai colpi delle mie mani. Che anima ndistruttibile, eterna! Come vorrei esser felice con in mano tutti i miei soldi, contento di spenderli, d'acquistare di tutto: ori, tecnologie, vestiti, cose inutili... ed invece darei fuoco a quelle banconote le maledirei anche se giornalmente devo rendere grazie per quell'indispensabile, e un po' di più, che ho e che serve per vivere degnamente... La mia felicità non sta in essi, forse una parte del mio star bene, ma la gioia quella vera no, al massimo mi hanno procurato un sorriso e un po' di comodità, son certo che mai riusciranno a regalarmi la tanto sognata felicità!...
...stasera, in pizzeria, in una comitiva di teenager, alle prese con un compleanno, griffatissime e alla moda tutte, mi sono immedesimato e "incarnato" nell'unica bimbetta che si mostrava distaccata, non sia per idee o carattere, ma sicuramente per il modo di vestire. Ho immaginato la sua situazione, potrei anche sbagliarmi, una realtà non tanto rosea, una famiglia media che a stento riesce a completare il mese solare con uno stipendio. Non aveva scarpe brillantinate, ne felpe glamour, ancor meno jeans con "ali e demoni impressi"... aveva però un dolce sorriso, e gli occhi di chi sa accontentarsi e gioire di poco: come avrei voluto abbracciarla... e volerle bene, dirle che un giorno ringrazierà la sua "povertà" genitrice di un'umiltà che le avrà permesso di sentire la voce della sua anima!

venerdì 18 gennaio 2008

Gli scribi senza fede: siamo noi!



Dopo alcuni giorni Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portaglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.
(Marco 2,1-12)

Cos'è più facile dire al Paralitico "alzati e cammina" o "ti sono rimessi i tuoi peccati"? La presunzione di saper guarire il corpo non è vista dagli scribi come una bestemmia perchè legati come sono alla materialità della vita poco importa loro dei peccati e della guarigione spirituale. Manca la fede a questi scribi e manca tutt'oggi a noi che tendiamo troppo spesso ad "auto-redimerci" come se possiamo essere colpevoli e giudici allo stesso tempo, modellando in nostri peccati così bene da renderli un'abitudine lecita. Gesù vede nel paralitico prima la fede, che lo porta ad essere ai suoi piedi e poi la sofferenza fisica e per Rendere visibile agli occhi di tutti il suo potere lo guarisce dal male del corpo rafforzando, col perdono dei peccati, la fede. E' un messaggio chiaro: Non cerchiamo Dio solo nel bisogno fisico ma domandiamo giornalmente di rafforzare la nostra fede, di perdonare i nostri peccati e di renderci partecipi dell'eterna gioia.

giovedì 17 gennaio 2008

Se Vuoi Puoi Guarirmi!

In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: “Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte
(Mc 1, 40-45)
Se vuoi puoi Guarirmi. Una frase che racchiude in se molti significati essenziali per un credente che ha scelto in Cristo la via da seguire. "Se vuoi puoi" sta a sottolineare e rendere vera, in quanto tale, la grandiosità della Volontà di Dio, Lui architetto e autore di tutto, in Lui soltanto è deposta la Vera Volontà, la Potenza assoluta. "Se vuoi puoi" è anche una sincera dichiarazione di affidamento, "mi affido alla tua volontà perchè so che se vuoi puoi", ma cosa vuole da noi Dio? Oltre che guarirci e sanarci nei momenti di sofferenza cosa si aspetta da noi e dalla nostra vita? Siamo sempre pronti a considerare un Volere che fa al caso nostro, un favore, convinti che tutti gli altri suoi Volere siano a nostro discapito, solo perchè ci distolgono dai nostri peccati quotidiani. Dio vuole per noi ogni bene e fino a quando non consideriamo questa verità saremo solo pronti a richiedere a comando: Sia Fatta La Tua Volontà sempre e al di là delle situazioni, affinché noi possiamo testimoniare al mondo la tua magnificenza. Senza urla ne spettacoli, in intimità e divenendo noi stessi "Grido Vivente" esempio reale della tua Misericordia.

mercoledì 16 gennaio 2008

Parla, Signore, perchè il tuo servo ti ascolta

In quei giorni, il giovane Samuèle continuava a servire il Signore sotto la guida di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. Un giorno Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» e quegli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Eli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!» e Samuèle, alzatosi, corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quegli rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle andò a coricarsi al suo posto. Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabèa, seppe che Samuèle era stato costituito profeta del Signore.
(1 Sam 3, 1-10. 19-20)

martedì 15 gennaio 2008

Che c'entri con Noi, Gesù Nazareno?

In quel tempo, nella città di Cafàrnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagòga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
(Mc 1, 21-28)
Uno spirito Immondo riconosce subito Il Santo di Dio perché sa che con Lui ha inizio la sua fine. Riconoscere Gesù per noi equivale a ripudiare per sempre il male...anche se Satana è sempre pronto ad attaccare chi è L'immagine di cristo, chi lo porta nel cuore: lui percepisce subito i segnali e cerca di contrastarli, dobbiamo essere forti nel combatterlo e con lui le tentazioni che ci propina giornalmente.
Quando siamo posseduti dal male, quando siamo succubi del peccato e del vortice della materialità, del potere e del successo ci viene difficile riconoscere Gesù, accettare il suo Modo di Insegnare diverso da ogni altro sapiente perché lui stesso è la Sapienza. Rifiutiamo la sua presenza spesso scomoda perché "rovina" i nostri progetti e i nostri egoismi, lo respingiamo fino a quando non ci viene intimato l'Alt! Così prima che il male divori totalmente la nostra anima una luce illumina la nostra quotidianità, un raggio diverso, un bagliore che porta a galla la vera natura delle cose e delle azioni indicandoci quelle da scartare e quelle da sposare per acquistare quel timore nei suoi confronti, lo stesso timore che ha "il male", quel timore che ci aiuta giornalmente a Riconoscerlo, Accettarlo e Glorificarlo.

Preghiera di Ringraziamento

O Signore, io sono tuo servo, tuo servo e figlio di una tua Serva. Hia spezzato le mie catene, ti offrirò un sacrificio di lode (sal 116,16)

lunedì 14 gennaio 2008

Lasciate le reti e lasciato il loro padre Lo seguirono

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
(Mc 1,14-20)
La chiamata del Signore a seguirlo è un evento straordinario che coglie di sorpresa l'interessato. In effetti tutti siamo chiamati ad essere santi in lui, a seguirlo, ma c'è chi lo è in modo particolare come i suoi discepoli. Viene utilizzata una bella similitudine riferita al lavoro svolto da Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni che da pescatori semplici ora sono trasmormari in pescatori di Uomini. Tutti quelli che cadranno nelle loro reti non sono destinati alla morte, come i pesci, ma a conoscere la Verità e la Vita. Abboccare all'amo del Signore è ben diverso dal farsi abbindolare da una qualsiasi esca: Il Suo Volto, La Sua Misericordi e il Suo Amore sono prelibatezze alle quali non si può resistere e che non nascondono nessuna sorta di amo. I discepoli, infatti, abbagliati dalla luce del Suo Volto lasciano tutto, il lavoro "le reti" e la famiglia "il proprio padre" e lo seguono senza indugio, totalmente affidati a lui e alla sua promessa di Cambiamento. Nessuno potrebbe dire di no alla sua chiamata, specialmente quando essa è Incessante, come un forte suono che trapassa i timpani per giungere al cuore:
vorrei avere orecchie solo per la tua voce e occhi per il tuo volto

domenica 13 gennaio 2008

Tu Vieni da Me?

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
(Mt 3, 13-17)
Tu vieni da me? Immagino con quanto stupore il Battista abbia accolto Gesù colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco, colui che ha voluto mettersi in fila tra gli ultimi per ricevere il battesimo da lui ed adempiere alla giustizia. Ancora una volta ha voluto sottolineare il suo conformarsi alla nostra carne, divenire piccolo, indifeso e povero, nella grotta di Betlemme, non è bastato a scuotere i cuori dei diffidenti? Per loro, il Padre non si stancherà mai di ripetere ed indicare la via della verità e della vita e ai tanti che ancora si mostrano titubanti dirà questo è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento su di lui discende come una colomba Lo Spirito Santo quella colomba che in lui si anniderà per covare e dar vita a Vite Nuove.

sabato 12 gennaio 2008

Gioiamo dei successi Altrui

In quel tempo, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. Anche Giovanni battezzava a Ennon, vicino a Salim, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire».
(GV 3, 22-30)


L'invidia è una brutta cosa, ci governa perché possiede una grossa fetta del nostro cuore. Non si ferma dinanzi a nessuno, non ha paura degli amici, dei fratelli, dei parenti, cieca ci rende simili a lei e tende ad oscurarci la vista annebbiandola. In generale non sono mai stato invidioso ne desideroso delle situazioni altrui, qualche volta ho ammirato la felicità che scorgevo dai sorrisi che incontravo ma ora ho compreso che ognuno ha la propria felicità e che, a seconda del soggetto, cambia l'effetto che essa può avere. E così se un mio amico è al settimo cielo grazie ad un qualsiasi aggeggio o un bel gruzzolo di monete io non lo potrò mai essere impossessandomi di tali cose. Per questo non provo invidia: La Mia Felicità prescinde da tutto ciò che mi circonda in senso materiale. Allo stesso modo non guardo mai con occhi languidi le abilità altrui, forse grazie a queste riesco a definire meglio le mie debolezze ed i miei limiti rendendo grazie comunque per tutto ciò che mi è stato donato e che si trova dentro la mia testa, nel mio cuore. Per esultare di gioia alla voce dello sposo bisognerebbe possedere un animo umile, un bene immenso nei confronti di costui e la nobiltà di accettare, spesso, di mettersi da parte di fronte a chi è migliore noi, riconoscerne le virtù e compiacersi: Egli deve crescere e io invece diminuire.

giovedì 10 gennaio 2008

Prima di Addormentarsi

Prima di addormentarmi io inizio un dialogo, chiudo gli occhi e parlo, domando, chiedo e attendo risposte da Lui. Ieri sera mi sono rivolto a Gesù per comprendere tutto ciò che mi sta accadendo per scoprire se è tutto reale o se è opera della mia fantasia, di una sbandata... finite le domande e le riflessioni una Frase mi è apparsa in mente:
Coraggio...non temere sono Io!
Non è un fantasma colui che cammina sulle acque, non è un'illusione la preghiera che giornalmente gli Dedico.. i pani moltiplicati sono reali come le opere che lui compie nei mie confronti, ha moltiplicato in me le sue grazie,ha ammorbidito il mio cuore, ha spezzato le mie catene: improvvisamente mi fu dolce il venirmi a mancare delle false dolcezze di prima..quelle che avevo tanto temuto di perdere, ora era una gioia buttarle (S.Agostino - Le Confessioni- Preghiera di Ringraziamento).

mercoledì 9 gennaio 2008

Sono Io Non Temete

Dopo che furono saziati i cinquemila uomini, Gesù ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsaida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma», e cominciarono a gridare, perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!». Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.
(Mc 6, 45-52)
Quante cose ci nasconde agli occhi il nostro cuore indurito; è come un paraocchi solido e ben stretto sul nostro capo e rende fantasmi i veri amici, sciocchezze gli atti d'amore e freddo ogni contatto con il prossimo. Tante volte ho frainteso i messaggi di Gesù tacciandoli come coincidenze, casi del destino, man mano, però, il mio cuore comincia a recepire a gioire dell'opera divina e a sentirsi pronto ad accettare, con "Coraggio", ogni evento...ogni prodigio: Mio Gesù aiutami a non rimanere Turbato come i discepoli, aiutami ad accettare La Tua Potenza "nulla è impossibile a Dio", a non temere mai e ad abbandonarmi alla tua Volontà.

La solitudine di Un Tabernacolo



La Solitudine di un Tabernacolo è la Patria dei Forti
Sto leggendo la lettera pastorale dell'Arcivescovo della mia diocesi e, tra i tanti spunti di riflessione, oggi voglio soffermarmi su questa frase che sento particolarmente in questo periodo caratterizzato da un certo silenzio. Non imposto ma assecondato e rigenerante. Nel silenzio, qualcuno mi ha detto, c'è Gesù, io nel silenzio trovo la scala, il trampolino che mi danno lo slancio che mi porta ad essere vicino a Lui, ci provo.
Nella solitudine di un tabernacolo è sottinteso il silenzio indispensabile per creare il filo conduttore per uno cambio incondizionato d'amore.

domenica 6 gennaio 2008

La Stella d'Oriente

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
(mt 2, 1-12)


Chi, come i Magi, ha avuto il dono di scoprire la profezia e dell'esser stato illuminato dalla luce della Stella non può ritornare sui suoi passi ma deve "cambiar strada", dando una nuova dimensione alla propria vita: la dimensione dell'amore di Dio. I magi che senza indugio si mettono in viaggio, incuranti dei pericoli, per andare ad adorare il Re, prostrandosi e donando come primo dono il Loro Cuore. Io non ho oro ne incenso e ne mirra ma, Signore Mio, ho un cuore, che pian piano sto cercando di ricomporre, da donarti, o meglio da restituirti... sia esso adatto a custodire ogni tua parola e capace di tramutarla in gesti ed opere. La mia stella è brillata e brilla da mesi ormai e dal primo giorno ho deciso di rincorrerla perchè so che mi condurrà da te.

sabato 5 gennaio 2008

La Sapienza

La Sapienza è un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti.
Sap 7, 26-27
Una Notte strana quella appena trascorsa, non ricordo a che ora mi sono addormentato, se quello che ho vissuto era un sogno o la realtà o ancora dormiveglia. L'ultimo flash di me che pregavo ed invocavo Il Santo Spirito di scendere sul mio capo, sul mio corpo e di invaderlo, possedendolo.... e poi la sensazione, dapprima d'esser minuscolo di fronte a qualcosa di Grandissimo, immenso, di una profondità incalcolabile, dopo d'essere io stesso enorme, come un pallone gonfio e in continua espansione: mi sentivo la testa gigante e con la mano cercavo di accarezzarla ma non riuscivo a percorrerla tutta, ero come pieno, poi il Sonno... con canti e cori e continue preghiere... per tutta la notte.

venerdì 4 gennaio 2008

Dove Abiti

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)». (Gv 1, 35-42)


Dio sommo Bene

... parlavo con un amico e a lui mi rivolgevo vedendo Te in lui. Con parole di gratitudine, con complimenti e aggettivi che solo Tu meriti pienamente... ho peccato forse nel paragonare la sua bontà alla tua, e di questo ti chiedo miseramente perdono... non vedevo oltre il mio naso ne oltre i suoi abiti... Solo Tu con la Tua luce fai chiarezza e riporti in strade rette i pensieri e i sentimenti di un povero uomo. Nessuno mai potrà avvicinarsi minimamente alla tua immensa bontà fino a quando ci ostiniamo a rimanere uomini e a bistrattare la santità che hai riservato ad ognuno di noi. Ti prego aiutami sempre ad andare oltre a tutto il marcio che si cela in ciò che mi circonda, aiutami a considerarlo sempre e solo un bene ...affinché le lacrime versate per le delusioni siano forza e linfa vitale per gli occhi del mio cuore: che vedano sempre e solo Te.

martedì 1 gennaio 2008

Te Deum Laudamus

Ti ringrazio Signore per l'anno appena trascorso, non tanto per i mesi andati e per la serenità con la quale li hai contraddistinti, con alti e bassi, ma in particolare Ti rendo grazie per gli ultimi dell'anno... per Ottobre, Novembre e Dicembre. In molti dicono che la vita non può cambiare repentinamente in un anno, io voglio smentirli dicendo, col cuore, che in pochi mesi è possibile svoltare, iniziare a migliorare e prendere strade diverse...da tempo praticate con passi superflui.. mi auguro che il 2008 e tutti gli altri anni che mi concederai siano un Continuo Calpestare La Tua Strada, quella che mi metterai dinanzi, quella che percorrerò col cuore e con la mia vita. Non ti chiedo abbondanze materiali ne ricchezze E' una promessa la mia, è un impegno...dedico a te Il Nuovo anno e con esso, spero, la mia vita.

Niente botti stanotte ne danze ne urla, Il Mio Capodanno l'ho festeggiato molto prima della mezzanotte...